“COLPA DEI GIUDICI E DI NAPOLITANO”. SILVIO ESORCIZZA LA SCONFITTA NEL MESTO PRANZO CON I FIGLI
LA RICERCA DELL’UNITA’ DEL CENTRODESTRA E I CONTRASTI INTERNI TRA BRUNETTA E VERDINI
Ad Arcore aleggia lo spettro della fine vera, del tramonto di epoca.
Silvio Berlusconi è provato, anzi quasi sotto shock per un colpo che va oltre le previsioni più cupe.
Nel corso del pranzo con tutti i figli al gran completo, da Marina a Barbara, non appare più il vecchio leone di un tempo.
È quasi confuso, scuro in volto. Ripete un ritornello con cui cerca di consolare (e consolarsi) sin da quando le prime proiezioni hanno cominciato ad annunciare la disfatta: “Non mi hanno fatto fare campagna elettorale”.
La voce non è un ruggito. Ma un sospiro. Un sospiro di odio verso i magistrati.
E verso Napolitano. È colpa loro se il calvario ha portato alla sconfitta: la condanna, l’interdizione, la decadenza.
Ed è colpa di Alfano, perchè secondo i report di Verdini senza scissione il dato non sarebbe stato lontano da quello delle politiche.
Colpa degli altri. Anche di quelli del partito che ora vorrebbero aprire una riflessione sullo tsunami.
Non solo Berlusconi non si è congratulato con il recordman di preferenze Raffaele Fitto grazie al quale Forza Italia ha salvato la faccia.
Ma proprio le dichiarazioni dell’ex governatore della Puglia sulla necessità delle “primarie” e di una ripartenza sono state lette come una sfida.
Tanto che tocca a Verdini dire a Fitto di andarci piano con le dichiarazioni perchè i nervi di tutti sono a fior di pelle.
E Berlusconi per ora non ha la lucidità di valutare le cose come stanno. Non accetta critiche o autocritiche neanche sugli inesistenti club che non hanno portato un voto. Nè per chi gli ha consigliato di fare campagna elettorale andando in giro con Dudù e promettendo dentiere. Almeno per ora l’umore è questo.
Arcore è un bunker, nel quale l’ex premier sospira il suo “non mollo”. Per tigna. Perchè l’ipotesi Marina non c’è.
Per esorcizzare il tramonto. Perchè spinto dal “cerchio magico” e da quanti si difendono la Salò berlusconiana per timore delle Repubbliche che verranno.
È in un clima di disperazione e di arrocco della corte che Berlusconi si fa convincere della necessità di parlare.
Senza aspettare un giorno per placare l’emotività .
E su suggerimento di Giovanni Toti e del cerchio magico verga una nota per irrigidire la linea sulle riforme e rimanere al centro della scena, o meglio di quel che resta: “Senza di noi — dice – non ci sono i numeri per fare le riforme”.
Ignaro che il centrodestra non c’è più, con Alfano aggrappato a Renzi e Salvini che chiede a Forza Italia di uscire dal Ppe e di andare con la Le Pen, Berlusconi ripete il solito mantra: “Ho iniziato il mio impegno in politica per unire tutti i moderati, intendo proseguirlo lavorando per ricomporre la perduta unità ”.
Già , l’unità . È perduta anche nel partito, dove proprio sul rapporto con Renzi si sta per consumare uno psicodramma.
C’è chi, come Brunetta, invoca un ritorno all’opposizione dura. E c’è chi, come Verdini considera una follia rompere adesso.
Chi ha parlato con Denis racconta che il plenipotenziario di Forza Italia è inferocito con quanti lavorano per far saltare il tavolo: “Proprio il voto — è il suo ragionamento — ci dice che l’Italicum non solo è vivo, ma ci conviene”.
Berlusconi è indeciso. Nessuno scommette che la sua posizione del comunicato sia quella definitiva. È consapevole che, se tira troppo la corda e si spezza, Renzi punta sul voto ed è finita.
Ed è consapevole che stavolta sarà complicato tenere unite le truppe in Parlamento. Perchè da un partito in crisi si fugge.
Nella ridda di voci, ipotesi, incontri tra i big in molti scommettono che proprio sulle riforme lo strappo lo potrebbe compiere Verdini qualora il Cavaliere decidesse di rompere. Una sorta di nuova operazione “responsabili” per garantire a Renzi i numeri per le riforme. Chissà .
E mercoledì l’ufficio di presidenza si annuncia molto poco unitario.
Leave a Reply