I “GUFI” CRESCONO, GLI ENTUSIASTI RESISTONO
I POSIZIONAMENTI DELL’INFORMAZIONE
Non è piaciuto il gelato, ma non ha entusiasmato nemmeno il “big bang”.
I giornali del dopo consiglio dei ministri di venerdì non ci vanno leggeri nè con la pantomima del gelataio dentro al chiostro di Palazzo Chigi, nè con le norme “sblocca-Italia” emerse dal confronto tra i ministri.
Nel Paese arrivato al punto più basso degli ultimi anni nella propria parabola economica, mentre gli italiani imparano sulla propria pelle il significato della parola “deflazione”, le slide sugli investimenti in cantieri vecchi e nuovi e le proposte sulla giustizia, hanno trovato davanti un muro di gufi scettici.
Da Repubblica al Corriere della Sera, alla Stampa, le bocciature sulla capacità dei provvedimenti di produrre un qualche sviluppo sono state nette.
Resistono, in alcune ridotte, gli estimatori del presidente del Consiglio.
Se Mario Ajello sul Messaggero, annota, in un discorso tutto politico, che Matteo ha imparato a cambiare ritmo, la Gualmini, sulla Stampa, si lancia in una perorazione al di là di ogni qualsivoglia analisi economica auspicando che, probabilmente, l’ottimismo ostentato dal premier “non sia proprio l’unica cosa da fare”.
Dopo, effettivamente, non resta che pregare.
DARIO DI VICO
Show di cui si poteva fare a meno
Peccato però che questa svolta all’insegna del buon senso si sia confusa ieri con un piccolo show di cui avremmo fatto volentieri a meno. Il presidente del Consiglio che gusta polemicamente un gelato nel cortile di Palazzo Chigi per replicare a una pessima copertina dell’Economist non è certo un’immagine destinata ad aiutare la nostra credibilità internazionale.
LUIGI FERRARELLA
Sulla giustizia pagano sempre i cittadini.
Con un decreto legge si va dai cittadini impantanati in 5,2 milioni di cause pendenti e li si invita caldamente a portarle fuori dal circuito giudiziario Tribunale / Appello, ad affidarle (salvo che per i diritti indisponibili) ad arbitri privati presi da un elenco dell’Ordine degli Avvocati, e a pagarli per ottenere quella decisione che lo Stato tardava a dare. Un’idea di dubbia attrattiva e neppure originale.
TITO BOERI
“Si respira l’odore stantìo del dèjà vu”
Se si va al di là dei titoli e dei relativi cinguettii telematici, affiorano però non pochi dubbi sull’efficacia delle misure varate ieri e, a dispetto delle rivoluzioni annunciate, in molte di loro si respira l’odore stantio del dèjà vu. Di sblocco sulla carta ci sono quasi solo i cantieri delle opere su rotaia. Il bonus edilizia viene semmai bloccato.
MARIO AJELLO
Matteo ha solo cambiato il passo.
Prima, era lo scattista. Quello per cui il passo è un volo. Quello che intendeva il ritmo in una maniera soltanto: il ritmo mozzafiato. Lui era la “Velocità ” futurista di Giacomo Balla e adesso invece Matteo ha scoperto il senso del ritmo più graduale (ossia la pazienza al posto dell’impazienza rispetto alle cose del governo che sono più complesse di quanto lui immaginasse).
LUCA RICOLFI
Davanti allo sfascio tutti troppo compassati.
Di fronte a questo deprecabile ma comprensibile stato d’animo dell’opinione pubblica, molto mi colpisce che anche la classe dirigente del paese (…) si mantenga piuttosto calma e compassata, limitandosi alle solite invocazioni che sentiamo da trent’anni.(…) E qui non penso solo alla insostenibile leggerezza del premier, che un mese fa snobbava i primi dati negativi sul Pil.
ELISABETTA GUALMINI
L’ottimismo è l’unica cosa che c’è rimasta.
C’è da chiedersi se l’ottimismo e il continuo sforzo motivazionale del Premier siano solo un espediente per distogliere l’attenzione dall’enorme complessità dei problemi che devastano il nostro Paese o se — soprattutto finchè non ci sarà una vera e propria svolta in Europa verso politiche di crescita — non sia proprio l’unica cosa da fare.
FABRIZIO FORQUET
“La comunicazione non basta per il rilancio”
Dopo sei mesi di cura di ottimismo da parte del governo, quei dati sono la conferma che il cavallo non beve. Che l’impeto senza metodo e una comunicazione al magnesio non bastano a rilanciare l’economia. Possono creare consenso nel breve, ma non quella fiducia di lungo termine che è essenziale al rilancio dei consumi e degli investimenti.
TOMMASO LABATE
È stato un consiglio ”in parte” monstre
Doveva essere un consiglio monstre, quello di ieri. E in parte lo è stato, visto che in un colpo solo il governo Renzi ha confezionato una riforma della giustizia, ha annunciato “opere per dieci miliardi per dodici mesi” e ha garantito che d’ora in poi ci “saranno norme più semplici sugli appalti”, quest’ultime comprese in un disegno di legge delega.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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