DELL’UTRI, I SOLDI DI BERLUSCONI A SANTO DOMINGO
INVIATI 24 ORE PRIMA DELLA SENTENZA… IL SOSPETTO CHE IL SENATORE SI PREPARASSE ALLA LATITANZA
Una fetta consistente del tesoro consegnato da Silvio Berlusconi a Marcello Dell’Utri è già al sicuro, in un conto cifrato di Santo Domingo.
L’hanno scoperto gli investigatori del nucleo speciale di polizia valutaria.
La guardia di finanza e la Procura stanno cercando di capire cosa si nasconda dietro i 40 milioni di euro versati negli ultimi dodici anni dall’ex presidente del Consiglio al suo amico di sempre, condannato per troppe e antiche frequentazioni mafiose.
L’8 marzo, il giorno prima del verdetto della Cassazione che avrebbe potuto portare Dell’Utri in carcere, Berlusconi fa un bonifico da 15 milioni di euro su un conto intestato all’amico e alla moglie.
Ufficialmente, a titolo di acconto per l’acquisto di una villa sul lago di Como, un affare firmato proprio quel giorno davanti a un notaio di Milano.
Il documento bancario acquisito dalla Finanza nei giorni scorsi parla chiaro: nel giro di una manciata di minuti, 11 dei 15 milioni di euro prendono il volo verso il conto di Santo Domingo.
E adesso, il procuratore aggiunto Ingroia, e i sostituti Di Matteo, Del Bene, Guido e Sava stanno preparando una rogatoria per cercare di seguire l’ultimo mistero di Marcello Dell’Utri.
Anche se non nutrono molte speranze: Santo Domingo resta il buen retiro di latitanti eccellenti e delle loro casseforti.
Proprio l’8 marzo, il senatore Pdl condannato per mafia era all’estero. N
on si è mai saputo dove, con certezza. Unico indizio: un paese di lingua spagnola.
Se ne accorsero per primi i cronisti che cercavano Dell’Utri per un’intervista: il suo telefonino era spento, rispondeva solo (in spagnolo) l’operatrice di un gestore telefonico.
Probabilmente, Dell’Utri era davvero nella Repubblica Dominicana, pronto a trascorrere una latitanza dorata, con i soldi di Silvio Berlusconi.
Dopo la sentenza della Cassazione, che ha disposto un nuovo processo d’appello, Dell’Utri telefonò a uno dei suoi bracci operativi, Massimo De Caro.
La conversazione era intercettata dai carabinieri del Ros per conto della Procura di Firenze, come ha svelato nei giorni scorsi L’Espresso, svelando i retroscena di un’inchiesta per corruzione.
Diceva Dell’Utri, con tono scherzoso: «C’è un oceano di mezzo», «e parlano spagnolo».
Ma non sono i viaggi di Marcello Dell’Utri a interessare i magistrati di Palermo.
La nuova inchiesta, che è un filone dell’indagine sulla trattativa mafia-Stato, punta a ricostruire a cosa siano serviti quei 40 milioni di euro.
La Procura ipotizza un’estorsione a Berlusconi commessa da Dell’Utri, l’ambasciatore di Cosa nostra a Milano, come lo definisce la sentenza della Cassazione.
Forse, quei 40 milioni di euro sono la prosecuzione del pizzo già pagato da Berlusconi negli anni Settanta, di cui parla pure la Cassazione. O forse, sono il prezzo del silenzio.
Dell’Utri respinge le accuse e se la prende con Ingroia: «È un fanatico, un ayatollah», si sfoga dai microfoni della “Zanzara”, su Radio24.
E va anche oltre: «La trattativa? Se si è trattato di evitare guai peggiori è stata la cosa giusta. Anche se con la mafia non bisognerebbe mai trattare».
E infine Dell’Utri plaude a Napolitano, naturalmente per attaccare i magistrati: «Ha fatto benissimo a scontrarsi per le intercettazioni, è inaudito quello che è successo».
In questi giorni, la polizia valutaria di Palermo sta passando al setaccio i conti intestati a Dell’Utri e alla moglie, su cui sono arrivati i 40 milioni di euro.
Poco dopo i bonifici, i soldi prendono sempre moltissime destinazioni, anche per importi cospicui.
I magistrati vogliono capire dove siano finite davvero le donazioni di Berlusconi: Dell’Utri le ha messe al sicuro? O le ha distribuite a qualcun altro?
Sono le due ipotesi che ruotano attorno all’inchiesta di Palermo.
E intanto gli investigatori sono già a caccia di altri conti di Dell’Utri, che potrebbero essere intestati a prestanome.
Replica l’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini: «Se le notizie apparse sui giornali fossero vere, vi sarebbe da parte della Procura di Palermo una totale distorsione della realtà . La sentenza della Cassazione su Dell’Utri ha categoricamente escluso che mai vi sia stata una qualche commistione fra la nascita di Forza Italia e la mafia».
Salvo Palazzolo
(da “La Repubblica“)
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