GIULIANO FERRARA: “BERLUSCONI NON SI DIMETTERA’ MAI, GUIDERA’ IL PARTITO DA CASA SUA”
PER IL DIRETTORE DE “IL FOGLIO” MARINA E’ ANCORA IN CAMPO, MA FUNZIONA SOLO SE SI VOTA A OTTOBRE
“Cosa farei io al suo posto a questo punto? Mi farei cacciare. Proclamerei la mia innocenza, la mia condizione di vittima della giustizia, ma non mi dimetterei certo da senatore. E credo che Berlusconi non si dimetterà , battendosi fino in fondo in giunta al Senato, ma non con spirito leguleio: deve affrontare a testa alta le conseguenze della sentenza e dimostrare l’anomalia di questa situazione tutta italiana. Esercitare la sua leadership fuori dal Parlamento, ecco, questo sì, è rivoluzionario, è berlusconiano”.
D’accordo, direttore Giuliano Ferrara, ma che ne sarà dell’agibilità politica di Berlusconi dopo la nota di Napolitano?
“Su questa vicenda ho una visione molto radicale. Agibilità è un termine equivoco che a me non è mai piaciuto. Il punto è semplice: una istituzione super partescome il presidente della Repubblica dovrebbe aprire una grande questione, riconoscendo 20 anni di conflitto politico e decidendodi delegittimare questa fictio iuri sbasata sull’idea che qui c’è stata una sentenza come un’altra, su un cittadino come unaltro, allora sì, potrebbe scattare la grazia o la commutazione della pena. Ma Napolitano per la sua storia non è questo tipo di presidente, non glielo si può chiedere. Non andrà mai così”.
E allora come andrà ?
“E allora le sentenze si possono criticare però poi si applicano. Berlusconi deve farsi alcuni mesi di domiciliari o servizi sociali o quel che sarà . L’agibilità consisterà nella possibilità di Berlusconi di offrire un’altra immagine di leadership: lui è prigioniero di una giustizia che è riuscito a incastrarlo? Bene, ne rigetta la sostanza criticando la sentenza, ma ovviamente la subisce e la applica. Dimostrando tutta l’anomalia di questa situazione alla quale è stato costretto e da lì continuare a parlare agli italiani di tasse, di crescita, di governo: esercitare la leadership insomma. Nei limiti di un’agibilità , diciamo così, minorata”.
Lei da giorni esalta sul Foglio l’epopea del Berlusconi “libero prigioniero”, ma gli avvocati lavorano alla grazia. Sarà l’epilogo della vicenda?
“Mi farebbe piacere per lui se arrivasse, perchè gli sono amico, lo riterrei un atto di giustizia, di riparazione, ma non è quella la strada. È un’altra, lo ripeto: quella dell’espiazione pur paradossale della pena continuando a far politica, a sostenere il governo”.
Però lei continua a scrivere anche della “vendetta di sangue” che passerebbe attraverso la candidatura di Marina. E continua a farlo anche se l’interessata smentisce. Ieri lei ha scritto sul Foglio: “We don’t take no for an answer”. Insomma, non si rassegna.
“Marina fa queste smentite ufficiali, formali, formalmente convincenti. Ma secondo me non è così. Altrimenti non capirei certe sue interviste, la sua partecipazione al dramma paterno. Tuttavia Marina funziona se si vota a ottobre, non dopo, non tra due anni. In politica conta l’effetto sorpresa. Come avvenne nel ’94”.
Ecco, appunto, che ne sarà del governo Letta?
“Letta si trova con uno dei suoi pilastri ai domiciliari da qui a breve. L’altro, il Pd, privo di un leader. È costretto ad andare avanti. Col sostegno e del Quirinale. E poi diciamoci la verità : a Berlusconi conviene che il governo Letta continui a vivere: è il fattore di legittimazione maggiore per lui, in questa fase. Non ha alcuna intenzione di rovesciare il tavolo”.
Letta costretto ad andare avanti ma a lei non la convince, lo ammetta.
“Ma no, Enrico Letta è bravino, un buon democristiano, parla bene il francese, va in Europa e si fa ascoltare, così perfettino. Certo, poi è un altro che non fa nulla di radicale, non ci aspetteremo mai alcunchè di rivoluzionario. Dobbiamo farcene una ragione”.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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