Destra di Popolo.net

LA TRINCEA DI BRUNETTA: “IO NON MI DIMETTO”

Gennaio 18th, 2015 Riccardo Fucile

MA NEL PARTITO E’ TUTTI CONTRO TUTTI

«Io dimettermi? Ah ah ah…» Riattacca il telefono ridendo, il capogruppo forzista Renato Brunetta quando gli viene chiesto se dopo il siluramento di Berlusconi, mai così plateale, così brutale, avesse intenzione di farsi da parte, accontentando così i suoi tanti detrattori nel partito.
«Ne riparliamo mercoledì in assemblea, con tutti, alla presenza del presidente», avverte lui col tono per nulla contrito
Raccontano che il leader, ad Arcore, sia fuori dalla grazia di Dio. «Proprio ora mi fa saltare tutto per aria? Non basta Fitto? »
Un avvicendamento alla guida del gruppo ormai lo ha messo nel conto. Ma la pratica è rimandata all’indomani dell’elezione del presidente della Repubblica.
Solo allora i sostenitori di Mariastella Gelmini usciranno allo scoperto, prima avrebbe l’effetto del detonatore. Berlusconi ha meditato ore prima di fustigare con quella nota il pur fedelissimo Renato. Che già  era stato richiamato all’ordine tre giorni fa, quando il capogruppo si era scatenato in una guerriglia parlamentare contro la riforma del bicameralismo. «Così non va», lo aveva avvertito Berlusconi al telefono.
Poi è seguito lo scontro quasi fisico tra lo stesso capogruppo e Verdini a Palazzo Grazioli. Ieri il big bang.
La goccia che fa traboccare il vaso, solo l’ultima, l’intervista di ieri al Corriere e le dichiarazioni al Gr1.
Indomito, Brunetta minaccia il premier Renzi: «Sarà  guerra, prima del Quirinale si andrà  ai materassi », e ancora, «Renzi fannullone, perchè aspetta il 20 febbraio per fare i decreti fiscali che gli italiani aspettano e blocca il Parlamento per due riforme del tutto inutili?» Gli chiedono: «Berlusconi d’accordo con lei?» E lui: «Assolutamente sì».
Insomma, mentre Verdini e Romani tessono la trama degli accordi con Palazzo Chigi per conto del capo, il capogruppo taglia e trancia.
«Adesso basta» è sbottato ieri Berlusconi, che a differenza delle altre volte non ha nemmeno chiamato Brunetta, mentre Verdini e altri si sfogavano con lui al telefono («Non possiamo avere due linee, così siamo finiti »).
La dichiarazione del leader è di fuoco. «Leggo un’ultima agenzia con dichiarazioni dell’on. Brunetta che, a suo dire, io condividerei. È esattamente il contrario. Non sono d’accordo sui giudizi espressi da Brunetta e neppure sulla sua abitudine di attaccare personalmente gli avversari politici. Chiedo a Brunetta di cambiare atteggiamento ».
Se non è un «dimissionamento » del capogruppo, poco ci manca.
Anche perchè Berlusconi era già  intervenuto un paio d’ore prima per rassicurare Renzi: «Abbiamo preso degli impegni che intendiamo rispettare. E questo vale anche per i tempi e le procedure. Stia tranquillo perciò Renzi, nessuna guerra sulle riforme. Nel partito tutti rispettino le decisioni prese».
Un uno-due in grado di affondare chiunque, ma non Brunetta, a quanto pare.
Lui replica per iscritto e tiene il punto, provocatorio: «Per antica consuetudine, tutte le mie analisi e tutte le mie dichiarazioni sono sempre state concordate con Berlusconi, anche quando lui cambiava parere».
E poi: «Per quanto riguarda gli attacchi personali, è mio dovere rispondere a quelli altrui, cosa che continuo a fare con pieno plauso del presidente ».
L’affondo del capo non era stato l’unico della giornata, per altro.
Nelle stesse ore un documento di fuoco viene preparato dall’altro capogruppo (al Senato) Romani e – raccontano – dall’altro sponsor del Nazareno, Denis Verdini.
Inviato per la sottoscrizione e a tutti i parlamentari: «La differenza di opinioni non può spingersi a danneggiare il nostro movimento ed il presidente Berlusconi avvalorando un presunto sostegno di Fi o l’esistenza di fantomatici e oscuri interessi» si legge tra l’altro.
I quaranta fittiani si rifiutano di sottoscriverlo.
Scatta l’ora della resa dei conti, dentro quel frullatore impazzito che è ormai Forza Italia, nel momento peggiore.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)

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UN NAZARENO E’ PER SEMPRE, BERLUSCONI ATTACCA BRUNETTA: “BASTA ATTACCHI A RENZI”

Gennaio 17th, 2015 Riccardo Fucile

IL CAPOGRUPPO CHE AVEVA CRITICATO LA DECISIONE DEL PREMIER DI ATTENDERE IL 20 FEBBRAIO PER I DECRETI FISCALI REPLICA: “SILVIO ERA D’ACCORDO”

“Renzi fannullone“, attacca Renato Brunetta rispolverando uno dei suoi vecchi cavalli di battaglia.
“Non sono d’accordo, basta attacchi personali“, risponde Silvio Berlusconi.
Accade anche questo in tempi di patto del Nazareno: l’ex ministro della Funzione pubblica e irriducibile sostenitore del Cav si scaglia contro il presidente del Consiglio e il leader di Forza Italia interviene in sua difesa.
Pacta sunt servanda recita l’antico adagio latino, così si invertono i fattori, si superano gli steccati dettati dalle appartenenze politiche nel nome del bene supremo, ovvero la stabilità  dell’accordo sul cammino delle riforme raggiunto il 18 gennaio 2014 tra il segretario del Partito Democratico e il leader di Forza Italia.
Che pur di rispettare l’accordo sceglie di sacrificare, anche soltanto sul piano della dialettica politica, uno dei suoi uomini più fedeli.
Cos’è accaduto?
“Leggo un’ultima agenzia con dichiarazioni dell’onorevole Brunetta che, a suo dire, io condividerei. E’ esattamente il contrario. Non sono d’accordo sui giudizi espressi da Brunetta e neppure sulla sua abitudine di attaccare personalmente gli avversari politici. Chiedo a Brunetta di cambiare atteggiamento”, si legge nella nota firmata da Berlusconi.
A scatenare le ire del leader di Forza Italia era stato il capogruppo alla Camera del suo stesso partito, reo di aver dato del “fannullone” al premier Matteo Renzi che ha deciso di “aspettare il 20 di febbraio per fare i decreti legge fiscali che tutti gli italiani aspettano, perchè stanno morendo di tasse”.
Il presidente dei deputati azzurri, intervistato dal Gr1 su Radio Rai, ha sottolineato poi che Renzi “blocca nel contempo il Parlamento per fare due riforme che io considero del tutto inutili, che comunque entreranno in vigore nel 2016 o nel 2018″.
E ha ricordato che il presidente del Consiglio “non è il padrone del Parlamento. Non lo è nemmeno della sua maggioranza, che ha molti problemi. Renzi faccia il leader, se ne è capace”.
Ma a scatenare l’ira dell’ex Cavaliere è stata la risposta alla domanda se Berlusconi, secondo Brunetta, fosse d’accordo con queste sue tesi.
“Assolutamente sì”, ha replicato lo sventurato. Evidentemente però la ricerca di un accordo sul prossimo inquilino del Quirinale suggerisce di evitare frizioni con il segretario del Pd.
E quegli “attacchi personali” che, pure, in passato Berlusconi non ha certo lesinato.
Di qui la decisione di bacchettare pubblicamente l’ex ministro.
“Per antica consuetudine tutte le mie analisi e le mie dichiarazioni sono sempre state concordate con il presidente Berlusconi, anche quando Berlusconi cambiava parere”.
Così Brunetta risponde alla nota del Cav che lo “riprendeva” e aggiunge di non aver fatto nessun attacco ma di aver risposto solo “a una battuta inconsistente di Renzi”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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“RIFORMA ENTRO PASQUA O SALTA TUTTO”: ITALICUM, AUT AUT DI BRUNETTA A RENZI

Aprile 7th, 2014 Riccardo Fucile

“SE RENZI NON HA I NUMERI NE TRAGGA LE CONSEGUENZE”… E LA BOSCHI REPLICA: “NON C’E’ IL TEMPO, MANCANO SOLO 10 GIORNI”

L’ultimatum è chiaro: «Il presidente del Consiglio mantenga gli impegni sull’Italicum prima di Pasqua e per noi si potrà  andare avanti. Se invece non è in grado il patto salta e Renzi ne dovrà  trarre le conseguenze su tutta la sua presenza di governo».
Renato Brunetta è, a dir poco, categorico.
E pare rivolgersi non solo al premier e al Pd ma anche ad una parte della stessa Forza Italia, partito in cui falchi e colombe si scontrano quotidianamente in attesa che si conosca il destino personale di Silvio Berlusconi.
Ma subito è arrivata la replica di Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme, secondo cui l’ipotesi di approvare la legge elettorale entro Pasqua «è un’idea di Brunetta». L’esponente del Pd ricorda infatti che «il testo deve essere ancora esaminato in commissione in Senato e mancano solo 10 giorni a Pasqua».
Il capogruppo alla Camera, capofila dei primi, riprende le polemiche che ieri hanno visto il ministro per le riforme Boschi mettere in guardia: si va avanti con chi ci sta, tanto FI non è determinante.
«Se Renzi pensa di avere un rapporto leonino con i suoi contraenti, come siamo noi, si sbaglia e di grosso – ribatte oggi Brunetta – Non siamo mica D’Alema noi. Se non ha i numeri al Senato è inutile millantare».
Valga o meno il richiamo allo sfortunato precedente della Bicamerale, è certo che fin dalla mattina i renziani alla guida del Partito Democratico mettono le mani avanti, consci che da parte dei berlusconiani intransigenti si intende dare battaglia.
«Sulle riforme Renzi non farà  la fine di d’Alema e della Bicamerale», pronostica , per l’appunto, Matteo Richetti.
«Quando Berlusconi e Forza Italia hanno preso un impegno davanti al Paese, sapevano bene quali fossero i destini giudiziari del loro leader», rintuzza Dario Nardella ricordando anche l’altra faccia del malessere forzitalista.
Il fatto che, fra appena tre giorni, un tribunale deciderà  se il cittadino Berlusconi Silvio andrà  ai servizi sociali o agli arresti domiciliari. Con tutte le conseguenza del caso.
Matteo Renzi ostenta indifferenza e si concentra sull’imminente Def, il documento che dovrebbe dare forma e concretezza alle promesse di queste settimane.
Oggi ha ricevuto a Palazzo Chigi Carlo Cottarelli, il responsabile della spending review. L’uomo dei tagli alla spesa pubblica, insomma.
Oggi pomeriggio toccherà  al ministro dell’economia, Padoan.

(da “La Stampa“)

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BRUNETTA LANCIA IL DUDU ACT: CACCIA AL VOTO ANIMALISTA

Aprile 2nd, 2014 Riccardo Fucile

I DEPUTATI DI FORZA ITALIA PENSAVANO A UNO SCHERZO QUANDO HANNO RICEVUTO LA MAIL DI BRUNETTA

Quando la mail proveniente dall’indirizzo del “gruppo Forza Italia-Pdl” alla Camera è arrivata a tutti i parlamentari azzurri in molti hanno pensato a uno scherzo.
Vista la data in cui è stata spedita: 1° aprile, tra le 19 e le 20. E soprattutto visto l’oggetto: “Per un Dudù act”.
Tanto che, per fugare ogni dubbio, Renato Brunetta ha pubblicato tutto il materiale sul sito della sua fondazione www.freefaudation.com.
Una valanga di slide per indottrinare i parlamentari sulla svolta animalista del partitone azzurro in vista delle europee. Con l’obiettivo di intercettare i voti animalisti.
Ben quarantadue pagine per spiegare cosa preveda il modello anglosassone, il modello americano, la normativa comunitaria, per fornire elementi sull’arretratezza del nostro paese.
E, gran finale, le parole d’ordine per un welfare a quattro zampe.
Le pagine sono firmare non da Silvio Berlusconi ma dalla zampetta di Dudù.
Suggestiva la premessa di Brunetta (o di Dudù) tesa a sensibilizzare i parlamentari azzurri, avvezzi come si sa, alla prosa più che alla poesia.
Eccola, in perfetto stile da partito dell’amore: “Gli animali domestici ci riempiono di affetto, ma non sempre sono ricambiati”.
E ancora: “Oltre alla compagnia e al conseguente benessere, specie in termini di umore, determinato dalla presenza di un animale in casa, soprattutto per le persone sole e anziane, significativo il caso della pet therapy, in cui la presenza di un animale agevola la partecipazione attiva dei pazienti alle cure mediche”.
Dunque, amare gli animali è giusto, fa bene.
E a questo punto, sostiene Dudù con piglio riformista, bisogna passare dalle parole ai fatti. Consapevole che l’interesse sulle questioni si misura dai capitoli di spesa, ecco la proposta di un “vero e proprio modello di welfare animale” “che non abbia, però, costi per lo Stato e in cui le risorse necessarie al finanziamento delle iniziative a favore degli animali siano reperite all’interno dello stesso settore tanto da un punto di vista pubblico (es. multe per chi non rispetta gli animali) quanto da un punto di vista privato (es. attraverso la stipula di polizza assicurative) partendo dal presupposto che l’amore incondizionato non ha prezzo”, slogan che evoca quello (del padrone di Dudù) sull’amore che trionfa sempre sull’invidia e sull’odio.
L’iniziativa, che secondo i sondaggisti è tutt’altro che banale sul fronte della caccia al voto animalista, si è prestata all’ironie di più di un parlamentare di Forza Italia.
Nel repertorio delle battute si va dal “ci chiameremo partito cinque stalle” all’“ormai, con Berlusconi interdetto, siamo nelle mani di Dudù.
Un dato di cronaca: nessuno ha sollevato obiezioni sul welfare animale del barboncino più famoso d’Italia.
Sul welfare dei proprietari degli animali, ovvero sul tema del mercato del lavoro e dintorni invece, Forza Italia appare più incerta.
Prima ha aperto al provvedimento Poletti, poi ha chiuso, ora attende. Chissà .
Il Dudù act invece è pronto, diffuso nell’unanimità  del disinteresse dei parlamentari.

(da “Huffingtonpost“)

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FORZA ITALIA TENDE LA MANO A RENZI: “INSIEME CONTRO LA POLITICA DELL’AUSTERITA'”

Marzo 17th, 2014 Riccardo Fucile

BRUNETTA: “E’ NECESSARIA UNA MAGGIORANZA PIU’ AMPIA”

Sul «Mattinale» del gruppo Forza Italia della Camera, da qualche giorno è comparsa una riflessione che apre scenari suggestivi. «Non si giochi ai due forni, non credano Renzi e il suo staff di coordinare due maggioranze confliggenti a lungo, lucrando sulla rendita di questa anomalia. Non si fa. Pensiamo a soluzioni».
Già , quali soluzioni? Non avevano detto che la collaborazione doveva limitarsi alle riforme istituzionali ed elettorale? Berlusconi ritorna alle larghe intese?
Renato Brunetta, che del «Mattinale» è l’ispiratore, spiega che «alla lunga le due maggioranze non reggono: o diventa una o si spacca tutto».
Il presidente dei deputati azzurri è esplicito: si dovrebbe andare verso «una sola maggioranza quando c’è idem sentire per le riforme istituzionali e l’azione di governo: distinguerle è una pia illusione». Più chiaro di cosi…
Brunetta va oltre proprio sul piano dell’azione del governo. L’idem sentire, appunto, sulla diminuzione della pressione fiscale e sulle nuove regole del mercato del lavoro.
Ma il punto nevralgico su cui insiste il capogruppo di Fi è il confronto europeo.
Brunetta, che non parla a titolo personale, è interessato alle grandi scelte che Renzi dovrà  compiere per mettere la parola fine alla politica dell’austerità .
«Queste svolte – precisa Brunetta – non si fanno con piccole maggioranze come quella che oggi sostiene Renzi.
Ci vuole tutto il Paese dietro e non si può pensare che una svolta del genere possa essere fatta con obiettivi di tipo elettorale.
Ti pare che la Merkel ti lasci sfondare il 3% perchè tu devi fare bella figura alle Europee? O che tutta la comunità  politica ti consenta di fare un’operazione di questo tipo a solo tuo vantaggio». Secondo Brunetta dietro il premier ci deve essere «la grande forza del sistema Paese che si presenta unito in Europa».
Unica maggioranza: come rispetto all’attuale e alla composizione del governo? Ancora non c’è una risposta.
L’importante è porre il problema politico: la necessità  di stringere un patto come è stato fatto con le riforme istituzionali.
Dice sempre Brunetta: «Del resto anche le questioni europee, la riforma del fisco, l’attacco al debito pubblico e il taglio della spesa improduttiva fanno parte di una grande riforma istituzionale. Come fai a farla senza il consenso del Paese?».
I tempi per scrivere questo patto ci sarebbero. Brunetta fa presente l’agenda europea e ricorda che entro aprile bisogna presentare il Def, i piani nazionali delle riforme, il programma di stabilità .
L’Europa li analizzerà  a maggio e li approva nel consiglio di giugno. «L’Italia potrebbe presentare un pacchetto unitario e una strategia concordata tra le maggiori forze politiche. Altrimenti non c’è alcuna speranza che Italia possa avere successo. Un dibattito divisivo renderebbe il nostro Paese molto fragile nel momento in cui chiediamo deroghe in Europa».
Fin qui Brunetta, che di tutto questo avrebbe parlato con Berlusconi.
Il quale teme il risultato elettorale delle Europee e vorrebbe mettere il cappello sull’azione di governo.
Per la verità  la sua maggiore preoccupazione è personale. Dietro l’angolo c’è il 10 aprile: il Tribunale di sorveglianza di Milano dovrà  decidere se metterlo agli arresti domiciliari o riconcedergli i servizi sociali. Una data spartiacque.
In gioco c’è la libertà  personale di un ex premier e del leader di una parte importante dell’opposizione che sta collaborando alle riforme istituzionali e alla legge elettorale.
La libertà  del leader di un partito che al voto europeo del 25 maggio farà  di tutto per non farsi prosciugare i consensi da Grillo e da Alfano.
Ma il Cavaliere si guarda soprattutto da Renzi.
E’ l’amico Matteo il più insidioso con quelle «ricette liberali» che Alfano cerca di intestarsi per portare l’asticella di Ncd sopra la soglia del 4%.
Fi non dà  molto peso a Ncd. Altra cosa è il Pd a trazione Renzi.
Verdini considera Matteo «pericolosissimo»: «Lui è vent’anni avanti alla sinistra e parla direttamente ai nostri elettori».

Amedeo La Mattina
(da “La Stampa”)

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FORZA ITALIA, BERLUSCONI VUOLE FACCE NUOVE, SOLO BRUNETTA RESISTE ALLA RIVOLUZIONE PERCHE’ “E’ VENDICATIVO”

Dicembre 27th, 2013 Riccardo Fucile

IL CAVALIERE HA SCELTO I TRE VICE: IL DIRETTORE DEL TG4 TOTI, IL VICE PRESIDENTE UE TAJANI E UNA TRA BERNINI, CARFAGNA E GELMINI… LA PRESTIGIACOMO NON RIESCE A PRENDERE IL POSTO DI BRUNETTA

Avere un brutto carattere talvolta serve. Ne è la prova vivente Renato Brunetta, che deve proprio ringraziare il suo carattere collerico e molto vendicativo (come dicono in parecchi nell’ex Pdl) se il suo posto da capogruppo alla Camera sopravviverà  alla “tempesta perfetta” che si abbatterà  su Forza Italia appena consumata l’ultima festività  natalizia.
Il Cavaliere non vuole perdere tempo. Convinto ancora che Matteo Renzi stia giocando nelle file della squadra (numerosa) che vuole andare alle urne il 25 maggio, in un mega election day con le Europee, punta al pieno rinnovamento del quadro dirigente del partito in tempi brevissimi. La parola d’ordine è “facce nuove, che piacciono alla gente”.
Addio alle vecchie cariatidi, troppo legate al passato (perdente) che è stato del Pdl.
A parte Brunetta. Già .
Perchè nelle ore immediatamente successive alla bocciatura, da parte di Napolitano, del decreto “salva Roma”, ad Arcore veniva firmato un altro “decreto reale“, ribattezzato dai maligni il “salva Brunetta”, dopo che il capogruppo alla Camera aveva minacciato fuoco, fiamme, fulmini e saette in caso di sostituzione della sua augusta figura con una più giovane per la guida dei deputati. Berlusconi aveva pensato a Stefania Prestigiacomo, una donna, bella, di esperienza parlamentare e di governo, volto non nuovo ma senza dubbio più piacevole da guardare di quello di Brunetta.
E per il Cavaliere si sa, l’immagine è tutto. Ma non era solo per questo.
Berlusconi ha speso gran parte dei giorni di vigilia delle feste a cercare di sedare una rivolta dei deputati contro la gestione del gruppo da parte di Brunetta che stava per sfociare in una raccolta di firme per farlo dimettere che avrebbe senza dubbio fatto danni e spaccato il gruppo. A capitanare la rivolta Mara Carfagna, che dei metodi brunettiani ne ha da tempo piene le tasche e che ha più volte riportato lamentazioni pesanti alle orecchie del Cavaliere che, tuttavia, le ha sempre risposto: “Che volete che faccia? Se non lo volete più, sfiduciatelo”.
Ma un conto è dire e l’altro è il fare.
Perchè un’altra che preme per prendere il posto del professore di Venezia è Mariastella Gelmini, oggi sua vice, alla quale — tuttavia — non dispiacerebbe il ruolo di coordinatrice in Lombardia.
Se non addirittura quello di terza tra i nuovi coordinatori del partito. Ormai, d’altra parte, siamo veramente alle strette con le nomine.
In ogni caso, Berlusconi sa che non potrà  fare tabula rasa di tutti i fedelissimi, falchi compresi. Denis Verdini, per dire, manterrà  di fatto – se non di carica–la gestione della macchina del partito. Perchè è vero che l’ex presidente del Consiglio sa che i volti “nuovi, della società  civile” che potrebbero entrare in Forza Italia sono “spaventati” dagli estremismi e vanno “rassicurati”. Ma sa anche che al partito serve tutto, e bisognerà  trovare “la giusta quadra”. E Verdini è colui a cui sono stati demandati, nel tempo, fin troppi affari “sporchi” per potergli dare un semplice benservito con relativo ringraziamento di facciata.
Eppure bisogna anche svecchiare: “Ci serve gente autorevole, capace in ogni ruolo”. Gente “fidata” e non destabilizzante per un elettorato che comunque resta quello moderato e che non si può sballottare a ogni pie’ spinto, con una linea troppo di destra e aggressiva che non paga. Conscio che gli amati sondaggi registrano un piccolo, ma pericoloso — perchè tendenzialmente graduale — arretramento, il Cavaliere nominerà  a giorni tre vice presidenti “dialoganti” e sostanzialmente dal volto moderato, con specifiche e distinte funzioni: uno per l’Italia, uno per l’Europa e i rapporti internazionali e uno per i rapporti con il Parlamento.
Due nomi su tre, a quanto sembra, sarebbero pressochè decisi, almeno nelle intenzioni del Cavaliere: Giovanni Toti, direttore di Tg4 e Studio Aperto e ad oggi luce degli occhi di Berlusconi, come responsabile del partito “per l’Italia”.
Antonio Tajani, commissario europeo, vice presidente della Commissione e del Ppe, fondatore di Forza Italia delle origini nonchè in ottimi rapporti con Alfano, che guarderebbe con molto favore alla sua nomina in vista di un riavvicinamento agli ex colleghi, diventerebbe il vice presidente per l’Europa, con l’incarico di mantenere i rapporti internazionali, ora pregiudicati. Infine, per la terza carica si pensa a una donna anche se in questo caso (vista l’acquolina in bocca manifestata dalla Gelmini) nulla è deciso: Anna Maria Bernini forse, con esperienza parlamentare, o anche la Carfagna, ma la scelta non sarebbe ancora fatta.
Pare che su quell’ultima poltrona ci voglia mettere bocca Francesca Pascale, ma si vedrà . Intanto, nella latitanza del potere, Brunetta continua a dettare la linea.
Attraverso il Mattinale, foglio sempre più gradito al Cavaliere. Ieri, la nota politica vergata dal capogruppo rappresentava gli italiani come un popolo “in balia di una brigata dell’Ultimo treno per Yuma” con alla guida un Letta ormai “impotente”, anzi, “un fuscello impotente dinanzi a questa razzia da panico, lui stesso orfanello di un partito che non c’è più, in attesa disperata di essere adottato da un partito che non c’è ancora.
Chi ci rimette è l’Italia”. Per questo serve “responsabilità ”, quella che starebbe dimostrando Renzi sostenendo che “occorre fare presto e bene una legge elettorale ‘con chi ci sta’; presto: vuol dire subito.
Bene: vuol dire maggioritaria, a turno unico. Chi ci sta: Forza Italia c’è, Berlusconi di più”, conclude Il Mattinale.
E Brunetta più che mai.

Sara Nicoli
(da “il Fatto Quotidiano“)

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FORZA ITALIA: RIVOLTA CONTRO BRUNETTA, BERLUSCONI PENSA A UN TRIUMVIRATO

Dicembre 24th, 2013 Riccardo Fucile

IN POLE POSITION TOTI, CARFAGNA E TAJANI, QUEST’ULTIMO PER I LEGAMI EUROPEI CON IL PPE E LA CORTE DI STRASBURGO

Impegnato ad Arcore con i suoi avvocati, Silvio Berlusconi ha rimandato per l’ennesima volta le attese nomine del vertice e dei coordinatori di Forza Italia, in un gioco di rinvii estenuante che sta facendo saltare i nervi a tutti i “lealisti” che l’hanno sostenuto contro Angelino Alfano.
La novità  dell’ultim’ora sarebbe quella di affidare il partito a un triunvirato con dentro – oltre al giornalista Giovanni Toti e a una donna (si parla di Mara Carfagna) – il vicepresidente della commissione europea, Antonio Tajani.
Un colpo ad effetto, per riconquistare credibilità  nella famiglia del Ppe e tenere aperto un canale di comunicazione con i moderati del nuovo centrodestra.
Ma soprattutto, vista l’importanza dei legami europei di Tajani, per sperare di influenzare positivamente la corte di Strasburgo chiamata a decidere sul ricorso contro la legge Severino.
Sotto la pelle di Forza Italia sta però montando un altro caso, questo sì deflagrante: nel gruppo della Camera il disagio dell’area “lealista” nei confronti del capogruppo Renato Brunetta ha superato i livelli di guardia.
Nei prossimi giorni questa frustrazione potrebbe sfociare in una raccolta di firme contro l’economista, a cui viene imputata una gestione troppo solitaria e accentratrice del gruppo. Ma c’è dell’altro.
Gli avversari di Brunetta hanno iniziato a mettere in giro la voce che il professore starebbe pensando a un progetto clamoroso, quello di farsi candidare premier di Forza Italia. «Si sta accordando con i renziani sulla legge elettorale – confida un “lealista” di spicco – pur di andare alle elezioni a maggio. In questo modo, visto che Berlusconi non può candidarsi, spera di essere lui il nostro portabandiera ».
Brunetta è una macchina da guerra. Riunisce il suo staff alle sette del mattino, poi alle nove allarga la riunione agli altri deputati.
Ha trasformato il vecchio “Mattinale”, la rassegna stampa del gruppo, in un formidabile strumento di propaganda.
Insomma, sembra davvero in corsa e questo, naturalmente, alimenta sospetti e risentimenti. Malumori non certo mitigati dal proverbiale caratteraccio del personaggio.
Ma il Cavaliere, terminale ultimo delle lamentele dei deputati contro il capogruppo, non se la sente di sostituirlo in questo momento.
A meno che davvero la rivolta non venga allo scoperto con una raccolta di firme.
Il piano di riserva sarebbe quello di candidare Brunetta alle europee, per poi procedere a una sostituzione morbida che non sembri una rimozione d’ufficio.
Tra le tante grane aperte, ieri per Berlusconi è arrivata intanto una buona notizia.
La procura di Roma ha infatti chiesto l’archiviazione del procedimento aperto nei sui confronti per il reato di voto di scambio.
L’iniziativa è del pm Roberto Felici, chiamato a vagliare le denunce presentate in varie città  italiane (tra gli esposti anche quello di Gianfranco Mascia, già  candidato con Rivoluzione Civile) per la famosa lettera con la promessa sul rimborso Imu 2012 spedita agli italiani nell’ultima campagna elettorale.
Per la procura si trattava soltanto di propaganda elettorale.

Francesco Bei
(da “La Repubblica”)

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BRUNETTA “SFRATTA” ALFANO: FUORI DAGLI UFFICI DELLA CAMERA GLI SCISSIONISTI

Novembre 22nd, 2013 Riccardo Fucile

LE STANZE DELL’EX TESORIERE SONO STATE OCCUPATE DAI FORZAITALIOTI E LE TRUPPE ALFANIANE NON POSSONO ENTRARE

Il nuovo soggetto politico si organizza e muove i primi passi dopo il divorzio dagli ex colleghi Pdl passati a Forza Italia, ma intanto i deputati di Nuovo centrodestra si ritrovano in Parlamento senza una collocazione in Aula, una struttura del gruppo e nemmeno un ufficio.
Giovedì mattina la sorpresa per Maurizio Bernardo, ex tesoriere del gruppo Pdl a Montecitorio.
Al suo arrivo nelle stanze occupate in questo primo scorcio di legislatura, si è visto negare l’accesso: a Bernardo è stata mostrata una lettera firmata dal presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta che spiega che quegli uffici sono ormai destinati soltanto ai forzisti.
Grande l’amarezza tra i deputati della nuova formazione politica.
«Forza Italia si conferma partito della rabbia», scuote la testa un deputato, che però aggiunge di aver ricevuto la solidarietà  per quanto sta accadendo al gruppo anche da alcuni colleghi rimasti nel partito di Berlusconi.
Ad ogni modo, la condizione di «apolidi» dovrebbe durare ancora per poco: la prossima settimana ai deputati di Nuovo centrodestra (che sono 29, circa un terzo del vecchio Pdl) dovrebbero essere assegnati i nuovi uffici e anche una collocazione in Aula, nel secondo settore, con Forza Italia alla loro destra e i Cinque Stelle alla loro sinistra.

(da “il Corriere della Sera”)

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BRUNETTA FA IL GUERRIGLIERO AD ALZO ZERO: “VIA LA BINDI O SCATENO L’INFERNO”

Ottobre 24th, 2013 Riccardo Fucile

MA MIGLIAIA DI PRECARI ALL’INFERNO CI MANDERANNO LUI

Una giornata di fibrillazioni per il governo e la maggioranza, all’indomani del rinvio a giudizio di Berlusconi nel processo di Napoli.
A fare la voce grossa – per conto del Pdl – è il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. All’attacco su tutto: decreto pubblica amministrazione ed elezione di Rosy Bindi all’Antimafia.
Fino al punto di promettere la “guerriglia” in Parlamento.
Sullo sfondo, una nuova resa di conti nel Pdl: è stato fissato per domani, alle 17, l’ufficio di presidenza del partito. In mattinata, invece,   un vertice del partito con Alfano sulla legge di stabilità .
Tutto parte dal decreto sulla pubblica amministrazione. Il caso si è aperto in conferenza dei capigruppo, quando Brunetta ha sostenuto la possibilità  di non convertire il provvedimento.
L’ex ministro l’ha contestato apertamente, in particolare per la parte che riguarda la stabilizzazione dei precari. Brunetta – che su questo punto è entrato in aperto conflitto con la Cgil – ha sostenuto che “ci sono norme nel decreto che contrastano con la legge di stabilità “. E ha concluso: “Se un decreto non viene convertito, non è un problema. Non è la prima volta che accade”.
Gli altri partiti di maggioranza hanno sottolineato che il provvedimento interessa 10 mila persone. Insistenze che però si sono rivelate inutili. La posizione del Pdl entra in rotta di collisione anche con i tentativi di trovare un’intesa tra le altre forze politiche. Alla fine il consiglio dei ministri ha autorizzato la fiducia sul decreto pubblica amministrazione. Ma riservandosi di non utilizzarla.
Nel corso di una successiva riunione tra i gruppi parlamentari, infatti, il governo ha dato il via libera ad alcune modifiche in grado di scongiurare l’ostruzionismo da parte dei cinque stelle. Il capogruppo m5s Alessio Villarosa ha spiegato che se si troverà  un accordo su 12 emendamenti presentati dai grillini (ne mancano 2 da accogliere), i deputati interromperanno l’ostruzionismo in aula.
Ma il problema, è evidente, è di natura politica. E l’offensiva di Brunetta va ben oltre il decreto sulla pubblica amministrazione.
Tanto che il capogruppo Pdl è tornato a minacciare: “Se Rosy Bindi non si dimetterà  da presidente dell’Antimafia il Pdl è pronto alla ‘guerriglia’ in Parlamento”, ha detto. “Non parteciperemo alle attività  dell’Antimafia”, ha detto ai cronisti.
E sugli altri provvedimenti?, gli è stato chiesto. “Gli strappi hanno dei costi…”, ha risposto.
Insomma, all’indomani del nuovo processo per Berlusconi – sulla compravendita dei parlamentari – il Pdl sembra agitato da nuovi venti di guerra, nonostante le rassicurazioni di Alfano.

(da “il Fatto Quotidiano“)

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