EDITORIALE
GLI OPERAI VOTANO A DESTRA: TOCCA ORA A UNA VERA DESTRA SOCIALE RAPPRESENTARE ANCHE LORO
Per chi, come noi, da una vita si batte perchè una vera Destra sociale, nazionale e popolare sappia rappresentare anche le istanze dei ceti medi e degli Italiani più esposti alla crisi economica, può forse essere una piccola soddisfazione. Alla luce di anni trascorsi a cercare di far capire ai “politici” di Destra che i consensi non si raccolgono solo contestando i campi zingari o bombardando le scialuppe degli extracomunitari, rappresentando egoismi e lobbies, oppure nostalgismi che poi vengono rimossi e messi in cantina per convenienza.
Alla trasmissione Omnibus, qualche giorno fa, Fausto Bertinotti, a microfoni spenti è stato sincero, dicendo ” Ora nelle fabbriche molti sindacalisti Fiom hanno la tessera di un partito di centrodestra”.
Ebbene sarebbe il momento che a Destra si cominciasse a ragionare e a discutere di politica, i congressi una volta servivano a questo, caro Fini, ad abituarsi a “rappresentare istanze e bisogni”, a “studiare e capire”…oggi abbiamo tante fondazioni che organizzano cene a 500 euro a cranio…ma come ci siamo allontanati dalla gente comune…Sempre in prima fila a “discutere sul nulla”, di problemi a cui la gente non frega niente, lontani dalla base che vive nei quartieri popolari delle periferie urbane degradate. Eppure quel mondo operaio, quei ceti medi, quei piccoli artigiani, quegli impiegati pendolari che trovi sui treni la mattina, con le loro preoccupazioni e speranze rappresentano l’Italia che lavora e che paga in silenzio. Quel mondo si rivolge a noi, chiede aiuto, ci tende una mano, ripone una speranza nel nostre idee sociali: non vuole assistenzialismo vuole lavoro, non vuole politici con la puzza sotto il naso e l’auto blu ma vuole “rappresentanza e onestà “, non vuole false promesse e illusioni mediatiche vuole ” politici con le palle che dicano la verità “. Vuole che un futuro presidente del Consiglio abbia i coglioni di andare in televisione a reti unificate e dica ” Siamo nella merda, ma rimbocchiamoci tutti le maniche, lavoriamo sodo senza distinzioni di credi politici, dimostriamo al mondo quanto vale il popolo italiano. Da domani stipendi dimezzati a tutti i politici, il parco auto blu ridotto a un decimo, diamo noi per primi l’esempio, misure a favore dei più deboli, dateci anche voi una mano a creare un nuovo Rinascimento italiano, se fra due anni non riesco a cambiare le cose me ne vado in anticipo”.
Il politico deve avere una cultura, una sensibilità , deve ” anticipare e capire”, trovare soluzioni. Le leggi vanno cambiate? Cambiamole, snelliamole. Ma il nostro è un Paese con fame di case e lavoro non precario, con bisogno di sicurezza nelle strade e ideali di vita, di esempi dall’alto e di recupero del senso della “responsabilità “, dove “chi sbaglia paghi” e non venga promosso di grado. La nostra è una società che ha bisogno di regole e di chi le faccia rispettare, di decisioni e non di eterni compromessi, di governabilità e non di inciuci, di una classe politica “militante”, idealista, onesta, decisionista, non di “peracottari” disponibili a ogni intrallazzo.
La Sinistra non rappresenta più tanti ceti deboli, il Centrodestra può rappresentarli se riesce a trovare le basi di una svolta e di un progetto nuovo, le basi sociali e il senso dello Stato, l’identità nazionale e il concetto di comunità solidale che sono parte essenziale della cultura di destra. Vogliamo che gli operai non ci votino “per disperazione”, ma arrivino a votarci ” per convinzione” e per “adesione progettuale”. Le nostre radici profonde possono essere piantate ovunque, non c’è limite : ci vuole convinzione, dedizione, orgoglio, sacrificio e fare le cose “per gli altri”: una politica fatta per passione, non per interesse.
La Sinistra è sempre più simile a quella che negli anni ’70 dipingeva Pier Paolo Pasolini, quella dei contestatori “figli di papà “, rileggiamo le sue provocatorie analisi “Avete la faccia di figli di papà . Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati, ma anche prepotenti e ricattatori: siete dei piccoli borghesi. Quando ieri avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo per i poliziotti. Perchè loro sono figli di poveri. Conosco il loro modo di essere stati bambini, le preziose mille lire, la madre incallita come un facchino o tenera, per qualche malattia, come un uccellino, i tanti fratelli, la casupola tra gli orti con la salvia rossa, i bassi delle cloache, gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari. Hanno venti anni. la vostra età . Ieri negli scontri si è avuto un frammento della lotta di classe: voi eravate i ricchi mentre i poliziotti erano i poveri. Bella vittoria la vostra. Io sto con loro”.
Chi sta a destra tragga esempio da queste parole e sappia uscire dal conformismo: salite su un autobus che la sera riporta nelle periferie urbane e scrutate i volti, interpretate gli sguardi di tanti lavoratori, uomini e donne, dal volto stanco che tornano a casa, con i loro problemi, le loro ansie, le loro sofferenze …qualcuno sorride pensando che tra poco rivedrà il volto di chi ama, di un figlio che li attende, altri meditano su come “tirare avanti” tra tante spese da affrontare, la scuola dei figli, la salute, il lavoro precario, i soldi che non bastano mai. L’Italia e’ fatta di tanti piccoli autobus, di tanti piccoli treni, di tante piccole storie, di tanti sacrifici e di tanto amore. Bisogna saper parlare al cuore del popolo italiano: la politica ha bisogno di ritornare ad essere esempio di vita e i politici a ritornare ad amare il proprio il popolo. Ricordatelo: insieme nulla è impossibile.
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