MAI DIRE MES
ZINGARETTI INSISTE CHE SERVE, M5S IN SUBBUGLIO: “TRENTA DEI NOSTRI NON LO VOTANO NEANCHE SOTTO TORTURA”
“La nostra posizione non cambia”. “Siete miopi ed ideologici”.
La lettera di Nicola Zingaretti sul Mes ha fatto detonare la maggioranza. Il segretario del Partito democratico ha scritto al Corriere della Sera per ribadire una posizione inequivocabile: “Basta incertezze, quei soldi servono al sistema sanitario nazionale”, con tanto di corollario in dieci punti per spiegare come potrebbero essere spesi e che effetti positivi potrebbero generare. I vertici del Movimento 5 stelle schiumano rabbia: “Quel che pensiamo noi è chiaro da mesi a tutti – si sfoga un ministro – che vuole fare, far cadere il governo?”.
Il voto in Parlamento sul tema è l’unico vero scoglio che si ritrova la maggioranza sulla strada dell’ombrellone. Giuseppe Conte rimane in silenzio: dopo una breve riunione con il suo entourage ha deciso di non rispondere. E’ la strategia di sempre: non andare a un braccio di ferro, situazioni che considera improduttive e in cui si sente a disagio, e lasciar decantare il tema in attesa di tempi migliori e nella speranza che maturi un punto di caduta.
Il dado a Palazzo Chigi è stato tratto: il voto non s’ha da fare, non subito almeno. A settembre il quadro politico sarà evoluto e si potrà convincere Pd e Italia viva a farne a meno (difficile) o i 5 stelle a dire sì (opzione anche questa complicata, ma con più margini di manovra).
Le diplomazie sono in moto per sventare un’eventuale risoluzione prima del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio prossimi. La risoluzione ci sarà , non tenendo più la motivazione dell’informalità del vertice, ma sarà calibrata parola per parola sul solo Recovery fund. Il Mes nemmeno citato.
“E’ una posizione coerente – spiega un parlamentare che coltiva i rapporti con il premier – Conte ha sempre detto che il voto sul Mes ci sarà quando avremo chiaro il quadro di tutte le misure messe in campo dall’Europa. E non sappiamo nemmeno se la riunione a Bruxelles di metà luglio sarà decisiva. Zingaretti ha rotto gli indugi, anche spinto dalla robusta parte del partito capeggiata da Dario Franceschini che non ne può più dell’immobilismo e del decidere di non decidere da parte di Conte. Il quale non se la passa bene nemmeno tra i pentastellati.
Le chat interne sono esplose: “Non dovremmo rispondere noi, dovrebbe rispondere Conte, visto che è stato lui a dire mai al Mes”. I 5 stelle schiumano. Un alto dirigente ha una teoria: “Il fatto che non dica una parola è preoccupante. Dice di avere un ottimo rapporto con Zingaretti, è impensabile che il Nazareno non lo abbia avvertito. E’ una strategia per metterci all’angolo”.
Ecco lo scontro, con Stefano Patuanelli a ribadire che “la posizione M5s non cambia” e il vicecapogruppo Pd alla Camera a puntare il dito sugli alleati “miopi e irresponsabili”. L’ala più riformista nel Movimento guarda preoccupata al pallottoliere: “Una trentina dei nostri non lo votano nemmeno sotto tortura”, dice un esponente dei vertici.
I più sono alla Camera, ma sono i 7/8 al Senato a preoccupare maggiormente. Che succede se i voti di Forza Italia risultano decisivi? Gli azzurri hanno mandato un messaggio chiaro a Conte: senza un riferimento al Mes non voteranno lo scostamento di bilancio.
Poco male, perchè su quel voto i numeri ci sono. Sul Mes traballano paurosamente. La speranza è che l’estate e il quadro d’autunno favoriscano un punto di caduta, un ammorbidimento pentastellato. Operazione ardita e non priva di rischi d’incidente da qui alla pausa per le vacanze.
(da “Huffingtonpost”)
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