I DIRIGENTI DI FORZA ITALIA E QUELLE INIZIATIVE CHE HANNO FATTO ARRABBIARE BERLUSCONI
DALLE BATTUTE SULLA LEADERSHIP ALLE LITI INTERNE AL PARTITO
I figli di Berlusconi, in un momento come questo, avrebbero preferito derubricare la questione a «sgradevole inconveniente», di cui nemmeno curarsi, se non fosse che il padre non ha mai smesso di leggere i giornali e ancora ieri si è fatto portare nella stanza di ospedale le agenzie di stampa, dalle quali è emerso l’ennesimo, collettivo e grottesco accapigliamento.
La protezione
Perciò i figli, impegnati a proteggere il genitore e a garantirgli un clima il più possibile sereno, non hanno retto dinnanzi alla reazione indispettita del familiare, sottoposto a un’ulteriore dose di stress che avrebbero voluto risparmiargli, vittima – ai loro occhi – di premure interessate, di parole e azioni involontariamente infauste, che in qualche frangente hanno anche suscitato l’ilarità del Cavaliere, per via della sua scaramanzia.
Per esempio, appellarsi a Mattarella perchè lo nomini senatore a vita – come ha fatto ieri la Biancofiore – sarà stato un sincero gesto d’affetto, ma contestualizzare la richiesta «alla vigilia di un così delicato intervento» trasmette una tetra sensazione. Come il rosario di preghiera che era stato organizzato per ieri sera – cioè prima dell’operazione di Berlusconi – tra i parlamentari azzurri, pronti ad aderire all’iniziativa pensata dai colleghi Squeri e Palmieri.
L’idea, certamente nobile, era stata lanciata via whatsapp nella chat forzista: deputati e senatori avrebbero potuto partecipare dividendosi tra la basilica di Sant’Agostino a Roma e la cappella del San Raffaele a Milano.
Dev’essere successo qualcosa, o deve essere intervenuto qualcuno, se «per esigenze logistiche» il «momento di raccoglimento» non solo è stato spostato al pomeriggio di oggi – cioè dopo l’operazione di Berlusconi – ma a Milano è stato spostato anche come sede: la famiglia era stata chiara a non volere assembramenti nell’ospedale del padre.
Protagonismo
Per quanto sia giustificabile voler restare vicini al proprio leader, non sembrano giustificabili per i figli il «protagonismo» e il «cattivo gusto», così come la sola impressione che davanti al letto di un uomo sofferente il conflitto non si fermi, quasi a testimoniare che è iniziata la disputa per una spartizione.
Perciò non è bastato ieri il tentativo del governatore Toti, pronto a ribadire che il Cavaliere è il capo «che ci governa con polso fermo», e pronto a sostenere che le ricostruzioni giornalistiche dove si parla di scontri dentro Forza Italia «sono prive di fondamento».
Tempo qualche ora e sulle agenzie è andata in scena la rissa en plein air.
Da una parte la Savino ha trovato «irrispettoso che qualcuno avanzi pretese o si permetta di mettere in discussione la leadership di Berlusconi».
Dall’altra la Ravetto ha bollato come «squallidi personaggi quanti, nel mio stesso partito, hanno tentato di strumentalizzare alcune mie dichiarazioni» a favore della Gelmini. E se la De Girolamo ha spiegato a Forza Italia che Forza italia «non ha bisogno di un leader» e che «sarebbe preferibile un atteggiamento di prudente silenzio in attesa dell’interno di Berlusconi», Brunetta – invece di glissare – ha risposto a una domanda sul partito «che è monarchico ma non può essere ereditario», evocando così la vecchia storia sulla discesa in campo di Marina Berlusconi.
Il cerchio magico
Per i figli del Cavaliere, al Cavaliere in questa fase non è risparmiato nulla, a fronte di una vicenda dolorosa che è anzitutto privata, sebbene riguardi un uomo pubblico come il padre.
Perciò sono infastiditi, dal blocco del Sud e dal fronte del Nord, finito anch’esso nel mirino di famiglia dopo il cerchio magico, dalla Rossi fino alla Bergamini, passando per la segreteria di Roma gestita dalla Ardesi e lambendo chi non ha impedito viaggi faticosi a Berlusconi come quello ad Aversa.
Da ieri sera però la famiglia tiene fuori dalla porta gli schiamazzi di un partito su cui pende la profezia di Rotondi, fedele alleato del Cavaliere e che a suo tempo fu testimone del declino del suo vecchio partito, la Dc: «I sintomi sono gli stessi. Ormai siamo entrati in un altro mondo. Perciò farei notare agli aspiranti successori di Berlusconi che Forza Italia senza lui in campo valgono quanto valeva il Ccd di Casini. Preghino quindi per la sua salute, se non per amor di lui almeno per amore di se stessi. E tacciano invece di agitarsi, perchè fossi un figlio di Silvio mi incazzerei».
Appunto.
Francesco Verderami
(da “il Corriere della Sera”)
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