FICO NON CI STA: “NE’ CON TRUMP, NE’ CON SALVINI”
IL CAPO DEGLI ORTODOSSI IMMAGINA PIUTTOSTO CONVERGENZE VARIABILI IN BASE AL PROGRAMMA… MA DIMENTICA CHE UN GOVERNO SI REGGE SUL VOTO DI FIDUCIA E SU UNA MAGGIORANZA
Roberto Fico è uno dei deputati del MoVimento 5 Stelle più coerenti: in molte occasioni, e a differenza della stragrande maggioranza dei suoi colleghi, ha avuto il coraggio di sfidare l’impopolarità su molte tematiche (come l’immigrazione) e di avere capacità di analisi dei problemi e di comprensione della complessità rare nel M5S.
Oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica riporta una serie di sue considerazioni sugli scenari politici futuri molto interessanti.
Anche se sembra sottostimare e sovrastimare alcune circostanze politiche che potrebbero verificarsi, Fico è chiaro nel dire: «Nè con Salvini, nè con Trump».
Poi spiega:
«Mettiamo che si vada a elezioni con un sistema proporzionale e che noi arriviamo primi – spiega Fico – per come la vedo io, avremo l’incarico di governo, ma non scambieremo nè poltrone nè sottosegretariati. Presentiamo il programma e si va su quello, giorno per giorno, tema per tema».
Il presidente della Vigilanza Rai ha in mente un «governo di maggioranza relativa». Nessuna alleanza precostituita.
Quanto a eventuali convergenze sui temi: «Quella con la Lega non è la più probabile. E se volesse votarceli Sel?».
L’ipotesi di incarico al M5S in caso di vittoria alle prossime elezioni anche se i grillini non dovessero raggiungere la maggioranza ad oggi è di scuola (perchè non sappiamo con che sistema elettorale si voterà ) ma assolutamente credibile.
E qui Fico spiega che il M5S potrebbe ottenere l’incarico (è successo, nella storia recente, con Bersani nel 2013) e potrebbe portare in aula i diversi temi per trovare una maggioranza che potrebbe essere mobile (Travaglio direbbe “trasformista” ricordando Depretis, forse).
E qui vengono subito due obiezioni: la prima è che il governo M5S dovrebbe ottenere prima di tutto la fiducia; la seconda è che fare affidamento su SEL (o su altri raggruppamenti della Sinistra Radicale, alternativa al PD) oggi appare difficile, visto che i sondaggi non li premiano ed è molto difficile che riesca ad entrare in parlamento, figuriamoci fare l’ago della bilancia.
Tuttavia, è evidente che se si parte aprendo alla possibilità di convergenza sui temi, si apre anche ad altri partiti. Ad esempio il PD o la sua sinistra.
E invece curioso che Fico dica che quello che scrive Grillo sull’immigrazione non conta, mentre conta il lavoro dei parlamentari:
Non vuole criticare il voto popolare statunitense, Fico, ma spiega che il muro con il Messico annunciato da Trump lo vede in completo disaccordo, così come l’ipotesi di smantellare l’assicurazione medica universale varata da Obama.
«È storicamente provato che dove vengono innalzati muri i problemi aumentano. Sull’immigrazione non serve chiusura, ma un’apertura intelligente. E la nostra linea non la tovate nè sul blog nè in mozioni estemporanee: verrà fuori dal gruppo di lavoro incaricato del programma e sarà basata sui nostri atti parlamentari, molto diversi da quelli della Lega».
Dovrebbe infatti essersi accorto già da tempo che finora la capacità di incidenza degli eletti M5S sulle decisioni finali non è scarsa, è nulla.
La vicenda dell’alleanza con l’ALDE è sintomatica: molti parlamentari non ne erano al corrente. E c’è di più: venerdì scorso David Borrelli, in una surreale autointervista concessasi sul blog di Grillo, ha scritto chiaro e tondo che “Chi doveva sapere, sapeva”.
Riferendosi evidentemente a Grillo e Casaleggio.
Per questo sperare che domani i parlamentari influiscano su qualcosa sembra un pio desiderio più che un calcolo politico razionale. Ad oggi, almeno.
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply