I PATRIOTI DELLA SEA WATCH: “MA QUALE YACHT, LA NOSTRA E’ LA STESSA NAVE USATA FINO A UN ANNO FA DA MEDICI SENZA FRONTIERE”
L’EQUIPAGGIO ASPETTA DI RISOLVERE PICCOLI PROBLEMI TECNICI PER RIPARTIRE
Federica Mameli è la responsabile della comunicazione della Sea Watch 3 e tra spiegazioni, cronache day-bu-day, smentite, vive ore concitate: tanto da ignorare la febbre ormai alta
Quali sono i prossimi passi della Sea Watch 3 e del suo equipaggio?
«La nave al momento è a Catania e stiamo risolvendo i problemi tecnici che sono stati riscontrati, ci hanno contestato 32 irregolarità , dalle toilette all’ancora, dovremmo sistemare tutto in un paio di giorni e poi rimetterci in mare».
Siete pronti a ripartire? A un certo punto sembrava che la nave potesse essere sequestrata.
«La nave non è mai stata sotto sequestro. E non lo è. È una nave che è rimasta sei settimane in mare senza mai entrare in porto, è ovvio che abbia dei problemi di manuntenzione e che qualche strumento si sia deteriorato».
Il ministro Toninelli ha parlato di una nave inappropriata, uno yacht da vacanze in mare. Che tipo di nave è la Sea Watch 3?
«La Sea Watch 3 è la stessa nave che usava lo staff di Medici senza Frontiere fino ad un anno fa, la ex Dignity, l’abbiamo presa da loro. E questo già dovrebbe dire tutto. In più non è uno yacht, hanno sbagliato la traduzione della dicitura, è una nave da diporto. Aggiungo infine che anche se si fosse trattato di uno yacht avrebbe avuto l’obbligo di salvare quelle persone: non farlo, come s’intuisce perfino dalla Procura, sarebbe stato omissione di soccorso».
La Procura, ecco. Cosa vi aspettavate dal Procuratore Zuccaro?
«Sappiamo che siamo stati mandati a Catania per finire nelle sue mani e perchè indagasse su di noi tenendoci fermi come già fatto in precedenza con altri. Eravamo a un miglio da Siracusa, il sindaco ci aveva telefonato per dirci che ci aspettava, avremmo potuto sbarcare tutti lì con grande facilità e invece niente. Eravamo sicuri che Zuccaro ci facesse le pulci ed eravamo pronti, abbiamo le carte più che in regola, abbiamo fornito anche documenti non necessari.
È una considerazione comunque amara, perchè il clima si è avvelenato, siamo sotto attacco costante, siamo stati criminalizzati come se uccidessimo le persone anzichè salvarle: sarà difficile tornare indietro».
(da “La Stampa”)
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