IL DECRETO RENZI SVENDE IL DEMANIO, UN REGALINO PER LE COMPAGNIE PETROLIFERE
I FONDI IMMOBILIARI POTRANNO COSTRUIRE COI SOLDI DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI SUI TERRENI PUBBLICI NON UTILIZZATI
Nel decreto Sblocca Italia, come in altri testi omnibus prima di lui, trovano al solito posto i fondi di magazzino dei vari ministeri, Infrastrutture e Sviluppo economico su tutti.
Normette, leggine, in genere schiacciate sugli interessi economici più rilevanti (leggi grandi imprese), infilate dentro queste leggi monstre e praticamente incomprensibili
Questo decreto di Matteo Renzi, come detto, non fa eccezione.
Per capire l’assetto definitivo delle norme bisognerà aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma il combinato disposto tra le bozze in possesso del Fatto Quotidiano e le dichiarazioni dei ministri sono assai preoccupanti.
Della proroga ai concessionari autostradali (inserita alla chetichella, giura Raffaele Bonanni della Cisl) abbiamo già parlato, ma Maurizio Lupi e i suoi tecnici non si sono fermati qui e stanno provando, in sostanza, a trasformare un bel pezzo di demanio pubblico in un affare per costruttori.
In uno degli articoli, infatti, si legge che i Fondi immobiliari di investimento – anche in partnership con la Cassa depositi e prestiti – possono “realizzare progetti di sviluppo” (leggi urbanistico-edilizi) su “aree o beni di proprietà pubblica anche demaniale che non risultino utilizzati e non siano gravati da vincoli di inedificabilità assoluta”.
Come? “In regime di concessione o di diritto di superficie, senza alcun onere per lo Stato o per soggetti pubblici comunque denominati”.
Qui sta il trucco: Cdp è formalmente una società per azioni privata, anche se in sostanza appartiene al Tesoro.
Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi, ne dà una interpretazione assai preoccupante: “Questa norma dà il via alla cementificazione del demanio, anche marittimo. Aree pubbliche, aree costiere potranno essere date in concessione o in diritto di superficie per realizzare interventi edilizi in deroga anche ai piani regolatori. Questo è un punto terrificante delle proposte del ministro Lupi”
Non è il solo articolo preoccupante inserito dal ministro delle Infrastrutture nel decreto.
Un altro, ad esempio, istituisce uno sportello unico edilizio per le autorizzazioni: se l’amministrazione interessata non risponde entro 30 giorni è il singolo funzionario dello sportello che diventa commissario ad acta ed è abilitato a rilasciare tutte le autorizzazioni.
Se non risponde neanche lui, dopo un po’ scatta il silenzio assenso.
“Una follia – è ancora Bonelli a parlare – che favorisce grande proprietà fondiaria e grandi costruttori contro l’interesse pubblico: l’obiettivo è quello di esaurire, col cemento, tutte le previsione edificatorie dei Piani regolatori dei comuni. L’opposto del consumo zero del suolo”.
D’altronde nemmeno le autorizzazioni paesaggistiche si sono salvate: silenzio assenso anche qui se la Soprintendenza non chiude la pratica in 60 giorni.
I Verdi si appellano a Renzi: “Fermi Lupi: non si supera la crisi svendendo il territorio”, spiega Bonelli.
Finita? Magari.
Altro articolo, altra corsa: gli inceneritori, per dire, diventano opere strategiche di interesse nazionale e il piano per la loro costruzione si farà a Roma.
Gli effetti: viene violato il principio di legge per cui i piani dei rifiuti sono compito delle Regioni, si dinsincentiva di fatto la raccolta differenziata, si blindano i cantieri sul modello del Tav Torino-Lione e si allontanano i luoghi della decisione da quelli coinvolti.
Pure le trivellazioni per nuovi pozzi di petrolio, d’altronde, e i siti di stoccaggio del gas naturale diventano opere strategiche di interesse nazionale: le regioni Sicilia e Basilicata sono incentivate, grazie ad un allentamento ad hoc del patto di Stabilità – a rilasciare nuovi permessi, mentre le imprese potranno sventrare il territorio con procedure semplificate, mentre l’esercito reprime eventuali proteste.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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