COSA NASCONDE SALVINI SUL BLOCCO DEI CONTI DELLA LEGA E LA MANCATA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE
COME BELSITO E’ ARRIVATO A FARE IL TESORIERE, I SILENZI DI MARONI E IL PATTO DI NON BELLIGERANZA PER TACITARE BELSITO
Essere genovesi può facilitare per spiegare meglio la vicenda del blocco dei conti della Lega che ha fatto sclerare più del solito Salvini.
Non solo perchè proprio da Genova era partita l’inchiesta giornalistica di Giovanni Mari del “Secolo XIX” che ha portato alla luce gli “investimenti” in Tanzania di Belsito, genovese d’adozione, ma anche per la conoscenza non di seconda mano di fatti e rapporti che abbiamo maturato in anni di analisi della classe dirigente leghista locale.
Bisogna partire da lontano in questa ricostruzione, più precisamente dall’ex segretario amministrativo della Lega Maurizio Balocchi, mancato il 14 febbraio 2010 dopo una lunga malattia.
Dal 1993 al 2010, anno della sua morte, Balocchi ricopre l’incarico di Tesoriere della Lega Nord subentrando ad Alessandro Patelli, coinvolto nell’inchiesta Tangentopoli.
Durante i diciassette anni di gestione del patrimonio fu costretto a fare fronte alla vicenda di Credieuronord, la banca della Lega fallita e dove migliaia di militanti e cittadini persero interamente il proprio capitale, e i villaggi in Croazia in cui Balocchi insieme al presidente federale della Lega di allora Stefano Stefani (poi assolto o archiviato) fu indagato senza però mai arrivare a sentenza a causa della sua morte.
Balocchi gesti l’intero patrimonio della Lega in maniera autonoma senza essere mai affiancato da un comitato amministrativo o da altri membri di controllo; soltanto nel 2009 a causa dell’aggravarsi della sua malattia fu affiancato dal corregionale Francesco Belsito, come vice tesoriere della Lega che dopo la morte di Balocchi assunse l’incarico di Tesoriere.
Belsito non veniva da una militanza leghista: iscritto a Forza Italia, autista di Alfredo Biondi, laurea dichiarata inesistente, poi portaborse in Regione del leghista Bruzzone, diventa uomo di fiducia di un Balocchi ormai limitato dalla malattia e progressivamente lo affianca fino a sostituirlo di fatto.
Fino a diventare sottosegretario del governo Berlusconi.
In pratica prende in carico la gestione di Balocchi, uniformandola in maniera spregiudicata ai tempi e alla gestione personale che Bossi aveva della Lega.
Non deve stupire che Belsito elargisse fondi a Bossi, perchè è noto che “il capo”, dopo l’ictus, aveva necessità di costante assistenza medica e queste cure erano a carico del partito, per somme di centinaia di migliaia di euro ( con infermiere o presunte tali presenti al piano “nobile” di via Bellerio, dove erano in pochi ad accedere).
La gestione “personale” dei fondi del partito (allora c’era milionate di finanziamento pubblico) ha portato Belsito da semplice travet a persona che poteva permettersi di acquistare un appartamento in centro a Genova (dal costo di 600.000 euro), e di girare in Porsche Cayenne che si ostinava a parcheggiare negli spazi riservati alla Questura di Genova (fino alla denuncia dei sindacati di polizia), fino a finanziare l’apertura di nuove sedi della Lega per aumentare il suo ascendente sui dirigenti locali.
Le indagini della magistratura hanno portato a ritenere che diverse decine di milioni di euro sono stati elargiti o destinati a fini non politici, ma questo lo stabiliranno le sentenze definitive.
Quello che è interessante rilevare è che, nel momento in cui finisce sotto processo e prendono le distanze da lui (e da Bossi) prima Maroni e poi Salvini, Belsito viene indicato improvvisamente come “corpo estraneo” al partito, ma così non è.
Merita ricordare, ad es. , che fu lui a indicare Salvini come destinatario di un contributo in nero di 20.000 euro per la sua campagna elettorale da parte del presidente della società aeroportuale milanese (nominato dalla Lega).
Come va ricordato che, in occasione del processo, Salvini non ha voluto costituire parte civile la Lega, con grande stupore di molti, giustificandolo con “tanto Belsito non ha nulla”.
Mentre Belsito (e noi lo avevamo scritto) risultava titolare, tramite la madre, della più nota gelateria di Genova, nonchè della più rinomata discoteca del Levante.
E a molti non passò inosservato il fatto che dopo l’avvertimento a Salvini sul presunto contributo in nero (mai provato, trattandosi di passaggio diretto), il neosegretario avesse scelto il basso profilo, rinunciando a costiture parte civile la Lega.
Cosa che ieri ha rimarcato anche il capo della procura di Genova.
E veniamo ai conti bloccati.
Era noto da tempo che, come tutti i debitori privati, anche la Lega avrebbe subito un’azione del genere.
Se sottrai 40 milioni devi aspettarti almeno che ti blocchino i conti, anche perchè le Camere si erano costituite parte civile, in quanto avevano elargito i fondi pubblici sulla base di bilanci falsi della Lega, come certificato in sentenza.
Ma Salvini, mal consigliato, sperava nella prescrizione, strumento sempre contestato agli altri partiti, ma che in questo caso sarebbe stata la manna dal cielo. Sfortuna sua ha voluto che una sentenza della Cassazione confermasse la prescrizione solo per i soggetti fisici nell’aspetto penale, ma la escludesse per gli aspetti finanziari in caso di sentenza penale pregressa.
In pratica se uno acquisisce una azienda senza clausole particolari prende in carico debiti e crediti.
Se sai che devi prima o poi restituire una cifra, provvedi ad accantonamenti annuali in modo da non essere spiazzato.
Se continui a sputtanare soldi, è evidente che il banco salta.
Negli anni successivi l’errore è stato questo: continuare a spendere il finanziamento pubblico senza pensare al domani.
Prima la megacampagna elettorale di Maroni per farsi eleggere governatore della Lombardia, poi quella quotidiana di Salvini con grande dispendio di fondi per curare la sua immagine, uniti alla riduzione del finanziamento pubblico, hanno creato il buco che ha portato a chiudere giornale, radio e licenziare il personale.
Ora Salvini accusa i giudici di Genova di essere toghe rosse, accusa ridicola per chi conosce la Procura (ha indagato piu politici di sinistra che di centrodestra), ma dovrebbe semmai ricordare che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
Non ti costituisci parte civile, non accantoni soldi per pagare i debiti, continui a spendere 300.000 euro per gestire i social, di che ti lamenti?
In un’azienda direbbero che il titolare è un coglione se si comportasse così, non certo che è colpa dei giudici.
Ma Belsito oggi ha lanciato un messaggio dei suoi: “c’era anche Salvini tra i miei interlocutori in Lega, parlerò a tempo debito”.
Non si sa cosa sia meglio a questo punto, forse pagare il debito .
Come? Beh Salvini potrebbe lanciare una sottoscrizione, in fondo con qualche milione di elettori basterebbe che cacciassero 10 euro a testa.
Con tutti i soldi che hanno risparmiato dal non aver mai ospitato un senzatetto italiano a casa propria per almeno un giorno, che volete che sia.
Probabilmente non lo hanno fatto proprio per accantonare la cifra da devolvere a Salvini in caso di bisogno.
Ora è il momento di lanciare il nuovo slogan: “prima i debiti italiani”.
Andasse male, Salvini potrebbe sempre rilevare la gelateria di Belsito: in fondo dai corni padani di Pontida ai cornetti a due gusti di via Macaggi il passo è breve.
Certo, bisognerebbe lavorare…
Ma nella vita ci si abitua a tutto, coraggio.
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