DALL’AFGHANISTAN ALL’ITALIA, LA FUGA DI HASINA DAI TALEBANI E IL SOGNO DELLA LAUREA CHE SI REALIZZA
LA STORIA DI EMANCIPAZIONE DI UNA RAGAZZA CHE TRE ANNI FA E’ SALITA SU UNO DEGLI 87 VOLI ORGANIZZATI DAL GOVERNO ITALIANO… OGGI STUDIA A TORINO
È il 27 agosto 2021, Hasina Razma è una ragazza impaurita che si imbarca su uno degli 87 voli charter organizzati dal Governo italiano per mettere in salvo 4890 persone in fuga dall’Afghanistan. Il Paese è nel caos, il 15 agosto i talebani sono rientrati nel cuore di Kabul dopo venti anni di guerriglia e combattimenti. L’aeroporto della capitale viene preso d’assalto da migliaia di persone.
«Avevo 21 anni e non facevo che piangere – racconta la ragazza che al tempo studiava relazioni internazionali all’Università di Kabul -, c’era tanta gente insieme a me ma io mi sentivo sola, mi mancava la mia famiglia ed ero preoccupata per la loro sorte. Abbiamo fatto scalo a Kuwait City per 4 ore e poi siamo andati a Roma».
Dopo sette giorni di quarantena alla ragazza vengono presentate due possibilità: seguire gli altri afghani che vengono smistati nei centri di accoglienza predisposti in Italia oppure andare ospite dalla coppia milanese che la aveva aiutata a lasciare il Paese e si era offerta di ospitarla: «Sono stata da loro quattro mesi. I miei genitori lavoravano in una ong e così li avevo conosciuti».
Eravate preparati all’arrivo dei talebani?
«Assolutamente no. La gente normale non sapeva che avrebbero preso il potere. Noi siamo sempre stati un Paese dominato dai signori della guerra, c’è sempre stata la guerra civile. Ma nessuno si aspettava la presa della capitale. Certo la nostra gente poteva fare qualcosa di diverso, avremmo potuto essere tutti uniti».
C’è ancora qualcuno della sua famiglia in Afghanistan?
«Mia sorella è ancora lì con suo marito e la loro bambina, vorrebbe venire qui ma non ha opportunità. I miei genitori sono arrivati qui in Europa l’anno scorso grazie al progetto e a Operazione Diritto alla Mobilità Sicura e ora sono in Germania. Mio fratello è a Londra. Mia sorella vuole venire però non ha opportunità. Mi manca tanto Kabul».
Prima dell’arrivo dei talebani com’era la situazione per le donne
«Migliore rispetto al resto del Paese, c’erano più opportunità, molte di noi studiavano e lavoravano. La nostra non è mai stata una famiglia conservatrice, i miei sono da sempre molto aperti, ci hanno sempre detto di seguire l’università di avere una carriera è molto importante per le ragazze».
Lei nel 2021 era a un passo dalla laurea, poi, in un attimo, tutto cancellato.
«Sì era il mio ultimo semestre. Ero iscritta all’Università di Kabul a relazioni internazionali, la mia aspirazione era di lavorare al ministero degli Esteri».
In Italia ha dovuto ricominciare da zero?
«Sono già stata fortunata ad aver avuto questa possibilità grazie alle borse di studio di Culture Builds the Future, il progetto coordinato da Fondazione Emmanuel e sostenuto anche da Fondazione CRT, ma ero molto arrabbiata perché mi mancava solo un semestre per laurearmi».
Non è riuscita a farsi riconoscere neanche un esame?
«No perché i talebani hanno chiuso l’università, quindi ho deciso di ricominciare ex-novo e dedicarmi all’informatica. Mi sono iscritta all’università di Torino nel dicembre del 2021 ma il mio livello di italiano era troppo basso e ho dovuto prima lavorare su quello aiutata dal Coordinamento italiano sostegno donne afghane (Cisda). Ho cominciato il corso di laurea a settembre 2022 e il mese prossimo inizio il mio ultimo anno. Sono insieme ad altre nove ragazze afghane che fanno parte del progetto. Ci troviamo molto bene, anche i professori molto molto gentili ma mi manca tanto l’Afghanistan».
Che progetti ha per il futuro?
«Penso a una carriera nel digital ma anche ad una partecipazione attiva a sostegno delle altre ragazze afghane, voglio vivere una vita normale nella consapevolezza che nessuno può sapere cosa ci riserva il futuro, ma se abbiamo la possibilità di costruire un nostro percorso, gli obiettivi che ci poniamo possono sempre essere raggiunti».
(da Il Corriere della Sera)
Leave a Reply