“MARCELLO UNA VOLTA MI HA DETTO: SE PARLO IO, SILVIO E’ NEI PASTICCI”
L’INTERROGATORIO A FIRENZE DI ENZO CARTOTTO, EX ESPONENTE DELLA DC MILANESE E UNO DEI FONDATORI DI FORZA ITALIA
«Una volta, Dell’Utri mi disse: se parlo io per Silvio sono grossi guai». Inizia così il lungo racconto di un testimone d’eccezione, Ezio Cartotto, ex esponente della Dc milanese e soprattutto uno degli ideatori di Forza Italia: negli ultimi mesi è stato convocato prima dalla Procura di Palermo, per l’indagine sulla trattativa Stato-mafia, e poi dalla Procura di Firenze, che indaga sulle stragi del 1993 dopo le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza.
Entrambe le Procure hanno chiesto del ruolo di Dell’Utri e dei suoi rapporti con Berlusconi.
Quella frase sibillina — «Se parlo io per Silvio sono grossi guai» — Cartotto l’ha ricordata ai pm di Firenze, il 31 gennaio scorso, parlando della Banca Rasini, che negli anni Settanta fu all’origine delle fortune imprenditoriali del giovane Berlusconi. «Di queste vicende può esserne a conoscenza Dell’Utri, che una volta mi disse quelle parole», spiega Cartotto: «Ne sarà stato forse a conoscenza l’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda, che mi parlò di sacchi di denaro che giungevano dalla Sicilia. Poteva saperlo l’apparente proprietario della Banca Rasini, Azzaretto, che era in realtà un uomo assolutamente assoldato al servizio di Giulio Andreotti».
Anche il verbale di Firenze è finito agli atti palermitani della trattativa Stato-mafia, dunque è ormai un documento pubblico.
Nel racconto di Cartotto spunta all’improvviso uno strano personaggio: «Era un uomo straordinario — dice il testimone, ai pm Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi — peccato che sia morto. Era un vecchietto ultraottantenne, ma era rimasto un personaggio di prim’ordine, di grande valore. Era stato nominato all’Eur, nominato dal vecchio regime, ma confermato da Giulio Andreotti. È stato lui a riferirmi un aneddoto, che vale la pena di essere raccontato».
I pm incalzano Cartotto: «E chi è questo signore?».
Lui non indugia oltre: «Si chiamava Mancuso, dottor Mancuso. E aveva l’ufficio all’angolo tra piazza Argentina e corso Vittorio. Io ogni tanto ci andavo. Da lui ho saputo come Berlusconi avesse ottenuto anticipi dal pa-dre, vero vertice della Banca Rasini».
Nelle confidenze del «dottor Mancuso», quegli anticipi sarebbero serviti a Silvio Berlusconi «per gli acconti sugli acquisti dei terreni».
Prosegue Cartotto: «Poi lui andava a prendere il resto dei soldi al Monte dei Paschi di Siena, il cui grande capo allora si chiamava Cresti, il numero 3 della P2, nell’elenco ufficiale».
Cartotto dice e non dice: «Vi risparmio il racconto che Mancuso mi ha fatto nei dettagli dell’abilità con cui Berlusconi è riuscito a convincerlo a comperare un pezzo dell’Edilnord di Brugherio».
Restano i misteri della Banca Rasini, già oggetto di indagini ai tempi del processo Dell’Utri.
«La vedova di Azzaretto ha venduto la Banca Rasini al Credito Commerciale», spiega ancora Cartotto: «E di chi era in quel periodo il Credito Commerciale?
Del Monte dei Paschi di Siena. E chi sedeva per l’unica volta nella sua vita in un consiglio di amministrazione di una banca e nel comitato esecutivo? Silvio Berlusconi».
(da “La Repubblica”)
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