DECRETO SUL FEDERALISMO COMUNALE: ARRIVA L’IMU, UNA NUOVA TASSA COMUNALE PER FARE CASSA
L’IMPOSTA MUNICIPALE PREVEDEREBBE ANCHE UN’ADDIZIONALE PER RECUPERARE l’ICI … LO STATO DARA’ MENO SOLDI AI COMUNI CHE RISCUOTERANNO DIRETTAMENTE ALCUNE TASSE, MA CON LA FACOLTA’ DI RECUPERARE I 3,4 MILIARDI DELL’ICI SOTTO ALTRA VOCE
L’articolato del disegno di legge che «istituisce» l’imposta è pronto: messo a punto da Tremonti con i suoi più stretti collaboratori.
L’Imu assorbirebbe il gettito Irpef sugli immobili, l’imposta di registro sulle transazioni immobiliari e la tassa ipotecaria catastale dovuta sui mutui, che contestualmente verrebbero abolite.
In tutto una quindicina di miliardi: somma pressochè identica a quella dei trasferimenti statali diretti ai municipi.
Soldi che però, a differenza dei fondi statali, verrebbero gestiti, dopo una fase transitoria, interamente dai sindaci.
Ai quali, secondo il disegno di legge di Tremonti, sarebbe consentito anche di recuperare con uno stratagemma il gettito dell’Imposta comunale sugli immobili abolita dal governo Berlusconi.
In che modo?
Grazie alla possibilità , prevista dal disegno di legge, di introdurre un’«addizionale Imu» che sostituisca una lunga serie di balzelli comunali: Tarsu, Tosap, Cosap e imposta sulle insegne e la pubblicità .
Modulandone il livello, i Comuni potrebbero agevolmente riappropriarsi di quei 3,4 miliardi che il colpo di spugna sull’Ici per la prima casa ha tolto ai loro bilanci. E che i sindaci non hanno mai digerito. Al punto da aver provato diverse volte a riprendersi quella piccola leva fiscale.
Per esempio proponendo la cosiddetta «service tax»: una imposta sul valore patrimoniale degli immobili, ma corretta in base al reddito dei proprietari. L’applicazione dell’Imu comporterebbe qualche problemino di carattere tecnico. E pure piuttosto serio.
Per dirne una, la frequenza delle transazioni immobiliari è notoriamente molto diversa da città a città : il gettito dell’imposta di registro e della tassa catastale è perciò territorialmente assai disomogeneo.
Per questo era prevista la costituzione di un fondo perequativo nel quale sarebbe confluito il gettito delle tre tasse per essere poi redistribuito.
I sindaci avrebbero poi progressivamente preso in mano le redini della nuova imposta.
Ma se risolvere i problemi tecnici è sempre possibile, per quelli politici è decisamente più complicato.
I Comuni insistono perchè venga loro restituita l’autonomia impositiva: e questo, sostengono, non può che avvenire se non attribuendo loro il potere di tassare gli immobili.
E per corroborare questa tesi portano i risultati di uno studio internazionale dell’Ifel secondo cui otto Paesi su dieci applicano un simile sistema.
Nella maggioranza di governo questa linea ha l’appoggio della Lega Nord.
Non a caso il disegno di legge delega sul federalismo dice chiaramente che per i Comuni si deve privilegiare la fiscalità connessa agli immobili.
Il fatto è che grazie alla promessa dell’abolizione dell’Ici, fatta in campagna elettorale, Berlusconi ha vinto le ultime elezioni politiche, e chiaramente non è disposto a rimangiarsela.
Ma se a recuperare quel gettito fossero i Comuni, il governo salverebbe la faccia.
Tanto più in un momento complicato come questo, con i sondaggi che indicano un preoccupante calo di popolarità .
Per ora si resta ai trasferimenti puri e semplici dello Stato centrale.
Il federalismo fiscale può ancora attendere.
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