CONTE SI ARRENDE ALLA LOGICA DI BRUXELLES, ORA HA CAPITO CHE L’EUROPA E’ UNA COSA SERIA
IERI NOTTE L’ATTESA AL BAR NELLA VANA SPERANZA DI UN SEGNALE DA PARTE DEGLI ALTRI LEADER EUROPEI
“Il negoziato è molto difficile, ma la trattativa andrà avanti fino all’ultimo”.
Provato in volto per la notte in bianco passata prima al vertice formale con i leader e poi a quello informale con Angela Merkel, Emmanuel Macron e il lussemburghese Xavier Bettel al bar dell’hotel Amigò a Bruxelles, Giuseppe Conte traccia un bilancio di questa due giorni di Consiglio europeo e si arrende.
La procedura per debito eccessivo è “pendente”, diceva preoccupato ieri notte parlando con i giornalisti in hotel. Prima, non lo aveva capito.
Ora sa che la procedura, percorso obbligato di riduzione del debito, è lì pronta a scattare all’Ecofin del 9 luglio e va evitata a tutti i costi.
“Io ho una strategia costruttiva, insieme a Tria. Spero siano costruttivi anche gli altri nel governo”, dice il premier. Il riferimento è a Matteo Salvini che da Roma invece chiede garanzie sulla flat tax: “Non voglio tornare al voto, ma la manovra 2020 va fatta entro fine estate”.
Conte si presenta in conferenza stampa con oltre un’ora di ritardo: “Ho dormito poco, mi sono dovuto rinfrescare dopo il Consiglio”, ammette.
Ma gli incontri della notte erano necessari per stringere relazioni: tentare il tutto per tutto per scongiurare ciò che al momento sembra una tragedia ineluttabile. “Gli incontri informali sono utili”, dice.
Al suo arrivo all’hotel Amigò dopo il vertice, Conte e i suoi non si ritirano in camera, sebbene siano già le due del mattino, ma si intrattengono al bar. Sicuri che prima o poi anche gli altri ‘vip’, ospiti fissi di quello stesso albergo, sarebbero arrivati.
A quel punto, parlare con loro sarebbe stato inevitabile. E infatti, arriva Merkel, che si siede con la sua delegazione a un tavolo più in là .
Poi Macron: con lui il premier italiano ha 40 minuti di confronto. In questo momento, li accomuna il no al ‘falco’ tedesco Jens Weidmann alla Bce, sebbene Conte non lo dica esplicitamente per non urtare Merkel.
Macron invece si diverte con le stilettate: “Sono molto felice che i membri che si sono opposti alle decisioni di Mario Draghi si siano convertiti, forse un po’ tardi…”, dice in conferenza stampa. Conte racconta che Draghi “è stato applaudito da tutti oggi all’Eurosummit”. Al tavolo dell’italiano e del francese si uniscono Bettel e poi la Cancelliera.
Una chiacchierata notturna di ben due ore con gli altri leader, davanti a qualche bicchiere di birra. Non si parla di procedura contro l’Italia, racconterà oggi il premier. Si è parlato in maniera generica dei problemi di una Unione bloccata sul meccanismo dell’unanimità in Consiglio, si apprende da fonti italiane.
Il punto è che ora Conte, a distanza di un anno dal suo primo Consiglio europeo in cui, fresco della nomina al governo, si presentò bellicoso sul dossier immigrazione, ha cambiato strategia e cerca il contatto con gli altri leader per trattare: forse fuori tempo massimo.
Il fatto che l’argomento procedura non venga toccato significa che non c’è trattativa in corso: un brutto segnale.
Si tace ciò che il ‘falco’ olandese Mark Rutte dice in chiaro oggi: “Sta alla Commissione europea muovere i prossimi passi. Si tratta di un percorso molto preciso. Sono certo che la Commissione garantirà che l’Italia attui in modo rapido ciò che deve essere fatto o procederà ”.
Ecco perchè per Conte non è il momento di ultimatum all’Europa. Semmai è tempo di avvertimenti a Salvini. Il premier gli ‘annacqua’ anche la flat tax. “Io sono molto ambizioso, forse più di tutti. Per risolvere l’inefficienza e l’inequità del nostro sistema occorre una riforma forte e complessiva. Non mi accontento dell’abbassamento dell’aliquota, voglio un patto fiscale tra fisco e contribuenti italiani… Si tratta di sedersi intorno a un tavolo, aspetto proposte concrete”.
Invece Salvini chiede garanzie ora: teme che le promesse e i dati che mercoledì il consiglio dei ministri consegnerà a Bruxelles per evitare la procedura, ammazzino il progetto di taglio delle aliquote.
“I numeri reali ce li abbiamo noi, la Commissione ha delle stime”, insiste Conte che comunque non chiamerà mai ‘manovra correttiva’ ciò che stanno mettendo in campo nel governo per sventare la procedura. “Noi i numeri li portiamo, la Commissione li legge e li può verificare”.
Sono i numeri del Tesoro: i 2 miliardi già congelati nell’accordo di dicembre con la Commissione, bloccati perchè non sarà rispettato l’obiettivo del 2,04 per cento di deficit; i tre miliardi di risparmi da reddito e quota cento più le entrate da fatturazione elettronica; un miliardo da cassa depositi e prestiti.
Insomma, il governo sta raggranellando soldi per evitare la procedura.
La mission di un Conte alla ricerca di sponde continuerà la prossima settimana in Giappone: il G20 di Osaka potrebbe essere occasione di altri incontri con i leader. Lo fu il G20 in Argentina, lo scorso autunno, cornice di un’importante colazione di lavoro con Juncker e Moscovici nel bel mezzo dello scontro tra Roma e Bruxelles sulla manovra economica.
(da “Huffingtonpost”)
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