DALLE CARTELLE AL CONTANTE, TUTTI I FAVORI DEL GOVERNO A CHI SI NASCONDE AL FISCO
L’UNICA STRETTA E’ SULLE PARTITE IVA MORDI E FUGGI PERCHE’ “LE USANO GLI IMMIGRATI”
Strizzare l’occhio a chi evade o vorrebbe farlo. A chi si “dimentica” di pagare la dichiarazione o la cartella. A chi tiene nel retrobottega il Pos. A chi preferisce girare con i contanti in tasca.
La prima manovra del governo Meloni è piena di questi segnali, diventati norme di “tregua fiscale”, perché non si parli di condoni. I condoni invece ci sono. E se le misure sembrano meno dannose di quanto annunciato è solo per la moral suasion del presidente Mattarella.
Voluntary e depenalizzazione
Senza gli alert del Quirinale, gli azzardi del governo si sarebbero spinti ben oltre. Non è un mistero che si lavorava a una voluntary disclosure per sanare i capitali detenuti all’estero. Tramontata. Come pure il colpo di spugna su tutti i reati di natura tributaria, civili e penali legati all’evasione. Senza eccezioni, compresi mafia e riciclaggio. Troppo, persino per un governo di destra.
Contante
E così, nel giorno in cui Mattarella fermava il rialzo del tetto al contante a 5 mila euro nel decreto Aiuti quater poi trasferito in manovra, il ministero dell’Economia usciva con una nota: “Nessun condono penale”. Una smentita (del ministro Giorgetti) che svelava il tentativo (attribuito al suo viceministro Leo che ha la delega alle finanze). Sul contante la Lega aveva provato con 10 mila euro. Fratelli d’Italia dimezzava il limite, spiegando: “Serve ai turisti”.
La battaglia sui Pos
Era una promessa fatta agli esercenti e commercianti in campagna elettorale. Ed ecco che arriva anche la sospensione delle sanzioni per i pagamenti con il Pos fino a 60 euro. L’obbligo di legge rimane, ma levare la sanzione è come cancellarlo. Piccolo problema: incentivare i pagamenti digitali è un obiettivo del Pnrr perché scoraggia l’evasione. L’Europa si farà sentire: “Il Pnrr va attuato”, diceva ieri la portavoce della Commissione. E venerdì arrivano a Roma gli ispettori Ue per la visita canonica (prevista) sul Pnrr.
Le cartelle
Anche qui l’obiettivo, caldeggiato soprattutto dalla Lega era molto più ambizioso: cancellare tutte le cartelle fino a 5 mila euro (all’epoca del governo Draghi volevano fino a 10 mila euro). Lo stralcio si è fermato ai ruoli affidati fino al 2015 e fino a 1.000 euro per cartella. Basta però avere più cartelle, ciascuna non superiore a mille euro – Iva, Irpef, multe – e il tetto è superato. Per i debiti sopra i 1.000 euro si deve solo l’imposta in rate fino a 5 anni, senza sanzioni, interessi, rate. E poiché qui sono in ballo cartelle fino al 30 giugno 2022, l’italiano che non evade, paga le tasse, tutte e in tempo, si chiede se ne vale la pena.
La pace col fisco
Ben dieci modi per ricucire i rapporti con l’Agenzia delle entrate. “Ci si siede a tavolino e si tratta”, spiega il viceministro Leo. Mai legge di bilancio fu più generosa nell’offrire soluzioni: tra ravvedimento operoso e conciliazioni giudiziali, tutte scontatissime a prezzo di saldo con sanzioni mini.
Le partite Iva “apri e chiudi”
L’unica stretta del governo, in chiave anti evasione, è su chi apre una partita Iva e poi la chiude per non pagare tasse, soprattutto nel commercio, nei negozietti. Ecco il motivo: “Lo fanno soprattutto gli extracomunitari, non lo permetteremo più”, diceva il 18 agosto la candidata Giorgia Meloni. Detto fatto.
(da La Repubblica)
Leave a Reply