DALLA UE 21 MILIONI DI EURO PER LA MILANO DEI SENZA FISSA DIMORA
VOLTI E STORIE DI CHI VIVE AI MARGINI DELLA SOCIETA’
Mentre la città si prepara a ricevere i fondi europei, Luca Meola ha seguito le vite di 15 senzatetto per la mostra “Milano senza dimora” che ha inaugurato alla Fabbrica del VaporeC’è una Milano che accoglie, e una che respinge. Due facce della stessa medaglia. Una città in perenne evoluzione e allo stesso tempo escludente. Che offre opportunità a chi non scende dalla giostra dell’iper performance – fare sempre di più, meglio e più velocemente – ma che lascia al margine chi non ha gli strumenti. Stando all’ultima rilevazione racCONTAMI 2024 del Comune lombardo effettuata dal 12 al 16 febbraio di quest’anno, sotto lo sguardo della Madunina vivono 2.343 di persone senza fissa dimora: chi, per diverse ragioni, si trova a vivere senza un’abitazione sicura. Non si tratta di un’etichetta, bensì di una condizione che può essere temporanea. Uomini e donne costretti a sopravvivere in strada, nelle stazioni ferroviarie, sotto i ponti, nei parchi o nelle strutture di accoglienza. Visibili, ma (molto spesso) ignorati.
Uno sguardo ai dati
Le persone senza fissa dimora, contate nell’ambito del progetto del Municipio di Milano in collaborazione con la Fondazione Ing. Rodolfo Debenedetti, sono lo 0,17% della popolazione cittadina: 791 in strada, 1552 nelle strutture di accoglienza. L’83% sono uomini, oltre il 76 di origine non italiana. Gli stranieri sono più rappresentati nelle fasce di età più giovani: il 60% di loro ha, infatti, meno di 45 anni. La maggior parte delle persone ha perso la propria casa a causa della perdita o dell’assenza di lavoro (64%), anche se il 22% dichiara di avere un lavoro retribuito. Il 37% ha subito uno sfratto e il 21% dichiara problemi di salute gravi o molto gravi, che tendono a peggiorare con il perdurare dell’assenza di dimora. Ad aggravare la situazione, la significativa assenza di una rete familiare o amicale di supporto e una generale condizione di solitudine.
In questo contesto la strada rappresenta il margine, luogo di oppressione e di privazione, ma anche spazio di resistenza. Ed è ciò che restituisce la mostra Milano senza dimora che ha inaugurato sabato 28 settembre, alla Fabbrica del Vapore di Milano. Un progetto di ricerca e documentazione fotografica promosso da Codici, la Direzione Welfare e Salute del Comune di Milano e la Rete grave marginalità adulta del terzo settore e volontariato cittadino. Centosessanta fotografie, scattate dal fotografo documentarista e sociologo Luca Meola, che esplorano la quotidianità delle persone senza dimora, raccontando itinerari, luoghi di incontro e reti di sostegno. Dalle mense ai centri di accoglienza, dall’assistenza alimentare, sanitaria a quella legale.
Tutta una rete di servizi per i senza dimora che a partire da questa settimana potrà accedere a circa 21,4 milioni in cinque anni assegnati dal ministero del Lavoro delle Politiche sociali. Quest’ultimo ha, infatti, premiato il capoluogo lombardo, che otterrà il 18% dei centoventi milioni del Fondo sociale europeo Plus. I fondi europei, per i quali il Comune dovrà presentare il progetto entro il 15 novembre, vengono ripartiti sulla base della capacità di spesa che gli enti locali hanno dimostrato negli anni precedenti e della coerenza dei progetti che hanno messo in campo con le linee guida impartite a livello nazionale, si legge sul sito del Comune. La quota di Milano verrà così suddivisa: 14,2 milioni dovranno essere destinati a consolidare e sviluppare il sistema dei servizi nell’ambito delle azioni di sostegno all’inclusione sociale e alla lotta alla povertà, mentre 7,2 milioni saranno dedicati al contrasto alla deprivazione materiale, anche attraverso la distribuzione di beni di prima necessità e di altri beni materiali, oltre che di misure di accompagnamento delle persone impegnate in percorsi di inclusione sociale.
Per realizzare gli scatti il fotografo ha camminato al fianco di ognuna delle 15 persone senza dimora coinvolte, per ore. «Ho raccolto immagini e storie per documentare la loro quotidianità, spesso fatta di attività e spostamenti ripetitivi, con uno sguardo di profonda vicinanza e condivisione. In un secondo momento, sono tornato da solo nei luoghi visitati – conclude Meola – per catturare l’ambiente urbano con un approccio più distaccato e analitico, mettendo in luce le contraddizioni di una città che da un lato offre risorse e servizi fondamentali, ma dall’altro alimenta dinamiche di esclusione». La mostra Milano senza dimora «non è soltanto un racconto visivo per superare pregiudizi, ma anche uno strumento di riflessione condivisa su come Milano possa al tempo stesso accogliere o respingere, connettere o isolare», sottolinea Jacopo Lareno Faccini, uno dei ricercatori di Codici che si è occupato del progetto.
Ma quale futuro possiamo costruire per una Milano più inclusiva e meno escludente? «L’impegno è quello di lavorare su risposte strutturali per sostenere le persone più vulnerabili in un percorso di riscatto sociale. La mostra e il palinsesto collegato hanno il merito di entrare in punta di piedi ma con determinazione in un mondo – quello di chi vive in strada – spesso chiuso e inaccessibile, per favorire lo sviluppo di un punto di vista consapevole su questo fenomeno così complesso. Non distogliere lo sguardo è il primo passo per comprendere davvero», afferma l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé. Milano senza dimora non è solo una mostra fotografica, ma anche uno spazio culturale temporaneo che ospiterà workshop, talk e attività. Il calendario completo degli eventi è disponibile qui.
(da Open)
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