FERMO, IMPRENDITORE ITALIANO UCCIDE DUE OPERAI STRANIERI CHE CHIEDEVANO GLI ARRETRATI NON PAGATI
I DUE LAVORATORI, RIDOTTI ALLA FAME, AVEVANO OTTENUTO UNA INGIUNZIONE DI PAGAMENTO DAL TRIBUNALE… LA FECCIA RAZZISTA SUL WEB OVVIAMENTE STA CON L’ASSASSINO: SAREBBE APOLOGIA DI REATO, MA NESSUNO SI RICORDA CHE ESISTE
Erano stati licenziati quest’estate ma non avevano ricevuto quanto spettava del loro lavoro.
Così due operai edili, Mustafa Neomedim e Avdyli Valdet, questa mattina si sono presentati nell’abitazione dell’imprenditore Gianluca Ciferri, armati di piccozza.
Ciferri ha sparato con un revolver calibro 38, uccidendo entrambi gli ex dipendenti.
“L’ho fatto per legittima difesa”, ha detto agli inquirenti prima di essere arrestato per duplice omicidio.
È accaduto a Molini Girola, nel Fermano.
Ciferri, 48 anni sposato con 3 figli, possiede una piccola impresa edile – la “Gianluca Ciferri Movimento Terra”.
Neomedim e Valdet avevano lavorato per l’azienda ma, secondo quanto ricostruiscono i sindacati, non avevano ottenuto delle mensilità arretrate e per questo si erano rivolti a un giudice per chiedere l’ingiunzione di pagamento.
Scrive il Corriere Adriatico:
Le due vittime si chiamavano Mustafà Nexhmedin, 48 anni, e Valdet Avdyl, 26 anni, kosovaro. Erano entrambi incensurati e con un regolare permesso di soggiorno a Fermo.
Mustafà Nexhmedin aveva 4 figli – il più grande di 7 anni il più piccolo di uno e mezzo -, era in Italia da 13 anni. Con lui l’intera famiglia che, da quanto emerge, si era perfettamente integrata.
Con l’imprenditore per cui ha lavorato c’è in piedi un vertenza legale.
Mustafà si era rivolto a un sindacato che lo aveva affiancato nel procedimento, concluso con un decreto ingiuntivo a suo favore.
Valdet Avdyl, 26 anni, sempre kosovaro, aveva lavorato anche lui per Ciferri, poi si era licenziato e restando senza lavoro era tornato per un periodo nella sua terra. A Fermo aveva fatto ritorno in questi giorni, pare, per chiedere i soldi arretrati
“Le richieste dei due lavoratori erano state diverse, reiterate e non ascoltate. Rivendicavano mensilità arretrate, un problema comune a molte piccole aziende edili, mentre la crisi sta sconquassando la tenuta sociale dei territori” ha commentato il segretario provinciale della Cgil Maurizio Di Cosmo.
Mustafa Neomedim fino a pochi mesi fa era iscritto alla Fillea Cgil, ma da quando aveva perso il lavoro non aveva rinnovato la tessera.
Si era rivolto alla Uil, che pare avesse avviato l’iter per un’ingiunzione di pagamento a carico di Ciferri. La vicenda insomma era nota ai sindacati.
Secondo Di Cosmo, la tragedia di Mustafa e Avdyli Valdet, il suo compagno di lavoro, che “non riuscivano più a mettere insieme neppure i soldi per mangiare, deve far riflettere l’intera comunità , le istituzioni locali, il Governo. Serve un cambio di passo reale”.
Secondo i sindacati, “la scarsità di denaro in circolazione e la mancanza di commesse stanno mettendo le imprese con le spalle al muro e gettando sul lastrico migliaia di dipendenti e le loro famiglie. C’è bisogno di maggiore liquidità da immettere nel sistema produttivo e di nuovi investimenti, a partire da quelli pubblici. Di fronte a queste necessità ed alla fame di lavoro che c’è, siamo costretti a constatare, purtroppo, che governo e Parlamento sono ad altre cose affaccendati. E le sporadiche volte che se ne occupano, è solo per abbattere i pochi diritti rimasti a difesa della libertà e della dignità dei lavoratori”.
(da “Huffingtonpost”)
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