GASDOTTO TAP, BLITZ NELLA NOTTE DELLA POLIZIA CON LE RUSPE, MINNITI ORDINA LA CARICA DEI CAVALLEGGERI
MINNITI NON TROVA IGOR DA UN MESE, MA MOSTRA I MUSCOLI CON CHI DIFENDE IL TERRITORIO… ZONA MILITARIZZATA
ll cantiere per la realizzazione del gasdotto Tap a Melendugno (che porterà in Italia il gas dell’Azerbaijan) è stato militarizzato prima dell’alba: intorno alle 9 si erano già conclusi senza incidenti i lavori per la messa in sicurezza di 43 ulivi.
Le forze dell’ordine si sono concentrate a Lecce poco dopo la mezzanotte e hanno raggiunto in massa località San Basilio, dove da 42 giorni è attivo un presidio di manifestanti contro la realizzazione dell’infrastruttura.
Una cinquantina di attivisti sono stati bloccati all’interno del terreno privato, di fronte all’ingresso del cantiere, che era stato trasformato in presidio.
Immediato è scattato il tam tam sui social network e altre decine di persone hanno raggiunto la zona per dare forza alla protesta.
Per liberare le strade interpoderali di accesso al cantiere dalle barricate innalzate dai manifestanti nei giorni scorsi, sono state utilizzate delle ruspe e poi istituiti posti di blocco agli accessi, che hanno impedito l’arrivo in massa di manifestanti.
La zona della protesta è stata raggiunta a piedi attraverso la pineta e le campagne.
Il blitz è giunto inaspettato, poichè nei giorni scorsi sembrava essere stata siglata una tregua tra la multinazionale Trans Adriatic Pipeline e il Comune di Melendugno, in relazione alla possibilità di mettere in sicurezza i 43 ulivi rimasti nell’area di cantiere. In totale erano 211 gli alberi da espiantare in questa prima fase di lavori (2.000 per la realizzazione complessiva) e, secondo gli impegni della società , tutti saranno ripiantati al loro posto a interventi conclusi.
Il cantiere di Melendugno è stato aperto il 17 marzo e le attività delle ditte incaricate da Tap di espiantare gli ulivi e trasferirli in un sito di stoccaggio sono state ostacolate da continue manifestazioni.
Nei giorni 21, 28 e 29 marzo le forze dell’ordine hanno forzato i blocchi dei manifestanti, che cercavano di bloccare l’ingresso dei mezzi nel cantiere. Il primo aprile sono stati invece famiglie e bambini a impedire il passaggio dei camion.
A seguire il Tar Lazio aveva accolto una richiesta di sospensiva dei lavori da parte della Regione ma, dopo la tregua di Pasqua, è stato lo stesso Tribunale anministrativo a dare definitivamente il via libera alla conclusione degli interventi di espianto. Tap aveva comunque manifestato la disponibilità a non stare gli ultimi 43 alberi dal cantiere, mettendoli in sicurezza in dei grandi vasi e, per effettuare questi lavori, è stato disposto di militarizzare l’area per consentire l’accesso a due gru e cinque camion nonche agli operai.
Il Movimento No Tap ritiene infatti che gli ulivi che devono rimanere a San Basilio debbano essere mantenuti nella terra per evitarne la morte.
L’Osservatorio fitosanitario regionale, invece, dopo il sopralluogo del 24 aprile, ha certificato la possibilità di spostare le piante in vasi di tre metri, che sono stati posizionati in fondo al cantiere.
Proprio all’osservatorio fitosanitario è stata indirizzata una lettera del sindaco di Melendugno, Marco Poti, che ha chiesto un urgente sopralluogo dei tecnici nel sito di stoccaggio di Masseria del Capitano (dove erano già stati portati 157 alberi) “per verificare le condizioni di salute degli ulivi”.
Il primo cittadino per la prima volta non ha partecipato alle manifestazioni davanti al cantiere: “Non sono andato perchè qualcuno ha voluto mettere in difficoltà le istituzioni di questo Paese, cercando di mettere i sindaci contro la popolazione che vuole manifestare”.
“Con dispiacere abbiamo visto di nuovo centinaia di uomini delle forze dell’ordine che hanno fatto servizio di sicurezza a una società straniera – ha aggiunto Potì – e requisito un pezzetto del mio territorio. Non so se chi ha responsabilità politiche, i ministri dll’Interno e dello Sviluppo, si rende conto che un’opera del genere non può essere fatta contro il volere della popolazione”.
(da “La Repubblica”)
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