È SOLO UNA PRESA PER IL CUNEO: IL GOVERNO PROMETTE DI TAGLIARE LE TASSE RIVEDENDO LE ALIQUOTE IRPEF, MA CI VOGLIONO DAI 6 AI 10 MILIARDI DI EURO AFFINCHÉ LA RIFORMA ABBIA QUALCHE EFFETTO SULLE TASCHE DEGLI ITALIANI, E I SOLDI NON CI SONO
LE TRE IPOTESI PER RIDURRE IL CUNEO SUI LAVORATORI DIPENDENTI, CHE, AVENDO IL PRELIEVO DIRETTO IN BUSTA PAGA E NON POTENDO EVADERE MANCO UN EURO, PAGANO LE IMPOSTE PER TUTTI
Il termine «gradualità» ricorre più volte nel testo della delega fiscale votata definitivamente venerdì dal Senato, e a ragione, perché sia che si tratti della madre di tutte le imposte, ovvero l’Irpef, sia che si ragioni su Ires, Irap o Iva basta un intervento minimo per perdere miliardi di gettito. Anche per questa ragione la tanto propagandata flat tax estesa a tutti gli italiani, lavoratori dipendenti compresi, è già stata rinviata da tempo a fine legislatura. Stime molto prudenziali, infatti, segnalano che applicare a tutti un’aliquota del 15% costerebbe almeno 65 miliardi di euro.
Per questo si procederà per gradi, ma già il primo step ipotizzato, ovvero il passaggio da 4 a 3 aliquote Irpef, ha un costo significativo per le casse pubbliche. Secondo il governo per avviare da subito un’operazione del genere potrebbero bastare anche solo 4 miliardi di euro.
Ma in vista del varo della prossima legge di Bilancio, per quanto relativamente contenuta, una spesa del genere non è facile da mettere in conto. Anche perché l’anno prossimo il governo non potrà non confermare il taglio del cuneo fiscale che scade a fine anno e si stima costi 10 miliardi di euro. E questa è solamente una delle spese da mettere in conto, poi ci sono le pensioni (compresa la nuova tornata di rivalutazioni), il rinnovo dei contratti pubblici, la necessità di rifinanziare per 4-5 miliardi la sanità e tanto altro ancora.
Le spese sono tante e le risorse sul tavolo certamente molto poche, visto che si parte infatti da una dotazione certa di appena 5-6 miliardi di euro. Rispetto all’Irpef, secondo alcune stime, passare dalle 4 aliquote di oggi costa tra 6 e 10 miliardi a seconda delle ipotesi.
La prima, la più economica, prevede di lasciare invariata l’aliquota più bassa, quella del 23%, e la relativa fascia di reddito per accorpare al 28% le due aliquote centrali (oggi al 25 e 35%), lasciando invariata quella più alta. Per realizzare questa operazione occorre reperire all’incirca 6 miliardi.
Una seconda ipotesi costa, invece, 10 miliardi e prevede di mantenere sempre al 23% l’aliquota più bassa, alzando però da 15 a 28 mila euro la fascia di reddito a cui si applica e di fissare al 33% l’aliquota intermedia tra 28 e 50 mila euro, lasciando poi immutato il 43% di prelievo sopra 50 mila euro.
(da La Stampa)
Leave a Reply