GIOIELLIERE DELLA NAPOLI BENE AIUTAVA IL BOSS LO RUSSO: ARRESTATO DALLA DIA
NEGOZIO AL VOMERO, E’ TITOLARE DI “CALABRITTO 28”
Latitante a Nizza, andava in giro in bicicletta, ma quando, fuggiasco, era a Napoli, si affidava ai favori di un insospettabile gioielliere di via Calabritto a Chiaia. Il salotto nobile della città .
E’ il boss Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore e nipote di Carlo — la dinastia della camorra di Miano adesso azzerata da arresti e pentimenti — che venne poi arrestato nella città francese e seguì anche lui la strada della collaborazione con la giustizia.
E’ stato lui ad indicare agli inquirenti chi lo proteggeva mentre era in città .
Così nella notte la Direzione investigativa Antimafia guidata dal capocentro Giuseppe Linares, su ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip, ha arrestato Luigi Scognamiglio, 42 anni, noto come “Gigino èlite”, gioielliere titolare di “Calabritto 28” e con negozio anche in via Scarlatti al Vomero.
Protezione fornita dal gioielliere che risale alla primavera-estate 2010, quando Scognamiglio mise a disposizione del boss “tifoso” (perchè immortalato mentre assisteva alle partite del Napoli a bordo campo) un appartamento di sua proprietà a Chiaia (all’altezza della multisala cinematografica Metropolitan) preoccupandosi del vitto e di ogni sua esigenza e organizzando gli incontri con gli affiliati e la moglie.
Per un breve periodo il gioielliere lo ospitò anche a casa sua a Posillipo.
Dichiarazioni e vicende confermate dalla moglie di Lo Russo, Anna Gargano, attualmente agli arresti domiciliari per la vicenda dell’“imposizione del pane”. “Gigino èlite” viene descritto come “uno degli amici puliti di Tonino”.
Secondo gli investigatori, Scognamiglio si sarebbe reso disponibile anche ad accompagnare affiliati del clan Lo Russo, detto dei “Capitoni”, dal boss che si nascondeva nella sua abitazione.
La moglie di Antonio Lo Russo avrebbe anche soggiornato per un periodo in quell’ appartamento di via Chiaia, insieme con il marito.
Il periodo di latitanza è quello che va dal maggio del 2010 – quando Antonio Lo Russo, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, riuscì a sfuggire alla cattura – fino all’estate dello stesso anno, durante la quale il boss “tifoso” fuggì all’estero.
E’ stato proprio Antonio Lo Russo a fare luce su quel periodo, riferendo agli inquirenti anche i nomi di chi lo aiutò a nascondersi. Oltre a quelli di alcuni affiliati al clan, Antonio Lo Russo ha anche parlato degli aiuti ricevuti dal gioielliere Luigi Scognamiglio, detto “Gigino Elite”, suo vecchio amico.
Le dichiarazioni del boss “tifoso” sono state confermate dalla moglie, Anna Gargano, agli arresti domiciliari per estorsione nell’ambito di una inchiesta sull’imposizione del pane della camorra ai commercianti. Anna Gargano ha riferito di avere incontrato più volte il marito nell’abitazione di “Gigino Elite” che ha definito “uno degli amici puliti di Tonino”.
Il gioielliere, incensurato, originario della zona di Miano di Napoli, nel corso degli anni ha spostato la sua residenza nella zona di Posillipo e la sua attività commerciale nelle zone Chiaia e Vomero, dove ha diversi negozi.
Anche altri collaboratori di giustizia del clan Amato-Pagano, gruppo al quale Antonio Lo Russo era legato non solo da affari relativi agli stupefacenti ma anche perchè Cesare Pagano era stato suo compare di nozze, avevano indicato lo Luigi Scognamiglio come una delle persone che avevano favorito la latitanza del boss.
(da “La Repubblica”)
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