COS’E’ E COSA PREVEDE IL 41 BIS: ECCO QUANTI SONO I DETENUTI AL CARCERE DURO
SONO 728 I CARCERATI A CUI E’ APPLICATO IL CARCERE DURO… QUASI TUTTI PER REATI LEGATI ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA, SOLO QUATTRO PER TERRORISMO
La vicenda di Alfredo Cospito ha acceso i riflettori sul regime del 41 bis, il cosiddetto carcere duro, introdotto come risposta alle stragi mafiose che hanno causato la morte dei giudici Falcone e Borsellino e degli agenti delle loro scorte. Il regime non nasce per isolare i detenuti e aggravarne la pena ma per evitare che i capimafia continuino a impartire direttive dal carcere. Al 41 bis ci vanno capiclan, da Leoluca Bagarella, cognato di Salvatore Riina, ai fratelli Graviano ai Casalesi, ma non solo. Da oltre trent’anni è uno degli strumenti più utilizzati per contrastare la criminalità organizzata.
Secondo alcune interpretazioni è una deroga al principio della funzione di riabilitazione della pena, in nome della prevenzione. È applicato con decreto motivato del ministro della Giustizia per “gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica” su richiesta del ministero dell’Interno, sentito il parere del pubblico ministero ed acquisite ulteriori notizie presso la Direzione nazionale antimafia e gli organi di polizia. Può riguardare sia i detenuti già condannati che quelli in attesa di giudizio.
Introdotto 37 anni fa, nel 1986, con la “Legge Gozzini”, in via temporanea. Inizialmente riportava soltanto il primo comma, il ministro della Giustizia poteva sospendere le “normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati”, “in casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza”. Il fine era quello di evitare e prevenire, quindi, le rivolte in carcere.
La svolta dopo la strage di Capaci
Nel 1992, dopo la strage di Capaci e la morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, con il “Decreto antimafia Martelli – Scotti”, il 41 bis viene modificato e ampliato ai detenuti reclusi per mafia. È quella l’occasione in cui viene aggiunto un secondo comma il cui testo viene modificato più volte. Nel 2002, la norma del “carcere duro” diventa definitiva e viene estesa anche ai condannati per terrorismo e altri reati.
Il 41 bis ha lo scopo di interrompere i legami dei detenuti con il mondo esterno e interno al carcere, quindi con l’associazione “criminale, terroristica o eversiva”. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha ricordato che l’applicazione del 41bis nei confronti di Cospito è stata valutata dopo un’indagine effettuata con il trojan e decisa poiché “noi contestavamo specificatamente l’ipotesi di istigazione a delinquere fatta mentre era in carcere”.
Le regole per un detenuto al carcere duro
I detenuti vivono in cella singola, di norma hanno due ore al giorno di socialità, in piccoli gruppi, composti al massimo da quattro persone, e un’ora di colloquio al mese con i familiari, con vetro divisorio e videocontrollato. Possono partecipare alle udienze in tribunale solo in videcollegamento. Il Gom, un reparto specializzato della polizia penitenziaria, provvede ad osservarli.
La misura ha una durata di quattro anni, ma può essere prorogata per altri periodi, nei casi in cui i collegamenti con le associazioni criminali o terroristiche dovessero continuare.
Chi è detenuto al 41bis in cella è solo. I colloqui, che possono esserci una volta al mese, si tengono attraverso un divisorio di vetro, a eccezione di quelli con i minori di 12 anni. Massimo un’ora e sotto il controllo di un agente di polizia penitenziaria. Gli incontri sono video-registrati. La socialità in carcere, in quelle due ore d’aria al giorno, è limitata a un gruppo di massimo quattro persone.
I detenuti al carcere duro sono 728, tra cui 12 donne. Il dato è riferito dal ministero nella Relazione sull’amministrazione della giustizia per l’anno 2022 da poco pubblicata ed è aggiornato a fine ottobre scorso. Quindi non tiene conto del superlatitante Matteo Messina Denaro, per il quale è stato disposto il 41bis nel carcere dell’Aquila all’indomani dell’arresto. Nel 2022 sono state 16 le nuove applicazioni, per 84 il regime speciale è stato prorogato. Il numero totale è in calo, al 31 ottobre 2021 erano 750. L’età media è di 58 anni, i detenuti di età pari o superiore a 60 anni sono 340. Cinque sono morti lo scorso anno mentre erano al 41bis.
Se gran parte dei condannati al “carcere duro” ha commesso un reato di tipo mafioso, quattro detenuti su oltre settecento totali sono al 41bis per terrorismo interno e internazionale. E tra questi c’è Alfredo Cospito oltre ai Br condannati per gli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi: Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi. Sono al 41 bis 242 appartenenti alla Camorra, 232 a Cosa nostra, 195 alla ‘ndrangheta, 20 alla Sacra corona unita, 3 alla Stidda, 32 sono i detenuti appartenenti alle altre mafie.
Quali sono i penitenziari del 41 bis
Sono reclusi in 12 diversi istituti penitenziari. Quello dell’Aquila è il carcere d’Italia con il più alto numero di detenuti al 41 bis e l’unico con la sezione femminile. Infatti qui è detenuta la brigatista Nadia Lioce, ed è stata trasferita la boss Maria Licciardi, ‘lady Camorra’. Sezioni di 41bis sono a Milano Opera, Parma, Cuneo, Sassari, Spoleto, Novara, Nuoro, Roma Rebibbia, Viterbo, Terni, Tolmezzo.
(da la Repubblica)
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