BOLLETTE, SOLO L’ITALIA OBBLIGA TUTTI AL “LIBERO” MERCATO
IN FRANCIA E GERMANIA IL TUTELATO NON SI TOCCA
Mentre il Governo di Giorgia Meloni impone a tutti i cittadini italiani il passaggio obbligato al libero mercato, altrove c’è chi il servizio tutelato e regolamentato dallo Stato per le forniture di energia se lo tiene stretto. E non si tratta della Cina dirigista, ma di Paesi spesso presi a metro di paragone nell’Ue come Francia e Germania. Dal 10 gennaio scorso, com’è noto, i clienti con un’utenza domestica di gas che avevano scelto di restare nella maggior tutela sono transitati in maniera coatta nel sistema in cui sono i privati a fissare prezzi e condizioni contrattuali, passando temporaneamente in un limbo di tutele graduali che poi alla fine sfocerà nel mercato. Per l’elettricità la transizione scatterà tassativamente a luglio. Non per tutti: sono rimasti fuori dall’obbligo i cosiddetti “vulnerabili”, ovvero i nuclei in condizioni svantaggiate, incluse quelle economiche. Infatti, oltre a over 75 o persone gravemente inferme o residenti in zone alluvionate o terremotate, viene annoverato nei vulnerabili chi percepisce il bonus sociale elettrico, che viene riconosciuto alle famiglie con un Isee inferiore a 9530 euro o a 20mila euro se con almeno quattro figli a carico. Un’esclusione che ammette implicitamente che tutti gli altri non vulnerabili potrebbero dover pagare di più, se non saranno costantemente attenti alle condizioni che sottoscrivono e al loro periodico rinnovo. Ragionamento controintuitivo: se col mercato libero si pagherà di meno – come affermano i suoi sostenitori – perché privare di un tale vantaggio proprio coloro che ne avrebbero maggiore necessità?
Più si avvicina per tutti il passaggio obbligato al mercato libero più aumentano gli interrogativi sulla decisione della premier Meloni di non recedere. La presidente del Consiglio ha dichiarato di aver ereditato la riforma dal precedente Governo Draghi che lo aveva inserito nei target da raggiungere per ottenere lo sblocco dei fondi del Pnrr. Tuttavia una decisione che andrà a condizionare pesantemente la vita quotidiana delle persone rischia di passare come una mera ratifica di un impegno che nessuno sa perché è stato assunto. D’altro canto, le maggiori economie dell’Ue paragonabili all’Italia non ci hanno minimamente pensato. E stiamo parlando di Francia e Germania, due Paesi per nulla tacciabili di statalismo.
Se l’Italia insomma con una contraddizione in termini si avvia a imporre la libertà del mercato per legge come per legge si avvia a escludere lo Stato dalla regolamentazione di un servizio essenziale come l’energia, altrove funziona diversamente. In Francia la società pubblica EdF infatti offre a tutti i suoi clienti la possibilità di scegliere la Tarif Bleu. Nell’ambito dell’offerta “Tariffa Blu”, si legge sul portale, i prezzi sono fissati dalle autorità pubbliche. Si tratta di un contratto unico relativo alla fornitura di energia elettrica e all’accesso e all’utilizzo della rete pubblica di distribuzione, destinato ai clienti domestici che beneficiano di prezzi di vendita regolamentati. Il cliente può scegliere solo il prezzo in base all’ora e al giorno della settimana, sulla falsariga delle fasce monoraria e bioraria italiane.
Ma resta di fondo il concetto che “i prezzi evolvono in conformità con le decisioni delle autorità pubbliche”, non quelle private. Il contratto si rinnova automaticamente di anno in anno, ma può essere disdetto in ogni momento per passare al mercato libero senza dover pagare alcuna penale. In Italia invece, chi ha un contratto a prezzo fisso e durata determinata con un operatore del mercato rischia di dover pagare sanzioni chiamate “oneri di recesso”, eventualità ora consentita dall’Arera che a partire dal 1 gennaio 2024 ha recepito la Direttiva elettrica dell’Unione Europea. Con la “tariffa blu” francese “se il cliente cambia fornitore, il contratto si risolve alla data di entrata in vigore del contratto di fornitura con il nuovo fornitore di energia. Il cliente non è tenuto a informare EdF di tale risoluzione”.
La vita dei francesi che non vogliono dedicare parte delle loro giornate a studiare incartamenti zeppi di condizioni contrattuali, richiami a leggi e direttive, parametri che compongono il prezzo finale in bolletta – e verificare ogni anno alla scadenza i piani sottoscritti e l’evoluzione tariffaria che gli operatori privati sono in grado di inventarsi – ne trae certamente giovamento. In Italia il mondo della telefonia mobile fa scuola. Piccolo esempio: con alcuni dei principali operatori telefonici se ricarichi sulla sim card 5 euro, ne ottieni 4, con l’euro di differenza che va per un servizio premium (chiamate e Giga internet illimitati per 24 ore, senza motivo, anche se l’offerta mensile in corso già ha giga e minuti) che nessuno ha richiesto, ma solo se la ricarica è effettuata in una tabaccheria, online no. Ma se si ricaricano 12 euro (dodici), allora l’importo accreditato corrisponde. Una follia per spillare più soldi a cui poi nessuno pone rimedio, o comunque non prima che una marea di consumatori si senta giustamente truffata.
Se tuttavia nel mondo della telefonia la potenziale perdita economica per “disattenzione” del consumatore si presume sarà comunque contenuta, nel caso delle forniture energetiche sbagliare può costare caro. Grazie al’implicità autoregolamentazione del mercato per effetto delle leggi della concorrenza, gli operatori offriranno al cliente lo stesso servizio di prima, ma con un aggravio: restare sempre vigili per risparmiare forse una manciata di euro e/o per evitare il rischio di rimettercene molti di più. Lo dimostra il fatto che attualmente il cliente disposto a passare al mercato libero, troverà disponibili sul portale dell’Arera un numero di offerte con prezzi stimati inferiori al servizio tutelato così esiguo da poterle contare sulle dita di una mano. Su oltre 150 o più offerte a disposizione. Mentre tutte le altre presentano costi superiori, e in alcuni casi si superano anche le centinaia di euro all’anno. Si oscilla insomma tra il risparmio di una decina d’euro a un potenziale salasso.
Una famiglia tipo spenderà minimo 1.750 euro all’anno per le forniture di gas e luce, circa 650 euro in più del prezzo più basso ottenibile sul mercato nel 2020, prima della crisi energetica, secondo quanto emerso da una rilevazione realizzata da Assium, associazione degli utility manager, e Consumerismo No Profit per l’agenzia Ansa, che tenendo conto di tutti i fattori dalla volatilità del prezzo della materia prima ai costi di trasporto, passando per tasse e oneri di sistema, in base alle offerte disponibili stima per il 2024 un range di spesa tra 1.750 e 3.900 euro annui nella peggiore delle ipotesi, ovvero più di 600 euro a bolletta bimestrale. Il cliente può tranquillamente pagare il doppio del dovuto, per lo stesso servizio.
In Francia è tutto più semplice: ieri il prezzo della tariffa regolamentata ammontava a 0,2276 euro come opzione Base (monoraria) per un contatore da poco più di tre Kw, quello standard domestico. Il prezzo non di punta è 0,1828 euro mentre il prezzo di punta è 0,2460 euro, per la fascia bioraria. Un aumento del 10% della tariffa regolamentata di EdF è previsto per febbraio 2024, anche se deve ancora essere confermato dal governo francese. Ma attualmente con un consumo annuo di 1800 kwh, una famiglia spenderebbe meno di 400 euro. Non sorprende perciò che circa il 70% dei cittadini francesi sia attualmente nel mercato regolamentato.
Certo, la Francia paga di meno perché ha il suo “nucleare”. Lecito suppore quindi che in Germania, Paese che come l’Italia è molto dipendente dal gas per la produzione di energia elettrica, i prezzi saranno così fuori controllo da aver anche lì indotto lo Stato a obbligare i suoi cittadini al risparmio coatto consegnandoli in massa al libero mercato, dove la convenienza è per antonomasia. Nient’affatto. In Germania le forniture energetiche sono considerate dei servizi base a favore della collettività, cosiddetti Grundversorgung. Esiste un fornitore di base che varia a seconda dell’area regionale, ma di norma si tratta dell’azienda fornitrice di energia che rifornisce la maggior parte dei clienti domestici in un’area della rete di fornitura generale ed è solitamente una società municipalizzata. “Le imprese fornitrici di energia elettrica devono, ai sensi dell’articolo 36 capoverso 1 della legge sull’energia, fornire energia elettrica a prezzi generali ai clienti domestici a bassa tensione nell’ambito della fornitura di base”. Lo scopo della legge è quello di fornire al grande pubblico elettricità, gas e idrogeno quanto più possibile sicuri, economici e convenienti per i consumatori. Le imprese fornitrici di energia devono comunicare pubblicamente le condizioni generali e i prezzi generali per la fornitura per le aree della rete in cui forniscono l’approvvigionamento di base ai clienti domestic, pubblicarli su Internet e rifornire ogni cliente domestico a queste condizioni e prezzi.
Questo non vuol dire che un consumatore tedesco non possa optare per una offerta del libero mercato, ma si tratta appunto di un’opzione, non di un obbligo come avverrà in Italia a partire da luglio. Come sottolinea il grande sindacato dei dipendenti pubblici tedeschi Dbb, “lo Stato ha il compito di fornire i beni e i servizi necessari per un’esistenza umana significativa, i cosiddetti servizi di base. Ciò comprende anche la fornitura di gas, acqua ed elettricità. I comuni arricchiscono la concorrenza con le loro attività imprenditoriali, ad esempio nel settore dello smaltimento dei rifiuti e delle acque reflue, ma anche nella fornitura di energia elettrica. Soprattutto nei mercati liberalizzati della fornitura di elettricità e gas sono le aziende municipalizzate a garantire che il mercato non sia nelle mani di pochi grandi imprenditori. Pertanto una preferenza unilaterale per il settore privato nel senso di una privatizzazione olistica non è né nell’interesse dei cittadini né della concorrenza”.
Così la premier Meloni sta portando il Paese in un territorio inesplorato dove l’interesse della collettività viene sacrificato in nome di non si sa che cosa. L’aspetto più sorprendente è che ad oggi nessuno ha mai spiegato perché il mercato “libero” non potesse continuare a coesistere con il servizio tutelato, come in altri Paesi, lasciando a ognuno la libertà (davvero) di decidere quale tipo di contratto attivare, a quali condizioni, e pure quanto spendere. Ma soprattutto lasciando a ognuno la libertà di disporre del proprio tempo senza dover inseguire offerte, scadenze e promozioni per ottenere un presunto risparmio. O, se va male, per non ritrovarsi più povero e passare pure per fesso, perché se ha pagato di più è colpevole di non essersi guardato intorno e aver cambiato fornitore. E’ così che nella fruizione di un servizio essenziale come l’energia domestica il Governo sovranista, assecondando la nemica di un tempo Unione Europea, decreta la più pericolosa delle metamorfosi: quella da cittadini a meri clienti. In un Paese dove la libertà non più una condizione ma un’imposizione, contraddizione in termini sancita con legge dello Stato.
(da Huffingtonpost)
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