Novembre 16th, 2018 Riccardo Fucile
SI E’ PARLATO DI POLITICA, MEDIASET E TIM
Faccia a faccia. Fuori i secondi. Proprio nel pieno della tensione con Luigi Di Maio sui termovalorizzatori, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono incontrati a palazzo Grazioli. Nel tardo pomeriggio. E da soli, come accade negli incontri “delicati”.
Segno che c’è ancora un filo, al netto della propaganda quotidiana, che lega i due leader del centrodestra. Politico, e non solo.
Certo, ci sono le elezioni regionali a breve, e di questo si è parlato. Ma ciò che prima di tutto sta a cuore a Berlusconi è — e questa non è una novità – la tutela degli interessi aziendali.
In fondo su questo si fonda il “patto” sostanziale che ha reso possibile la nascita del governo: il “via libera” del Cavaliere, in cambio della non belligeranza sulle sue aziende. Garantita, con i Cinque stelle, da Salvini.
Come accaduto finora del resto, con alcuni temi — che pure si erano affacciati nel dibattito — subito soffocati: la questione dei tetti pubblicitari, ad esempio. Adesso Berlusconi è preoccupato, e vuole garanzie dal governo, sulla delicata partita Telecom.
È chiaro che la sua best option è lo status quo che porta dritto dritto allo spezzatino di Telecom.
Uno scenario vantaggioso per Mediaset che in questo modo ha una doppia opzione: o il vecchio disegno di fusione con un pezzo di Tim, attraverso il fondo Eliott, oppure ha comunque il tempo per aumentare il prezzo ai francesi che da tempo hanno il progetto di una media company con Mediaset per la convergenza telefonia televisioni.
(da “Huffintonpost”)
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Novembre 16th, 2018 Riccardo Fucile
LA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI BARI SULLE FALSE DICHIARAZIONI
Il gup del Tribunale di Bari Rosa Anna Depalo ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi per
il reato di induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria sulla vicenda escort.
Il processo inizierà il 4 febbraio 2019. Al termine dell’udienza preliminare il giudice ha dichiarato inoltre la propria incompetenza territoriale nei confronti dell’ex direttore de L’Avanti Valter Lavitola, disponendo la trasmissione degli atti ai magistrati di Napoli.
Stando all’ipotesi accusatoria, sostenuta da Pasquale Drago e Eugenia Pontassuglia, Berlusconi, all’epoca presidente del Consiglio, avrebbe fornito all’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, per il tramite di Lavitola, avvocati, un lavoro e centinaia di migliaia di euro in denaro, perchè mentisse ai pm baresi che indagavano sulle escort portate nelle residenze estive dell’ex premier fra il 2008 e il 2009 e sui suoi interessi in Finmeccanica.
Nel procedimento contro Berlusconi è costituita parte civile la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha rilevato il danno d’immagine causato dalle condotte dell’ex premier, accusato di aver pagato le bugie di Tarantini.
(da agenzie)
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Novembre 11th, 2018 Riccardo Fucile
“CLIMA ILLIBERALE, ANTICAMERA DELLA DITTATURA”… FACCIA MEA CULPA PRIMA DI PARLARE: LE LISTE INSIEME ALLA LEGA LE HA FATTE LUI… NON E’ CREDIBILE CHI PARLA DI DESTRA LIBERALE E STA ANCORA A RIPROPORRE ALLEANZE CON I RAZZISTI
Il centrodestra si sgretola sotto i colpi a distanza tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Se i due storici alleati fino a questo momento avevano cercato di salvare le apparenze del dialogo per governare insieme almeno sul territorio, oggi sono arrivati allo scontro frontale.
La prima provocazione è stata dell’ex Cavaliere: “C’è un’aria di illibertà , siamo in una democrazia illiberale, anticamera della dittatura, se continua così”.
Il clima è quello della rottura definitiva tra i due, anche se ancora a livello locale Lega e Forza Italia si presentano come alleati e l’accordo prevede che così continuino a fare anche nei prossimi appuntamenti elettorali.
In realtà la tensione non è cosa nuova da quelle parti: l’ultimo caso a fine ottobre quando Salvini ha fatto “ripartire il centrodestra” convocando Giorgia Meloni e ignorando per il momento proprio il leader Fi.
Berlusconi attacca il governo Lega-M5s ad ogni occasione. “Di Maio e Salvini”, ha detto anche oggi tra gli applausi dei giovani Fi a Roma, “non dureranno molto insieme e, quando si aprirà la crisi, ci saranno solo due possibilità . La prima: il Capo dello Stato valuterà la situazione e darà un mandato a un governo di centrodestra, espressione della maggioranza che ha vinto le ultime elezioni politiche, che trovi i voti necessari mancanti in parlamento”.
“L’altra strada possibile è quella del voto dove il centrodestra otterrebbe una maggioranza solida e sufficiente a governare”.
(da agenzie)
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Ottobre 5th, 2018 Riccardo Fucile
“SE L’EUROPA BOCCIA IL DEF, I NOSTRI TITOLI DIVENTERANNO SPAZZATURA” … “IL REDDITO DI CITTADINANZA E ‘AL MASSIMO PER UN MILIONE DI ITALIANI”
Torna in scena alla convention di Forza Italia a Milano, Silvio Berlusconi. Lo fa sferrando
un attacco ai 5 Stelle, come di consueto.
Ma lanciando anche strali contro l’alleato leghista: “Non passerà molto tempo che gli imprenditori scopriranno che la Lega è nemica del lavoro. Salvini sta facendo il contrario di quello che aveva promesso”.
E poi avanza il sospetto: “Non vorrei che a Salvini fosse venuta l’idea, avendo il pensiero di aver quasi sottomesso i Cinque Stelle, ma è il contrario, di andare avanti e presentarsi l’anno prossimo alle elezioni con i Cinque Stelle”.
Poi aggiunge: “Temo una deriva autoritaria se le cose non cambieranno, molto pericolosa per tutti noi”. Insomma i tempi dell’incontro con Salvini ad Arcore, e della pace siglata con il sì al nome di Marcello Foa come presidente Rai, sembrano lontani.
Poi rassicura i suoi, almeno sulle regionali: “Le regionali sono importanti. Abbiamo la certezza che il centrodestra si presenterà unito. Con Salvini e Meloni abbiamo avuto un incontro: ci presenteremo uniti presto alle prossime regionali. Poi alle europee avremo un programma che discuteremo insieme. Noi siamo europeisti”.
E a proposito di Europa, Berlusconi fa previsione fosche sul Def: “Quando sale lo spread è simbolo di poca credibilità “, dice il Cavaliere, che era premier nel 2011, nei giorni dello spread da record. Se l’Europa boccia il Def, noi con le agenzie di rating perderemo credibilità e diventeremo spazzatura. Mi auguro che non si vada a un rigetto totale della legge di bilancio, se no avremo conseguenze negative”.
Infine, si lancio in un affondo contro i 5 Stelle: “Il Movimento ha detto che scatteranno le manette per il lavoro nero e chi prende i soldi dovrà fare spese ritenute da loro morali. Questo è una concezione di Stato etico che impone l’idea del bene e del male e trasforma i cittadini in sudditi. Non prendiamo alla leggera ciò che accade in Italia. Tutti dobbiamo essere impegnati nel salvare la libertà e la democrazia”. E poi irride il reddito di cittadinanza: “È una barzelletta”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 20th, 2018 Riccardo Fucile
QUATTRO ORE DI VERTICE A PALAZZO GRAZIOLI, SALVINI INCASSA LA RAI E L’ACCORDO SULLE REGIONALI, BERLUSCONI LA TUTELA DEI SUI AFFARI, LA MELONI QUALCHE POLTRONA NELLE LISTE
Certo, non è una “risurrezione” del centrodestra tout court, perchè il governo (almeno per ora) non è in discussione.
Ed è evidente che l’operazione rivela la tattica di Salvini, al centro di tre schemi di gioco politici: al governo con i Cinque stelle; alle amministrative con il tradizionale assetto di centrodestra, che consentirà al leader della Lega di insediare una marea di consiglieri comunali, regionali, assessori, ovvero tanta classe dirigente radicata sul territorio prima delle europee; sulla Rai con entrambi, Di Maio e Berlusconi, col Cavaliere che dà il definitivo via libera a Foa, ottenendo rassicurazioni sulla tutela dei suoi interessi aziendali, in materia di tetti pubblicitari.
Tema questo rimosso dalla discussione pubblica, anche dai Cinque Stelle che, solo una settimana fa, avevano proposto una riforma dell’attuale normativa.
Gli accordi, si sa, hanno un prezzo. Il prezzo dell’accordo su Foa, che venerdì sarà nuovamente indicato dal cda Rai come presidente, è proprio questo.
Però il vertice di palazzo Grazioli è soprattutto un segnale politico. E simbolico. Insomma, mettetevi nei panni dei Cinque Stelle.
In un solo pomeriggio hanno visto entrare a Palazzo Grazioli, come accadeva una volta, il ministro dell’Interno e il potente sottosegretario a palazzo Chigi per una riunione con Berlusconi e la Meloni non solo sulla Rai.
Hanno letto un comunicato finale che dà il senso dell’ufficialità dell’incontro, come accade nelle coalizioni vive e vegete.
In quel comunicato viene anche ribadita la volontà , senza mai citare il mitico “contratto di governo”, di “trasformare in atti dell’esecutivo i principali punti del programma del centrodestra votato dagli elettori”.
E, per finire, è stato siglato l’accordo per le regionali, che porterà molto probabilmente il centrodestra a vincerne anche parecchie.
Magari non è un cuneo, nell’immediato, piantato nell’alleanza di governo, però è un fatto politico rilevante.
Alla fine dell’incontro quella vecchia volpe di Berlusconi ci ha messo un bel carico, con parole dure come pietre sull’attuale governo che mina “la libertà ” e promettendo che “presto tornerà al governo il centrodestra”.
Qualcuno, tra i Cinque stelle, deve essersi innervosito parecchio perchè, insomma, c’è un limite a tutto. Ed è dovuto correre ai ripari il solito Giorgetti assicurando che “l’attuale governo durerà cinque anni”.
In verità , non siamo di fronte al classico caso di una assicurazione di fedeltà , dopo che si è consumato il tradimento.
Più volte nel corso dell’incontro, Berlusconi ha provato a indurre in tentazione Salvini: con il centrodestra al oltre il 40%, gli si spalancherebbero le porte di palazzo Chigi e sarebbe il capo di una coalizione naturale, non il socio di un governo che ormai non è d’accordo su niente e pare un casino su dossier per nulla irrilevanti, compreso il pacchetto sicurezza che lo ha fatto imbestialire un bel po’.
Il problema è che questo casino a Salvini, per ora, va benissimo. Il leader leghista ha gagliardamente resistito alle lusinghe perchè “va bene così”, “sono persone serie, ragionevoli, e io non violo i patti”.
Va benissimo perchè consente, come accaduto oggi, di spostare la bilancia a destra sul terreno di gioco del governo, proprio perchè c’è sempre l’eventualità del “piano B” del ritorno con Berlusconi e la Meloni.
È quel che sta accadendo sulla manovra. Proprio in una pausa del vertice di palazzo Grazioli, il leader della Lega si è riunito con il suo staff economico per mettere a punto proposte — molto di centrodestra – che rappresentano un’Opa sulla manovra.
E lo stesso rinvio del cdm, a causa di tensioni con i Cinque Stelle, deriva da una intransigenza del leader della Lega sul pacchetto sicurezza.
È assai indicativo il silenzio pentastellato al termine dell’incontro a palazzo Grazioli. Finora, da quando il governo è nato, non c’era mai stato un incontro che avesse questa ufficialità .
Sarà anche un altro prezzo pagato a Berlusconi pur di chiudere sulla Rai, ma comunque rivela che, quando ha interesse, Salvini è disposto a farlo. Mettiamola così. Non è una risurrezione, ma la bilancia del governo pende di più a destra.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 17th, 2018 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA VOTERA’ FOA IN CAMBIO DI GARANZIE SU PUBBLICITA’ MEDIASET: TUTTO COME PREVISTO, PENSANO SOLO AI LORO INTERESSI
Passi avanti verso l’intesa. L’incontro di Arcore tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini – con il match Milan-Cagliari come terreno comune – ha prodotto risultati innanzitutto sulla presidenza della Rai.
Dopo la bocciatura, anche grazie ai voti di Forza Italia, del candidato di Matteo Salvini – Marcello Foa – ora gli azzurri sono orientati a un dietrofront.
Se Salvini, come preannunciato, intendesse riproporlo al consiglio di amministrazione di Viale Mazzini, stavolta potrebbe arrivare un sì (la prossima riunione della Vigilanza è mercoledì).
Ma la discussione tra Salvini e Silvio Berlusconi non è arrivata a un sì definitivo. Tutto è stato rinviato al vertice di centrodestra allargato a Fratelli d’Italia in programma in settimana.
Salvini e Berlusconi, nel corso della riunione – cui hanno partecipato anche Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani – hanno telefonato alla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni proprio per calendarizzare la riunione nei prossimi giorni.
Il numero uno di Forza Italia, prima del via libera, vuole che il Carroccio chiarisca la sua posizione non solo in termini di alleanze per le amministrative – sembra rientrata la minaccia del Carroccio di correre in solitudine, come prospettato in Abruzzo – ma anche riguardo alcuni punti ora all’esame del governo come la flat tax, le concessioni televisive, e il famoso tetto per la pubblicità in tv ormai bandiera del movimento cinque stelle, agitata dal sottosegretario all’Editoria Vito Crimi.
Per Mediaset, sarebbe un colpo durissimo. In più Forza Italia vorrebbe anche che il governo non si facesse schiacciare sulle posizioni giustizialiste, care ai 5Stelle.
Matteo Salvini però continua a praticare la politica dei due forni e se da una parte gli azzurri hanno strappato l’assicurazione che il centrodestra viene ancora considerato “una condizione necessaria”, dall’altra fonti leghiste sottolineano che restano due piani distinti: il governo con i 5Stelle, che Salvini dichiara di voler portare avanti fino alla fine della legislatura, e la coalizione per le elezioni amministrative.
Ma proprio dai Cinquestelle – irritati per questo ritrovato feeling tra Berlusconi e Salvini – potrebbero arrivare ostacoli sulla via della pace tra Forza Italia e Lega. In che misura, si capirà già nei prossimi giorni.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 14th, 2018 Riccardo Fucile
L’UNICO MODO PER METTERE IN DIFFICOLTA’ SALVINI E’ TOCCARE LA ROBA DEL CAVALIERE AL QUALE IL LEGHISTA AVEVA DATO GARANZIE
L’entità della posta in gioco è nelle parole che Silvio Berlusconi scandisce dopo la lettura dell’intervista al Fatto di Vito Crimi, sottosegretario con delega all’Editoria: “Questa — dice l’ex premier — è la prima cosa che voglio chiarire con Salvini quando ci vediamo. La Lega vuole stare a guardare mentre mi riducono le aziende in rottami?”. La rottamazione consiste nella proposta di introdurre i “tetti” sulla pubblicità in tv, spostandola su altri comparti. Un colpo morale, per Mediaset.
Che il Fatto quantifica attorno ai 750 milioni di euro l’anno, pari al 20 per cento dei ricavi. Questa la cifra che perderebbero le aziende se la fetta di pubblicità del Biscione venisse ricondotta alla dimensione degli ascolti.
È una mina sul “patto” sostanziale che ha reso possibile la nascita del governo giallo-verde, fondato sul “via libera” di Silvio Berlusconi in cambio della tutela, o quantomeno della non belligeranza sui suoi interessi aziendali.
Mina peraltro piantata proprio alla vigilia dell’incontro ad Arcore con Matteo Salvini, per chiudere su Marcello Foa la questione della presidenza della Rai.
La domanda nasce spontanea: perchè, proprio adesso stressare la trattativa, annunciando di voler colpire Berlusconi sulla cosa che gli sta più a cuore?
Il sottosegretario Crimi non è uno sprovveduto che si fa prendere dal narcisismo mediatico, anzi è uno accorto, attento a misurare passi e parole.
E non è casuale neanche la scelta del giornale, punto di riferimento del vasto mondo pentastellato, che da settimane ormai invita Di Maio a “staccare la spina”, perchè la convivenza con Salvini si sta mostrando insostenibile.
Sta succedendo questo. In un crescendo di competition e insofferenza tra i due partner di governo — vai alla voce: giustizia, nazionalizzazione, finanziaria — i Cinque stelle hanno deciso di dare una “sterzata” rispetto all’impostazione tutta istituzionale fin qui seguita che ha prodotto uno stato di subalternità al leader della Lega, vero premier di fatto di questi primi mesi di governo.
E dunque, a Cernobbio, ad esempio, Di Maio, titolare di un polo economico non irrilevante, quest’anno non è andato per mantenere una distanza simbolica dall’establishment.
Per dirne un’altra: tra tutte le date disponibili, la manifestazione “Italia a Cinque Stelle” è stata convocata lo stesso week end della Leopolda, col preciso intento (se ne è parlato con Grillo e Casaleggio) di polarizzare lo scontro col nemico di sempre, Matteo Renzi, già battuto al referendum e alle politiche, insomma una sicurezza.
Ma soprattutto c’è la questione Silvio Berlusconi, non tanto perchè considerato il nemico che turba i sonni per forza e potenza di fuoco, ma in quando tallone d’Achille di Salvini.
Detta in modo un po’ brutale: il leader della Lega, assurto a simbolo del rinnovamento sovranista, si porrà , sul dossier dei tetti pubblicitari e non solo, come alfiere del “cambiamento” o come difensore degli interessi di Berlusconi?
C’è una istantanea che fotografa il cambiamento di clima attorno al cuore del patto di governo.
Sabato scorso, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio si sono incontrati con l’amministratore delegato di Vivendi Arnauld de Puyfontaine a Bisceglie, nell’ambito del convegno Digithon, organizzato come ogni anno dal parlamentare del Pd Francesco Boccia.
È stata l’occasione per due chiacchiere a quattr’occhi. Un passo indietro: qualche mese fa, poche settimane prima della nascita del governo gialloverde, lo status quo televisivo fu garantito a Berlusconi grazie a una operazione garantita dal governo Gentiloni, ma mai contestata (anzi la Lega la lodò) dai futuri partener di governo. Ovvero l’ingresso di Cassa depositi e prestiti in Telecom e l’alleanza con fondo di investimento Elliott (il nuovo proprietario del Milan per intenderci) in funzione anti-Vivendi.
Tornando a Bisceglie. De Puyfontaine dal palco ha spiegato che per Vivendi l’Italia resta un investimento di lungo termine e soprattutto ha parlato dell’importanza strategica di Sparkle, la società di Tim che il fondo Elliot dopo l’ingresso in Cdp vorrebbe vendere.
Insomma, Conte e Di Maio hanno messo la testa sul dossier e hanno cominciato a capire l’anomalia dell’alleanza di Cdp con un fondo speculativo.
E anche su quali interessi di Berlusconi si fonda questa sorta di desistenza tra il Cavaliere e il governo, attraverso Salvini.
È chiaro quale è il gioco di Vivendi finora bloccato: rientrare nella partita Mediaset attraverso un diverso ruolo di Cdp, i cui vertici sono stati nominati da poco — diciamo così per semplificare — in “quota” Cinque Stelle.
Dalla Lega trapela un imbarazzato silenzio, alla vigilia dell’incontro di Arcore al momento previsto tra domenica e lunedì.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 10th, 2018 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO CON I SOVRANISTI RESTA IN SOSPESO: “SALVINI NON SA COSA VUOL DIRE GOVERNARE UN PAESE, AGISCE DA IRRESPONSABILE SULLA PELLE DELLE PERSONE, COME NEL CASO DICIOTTI”
L’incontro, ormai, sembra essere diventato come la linea dell’orizzonte, che si allontana ogni volta che sembra avvicinarsi.
Al momento Silvio Berlusconi e Matteo Salvini non hanno appuntamenti in agenda, dati per imminenti nei giorni scorsi, neanche prima della Vigilanza di giovedì che dovrà affrontare il pasticciaccio Rai.
La questione va ben oltre gli organigrammi di viale Mazzini e ben oltre l’eventuale scambio tra il voto degli azzurri a Marcello Foa e la resurrezione dell’alleanza alle regionali in Abruzzo e in Basilicata.
È tutto politico il nodo, carico di ambiguità irrisolte.
Ambiguità rese ancora più dense dall’eclissi del Cavaliere, in un’estate scandita dagli sbalzi d’umore e da qualche acciacco. E dall’ingestibile protagonismo del leader leghista.
Sabato 25 agosto, il giorno in cui è stato indagato per “sequestro di persona”, il ministro dell’Interno si aspettava, per antico riflesso, che Berlusconi dichiarasse contro le toghe. Anzi, era certo che avrebbe trovato, in materia, una polveriera pronta ad esplodere.
E invece il Cavaliere, pressato da qualche collaboratore, si è mostrato quasi infastidito: “Sto guardando Milan-Napoli, lasciatemi stare”.
La sconfitta del Milan, pio, ha peggiorato l’umore.
La dichiarazione, neanche tanto sentita, è arrivata solo il giorno dopo, scritta dall’avvocato Ghedini con l’intento di evitare l’incidente diplomatico, sul punto di deflagrare. Direbbe Totò: “Ho detto tutto”.
Perchè più dell’insofferenza verso le toghe può l’insofferenza verso Salvini.
Proprio sul caso della Diciotti l’ex premier non ha nascosto un moto di sincero disgusto verso metodi da “barbaro” che “non sa cosa vuole dire governare un paese e agisce da irresponsabile sulla pelle delle persone”.
Qualche giorno dopo, per l’esattezza lunedì scorso, nel corso del consueto pranzo del lunedì, il realismo è prevalso sulla pancia.
E il Cavaliere ha cominciato a ragionare, se non di partito unico, di un percorso unico col barbaro. Una tentazione, una idea solo abbozzata, frutto di una analisi e di una consapevolezza.
L’analisi riguarda gli scricchiolii, sempre più rumorosi, all’interno del governo, sul tema dell’immigrazione, ma anche su quello della giustizia, dove — paradossalmente ma non troppo — Salvini ha incassato la solidarietà di Forza Italia e il gelo o l’aperta polemica dei suoi partner di governo, in relazione ai 49 milioni da restituire. Consapevolezza riguarda il trend discendente dei consensi di Forza Italia: “Se andiamo avanti così — ha detto ai suoi commensali — prendiamo il 3 per cento”.
Tanto vale, questo il ragionamento, fare di necessità virtù confondendo la propria debolezza nella forza altrui. Un eventuale nuovo contenitore non sarà un secondo Predellino nè una fusione alla pari, ma comunque consentirebbe di stare ancora nel gioco. E di starci ancora da leader che tratta in prima persona prima che lo facciano, singolarmente, la varie bande di Forza Italia e i vari ras che, in queste settimane, hanno già aperto una trattativa privata con Salvini o la Meloni: “La mia previsione — è la profezia che Giovanni Toti ha affidato a qualche amico — è che Forza Italia così non arriva a Natale”.
Ed evidentemente una analisi non dissimile deve averla fatta Matteo Salvini che, nelle ultime settimane, ha cambiato schema, ma non ha aperto una trattativa sul partito unico, almeno per ora: “Salvini — dicono fonti leghiste degne di questo nome — sta tentando con la Csu bavarese e con Orban una operazione molto ambiziosa, ovvero cambiare l’Europa attraverso il Ppe. Le prossime europee saranno un terremoto e i popolari, per governare, avranno bisogno dei populisti”
Detto in modo un po’ tranchant: per realizzare l’impresa non c’è bisogno di Berlusconi. Nè di un partito unico con Forza Italia, la cui prospettiva terremoterebbe il governo. C’è bisogno dei voti, a partire da quelli di Forza Italia in libera uscita.
E di stabilire una interlocuzione proficua con Bruxelles, il che spiega la “svolta” responsabile sulla manovra e sui parametri del tre per cento. Angela Merkel vuole un tedesco a capo della Commissione Ue e ha bisogno di una parte dei voti “populisti” che arriveranno al prossimo Parlamento di Strasburgo. Ed è disposta ad accettare anche un esponente della Csu come Weber per raggiungere l’obiettivo.
A ben vedere questa operazione non incrocia la necessità di un partito unico di centrodestra, ma consente di continuare, con tutte le ambiguità e i nodi irrisolti del caso, nella prospettiva di una “alleanza” fatta di unità (anche se finta) nella diversità (reale).
Almeno così la pensa Salvini che, numeri alla mano, si sta prendendo tutto (o quasi) il centrodestra senza pagare nulla.
Perchè dovrebbe aprire un dialogo con Berlusconi quando il partito unico lo sta già realizzando nei fatti senza nulla concedere alla malmessa nomenklatura azzurra?
I più maliziosi pensano qualche ragione ci potrebbe essere, di natura extrapolitica (fino a un certo punto): un partito sul lastrico come la Lega potrebbe avere interesse a incassare, diciamo così, un supporto del Cavaliere che magari non ha più voti, ma continua ad avere le casse dell’Impero ancora piene di denari.
Un po’ come accadde ai tempi di Bossi. Ma questo è un altro discorso.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 6th, 2018 Riccardo Fucile
“IL FUTURO DEL CENTRODESTRA E’ LIBERALE”… E ALLORA CHE COSA STAI A REGGERE LO STRASCICO A SALVINI?
“Continuo a leggere su molti giornali notizie sulla nascita di un ipotetico ‘Partito unico del centro-
destra’. Non ho ritenuto neppure necessario smentirle, fino ad oggi, perchè la realtà dei fatti mi pareva sufficiente a renderne evidente l’assoluta mancanza di fondamento”.
Lo dichiara il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in una nota.
“Da mesi stiamo lavorando in tutt’altra direzione, per un rilancio, una riorganizzazione, un rinnovamento profondo di Forza Italia. Naturalmente la nostra prospettiva politica rimane il centro-destra, che anzi vogliamo far ripartire, ma abbiamo ben chiaro il nostro ruolo politico – ben diverso da quello di altre forze della coalizione – e soprattutto i nostri valori di riferimento, la nostra identità , la nostra storia orgogliosamente liberale, la nostra concezione dell’impresa come nucleo vitale della società , i nostri programmi che hanno dettato quello della coalizione con cui ci siamo presentati agli elettori pochi mesi fa”, aggiunge l’ex premier.
“Il tema del ‘partito unico’ semplicemente non esiste, non ne abbiamo mai neppure discusso, nè al nostro interno, nè con altre forze politiche: Forza Italia va avanti, perchè il futuro del centro-destra è un futuro liberale”.
(da agenzie)
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