VALERIO ONIDA: “LA GRAZIA AVREBBE SENSO SOLO SE BERLUSCONI USCISSE DALLA SCENA POLITICA”
IL PRESIDENTE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE INTERVIENE SULLA QUESTIONE DELLA GRAZIA AL CAVALIERE: “NON INCIDE SULLE PENE ACCESSORIE CHE RIMANGONO TALI”
“Un intervento di pacificazione politica potrebbe avere in ipotesi un senso solo se esso sancisse la chiusura definitiva con l’uscita del condannato dalla scena politica” anche il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida interviene dalla pagine de il Sole 24 ore sulla questione della grazia a Silvio Berlusconi.
Dalle colonne del quotidiano della Confindustria il costituzionalista (che è anche uno dei 40 saggi nominati dal Presidente della Repubblica) individua una condizione non scritto per ottenere la clemenza: se il Cavaliere volesse essere graziato dovrebbe uscire dalla scena politica così da mettere fine – spiega il costiuzionalista – “alla fase di scontro intorno alla figura di Berlusconi, da troppo tempo aperto, e non solo certo per colpa dei suoi avversari”.
La grazia dunque – secondo Onida – sarebbe concedibile se si allineasse ai precedenti: “Provvedimenti di clemenza – spiega – che spesso fanno seguito a fasi di guerra civile, ma con la differenza che in questo caso i fatti da cui è derivata la condanna definitiva per frode fiscale non hanno nulla a che vedere con lo scontro politico del paese”.
Il costituzionalista esclude che la grazia possa incidere sugli effetti delle pene accessorie: “Riguarderebbe solo l’esecuzione della pena principale, non l’interdizione dei pubblici uffici e tanotmeno gli effetti ulteriori derivanti dalla legge sull’incandidabilità “.
( da “‘Huffington Post“)
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