DOMENICA CONFERENZA STAMPA DI CONTE PER ANNUNCIARE LE NUOVE (MEZZE) MISURE
TROPPI COMPROMESSI E MEDIAZIONI, TROPPI INTERESSI DI LOBBY DA TUTELARE, MANCA IL CORAGGIO DI VARARE MISURE DRASTICHE
Ricomincia la stagione delle strette, dei dpcm, delle conferenze stampa del presidente Giuseppe Conte. Obiettivo a breve termine, non scontentare nessuno.
A medio, perchè in mezzo c’è la maledetta pandemia, chiudere progressivamente il Paese.
A partire dal cosiddetto coprifuoco – chiamato “stretta della movida” – che domani il premier dovrebbe annunciare insieme al dpcm e a misure come il 75% dello smart working e la Dad, ossia la didattica a distanza, oggetto del contendere degli ultimi giorni tra governo e regioni.
Didattica a distanza, prevista per un tempo circoscritto, solo per gli studenti del triennio delle scuole superiori e da alternare alle lezioni in presenza.
La richiesta è arrivata dai presidenti delle Regioni che, a meno di cambi di programma notturni, domattina incontreranno di nuovo il Governo per definire le misure da inserire nel nuovo Dpcm, che dovrebbe essere firmato e poi presentato in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, domani.
E all’incontro dovrà essere presente la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
Lo hanno chiesto sempre i presidenti delle Regioni, consapevoli della contrarietà della ministra, ribadita più volte, a reintrodurre la Dad, misura che, per loro servirebbe anche a svuotare autobus e metropolitane dagli affollamenti negli orari di punta.
Allentando il nodo che resta stretto sulla riorganizzazione del trasporto pubblico locale, su cui negli ultimi giorni si è tanto discusso senza arrivare ad alcuna decisione.
A decongestionare bus e treni servirebbe anche la programmazione, generalizzata, di orari scaglionati di ingresso nelle scuole e di inizio delle lezioni, altra ipotesi che i presidenti delle Regioni hanno chiesto al Governo di prendere in considerazione per la nuova stretta.
“No” – arriva dalle Regioni – invece a chiusure o limitazioni di orario (attualmente fissate alle 24) per la chiusura di negozi e attività commerciali, sì ai controlli contro gli assembramenti e al ristoro economico per le attività che dovessero essere chiuse. Indicazioni chiare, quelle emerse nel vertice che si è tenuto nel pomeriggio, sulle quali si cercherà la quadra domattina.
Il clima è di ritrovata collaborazione istituzionale – “non c’è nessun braccio di ferro, però le Regioni sono preoccupate per i numeri del contagio”, spiegano fonti qualificate ad HuffPost – ma le posizioni restano comunque distanti.
Per tutta la giornata si è cercato di decidere se anticipare la chiusura dei locali alle 22 e alle 23 e se far scattare il divieto di circolazione dei cittadini alla stessa ora, mentre sembra ormai assodato che col nuovo testo arriverà lo stop a palestre e sport di contatto dilettantistici, comprese le scuole calcio. Potranno restare aperti, invece, parrucchieri e centri estetici.
Sono queste le misure su cui dovrebbe essere incardinata la nuova stretta del Governo per fermare l’avanzata del coronavirus e cercare di allontanare il lockdown generale, contenuta nel Dpcm che sarà varato e illustrato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, domani.
Misure su cui è andato avanti per tutta la giornata un confronto serrato in una girandola di incontri iniziata stamattina con la riunione tra il Ministro Boccia, il commissario Domenico Arcuri, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli e il Ministro Speranza con alcuni presidenti di Regione sul caos tamponi e i ritardi che si stanno registrando sul fronte dei tracciamenti dei contagi, proseguita nel pomeriggio con il vertice tra le Regioni, mentre poco dopo il Cts si riuniva col Ministro Speranza. Più tardi il premier Conte ha incontrato i capi delegazione dei partiti a Palazzo Chigi.
Obiettivo: chiudere sui nuovi provvedimenti, in accordo con le Regioni, per arrivare il prima possibile alla nuova stretta, dopo che il Dpcm approvato qualche giorno fa si è rivelato poco incisivo alla prova dei fatti e soprattutto dei numeri dei contagiati e dei ricoverati nei reparti di terapia intensiva.
Sempre più alti: oggi il bollettino del Ministero della Salute ha registrato 10.925 nuovi casi di covid-19 e un ulteriore aumento dei morti e dei ricoverati in terapia intensiva. Di qui la necessità di un intervento generale più stringente e uniforme, con misure univoche sul territorio nazionale, anche se non è da escludere la previsione di varare provvedimenti più stringenti nelle Regioni con indice di contagio più alto.
L’obiettivo del nuovo testo è “mantenere quanto più possibile prima di tutto “scuola e lavoro” e “limitare al massimo le attività non essenziali per evitare di ritrovarsi in condizioni di dover chiudere quelle essenziali tra tre settimane al massimo.
Questo il senso del ragionamento svolto nel vertice di stamattina in Protezione civile dal ministro Speranza, che ha anche detto: “Lavoriamo insieme sui trasporti. Serve una mossa netta sullo smart-working, direi di arrivare anche al 70-75%”. Assicurando supporto ai settori più colpiti dalle misure contenute nel nuovo Dpcm. “Se decidiamo come Governo di chiedere a qualche comparto di cessare o limitare le proprie attività ci facciamo carico del ristoro”, ha precisato infatti il ministro.
Altro punto su cui si è discusso, oggi ma anche nelle ultime settimane, è la necessità di riorganizzare il trasporto pubblico locale, evitando gli affollamenti su autobus e metropolitane negli orari di punta.
Obiettivo che potrebbe essere centrato coinvolgendo i privati per aumentare le corse a disposizione di alcune fasce di popolazione come gli studenti e i lavoratori, così come ha suggerito sin da aprile – ribadendolo a fine agosto – il Cts ma anche portando al 75% la soglia dello smart working specie nella pubblica amministrazione, come annunciato stamattina da Speranza e differenziando gli orari di ingresso a scuola e di inizio delle lezioni per gli studenti. Come chiedono le Regioni, insieme alla reintroduzione della didattica a distanza.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply