CON DUE LEGGI LA POLONIA SI METTE FUORI DALL’OCCIDENTE
CONTROLLO DELLE TV E SHOAH: ORA QUALCUNO SI E’ ACCORTO COSA VUOL DIRE UN GOVERNO SOVRANISTA… IL PREMIER NON HA PIU’ LA MAGGIORANZA
Prima passa in un ramo del Parlamento una legge che prevede che i media polacchi siano controllati da proprietari nazionali e di fatto limita profondamente la libertà dei media indipendenti in Polonia.
Poi un’altra che limita, fino quasi ad annullare, il diritto di sopravvissuti e discendenti delle vittime della Shoah di chiedere la restituzione dei beni e delle proprietà che furono loro sequestrati dagli occupanti nazisti tedeschi, e dopo il 1945 divennero proprietà della dittatura comunista.
La Polonia è sulla strada per diventare un Paese sempre meno libero, democratico e occidentale e questo sotto gli occhi, stupiti e inermi, di Stati Uniti, Israele ed Unione Europea.
Le due leggi possono però ancora essere bloccate. Il provvedimento della Shoah, per entrare in vigore, attende la firma del presidente nazionalista conservatore Andrzej Duda a cui Usa e Israele chiedono di porre il veto. La legge contro la libertà dei media invece dovrà essere approvata dal Senato, dove l’opposizione però ha una flebile maggioranza: si voterà entro un mese.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha detto che entrambe le leggi “contraddicono i valori fondamentali dell’Occidente e della comunità transatlantica“. Le leggi sono state approvate in soli due giorni, tra l’altro, da un parlamento esautorato.
Non esiste infatti più una maggioranza formale dopo il licenziamento del vicepremier Gowin e la rottura tra il suo partito Porozumienie e il resto della destra unita. Per votare le leggi dunque si racimolano voti, in cambio di promesse, da parte di partiti esterni alla maggioranza originaria, dai populisti di Kukiz, all’ultradestra antisemita, a deputati di Gowin che “si sono lasciati convincere“.
Ormai da mesi la coalizione che sostiene il governo polacco, dominata da forze nazionaliste e di estrema destra, si sta sgretolando.
Ma le maggiori tensioni sono nate proprio quando il primo ministro Mateusz Morawiecki, del partito Diritto e Giustizia (PiS, il più importante della coalizione), ha scelto di “licenziare” dalla carica di vice primo ministro Jaroslaw Gowin, leader del partito alleato Accordo. Ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e leader di un piccolo partito (PJG) membro della coalizione, Gowin non aveva intenzione di votare la legge sui media insieme ad una decina di colleghi. L’unico modo per il premier Morawiecki di far passare la legge era quindi quello di far dimettere l’ex alleato.
La legge sui media prevede che i mezzi di informazione polacchi siano controllati da proprietari nazionali e costringe quindi il gruppo statunitense Discovery a vendere la sua quota di maggioranza nella rete televisiva privata TVN, il cui canale di notizie TVN24 è molto critico nei confronti del governo.
Secondo la nuova legge (chiamata dalla opposizione “lex anti Tvn”) entro alcuni mesi gli investitori americani di questo canale potranno diventare solo soci minoritari. Una prospettiva già criticata dagli Usa che hanno minacciato il peggioramento degli rapporti bilaterali, finora molto stretti. La legge, approvata con 228 voti favorevoli e 216 contrari, passa ora al Senato dove l’opposizione ha una lieve maggioranza ed ha annunciato battaglia. Martedì migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Polonia contro la legge in quasi 100 città.
Il disegno di legge contro la Shoah afferma invece che le decisioni amministrative non possono più essere impugnate in tribunale dopo una scadenza di 30 anni, impedendo di fatto la restituzione ai superstiti dell’Olocausto delle proprietà sequestrate dalle autorità polacche durante l’era comunista. La legge deve ancora essere firmata dal presidente Andrzej Duda, prima di poter entrare in vigore. La legge sembra però rientrare proprio nelle intenzioni del presidente della Repubblica sovranista di riscrivere la storia della Shoah in chiave di martirio prima del popolo polacco e poi degli ebrei. Originariamente erano previste anche pene detentive per chi menzionava eventualità complicità polacche coi nazisti nell’Olocausto, poi sono state ritirate sotto la pressione internazionale.
Il controverso provvedimento sulla Shoah ha accresciuto le tensioni tra Polonia e Israele, che aveva precedentemente convocato l’ambasciatore polacco in merito alla normativa. “Condanno il provvedimento approvato dal parlamento polacco, che arreca danno tanto alla memoria dell’Olocausto quanto ai diritti delle sue vittime – ha commentato su Twitter il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid – Continuerò ad oppormi a qualsiasi tentativo di riscrivere la storia… La Polonia sa qual è la cosa giusta da fare: abrogare la legge”.
Un’aspra reazione all’approvazione della legge è arrivata anche dal presidente della Knesset. ″In seguito alla approvazione della legge polacca che limita le richieste di risarcimento dei sopravvissuti alla Shoah – ha scritto su twitter Micky Levi – ho deciso che non costituiremo alcun gruppo di amicizia con i parlamentari polacchi. Si tratta di una legge prevaricatrice ed oltraggiosa che colpisce la memoria della Shoah e che danneggia i rapporti fra i nostri Paesi″. ″Faccio appello al presidente Andrzej Duda affinchè opponga il veto a questa legge vergognosa″ ha concluso Levi.
La legge ha anche provocato una grande reazione da parte degli Stati Uniti: il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che Washington è “turbata” dalla legislazione polacca “che limita gravemente le restituzioni ai sopravvissuti all’Olocausto e ai proprietari di beni confiscati durante l’era comunista”. Anche Blinken ha esortato Duda a non firmare il disegno di legge ed ha sottolineato come – fino a quando “una legge globale sulla risoluzione delle rivendicazioni sulle proprietà confiscate non sarà stata emanata in Polonia, il percorso verso il risarcimento non dovrebbe essere chiuso sui nuovi reclami o sulle decisioni pendenti nei tribunali amministrativi”.
Il segretario di Stato Usa ha espresso la preoccupazione di Washington anche nei confronti dell’altra legge approvata dalla Camera bassa del Parlamento di Varsavia. “Questa bozza di legge indebolirebbe significativamente l’ambiente dei media per cui i cittadini polacchi hanno a lungo lavorato” ha affermato. Secondo Blinken, avere dei media liberi e indipendenti “rende le nostre democrazie più forti, l’Alleanza transatlantica più resiliente ed è fondamentale nei rapporti bilaterali”.
“La Polonia è un importante alleato della Nato e comprende che l’Alleanza transatlantica è basata sugli impegni reciproci ai valori democratici condivisi. Queste leggi vanno contro i principi ed i valori che una nazione moderna e democratica deve rispettare. Invitiamo il governo della Polonia a dimostrare il suo impegno ai valori condivisi non solo a parole, ma anche nei fatti” ha concluso il segretario di Stato Usa.
Sulla legge che limita la libertà dei media sono intervenuti anche diversi organismi europei. “Il progetto di legge polacca sulle trasmissioni invia un segnale negativo. Serve un’iniziativa per la libertà dei media in tutta la Ue per difenderne la libertà e sostenere lo stato di diritto” ha scritto la vicepresidente della Commissione europea responsabile per i Valori dell’Unione, Vera Jourova, su Twitter.
“Il voto di ieri sera sulla legge sui media #lexTVN in Polonia è molto preoccupante. Se la legge entrerà in vigore minaccerà seriamente la televisione indipendente nel Paese. Non ci può essere libertà senza media liberi” ha scritto su Twitter il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. In Polonia “dopo essere andato in minoranza, il governo ha ottenuto un primo sì sulla legge tv che vieta a Discovery di essere azionista dell’unica rete non filogovernativa. Una storia da seguire da vicino. In Europa democrazia è libertà” ha invece twittato il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni.
Intanto il governo polacco è sempre più in bilico. I partiti polacchi dell’opposizione hanno annunciato che faranno ricorso davanti alla Procura nazionale per chiedere le dimissioni della presidente della Camera bassa (Sejm), Elzbieta Witek, proprio a seguito del voto sulla riforma dei media.
Dopo l’approvazione della proposta del leader del Partito popolare polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz, per il rinvio del voto al 2 settembre, Witek ha deciso di far tenere un altro voto permettendo l’approvazione della controversa riforma. “Non aveva diritto di riavviare la sessione, che era stata posticipata da Sejm” ha dichiarato il presidente del partito di opposizione Piattaforma civica, Borys Budka. “Tutte le sue azioni successive sono state illegali, in questo senso, ci sarà un ricorso alla Procura” ha aggiunto Budka parlando di violazione dell’articolo 231 del codice penale polacco secondo cui i pubblici ufficiali non possono agire oltre i limiti delle proprie competenze.
Secondo il leader di Piattaforma civica, l’opposizione si sta coordinando per chiedere le dimissioni della presidente della Camera bassa del Parlamento polacco. “Penso che domani o il giorno dopo presenteremo una dichiarazione congiunta. Quello che ha fatto la signora Witek è inaccettabile. Lei ha perso ogni diritto di essere presidente della Camera bassa”, ha concluso Budka.
Nel mezzo di un vero e proprio terremoto del governo, il parlamento polacco approva due proposte di legge che, se entreranno in vigore, farebbero diventare la Polonia sempre meno europea. Sempre più fuori dall’Occidente.
(da Huffingtonpost)
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