BOZZA SEMPLIFICAZIONI, NESSUNO L’AVREBBE LETTA
MALUMORI M5S SUGLI APPALTI, PD E IV ESASPERATI DAL METODO: “DECIDONO TUTTO CONTE E CASALINO”
Per Giuseppe Conte si è in dirittura d’arrivo, mentre la maggioranza esplode. Domenica sera iniziano a girare le prime bozze del decreto Semplificazioni, il terzo step per affrontare l’era del Covid-19 secondo il premier, dopo il decreto Cura Italia e il Rilancio.
Palazzo Chigi indica una road map che ha come punto di arrivo il Consiglio dei ministri di giovedì: “Lo riusciamo ad approvare”, è sicuro l’entourage del premier. “Per noi giovedì va benissimo, bisogna solo capire di quale settimana”, ironizza un dirigente del Partito democratico.
Giovedì della settimana scorsa si era capito che qualcosa non stava andando. “Scusate, ma non è possibile che solo noi non abbiamo visto un testo”, è sbottato Luigi Marattin durante il vertice di governo.
“Veramente nemmeno noi lo abbiamo mai visto”, è intervenuto gelido Dario Franceschini”. “Noi nemmeno”, ha chiuso il coro per Leu Maria Cecilia Guerra.
Un provvedimento cruciale sul quale tutti i partiti di maggioranza non hanno possibilità di mettere occhi e ragionamenti a una settimana dall’approvazione.
“E’ il metodo Conte – sbotta un uomo vicino al ministro della Cultura – funziona così, come per gli Stati generali: decidono tutto lui e Casalino, noi forse veniamo informati, se si ricordano.
Conte non sembra trovare alleati nemmeno nel Movimento 5 stelle nella battaglia carsica che sta dilaniando la maggioranza.
Sugli articoli che semplificano il codice degli appalti, il cosiddetto “modello Genova”, all’interno dei gruppi parlamentari è in atto una sommossa. Il bersaglio è Conte, ma a molti non sfugge che a perorare la causa siano stati anche Stefano Buffagni e Giancarlo Cancelleri, viceministri rispettivamente allo Sviluppo economico e alle Infrastrutture. “Così è troppo – spiega un deputato grillino di peso – non si rendono conto che sta roba non la votiamo”.
Il testo andrà limato, è evidente. Il premier spera di sciogliere tutti i nodi in un vertice con i capi delegazione che ha messo in agenda per martedì, rimandare l’articolato agli uffici per le opportune correzioni, e portarlo in Cdm due giorni dopo.
Una road map ottimistica. “Giovedì al massimo lo licenziamo senza intese”, dicono fonti di Italia viva, sottintendendo che trovare in tre giorni un accordo è al limite dell’utopia, aggiungendo che il metodo di provvedimenti decisi a tavolino da Palazzo Chigi “francamente sta diventando inaccettabile”.
Senza contare che in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto a gran voce di essere convocati preventivamente, per un confronto su una norma che riguarderà milioni di lavoratori, anche e soprattutto del comparto pubblico.
Oltre al capitolo degli appalti, la maggioranza è percorsa da tensioni sulle norme che riguardano l’edilizia e la certificazione antimafia, e la parte dedicata alla Pubblica amministrazione ha lasciato perplessa in alcuni punti la ministra Fabiana Dadone.
Un “approfondimento” è stato inoltre chiesto dai 5 stelle sui capitoli che riguardano misure più vantaggiose per funzionari e politici che firmano per responsabilità penali ed erariali, che impattano sul reato dell’abuso d’ufficio.
Da Leu i segnali sono poco incoraggianti: “Giudichiamo malissimo tutto quel che implica sanatorie di fatto o mani libere sul territorio”, definendo “inaccettabile il testo nella sua parte di tutela dell’ambiente.
Mettendo insieme i puntini ne esce fuori un quadro che difficilmente porterà a un’approvazione in tempi rapidissimi e senza lasciarsi dietro scorie come auspicato dal premier. Conte martedì riunirà la sua maggioranza intorno al tavolo della sua sala riunioni. Da come ne usciranno si capirà la piega che prenderà l’ennesimo, tribolato, decreto legato al coronavirus e alle sue conseguenze.
(da “Huffingtonpost“)
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