GUARDATI CON DISTACCO DAI COLLEGHI: “NESSUNO PUO’ MACCHIARE L’ARMA, SE QUALCUNO E’ INDEGNO DEVE PAGARE”
CHI SONO I CARABINIERI ACCUSATI DI VIOLENZA SESSUALE
Lui ha poco meno di quarant’anni e vent’anni di servizio, grado di appuntato, una moglie e un figlio. Esperto, grande conoscitore di Firenze.
È toscano come il collega di Prato, trentenne, carabiniere scelto, il sogno di entrare nel nucleo cinofili, un «bravo ragazzo», un militare molto «attaccato al suo lavoro» dicono gli amici.
È il primo e sommario identikit dei due carabinieri sospettati dello stupro delle due studentesse americane.
La diffidenza dei colleghi
I colleghi del comando provinciale di Borgo Ognissanti, la sede del comando provinciale dell’Arma, invece iniziano a guardarli con distacco, aspettano l’ultima prova, quella certa del dna.
I due militari non sono stati ancora interrogati dalla Procura e su di loro indaga la Polizia. I carabinieri hanno avuto l’incarico di seguire comunque le indagini e lo stanno facendo con un’energia speciale.
«Perchè nessuno può macchiare l’Arma e se qualcuno di noi è stato indegno deve pagare, più di un normale cittadino. La divisa non può essere insultata in questo modo», dicono al comando.
Ovviamente sui sospettati ci sono soltanto indizi. Un avviso di garanzia non è una condanna. I due militari coinvolti nel caso dello stupro non sono stati sospesi. Il regolamento non lo prevede. Non hanno però un incarico operativo.
L’aggravante
«Noi non abbiamo violentato nessuno», dicono agli amici anche se su quel passaggio sulla “gazzella” dalla discoteca sino alla casa delle ragazze a Borgo Santi Apostoli, centro storico di Firenze, sembra non ci siano più dubbi.
Così come confermato è lo stato di ubriachezza delle studentesse che potrebbero essere state incapaci di intendere e di volere. Un’aggravante per i presunti violentatori. Intanto la direzione della scuola che frequentano le due studentesse, l’Italian International Institute Lorenzo De’ Medici di via Faenza 71 rosso, ha inviato a tutte le studentesse un avviso via mail e sms nel quale si avvertivano di che cosa era accaduto. «Un gesto di grande trasparenza», hanno commentato le allieve.
Che tempo fa, come succede spesso a Firenze, avevano partecipato ad alcuni incontri organizzati dalla questura sulla sicurezza dedicato agli studenti stranieri.
(da “il Corriere della Sera”)
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