GLI OTTO NOMI DEL CENTRODESTRA PER PALAZZO CHIGI
BERLUSCONI NON POTRA’ ESSERE DELLA PARTITA MA VUOLE DARE LE CARTE SUI PAPABILI CANDIDATI
Dopo le regionali siciliane, con i sondaggi di Alessandra Ghisleri in mano, il centrodestra è convinto di avere la vittoria in tasca.
E – come scrive oggi Carmelo Lopapa su Repubblica – sta già pensando ai nomi dei possibili inquilini di Palazzo Chigi. Ecco chi sale e chi scende nelle preferenze della coalizione che unisce Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Ma soprattutto, nella mente di colui che vuole continuare a dare le carte: Silvio Berlusconi.
ANTONIO TAJANI
È presidente del Parlamento europeo, figura affidabile per la carriera fatta a Bruxelles, in ottimi rapporti con i partiti conservatori europei (a partire dalla Cdu di Angela Merkel). Un nome di prestigio con una storia in Forza Italia che Berlusconi potrebbe decidere di spendere in chiave nazionale. Se non fosse che agli alleati in Europa era stato promesso che non ci sarebbero stati spostamenti e che – nonostante la lunga storia politica cominciata addirittura nel fronte monarchico giovanile – Antonio Tajani non ha mai amministrato nulla. Contro il suo nome si batterebbe come un leone Matteo Salvini, che non nasconde: “In Europa non abbiamo mai votato insieme”.
GIANNI LETTA
Nonostante non sia stato d’accordo su alcune delle ultime scelte del centrodestra, a partire dall’appoggio al Rosatellum, l’ex sottosegretario resta – insieme a Fedele Confalonieri – una delle persone di cui Berlusconi si fida di più.
Un suo governo non potrebbe in alcun modo danneggiare l’ex premier (che chiaramente si fida meno di Lega e Fratelli d’Italia) e sarebbe forte delle relazioni trasversali che Letta è riuscito a coltivare negli ultimi vent’anni. Ma ha 82 anni, di un suo esecutivo si è parlato spesso, ogni volta che il centrodestra non sapeva che pesci pigliare. Farlo ancora appare un riflesso condizionato fuori tempo. Perfino a chi in queste ore sussurra altri nomi all’orecchio del leader forzista.
PAOLO ROMANI
Ed eccolo, il nome che potrebbe fare felice una parte – ma solo una parte – di Forza Italia. Già ministro dello Sviluppo, potente capogruppo al Senato, tessitore della legge elettorale e di buoni rapporti con i renziani del Pd, Paolo Romani è considerato affidable. Contro di lui però trama chi nel partito non lo ha mai amato e consiglia a Berlusconi di fare una svolta più radicale.
MATTEO SALVINI
Il segretario della Lega sta cercando di sfondare al sud anche per togliersi il marchio del politico che parla solo a metà del Paese. Non un problema da poco, per chi aspira a fare il premier. Il suo Carroccio – che i sondaggi vedono appaiato a Forza Italia – tenterà di egemonizzare il centrodestra. Non è un caso che Salvini nelle ultime settimane abbia abbandonato i toni estremi modello ruspa per tentare di andare al di là di quella che sembra essere la sua soglia massima di consenso. Il problema è che Silvio Berlusconi non ha nessuna intenzione di cedergli lo scettro. I due sono in disaccordo sul modello di destra da offrire al Paese, e il leader di Forza Italia – pur di non larciargli spazio – sarebbe pronto a incoronare il suo sfidante interno.
LUCA ZAIA
E’ il governatore del Veneto, la carta che Berlusconi sventola sempre in chiave anti-Salvini. Considerandolo un buon amministratore al nord, ricordando un’ottima esperienza di ministro dell’Agricoltura nel suo ultimo governo, apprezzandone i toni più pragmatici e pacati di quelli del segretario leghista.
Ma Zaia – ecco la controindicazione – ha giurato e spergiurato che finirà il suo mandato nella regione che lo ha rieletto. E soprattutto, non avrebbe mai l’appoggio di colui che dovrebbe essere il suo primo sponsor, e cioè proprio Salvini.
GIORGIA MELONI
Ha perso a Roma, che pure è considerato un suo feudo, ma erano altri tempi. Quelli in cui il Movimento 5 stelle riusciva a battere agevolmente il centrodestra, cosa che in Sicilia non è riuscito a fare. L’ex pupilla di Gianfranco Fini tenta di emanciparsi da sempre, ma non è mai riuscita a ottenere le primarie invocate a gran voce.
Una volta ci fece su una convention – a Roma – insieme agli ormai reietti Raffaele Fitto e Flavio Tosi, senza che ne venisse fuori nulla. Lei vorrebbe ritentare, forte del successo dell’uomo di destra Nello Musumeci in Sicilia, ma checchè se ne dica, l’isola non è il Paese, e la base di Fratelli dl’Italia è la più ristretta di tutta la coalizione. Ancora una volta, missione quasi impossibile.
ANTONELLA MANSI
La suggestione di una donna a Palazzo Chigi non è però aliena agli ambienti del centrodestra. Che stavolta – dal cilindro – tirano fuori un’imprenditrice toscana classe 1974. Antonella Mansi, vicepresidente di Confindustria, Cavaliere della Repubblica, sarebbe il nome suggerito a Berlusconi dalla compagna Francesca Pascale per sparigliare.
E’ stata l’ultima presidente della fondazione Monte Paschi e presidente di Confindustria Toscana, mai in feeling con l’ex premier di Rignano Matteo Renzi, però. Di certo, sarebbe una vera outsider. Ma anche un’outsider che non ha mai fatto politica nè dimostrato di essere in alcun modo interessata.
SILVIO BERLUSCONI
Si può dire senza timore di sbagliare che Berlusconi sarebbe la carta preferita di Berlusconi, nonostante l’età e i guai giudiziari.
Spera ancora nella corte europea di Strasburgo per potersi ricandidare, il capo di Forza Italia, anche se le probabilità che un’eventuale sentenza arrivi in tempo, e sia positiva, sono praticamente nulle.
Così come spera che i grovigli della legge Severino gli consentano almeno di mettere il suo volto nel simbolo. I contro? Praticamente le opinioni di tutti i suoi alleati e – nonostante le dichiarazioni di facciata – di una fetta consistente del suo partito.
(da “la Repubblica”)
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