I DUBBI DI FICO AGITANO I GRILLINI: “FINITI IN MANO A UN’AZIENDA”
ACCUSE A DI MAIO E ALLA CASALEGGIO, LO SCONFORTO DI CHI NON VUOLE RICANDIDARSI
Dopo cause, ricorsi e controricorsi, giornate passate in tribunale dagli avvocati, denunce spuntate un po’ ovunque, finalmente Beppe Grillo lo ha ammesso: «Abbiamo fatto una nuova associazione perchè quella che avevamo era un po’ confusa. Dovete avere pazienza, stiamo diventando adulti».
Così, nel suo ormai abituale controdiscorso di Capodanno, il comico genovese ha ratificato la radicale rivoluzione che rende il M5S qualcosa che assomiglia sempre di più a un partito, salvo nelle complicate e fastidiose geometrie della democrazia interna.
Grillo non parla delle nuove regole, conferma che sarà garante «anche della nuova società » e annuncia il ritocco estetico che dividerà i destini del suo blog, beppegrillo.it, da quello contenente la vita politica a vari livelli istituzionali del Movimento, il blog delle stelle.
«Io andrò un po’ in giro per il mondo con video conferenze». Tornerà a occuparsi, dice, «un po’ più di visione». Linfa nuova, insomma, ma anche ricette vecchie. Con quel motto, «meno lavoro più reddito», con cui aveva stregato le masse nello Tsunami Tour del 2013.
Nel caos generato dalle contese giudiziarie, trova dunque vita il M5S verticalizzato, costretto in una struttura che vorrebbe depotenziare ogni voce di dissenso nei confronti del capo politico e candidato premier Luigi Di Maio.
E il dissenso negli ultimi mesi aveva un nome e un cognome: Roberto Fico.
In molti cercano di interpretare il suo prolungato silenzio, rotto solo da brevissimi commenti.
Anche perchè quello che fa filtrare è contraddittorio: fa sapere di essere fiducioso perchè il nuovo codice non permetterà la candidatura «a indagati e condannati», ma a chi gli invia messaggi di questo tipo: «Roberto è vero che non ti ricandidi? Non puoi lasciarci da soli con Di Maio!», lui risponde con una risata complice.
Finora Fico non ha mai smentito la possibilità di lasciare il Parlamento per provare a correre a Napoli da sindaco.
E nelle chat degli eletti grillini campani, dove opportunamente Di Maio è stato escluso, in molti usano il sarcasmo per esprimere il proprio malumore per la totale mancanza di condivisione nelle decisioni: «Ditemi un po’ ma dove avremmo preso tutte queste decisioni collettivamente, “da Movimento”?».
Questo uno dei tanti messaggi whatsapp. Di fatto, la svolta del M5S è stata decisa da un pugno di persone, più avvocati che eletti.
La delusione porta sconforto e voglia di dire basta.
Tra i campani che partecipano alle chat c’è Paola Nugnes, senatrice oppositrice di Di Maio e c’è la fedelissima amica di Fico, Vega Colonnese.
La prima sta meditando se autocandidarsi oppure no. La seconda ha già deciso che il M5S così com’è diventato non le piace e non si candiderà .
Di Pozzuoli è Vincenzo Caso, altro deputato che pare non farà il bis alla Camera. Inutile chiedere commenti a Mimmo Pisano, deputato di Salerno, dissidente dai primi mesi della legislatura e già serenamente deciso a dire addio al M5S «ridotto – dice – a un gruppo di fanatici che aderendo al partito fiduciario sono pronti a giustificare qualunque aberrazione».
Una su tutte, secondo Pisano, più della multa per gli eretici e l’evanescente obbligo di votare sempre la fiducia a un’eventuale governo dei 5 Stelle (gli stessi che criticavano il ricorso alle troppe fiducie dei governi Pd): «L’obbligo statutario della neonata associazione di fare accordi con l’Associazione Rousseau, cioè con la società privata Casaleggio Associati. Un abominio anche perchè gli iscritti del M5S sono tali in quanto iscritti alla piattaforma Rousseau, cioè sono in mano a un contenitore gestito da un’azienda che fa business privatamente».
(da “La Stampa”)
Leave a Reply