FECCIA LEGHISTA: “VOGLIO QUERERARLO PER QUEL DITO MEDIO”, PARLA IL CANTANTE SALENTINO INSULTATO DA BOSSI
ALESSANDRO PELAGALLI, LECCESE D’ORIGINE E MILANESE D’ADOZIONE, ERA SUL PALCO DELLA FESTA LEGHISTA DI BESOZZO: “CANTAVO UN BRANO PER L’UNITA’ D’ITALIA, MI HANNO ANCHE RIDOTTO IL COMPENSO”
Alessandro Pelagalli, leccese d’origine e milanese d’adozione, è il cantante che si è esibito sul palco di Besozzo alla festa della Lega Nord, il destinatario del dito medio di Umberto Bossi.
Era un siparietto concordato?
Assolutamente no. Io non sapevo nemmeno che quella fosse una festa della Lega. Circa un mese fa sono stato contattato da una collega che mi ha chiesto di esibirmi al suo posto perchè non poteva prendere parte a una serata per cui era stata ingaggiata. Solo una volta arrivato, vedendo lo stand per la raccolta di firme per il trasferimento dei ministeri al Nord, ho capito.
Le ha provocato problemi cantare a una festa leghista?
Io sono un professionista. Vado dove mi chiamano. Tant’è vero che per il 3 e il 7 agosto ho già due serate fissate per la festa della Lega ad Azzate. Mi presenterò comunque, anche se adesso ho un po’ paura che qualcuno possa riconoscermi. Magari proprio Bossi, dato che sono appena stato dai carabinieri di Bareggio, dove risiedo, per querelarlo.
Il gesto non è certo stato simpatico, anche se il leader del Carroccio ci ha ormai abituato a uscite di questo genere.
Ho letto su alcuni giornali che sarebbe stata una reazione divertente a una mia provocazione. Tengo a precisare che io non sapevo quando Bossi e Calderoli sarebbero saliti sul palco perchè gli organizzatori mi hanno detto di non preoccuparmene. Non è certo colpa mia se hanno scelto proprio la canzone Bianco, rosso e verde, che avevo inserito in scaletta per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, per fare il loro ingresso. Reagendo in quel modo mi hanno offeso come cittadino italiano e anche come professionista, di fronte a una platea di mille persone, tutte favorevoli a loro. Però un particolare divertente in effetti c’è.
Ovvero?
Poco dopo il fattaccio, una signora mi ha chiesto una tarantella. Mi ha sorpreso, dato che quando suono alle feste padane elimino tutti i brani che possano in qualche modo richiamare il sud. Così, per evitare di scaldare inutilmente gli animi, ho chiesto quanti meridionali fossero presenti: hanno alzato la mano tre quarti degli spettatori. E hanno tutti ballato e applaudito le canzoni napoletane e quelle in dialetto leccese.
E Bossi dov’era a questo punto della serata?
Fuori dal capannone dove suonavo, in mezzo alla gente. Io comunque non voglio demonizzare Bossi. Alcune delle cose che dice sono condivisibili e nel suo discorso ha affrontato i soliti temi, dai rifiuti di Napoli al trasferimento dei ministeri, ma senza puntare il dito contro nessuno… A eccezione, ovviamente, del nostro Paese. E scusate se è poco.
Quella citazione del Tricolore non gli è proprio andata giù.
Quando ho intonato le parole “Italia del tricolore, elevo al cielo la tua bandiera”, si è scatenato il finimondo. La cosa incredibile è che il tutto sia partito da due ministri della Repubblica italiana, non della Padania. Ho consultato una sentenza della Cassazione: mostrare il dito medio può essere considerato reato.
Perchè non ha reagito subito?
Lì per lì non mi è sembrato opportuno. Io ero su quel palco per lavorare. Però a freddo mi è sembrato opportuno dimostrare la mia indignazione come cittadino. Senza contare che ci ho anche rimesso dei soldi: il compenso pattuito per la serata era di 250 euro, che sarebbero stati spartiti tra me e un’altra cantante con cui ho diviso il palco. Quando lei è andata a ritirare i soldi, gli organizzatori le hanno detto che 50 euro ci erano stati detratti perchè avevamo cantato un’ora e mezzo, meno rispetto a quanto concordato. Ovvero, il tempo sottratto era quello dei discorsi di Bossi e Calderoli».
Lucia Landoni
(da “la Repubblica“)
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