ELON MUSK E’ SCESO IN POLITICA E LE QUOTAZIONI IN BORSA DI TESLA SONO CROLLATE NEGLI ULTIMI MESI
GLI AZIONISTI SONO INCAZZATISSIMI PER IL SUO DISIMPEGNO MANAGERIALE E PERSINO ALCUNI MEMBRI DEL CDA, COME JAMES MURDOCH E KIMBAL MUSK, STANNO VENDENDO I TITOLI
Alla vigilia di Natale un’azione della Tesla era arrivata a valere 461 dollari, più del doppio dei 226 del 4 novembre, vigilia dell’elezione di Trump. E gli analisti che avevano attaccato Elon Musk criticando la scelta politica di diventare il suo apripista e giudicando economicamente folle aver gettato più di 250 milioni di dollari nella sua
campagna elettorale, facevano un rabbioso mea culpa.
Da allora la Tesla ha dimezzato il suo valore scendendo addirittura sotto il livello pre voto presidenziale. Giorni neri soprattutto per Musk che ci ha messo del suo tra licenziamenti di massa di dipendenti federali, sostegno al partito neonazista tedesco e quel saluto romano che, qualunque fosse l’intenzione di Elon (gesto autistico secondo gli amici) trasforma l’auto Tesla in «Swasticar» con un meme satirico del quale il miliardario può lamentarsi ma non sorprendersi, visto che è uno specialista di quel genere.
La verità è che l’azienda, molto sopravvalutata in Borsa, in difficoltà per l’esaurirsi della sua spinta innovativa e il rapido avanzare di vari concorrenti, rischia la tempesta perfetta: scarseggiano nuovi prodotti mentre l’ultimo, il cybertruck, è poco venduto. E la politica che doveva dare una spinta è, invece, un freno: toglie popolarità e carisma a Musk la cui persona è da sempre l’asset principale dell’azienda.
Gli azionisti sono furiosi per il suo disimpegno manageriale. Alcuni di loro vicini a Elon — James Murdoch, gli stessi manager della società, perfino suo fratello Kimbal — vendono titoli Tesla. L’aiuto di Trump con la scena surreale della Casa Bianca trasformata in showroom della Tesla, non ha giovato: titolo sempre più giù mentre si moltiplicano i casi di vandalismo contro le vetture.
(da agenzie)
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