I POLITICI CHE ORA SI INDIGNANO PER LA GOGNA A CUI È STATA SOTTOPOSTA LA RISTORATRICE PEDRETTI SONO I PRIMI A USARE I SOCIAL COME UN MANGANELLO, SPIATTELLANDO LE FOTO DI PERSONE COMUNI FINITE AL CENTRO DI CASI DI CRONACA
IL “FRATELLO D’ITALIA” GALEAZZO BIGNAMI FILMAVA I CITOFONI DEGLI ABITANTI DELLE CASE POPOLARI DI BOLOGNA PER DIMOSTRARE CHE A VIVERCI ERANO STRANIERI… IL CELEBRE VIDEO DI SALVINI (“SCUSI, LEI SPACCIA?”)
“Salve, mi scusi: lei spaccia?”. Basterebbe il ricordo della citofonata di Matteo Salvini nel quartiere Pilastro di Bologna per augurarsi almeno qualche ora di silenzio dalla politica sulla morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice nota per aver risposto a una recensione omofoba al suo locale, prima che alcune ricostruzioni (su tutte: Lorenzo Biagiarelli su Facebook e poi il Tg3) mettessero in forte dubbio la veridicità di quella recensione.
Sarebbe sufficiente la gogna pubblica a cui Bestie e Bestioline hanno esposto in questi anni perfetti sconosciuti, privati cittadini sbattuti sui social di ministri e leader politici provocando valanghe di insulti (non soltanto online). Una tragedia come quella di Pedretti diventa invece la solita farsa politica, coi partiti pronti a fare la morale al giornalismo.
È il 2019 quando il leader leghista posta il video di un cane trascinato al guinzaglio all’esterno di un’auto in corsa: “Che schifo. Tra Barletta e Trani un cane legato con il guinzaglio dentro al bagagliaio è stato vergognosamente TRASCINATO, chissà per quanto. Mi auguro che la BESTIA ‘umana’ che ha commesso questo crimine paghi fino in fondo”. Si scatena una caccia all’uomo.
Centinaia di utenti lavorano di intelligence decriptando la targa dell’auto e vomitando il peggio sui presunti autori del gesto orribile. Che resta grave, ma ben diverso da quello che aveva descritto Salvini: i proprietari del cane si erano dimenticati dell’animale legato, che dunque è stato trascinato non per crudeltà, ma per una orribile negligenza.
Nel 2018 Salvini posta il video di tre ragazzine minorenni di Sesto San Giovanni che protestano contro il leghista. Nel 2019 pubblica la foto di altri due giovani della Sardegna senza neanche oscurare il volto e i ragazzi vengono coperti di insulti nei commenti.
Poi, Salvini ricondivide – con tanto di nome, cognome e profilo Instagram – la foto di una ragazza che gli aveva fatto il dito medio (neanche a dirlo, massacrata dai leghisti più esagitati).
Nel gennaio 2020 Salvini pubblica il video di un ragazzo che parla a un incontro delle Sardine. Si chiama Sergio, ha 21 anni e soffre di dislessia. Salvini lo dà in pasto ai social: “Guardate la carica e la grinta che avevano i pesciolini e sinistri poco fa a San Pietro in Casale”.
Nel 2019, Marco Lisei e Galeazzo Bignami organizzano una spedizione in un quartiere di case popolari a Bologna per dimostrare che i beneficiari sono quasi tutti stranieri. Riprendono i nomi ai citofoni, che finiscono online. Nel 2022, senza farsi troppi problemi, Meloni condivide il video di uno stupro accaduto a Piacenza, sostenendo di non aver nulla di cui scusarsi perché i volti erano oscurati.
E così anche le innumerevoli iniziative della macchina social di Italia Viva, non a caso denunciata dagli ex renziani Elena Bonetti e Ettore Rosato non appena hanno abbandonato il partito. D’al tra parte il Pd di Renzi era quello che metteva alla gogna i titoli del Fatto e di altri giornali “nemici”, esponendoli alla Leopolda e ricalcando una pratica (quella del “giornalista dell’anno”) inaugurata a suo tempo da Beppe Grillo.
E che dire del piano di battaglia preparato da Fabrizio Rondolino per il senatore di Rignano, poi? Una “piccola, combattiva redazione ad hoc” che lavori su “rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’imma ginepubblica” degli avversari, tra cui Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Virginia Raggi, Marco Travaglio e Andrea Scanzi.
(da Il Fatto Quotidiano)
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