Giugno 30th, 2015 Riccardo Fucile
“A DESTRA PENSINO PIUTTOSTO A COME HANNO RIDOTTO ROMA”
«I tentativi di ricostruire la destra? Mi paiono tanto il raduno dei “sempre in gamba”, come nella
canzone di Paolo Conte, “Per ogni cinquantennio”».
Così, Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, bolla i «lavori in corso» nel cantiere post-An.
«Su questo argomento sono mosso da diversi sentimenti, anche con un po’ di tenerezza», dice, in ricordo della sua militanza nel Movimento Sociale Italiano.
Quindi che fare?
«Ci sono solo due persone da cui bisognerebbe ripartire: Francesco Storace e Giorgia Meloni. Lui è stato un buon governatore, un bravo ministro ed è uscito indenne da tutte le traversie giudiziarie. Lei ha qualità , sia politiche che da leader. Al di là di questo, si rischia solo di perdere tempo. La destra deve, innanzitutto, fare un esame di coscienza, soprattutto per quanto è accaduto a Roma».
Nello specifico?
«La Capitale poteva e doveva essere un laboratorio politico. È finita in una specie di tragicommedia. Alemanno mi ha persino querelato, perchè in un articolo, ricordando un celebre manifesto del Msi con la foto di Almirante e lo slogan “noi possiamo guardarti negli occhi”, avevo scritto che dopo la sua gestione di Roma la destra non può più guardare negli occhi nessuno. Il capolavoro di Alemanno è stato aver consegnato la città a Ignazio Marino».
A parte Roma, però, c’è un ventennio di storia della destra, quello della seconda Repubblica.
«L’unica destra seria che l’Italia ha avuto è quella del Movimento Sociale. Vogliamo parlare del ventennio berlusconiano? Bene. Lì la destra doveva essere il lievito in grado di conferire sostanza culturale a quella coalizione. Invece è stato tutto imbarazzante. Penso alla gestione della Rai, o al mancato riscatto sociale del Sud. Dunque sarebbe opportuna, per coerenza, una ricognizione politico-morale di quell’esperienza. Perchè la distruzione a cui è stata sottoposta la destra in quegli anni è stata al di là di quanto potessero immaginare persino i partigiani del triangolo rosso».
Quando si parla della Seconda Repubblica, non si può non ricordare Gianfranco Fini…
«Se non altro, in questo momento ha il cauto pudore di non farsi avanti. Ha provato a fare delle operazioni, ogni tanto va in Tv, scrive alcuni articoli. Ho letto nelle cronache che ha cercato di mettere un piedino nella Fondazione An. Ma nulla di più. Il suo è stato un fallimento conclamato, un caso tragico».
Si riferisce alla storia della casa di Montecarlo?
«Sì, una vicenda tristissima. Quando ero ragazzo, e militavo nel Msi, mi impressionava vedere dei braccianti, dei disoccupati pronti a dare 100 lire per finanziare il partito. Come fai a spiegare l’appartamento di Montecarlo, quando hai questo tipo di storia?»
Ha nominato la Fondazione An. A ottobre un’assemblea soci ne deciderà il destino.
«Voglio diventare socio. O io o uno dei miei figli. Ne parlo spesso con il mio amico Salvatore Sottile».
Per fare cosa?
«Per vigilare. Voglio controllare. Lì c’è un pezzo del mio sangue, della mia storia familiare. Siccome la Fondazione ha un solido patrimonio, sia materiale che spirituale, voglio vedere come va a finire. Sai come dice un vecchio detto? Bisogna stare attenti a un idealista, perchè alla fine è un idea-lista, cioè uno che pensa solo alla propria candidatura».
(da “il Tempo”)
Commento del ns. direttore
Concordo sul fatto che, dopo il Msi, nessuna altra destra seria ha avuto cittadinanza in Italia.
Ma ritengo che Buttafuoco avrebbe potuto anche ricordare la responsabilità di tanti intellettuali di area (lui compreso) che, anzichè porsi all’avanguardia del rinnovamento, hanno preferito tacere in tempi in cui la destra governava con gli stessi uomini che oggi magari lui salva o condanna.
Chi è entrato in Parlamento, chi in Rai, chi alle comparsate in Tv e in qualche casa editrice non più di nicchia.
Troppi silenzi per troppi anni per essere oggi credibili.
Ripartire da chi ancor oggi si abbevera ad Arcore o in via Bellerio, oltre a essere in contraddizione con “l’unica destra seria”, è in palese contraddizione con il suo stesso dire.
E’ questa destra bolsa e reazionaria che va rottamata, magari a cominciare dai suoi presunti intellettuali imborghesiti e troppo a lungo silenti.
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Giugno 19th, 2015 Riccardo Fucile
SONO 5,5 MILIONI GLI ELETTORI DI DESTRA CHE NON VOTANO E ASPETTANO UN PARTITO DECENTE… GIA’ IN PARTENZA AVREBBE IL 20% DI CONSENSI…E BEN 18 MILIONI DI ITALIANI (IL 60% DEGLI ELETTORI) SI DEFINISCONO NON COLLOCABILI
Ne abbiamo già parlato, torniamo in argomento alla luce dei nuovi dati di Barometro Politico di
giugno dell’Istituto Demopolis che confermano i mutamenti in seno all’area di Centro Destra.
Attualmente sono 9,5 milioni gli italiani che voterebbero i quattri partiti di area centrodestra, con queste percentuali: Lega 16% (4,3 mlioni di elettori), Forza Italia 11% ( 3 mlioni di elettori) Fdi 3,8% ( 1,1 milioni di elettori) Area popolare 3,5% (1 milione di elettori).
Per un totale di circa il 34%, quindi forza minoritaria.
La nota rilevante è che esistono 15 milioni di italiani che si collocano politicamente in questa area di centrodestra, il che vuol dire che 5,5 milioni di loro piuttosto che votare uno di questi quattro partiti se ne sta a casa.
Sono il maggiore partito di destra potenziale, in caso di elezioni prenderebbe senza colpo ferire il 20% dei voti.
Senza contare che un nuovo partito di destra “credibile” potrebbe aggregare consensi anche tra coloro che, turandosi il naso, oggi votano per quelli attuali.
Ma non basta.
Sono ben 18 milioni gli italiani che non si collocano da nessuna parte e sono pertanto recettivi potenzialmente a votare un “partito nuovo” e a cambiare quindi orientamento politico.
Un potenziale elettorale enorme del 60% che può decidere in qualsiasi momento vincitori e vinti, in base alla credibilità dei rispettivi programmi.
Ecco perchè ci fa sorridere chi oggi a destra (come a sinistra peraltro) si affanna per salire sul carro del presunto vincitore di turno, invece che costruire la “destra che non c’è”.
Quella che spazzerà via i quattro cazzari che oggi pensano di decidere le sorti del Paese e di spartirsi un’area che è molto più intelligente di loro.
Infatti li schifa e non li vota.
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
RENZI PAGA SCANDALI, PROMESSE MANCATE E RIFORMA DELLA SCUOLA… A DESTRA VINCONO LA COPPA DEL NONNO CON UNA SQUADRA DI BOLLITI… E FANNO FESTA, SENZA CAPIRE CHE SONO COME I TACCHINI A NATALE
Se si esaminano i risultati delle ultime elezioni regionali, con il corollario degli esiti delle comunali di ieri, emerge un primo dato: non esiste omogeneità , ma solo qualche piccola tendenza.
Oggi chi nel centrodestra esulta per i successi a Venezia ed Arezzo dovrebbe piangere per aver perso Mantova e Lecco.
Chi nel centrosinistra ha festeggiato la vittoria in Campania, si lagna della sconfitta in Liguria.
Chi come la Lega ha raggiunto alle regionali il 16% ha però preso una sonora batosta al Sud.
I Cinquestelle hanno conquistato tre cittadine su circa ottanta, non certo un gran risultato.
Pro e contro, insomma. con un unico dato rilevante: il calo dei votanti e il relativo cedimento del Pd renziano.
In pratica una forma di disobbedienza civile: l’elettore di sinistra non va votare per protesta.
Anche perchè il Pd di Renzi di sinistra ha poco e nulla e non si comprende perchè uno di sinistra dovrebbe votarlo.
Come rilevato da Diamanti nella sua ultima ricerca, tutti perdono milionate di voti, anche a destra, dove ormai sono oltre 5 milioni gli elettori di destra che non vanno a votare per l’attuale offerta politica di destra (o presunta tale).
Ormai non vince chi va avanti, ma chi non va troppo indietro.
E Renzi è riuscito ad allontare più elettori di quanti vi siano riusciti Berlusconi e Salvini.
Fa sorridere vedere in questi giorni personaggi della “destra zombie” esultare per aver conquistato non la Champion ma al massimo la coppa del nonno.
Pazienza vendersi idee e anima per un posto da assessore, ma un minimo di decoro non guasterebbe.
Anche perchè senza idee non si riconquista il 50% di elettorato di centrodestra scazzato che mai voterebbe per certi figuri da Cayenna.
E senza quelli basta che a sinistra si diano una mossa e qualcuno torni alle urne e addio sogni di gloria e di poltrona.
Salvo che non ci accontenti di qualche seggio in più per il proprio partito, senza l’ambizione di cambiare l’Italia.
E allora potete continuare a gioire e mangiare, rutti compresi.
Buona digestione.
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Maggio 25th, 2015 Riccardo Fucile
AL PRIMO PUNTO LA LOTTA ALLA CORRUZIONE: HANNO CACCIATO 600 IMPRESENTABILI DALLE LISTE
Albert Rivera, 35 anni, è il presidente di Ciudadanos e il nuovo astro nascente della politica spagnola: si rivolge a una «Spagna diversa», quella che ha smesso di dare un assegno in bianco ai ‘partiti della corruzione’.
Laureato in diritto costituzionale, entrato in politica a 27 anni come candidato anti-indipendentista alla presidenza dell’autonomia di Catalogna, a dicembre 2014 il giovane rampante ha lanciato Ciudadanos a livello nazionale.
Le ricerche di opinione lo danno tra il 15-20% delle preferenze a livello nazionale.
Una cifra che lo eleva a possibile alleato di governo per qualsiasi partito che dovesse uscire vincente dalle urne a fine anno.
La prima apparizione di Rivera sulla scena politica è difficile da dimenticare: campeggiava nudo sui manifesti elettorali. «Era la nostra prima campagna», ha spiegato al Guardian, «e per un nuovo partito è molto difficile farsi notare».
L’escamotage funzionò e il partito ottene tre seggi nel parlamento catalano e oggi non ha nessun bisogno di strategie mediatiche per guadagnare i riflettori.
Il leader dei Cittadini dice di ispirarsi a John Fitzgerald Kennedy e di essere pronto a dialogare con i socialisti di Pedro Sanchez.
Il programma ufficiale del partito si rifà alla tradizione del progressismo liberale.
Mette al primo posto le libertà individuali e le coniuga con il rafforzamento dei diritti sociali.
Il suo obiettivo dichiarato è conquistare, difendere e far crescere la classe media spagnola.
«Il problema della Spagna non è il suo prodotto interno lordo, ma lo stato della sua classe media, anche in Arabia Saudita cresce il Pil», ha dichiarato Rivera al Financial Times.
La proposta: reddito minimo, ma Iva più alta sui consumi di base.
A stendere il programma economico del movimento ha chiamato Luis Garcano, stimato professore della London School of Economics e fondatore del blog di economia più seguito della penisola iberica, un Tito Boeri spagnolo.
Le proposte che si leggono sul sito del partito vanno dall’introduzione del reddito minimo per lottare contro i nuovi working poors (i lavoratori che non raggiungono un livello sufficiente di entrate mensili), a misure per attirare o riportare in Spagna le imprese innovative.
Ma non mancano ricette scomode, come la riforma del sistema pensionistico in senso contributivo e la rimodulazione dell’Iva, cioè l’aumento dell’imposta sul consumo dei beni primari e il taglio su quelli culturali.
Sull’immigrazione: distribuzione dei flussi a livello europeo, facilitazione per i ricongiungimenti famigliari, accordi con i Paesi di origine in cambio dell’impegno a togliere dazi commerciali sull’export spagnolo.
E appaiano coerentemente liberali anche le ricette proposte in campo etico ed educativo.
Nella Spagna del centrodestra cattolicissimo, Ciudadanos prevede l’introduzione dell’insegnamento della storia delle religioni e dell’educazione sessuale nelle scuole e la depenalizzazione dell’aborto durante le prime 12 settimane.
E nel capitolo della rigenerazione democratica spunta l’introduzione delle primarie come strumento di selezione dell’intera classe politica.
I liberali iberici propongono un decalogo radicale: fuori dalla politica di tutti gli indagati per reati di corruzione e frode alla Pubblica amministrazione, responsabilità sussidiaria dei partiti nei casi di reati compiuti dai loro membri.
E ancora: divieto di finanziamento dei partiti da parte delle imprese, stretta sui prestiti bancari ai partiti, divieto di donazioni a tutti i dirigenti di enti pubblici, espulsione di funzionari e politici che abbiano mentito sui loro curricula, introduzione di organi di controllo sui candidati e i membri per tutti i partiti e trasparenza sui bilanci.
E infine pene triplicate per i reati di corruzione.
Con il successo di consensi, Ciudadanos si è ritrovato a dover ‘ripulire’ le liste per le Regionali da candidati impresentabili: falangisti di estrema destra e condannati hanno provato a infiltrarsi nel partito della capitale
«Ne abbiamo espulsi circa 600», hanno dichiarato i dirigenti.
(tratto da Lettera 43)
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Maggio 19th, 2015 Riccardo Fucile
POLITICA IN MANO ALLE LOBBIES, ANZIANI COSTRETTI A FRUGARE NEI RIFIUTI
Anche con Renzi nulla è cambiato.
Il paese è sempre in mano alle lobbies, ai gruppi di potere più o meno occulti, alla burocrazia. La politica, arte nobilissima, è gestita dai soliti noti corrotti e incapaci, guardati a vista dalla magistratura e quindi paralizzati.
Alle prossime elezioni amministrative il solito boom di impresentabili nelle liste di tutti i partiti. Che dire poi delle riforme di questo governo. Incomprensibili ai più e lontane dalle reali esigenze della gente.
L’agenda di Renzi è lontanissima da quella degli italiani.
Peraltro uno che è vissuto da sempre nel mondo dorato della politica cosa potrà mai sapere dei nostri problemi quotidiani.
Meglio la riforma della RAI per accontentare qualche amico potente, piuttosto che aggredire il degrado delle città , l’illegalità diffusa e l’insicurezza che da essa ne deriva, il mancato rispetto delle regole, la povertà che attanaglia milioni di italiani, la cronica deficienza di asili nidi e di politiche per la famiglia che presto trasformerà l’Italia in una grande casa di riposo.
E ancora la giustizia lenta e profondamente ingiusta, la sanità malata e diseguale, l’abbandono in cui versano i disabili, l’assenza di meritocrazia che umilia i nostri giovani perlopiù disoccupati e la conseguente fuga dei cervelli, il dissesto idrogeologico che porta ancora morte di innocenti.
Ma la cosa che mi fa più male, è vedere i nostri nonni, che hanno fatto grande questo paese, frugare negli scarti, al mercato, alla ricerca di una mela non completamente marcia.
Ma vedrete, con la riforma del Senato e la nuova legge elettorale si aggiusterà tutto.
Giuseppe Melpignano
(coordinatore Altra Destra Puglia)
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Maggio 17th, 2015 Riccardo Fucile
TRA RINNEGARE LA PROPRIA STORIA E CALPESTARE LA COERENZA… LA DESTRA VA RICOSTRUITA SU BASI ETICHE E COMPORTAMENTALI
Non è trascorso così tanto tempo da quando la Poli Bortone, dopo aver sostenuto e sviluppato – insieme a Storace e ad altre figure storiche della destra che fu – il “movimento per Alleanza Nazionale”, e dopo aver variamente attaccato la stessa Meloni, decise di abbandonare l’ennesimo tentativo velleitario per aderire a Fratelli d’Italia.
Non è passato così tanto tempo da quando la Senatrice, nel cercare di giustificare l’ennesima piroette, assunse che l’avrebbe fatto perchè sarebbe stato suo dovere “dare testimonianza”.
Cosa volesse testimoniare non s’e’ capito, però…
Fratelli d’Italia non ha nulla a che vedere con quella Destra Repubblicana, moderna ed Europeista di cui c’e’ bisogno, e la stessa senatrice non ha nulla di quella risolutezza concettuale e valoriale che dovrebbe essere quid indiscusso di chi si professa di destra.
Non è possibile che ci si conceda alle lusinghe berlusconiane per candidarsi a Governatore della Puglia voltando le spalle a quello stesso progetto politico a cui aveva contribuito – mettendosi addirittura in prima fila per farsi notare ad ogni costo e per sentire subito i “primi applausi” – per spaccare il centrodestra in due e consegnarlo all’annesima sconfitta.
Non è possibile sviscerare emozioni a frotte e finanche lacrime di gioia per poi ritrattare tutto.
Non è possibile “danzare” sul corso della storia per rinnegarla di continuo.
Non è possibile fare certe piroette e calpestare quella coerenza che non dovrebbe mai mancare.
Adoro le persone anziane, le rispetto sinceramente, ma quando fanno cose assurde, no. Al netto della premessa, c’e’ da prendere atto che è possibile fare i “ballerini”, o le “ballerine”, anche dopo i settant’anni: coerenza, zero. Testimonianza e “insegnamento”, pure…
E’ triste doverlo ridire ma quella destra che manca non potrà mai rinascere da e con questi presupposti. Quella destra che “non c’è”, non potrà mai rinascere da chi l’ha continuamente bistrattata e svenduta al miglior offerente.
Comunque sia il “vestito” dell’attuale destra italiana è coperto di tante, troppe “macchie” e di “cuciture” fatte davvero male.
Una continua trazione vetero-missina, storicamente apprezzabile, ma politicamente fuori dai tempi e dalla storia.
Una continua trazione xenofoba e razzista che pone sistematicamente fuori dalla storia le necessità di una società che sia davvero capace di combattere le sifde dei tempi.
La reiterata e continuata abiura della nostra storia e della nostra stessa identità di popolo.
Se in Europa la destra vince è perchè guarda altrove e guarda avanti, cavalcando le necessità dei tempi e della società in continuo divenire.
Se quella destra, in Europa, vince, è perchè ha modelli forti che non ha mai abiurato. Non restaurare e non rinnegare, diceva Almirante. La verità , però, è che i “suoi figli”, non soltanto hanno rinnegato ma hanno addirittura dimenticato.
Le imminenti elezioni regionali segneranno, purtroppo, l’ennesima “caporetto” per la nostra area, e sarà sconfitta forte e devastante.
Ricostruire non sarà facile perchè il problema è soprattutto culturale ed etico, perchè un’azione politica priva di spessore culturale e di etica comportamentale non sarà mai degna del compito che le dovrebbe appartenere.
Difficile immaginare locuzioni di sintesi. Difficile immaginare qualcosa che, nel superare vecchi brocardi, riesca a rimettere in moto la storia.
Per fortuna non spetta “a noi fare la pensata” sul nome e sul sotto-titolo.
Noi possiamo soltanto dire in cosa crediamo, cosa vorremmo che nascesse, cosa sentiamo doveroso portare avanti e per cosa siamo disposti “a batterci”.
E le idee sono tante… Ribelli, “rivoluzionarie” e finanche irriverenti – già perchè “oggi” sostenere finanche le storiche ragioni della legalità e di liste al di sopra di ogni sospetto, rappresenta una cosa parecchio ribelle, rivoluzionaria e irriverente! – perchè se nuovo percorso deve essere che sia vero: dei soliti restyling a cui non crede proprio più nessuno, siamo tutti stanchi.
E allora, rispetto per la destra italiana che fu.
Rispetto per la storia che è stata, ma rispetto soprattutto per “l’oggi” perchè è oggi che bisogna dimostrare di avere il coraggio di perseguire sentieri nuovi anche guardando in modo sempre più convinto alle esperienze d’oltre confine.
Proprio là , dove la destra, non soltanto ha vinto, ma ha fatto addirittura la storia almeno degli ultimi trent’anni…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Maggio 11th, 2015 Riccardo Fucile
INCAPACE DI REALIZZARE UNA “TERZA VIA”, CERTA DESTRA PERDE QUELLA IDENTITA’ E SOVRANITA’ CHE A PAROLE INVOCA… I MAESTRI DI UN TEMPO NON STAREBBERO NE’ CON L’ATTUALE CENTRODESTRA NE’ CON IL CENTROSINISTRA
Il popolo di destra orfano di un leader moderno ormai sembra sempre più frequentare il mercatino dell’usato insicuro e delle patacche autenticate dai falsari immortalati da Totò.
Alle elezioni politiche molti di loro, seguaci dell’uomo solo al comando, avevano persino eretto il monumento a Renzi e alla sua corte dei miracoli.
E pensavamo di aver assistito al peggio.
Ma, fedeli al motto che al peggio non c’è mai un limite, eccoli ora, questi analfabeti della cultura di destra, correre alla corte persino dello sceriffo De Luca e della macchietta Salvini, con tanto di balle di contorno in nome di presunte “identità “, “sovranità ” e altri gadget trovati nei servizi di qualche stazione ferroviaria.
Incapaci di storicizzare il fascismo, elemento innovatore dirompente all’inizio del ‘900 e che, comunque lo si giudichi, ruppe con certa destra latifondista e certa sinistra massimalista, creando nei fatti un terzo polo, sociale, nazionale e popolare, certi reduci di una rivoluzione mai fatta ora amano cullarsi nell’identificazione con il “decisionista” di turno che possa ricordargli passate mascelle volitive.
Per loro, abituati non a creare ma a “seguire”, poco importa che di destra in certi personaggi non ci sia nulla, tanto meno il richiamo a quei valori di unità nazionale, onestà , legalità , socialità e solidarietà che dovrebbe costituire la via maestra di un impegno in politica.
Sanno solo posizionarsi in base a mero opportunismo, dopo aver frequentato troppe parrocchie e avr portato in processione troppe statue di finte icone, pronti ai dovuti inchini di fronte alle case dei boss di turno in cambio di qualche poltrona.
Ai pochi in buona fede varrebbe la pena di ricordare che la “terza via” o la “terza posizione” non sono
mai state quella di accasarsi con la prima o la seconda, ma ricercare e perseguire la propria location.
Ovvio che per farlo occorrono coerenza e sacrifici personali, lucidità di analisi e cultura politica, sensibilità ai mutamenti sociali e carisma personale.
Più facile vivere in subaffitto e vendersi al primo cazzaro che gonfia il petto, ma non è coi bulli di periferia che la destra troverà il terreno su cui erigere il proprio futuro.
C’è una grande fascia di elettori che non vota più proprio perchè non vuole vedersi taglieggiare dal racket dei fintidestri in circolazione.
Sono loro gli interlocutori privilegiati della destra che (per ora) non c’è.
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Maggio 11th, 2015 Riccardo Fucile
INCAPACE DI REALIZZARE UNA “TERZA VIA”, CERTA DESTRA PERDE QUELLA IDENTITA’ E SOVRANITA’ CHE A PAROLE INVOCA… I MAESTRI DI UN TEMPO NON STAREBBERO NE’ CON L’ATTUALE CENTRODESTRA NE’ CON IL CENTROSINISTRA
Il popolo di destra, orfano di un leader moderno, ormai sembra sempre più frequentare il mercatino dell’usato insicuro e delle patacche autenticate dai falsari immortalati da Totò.
Alle elezioni politiche molti di loro, seguaci dell’uomo solo al comando, avevano persino eretto il monumento a Renzi e alla sua corte dei miracoli.
E pensavamo di aver assistito al peggio.
Ma, fedeli al motto che al peggio non c’è mai un limite, eccoli ora, questi analfabeti della cultura di destra, correre alla corte persino dello sceriffo De Luca e della macchietta Salvini, con tanto di balle di contorno in nome di presunte “identità “, “sovranità ” e altri gadget trovati nei pubblici servizi di qualche stazione ferroviaria.
Incapaci di storicizzare il fascismo, elemento innovatore dirompente all’inizio del ‘900 e che, comunque lo si giudichi, ruppe con certa destra latifondista e certa sinistra massimalista, creando nei fatti un terzo polo, sociale, nazionale e popolare, certi reduci di una rivoluzione mai fatta ora amano cullarsi nell’identificazione con il “decisionista” di turno che possa ricordargli passate mascelle volitive.
Per loro, abituati non a creare ma a “seguire”, poco importa che di destra in certi personaggi non vi sia nulla, tanto meno il richiamo a quei valori di unità nazionale, onestà , legalità , socialità e solidarietà che dovrebbe costituire la via maestra di un impegno in politica.
Sanno solo posizionarsi in base a mero opportunismo, dopo aver frequentato troppe parrocchie e aver portato in processione troppe statue di finte icone, pronti ai dovuti inchini di fronte alle case dei boss di turno in cambio di qualche poltrona.
Ai pochi in buona fede varrebbe la pena di ricordare che la “terza via” o la “terza posizione” non sono mai state quella di accasarsi con la prima o la seconda, ma ricercare e perseguire la propria location.
Ovvio che per farlo occorrono coerenza e sacrifici personali, lucidità di analisi e cultura politica, sensibilità ai mutamenti sociali e carisma personale.
Più facile vivere in subaffitto e vendersi al primo cazzaro che gonfia il petto, ma non è coi bulli di periferia che la destra troverà il terreno su cui erigere il proprio futuro.
C’è una grande fascia di elettori che non vota più proprio perchè non vuole vedersi taglieggiare dal racket dei fintidestri in circolazione.
Sono loro gli interlocutori privilegiati della destra che (per ora) non c’è.
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
UNA MINIMA ANALISI DOVREBBE PORRE BEN ALTRI INTERROGATIVI CHE CERCHIAMO DI RIASSUMERE
Sono bastate poche ore di guerriglia urbana, come da 14 anni non si vedeva in giro, per assistere
non solo alla giusta e dovuta indignazione degli italiani per gli atti vandalici compiuti dalle tute nere a Milano, ma anche per far riemergere quel tipico errore che ha causato il pressapochismo culturale e politico per cui a destra ci si schiera “senza se e senza ma” con “il potere” costituito, scambiandolo per “lo Stato di diritto”.
Riflessi istintivi, quindi tipicamente “reazionari”, che evitano qualsiasi analisi su come è potuto accadere e su perchè è avvenuto, fino a tracimare nell’apologia dell’Expo come se un fatto commerciale, macchiato da vergognosi scandali, possa rappresentare la nuova frontiera di chi sventola il tricolore.
Ma andiamo per ordine e fissiamo qualche paletto.
Prima considerazione: i disordini di oggi erano prevedibili, previsti e nulla è stato fatto per evitarli.
Aggiungiamo: sono stati permessi volutamente dal governo, come peraltro ammesso dal ministro degli Interni, come frutto ufficialmente della scelta del “male minore”.
Il problema non è Alfano in sè, per capirci: come la microcrominalità crea allarme sociale e favorisce determinate forze politiche, in questo momento di gravi difficoltà del nostro Paese individuare nelle “tute nere” il “nemico principale” fa gioco a chi governa l’Italia e costituisce un potente arma di distrazione di massa.
Chi, come noi, ha seguito le vicende del G8 di Genova denuncia da tempo che le forze dell’ordine sono state ormai trasformate in “polizia di contenimento” da un lato e in ‘agenzia fotografica” dall’altro.
Le manganellate le prendono ormai solo gli operai di qualche fabbrica, mai chi in piazza attacca le forze dell’ordine con metodi quasi militari.
Li si lascia fare, si spara qualche lacrimogeno e si fanno migliaia di foto ricordo. Sperando poi con calma di riconoscere qualcuno, peraltro con scarso successo, visto il numero minimo di condannati pr i disordini del G8 di Genova.
Ci si chieda perchè: a chi giova creare insicurezza, devastazioni e danni?
E’ scientificamente dimostrato: ne beneficia “mamma chioccia”, ovvero il governo e i poteri economici che esso rappresenta. Non a caso la Dc ha governato il nostro Paese per 40 anni come “baluardo contro gli estremisti”.
Chi ha un minimo di dimestichezza con la gestione dell’ordine pubblico non si beve certo le giustificazioni sul “male minore” data da Alfano.
Si sa benissimo come si muovono i black bloc, dove si collocano all’interno del corteo, come introducono armi improprie, come si travisano: se ci fosse la volontà politica li isoleresti in pochi minuti dal resto del corteo, neutralizzandoli con un “cordone sanitario”, intervenendo all’interno.
Ovviamente ci vorrebbe un “contatto fisico”, ma nessuna forza dell’ordine al mondo si porrebbe mai la pregiudiziale di evitarlo.
Quelle guidate da politici in buona fede, non i nostri, ovvio.
Altrimenti se valesse lo stesso principio perchè mai i carabinieri dovrebbero accorrere nel caso di una rapina in corso?
Per evitare il “contatto fisico” sarebbe sufficiente attendere che la rapina venga compiuta e poi esaminare le telecamere con comodo, sperando di individuare gli autori della stessa.
Non è certo colpa delle forze dell’ordine, loro seguono le direttive: evitare contatti e lasciare sfasciare la città , cosi oggi i protagonisti sui media sono da un lato “i cattivi” e dall’altro “il pacioso buono” che taglia il nastro dell’Expo e che prometterà ora pugno di ferro contro gli eversori.
In questo teatrino ognuno recita la sua parte, salvo la “destra a responsabilità limitata” che l’ultima analisi logica deve averla fatta alle scuole medie.
Invece che comprendere la strategia altrui, strilla contro l’inefficienza della catena di comando, facendo inconsciamente il gioco del governo del “minor male” che, con un paio di provvedimenti draconiani annunciati dal venditore di pentole, si prenderà pure il merito della svolta decisionista.
E poi a destra trovi mai qualcuno che denunci che spendere 12 miliardi per l’Expo rappresenti uno scandalo?
Con la stessa cifra si potevano aiutare pensionati al minimo e disoccupati, altro che tavole rotonde sulla fame nel mondo e marchette a Farinetti.
Avete mai visto ricchi che si riuniscono per risolvere i problemi dei poveri?
Ha ragione il sociologo De Masi quando dice che la sede di certi eventi sul tema povertà dovrebbe essere il Sahel, non una città dove il problema di molti è semmai l’obesità , non certo la denutrizione.
Per non parlare degli scandali, della corruzione e degli arresti.
E questo, per certa destra italiana, dovrebbe essere la bandiera da sventolare?
Per conto di chi?
Delle Coop e della Confindustria? Di Renzi e Farinetti?
Delle multinazionali che hanno saccheggiato e inquinato il Terzo mondo?
O si capiscono certi meccanismi o questa destra si lasci rappresentare da Renzi, non merita altro.
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