GENOVA, IL 30 GIUGNO SI REPLICA: CI VOLEVA LA POLIZIA DI SALVINI PER RITORNARE AI TEMPI BUI
DA 18 ANNI NON SI VEDEVANO LACRIMOGENI E ARRESTI IN PIAZZA… GLI ERRORI DELLA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO ALIMENTANO LE VIOLENZE… IL 30 GIUGNO ALTRA MANIFESTAZIONE A RISCHIO
Appena dietro a chi ha scelto di fronteggiare la polizia con lanci di oggetti, biglie e petardi, tantissimi genovesi hanno tenuto la piazza nonostante il fitto lancio di lacrimogeni che a più riprese impedivano di vedere e respirare.
E sono rimasti lì anche quando da via Assarotti, con Corvetto chiusa praticamente su tutti i lati, sono partite le cariche verso via Santi Giacomo e Filippo e poi nella stessa piazza Corvetto dove è stato fra l’altro ferito il giornalista Stefano Origone che stava seguendo da vicino l’arresto di un manifestante.
Ma cosa è successo quel giovedì pomeriggio?
Per la prima volta a Genova, dopo anni “scaramucce” tra manifestanti e polizia, ha prevalso la linea dura.
Per questo per la prima volta il tentativo di mediazione della Digos, con la frapposizione fisica del dirigente Francesco Borrè e dei suoi funzionari tra i manifestanti e il reparto mobile, non ha funzionato.
E anche in questo caso la piazza di Genova ha presentato due elementi di novità , che non si vedevano dai tempi del G8: l’utilizzo di lacrimogeni e la scelta degli arresti in piazza.
Il primo fitto lancio di lacrimogeni su via Palestro ha costretto i manifestanti che stavano “attaccando” il fortino e lanciando oggetti all’interno ad allontanarsi. Ma i manifestanti sono tornati e hanno scelto di proseguire l’assedio
Incomprensibile fra l’altro il fatto che il protocollo del reparto mobile preveda che gli alari non siano mai completamente chiusi, consentendo ai manifestanti di arrivare a contatto diretto con gli scudi degli agenti in tenuta antisommossa.
E’ sufficiente guardare i moltissimi video pubblicati in rete per rendersi conto che a restare in piazza sono tante persone delle età più disparate, ragazzini probabilmente alla loro prima manifestazione, mamme con bambini, anziani pure, donne e uomini che almeno dall’aspetto tutto sembrano meno che facinorosi “casseur” (che poi i termini andrebbero usati in maniera appropriata visto che l’unico danno alla città è stato fatto da un lacrimogeno ce ha colpito un’insegna del bar Mangini) ma semplici genovesi.
Non se lo aspettava la polizia che la gente restasse in piazza e continuasse a urlare la sua rabbia perchè di fatto è la prima volta da anni: una piazza compatta
Il secondo errore della polizia è stato quello di scatenare la confusione da un lato chiudendo la piazza dall’altro caricando un folto gruppo di manifestanti fino in via Serra e scatenando la reazione di questi ultimi.
Alcune squadre si sono trovate di fatto in mezzo ai manifestanti divisi in due e in parte saliti sulle scale dell’Acquasola. L’obiettivo della polizia, che aveva “puntato” alcuni manifestanti che in via Palestro si erano resi responsabili di episodi violenti, era arrestarne qualcuno.
Anche questo non accadeva dal 2001 visto che in altri cortei passati pur carichi di tensione, alle forze dell’ordine non era mai venuto in mente di arrestare la gente in piazza, sapendo che gli stessi sarebbero poi stati identificati e denunciati dopo la visione delle immagini.
Invece la scelta degli arresti ha creato il caos con bottiglie e pietre lanciate dai manifestanti e lacrimogeni lanciati dalla polizia, da quelli sparati in alto con l’apposita arma a quelli a “mano” lanciati ad altezza uomo.
Una vera e propria battaglia in piazza che per fortuna, a eccezione del giornalista genovese, ha avuto come conseguenza solo pochi contusi.
Quello che è certo è che in una città che ha avuto in questi anni un livello di conflittualità in piazza medio bassa, le cose potrebbero essere cambiate e tutti, da una parte e dall’altra, dovranno tenerne conto per il futuro.
Intanto gli antifascisti, che hanno preparato una cassa di solidarietà per le spese legali di quanti saranno denunciati, sono pronti a chiamare a raccolta i genovesi per il corteo del 30 giugno, tradizionale e partecipato appuntamento antifascista in ricordo dei fatti del 1960.
E il ricordo va agli anni piombo che speravamo tutti dimenticati.
Genova oggi come allora sembra tornata il prima linea, tra provocazioni ed errori.
(da agenzie)
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