IACOPO VINCE LA SUA BATTAGLIA PER I DISABILI IN SPIAGGIA: “AL MARE TUTTO E’ POSSIBILE”
SDRAIO SPECIALI PER LO STABILIMENTO GRAZIE ALLA RISPOSTA AL SUO APPELLO SU FB
Le “Sound & Street”, seduta blu elettrico e ruote gialle, sono già posizionate in prima fila, sulla battigia di Marina di Grosseto, allo stabilimento che si chiama “Un mare tutto possibile”. Non è un nome a caso. E le sedie non sono sedie da spiaggia qualsiasi: sono studiate per rendere possibile alle persone che vivono su una sedia a rotelle di sdraiarsi in riva al mare.
Del resto, nemmeno Iacopo, che le ha donate, è un ragazzo qualunque. Per il suo compleanno — era il 28 aprile — a tutti i suoi amici di Facebook ha chiesto un regalo: offritemi un caffè.
C’è chi ha versato di più, ma moltissimi hanno donato davvero un euro e venti, il costo di un caffè. E con quei soldi – che tutti insieme hanno fatto 6.800 euro — Iacopo ha comprato le sdraio speciali e le ha donate a chi, come lui, crede che sia davvero tutto possibile.
È una nuova frontiera del crowfunding, inventata di sana pianta da un ragazzo che ha un fiuto speciale per la comunicazione e soprattutto un obiettivo: dimostrare che la disabilità non è un ostacolo insormontabile. E lavorare perchè questi ostacoli – che sono fuori, non dentro di te — vengano rimossi.
Iacopo di cognome fa Melio, gli anni che ha appena compiuto sono venticinque, è nato e vive a Cerreto Guidi ed è iscritto a Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze.
All’università studia comunicazione e giornalismo, ma questi sono argomenti che conosce bene da prima di studiarli sui libri.
Sul web è diventato una star, che ne inventa sempre una di nuova: ha un blog, un sito personale, sulla sua pagina Facebook arrivano oltre 400 mila like, tra i sostenitori delle sue campagne ci sono da Gianni Morandi a Belen.
Partecipa a convegni, dibattiti, iniziative. Ma stare davanti al computer è per lui la cosa più semplice perchè Iacopo vive su una sedia a rotelle e nella sua vita non ha mai camminato. È nato con una malattia genetica rara, la Sindrome di Escobar, talmente rara che non esiste ricerca e nemmeno una descrizione dei sintomi, che del resto sono sempre diversi.
Per i primi tredici anni è entrato e uscito dagli ospedali, ogni volta per qualche intervento di chirurgia plastica. Ma quella era una questione del corpo, non della testa. E a quattro anni, quando è andato all’asilo, sapeva già leggere e scrivere.
Racconta che i suoi genitori — Claudio, 48 anni, operaio e Barbara, 47, maestra – non hanno mai pensato che lui fosse diverso dagli altri. E così non lo ho mai pensato nemmeno lui.
Dice: “Non sono le difficoltà fisiche, il problema. È il contesto che non ti permette di fare quello che fanno tutti gli altri. Ad esempio di prendere un treno. E se non ti muovi non conosci nuove persone, non puoi incontrare un amore, insomma, non vivi”. Così, nel 2014, ha lanciato la sua prima grande campagna, che si chiama proprio “Vorrei prendere il treno” (diventata l’anno dopo una onlus con 400mila sostenitori). Che era stata preceduta da un articolo sul blog diventato virale, intitolato “Sono single per forza, non piglio l’autobus”.
Un messaggio di una normalità così straordinaria da aver fatto finire la sua storia, e la sua iniziativa, sui canali della BBC e su quelli di Al Jazeera.
“Ma il problema dell’inacessibilità e delle barriere architettoniche — dice — non riguarda solo quelli come me, la battaglia per il diritto di tutti di muoversi liberamente vale per le mamme con le carrozzine, per i vecchi che camminano male, anche per chi semplicemente è infortunato”.
Prima dell'”offritemi un caffè” e della storia di prendere il treno, c’era stata la campagna, visualizzata su You tube da 7 milioni di persone, intitolata “Canto anch’io, no tu no”. Straordinariamente, sempre iniziative con il sorriso.
Anche se questo, dice Iacopo, non è un merito: “Sono estroverso, espansivo, ho sempre avuto un sacco di amici, ma non è qualcosa di speciale, è che io sono fatto così, non sono mai riuscito a piangermi addosso. Vivo giorno per giorno prendendo il bello che arriva, ed è questa la mia più grande fortuna”.
Guardando avanti verso un obiettivo: andare a vivere da solo. Perchè il desiderio più grande è l’indipendenza e l’autonomia. Che passa anche dal viaggiare sul treno ad andare sulla spiaggia.
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply