CINQUESTELLE, LA FRONDA INTERNA SI ALLARGA: LE FALANGI DIVISE DI GRILLO
LA PRIMA LINEA E I DISSIDENTI, POI SICILIANI E FUORIUSCITI
Cento giorni e poco più nell’occhio del ciclone.
Cento giorni per cominciare a scoperchiare il Parlamento, ad aprirlo «come una scatoletta di tonno», come ha evocato più volte durante i comizi dello Tsunami Tour Beppe Grillo.
Cento giorni per conoscersi e (in parte) dividersi.
La galassia dei parlamentari Cinque Stelle – da cui ieri si sono allontanati volontariamente i primi due deputati (Alessandro Furnari e Vincenza Labriola) – fa i conti con le sue diverse anime e appare sempre più frastagliata.
E diventa quasi imperativo, anche all’interno del gruppo, tracciarne i confini per capirne gli orizzonti, in un momento di svolta.
La squadra dei fedelissimi
Ci sono anzitutto i volti della prima linea, quelli che si sono assunti onori e oneri, come Vito Crimi e Roberta Lombardi: loro a rappresentare il Movimento alle consultazioni da Giorgio Napolitano, loro a gestire la difficile fase dell’ingresso nei palazzi romani.
Crimi e Lombardi incarnano certo l’avanguardia della colonia di «fedelissimi», ossia di attivisti storici vicini alla linea di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
All’interno della cerchia ci sono anche gli altri parlamentari – come Laura Castelli e Alessandro Di Battista – presenti (con qualche malumore nel gruppo) al corso tv coordinato settimana scorsa dai due leader, ma anche i volti istituzionali dei Cinque Stelle (il vicepresidente della Camera, Luigi di Maio, il questore al Senato, Laura Bottici, e il presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico).
Un nucleo solido che esercita e ha esercitato (specie nei primi due mesi) un forte peso aggregante nelle scelte.
Il modello meet-up
Decisioni prese sempre a maggioranza, come confermano in modo quasi unanime i parlamentari, «dopo lunghissime discussioni e sempre a tarda sera».
Un modello che è quello del meet-up, il mini gruppo locale che anima le attività dei militanti.
Un modello esportato a Roma con alterne fortune. E che riflette a volte anche gli umori dei gruppi regionali, come i siciliani, nelle diverse conclusioni.
«Queste continue discussioni ci hanno logorato», mormora qualcuno.
Anche perchè le voci della maggioranza sono spesso le stesse. Già all’epoca delle scelte per una possibile alleanza con il Pd c’è chi – come Alessandra Bencini – si era staccato. Ora la situazione si è deteriorata.
La cartina di tornasole è il voto per il successore di Crimi come capogruppo a Palazzo Madama. Nicola Morra, considerato il favorito, indicato anche dal gruppo dei «fedelissimi» è davanti di un soffio a Luis Alberto Orellana, considerato dai più un «dialogante», mediatore tra le posizioni.
Ma soprattutto il dissidente Lorenzo Battista ha raccolto oltre una decina di preferenze, creando un piccolo non esiguo fronte: quasi un quarto dei senatori.
Che si sta coagulando, anche se – analizzano fonti vicine ai parlamentari – «tra loro non c’è una posizione comune su molti temi».
La fronda interna
Nell’ultimo mese, dopo le dure posizioni di Grillo sulla restituzione della diaria, sul caso Rodotà e dopo la sconfitta elettorale, la fronda interna si è allargata.
«Grillo ha usato una mano un po’ troppo impositoria», secondo Tommaso Currò.
Sulla sua linea anche Walter Rizzetto o Adriano Zaccagnini: voci dissenzienti su argomenti sensibili.
«Le posizioni come quelle esposte da Zaccagnini sono il sale della democrazia interna al gruppo – dice il deputato pugliese Giuseppe D’Ambrosio –. Si tratta di normali dinamiche. Noi, al meet-up di Andria, organizziamo periodicamente una serata in cui ci mandiamo a quel paese. Passata quella, tutto prosegue».
Qualcuno, però, a Roma si è allontanato o è stato cacciato, come Marino Mastrangeli, il senatore espulso con votazione via blog.
Isole alla deriva nell’arcipelago dei Cinque Stelle? «C’è stato un problema con il metodo delle Parlamentarie – commenta D’Ambrosio –: bellissimo come sistema per aggirare il Porcellum, ma perfettibile».
A fare da pompiere ci pensa Crimi: «Di volta in volta ci troviamo in accordo o in disaccordo, ma c’è un obiettivo più grande di tutti, quello di creare una rivoluzione culturale, e quello lo abbiamo tutti ben presente».
E poi rilancia: «Forse è ora di guardare cosa abbiamo già fatto».
La presenza sui territori
A scorrere le proposte presentate in Parlamento ci si imbatte in un bouquet di argomenti, compresi molti cavalli di battaglia: reddito di cittadinanza, conflitto di interessi, abolizione del finanziamento pubblico all’editoria, richiesta di istituzione di una commissione parlamentare sul Monte dei Paschi. E non solo.
Anche progetti di legge per traslare le competenze regionali del servizio sanitario nazionale o per la soppressione dei tribunali militari. Ma anche altre iniziative come disposizioni per il contenimento del consumo del suolo e la tutela del paesaggio, per il riconoscimento della medicina omeopatica.
I parlamentari, comunque, non si fermano solo all’Aula. Già oggi saranno a Taranto a una manifestazione sull’Ilva («Saremo oltre una decina», annuncia D’Ambrosio).
Nelle scorse settimane sono stati impegnati in val di Susa, Sardegna, Abruzzo. Una strategia, quella di visite collettive, nei luoghi simbolo delle crociate a Cinque Stelle, che potrebbe anche incrementare nei prossimi mesi per rilanciare il legame con i territori.
Emanuele Buzzi
(da “il Corriere della Sera”)
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