IERI SERA A ROMA TUTTI AL PARTY IN ONORE DI GHEDDAFI: LUI CI SPARA, MARONI VA AL RICEVIMENTO DELL’AMBASCIATA LIBICA
AL FRESCO DEL GIARDINO SULLA NOMENTANA, VANNO A BACIARE LA MANO ALL’AMBASCIATORE LIBICO ANCHE MANGANELLI E DE GENNARO, D’ALEMA E LA TORRE, VALENTINO PARLATO E LA BIANCOFIORE, CARRA E PISANU, LA TODINI E LA MARZOTTO, LA PARIETTI E DINI… CONFINDUSTRIA, MILITARI E POLITICI, TUTTI A CELEBRARE il 41° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE
L’ipocrisia della classe politica italiana si era già potuta notare ieri mattina a Montecitorio, quando Elio Vito, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha letto in Aula la relazione del governo sulla sparatoria di cui è rimasto vittima il peschereccio italiano ad opera della motovedetta libica in acque internazionali (oltre 30 miglia dalla costa).
Una relazione taroccata che tende a sminuire le responsabilità libiche, in nome della real politik e degli interessi economici.
Da segnalare lo squallido gioco delle parti ad opera della Lega; prima Maroni aveva quasi giustificato i libici, colpevoli “solo” di aver scambiato il peschereccio italiano per un una nave che trasportava clandestini, poi il leghista Stefani sulla Padania invece sosteneva la linea dura al grido “le scuse non possono bastare”, infine Cota che difendeva Maroni e, in preda ad allucinazioni, lo definiva “un grande ministro”.
Anche un grave incidente, dove i nostri marinai hanno rischiato di morire assassinati, viene utilizzzato per le lotte interne alla Lega tra le varie correnti.
In Parlamento l’umore sulla vicenda libica oscillava invece tra l’imbarazzo e lo sdegno per il comportamento dei seguaci di Gheddafi.
Ma il meglio della farsa doveva ancora arrivare: sarebbe andata in scena la sera in via Nomentana, presso l’Ambasciata libica a Roma, dove si celebrava il 41° anniversario della Grande Rivuluzione del 1 settembre, ovvero la commemorazione di un colpo di Stato, quello con cui Muammar Gheddafi prese il potere nel 1969.
Una festa che celebra l’apologia della dittatura in uno Stato dove vengono negate le libertà fondamentali, dove gli oppositori vengono eliminati fisicamente, dove i profughi vengono abbandonati nel deserto, quando non vengono imprigionati o affogati in mare.
E a poche ore dalle mitragliate sparate ad altezza d’uomo contro i nostri marinai, senza alcun soprassalto di dignità , ecco sfilare il gotha imprenditoriale, politico e militare del nostro Paese, per chinarsi a baciare la mano all’ambasciatore libico a Roma.
Politici che avrebbero potuto essere a far finta di piangere ai funerali dei nostri connazionali, ora si abbuffano nei giardini ben curati sulla Nomentana.
Un party raffinato cui hanno pensato bene di non mancare il nostro ministro degli Interni Maroni, il capo della Polizia, Antonio Manganelli, il direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza, Gianni De Gennaro.
I quali non si sono posti la domanda se lo loro prsesnza fosse cosi opportuna in questo momento, per rispetto al popolo italiano ancora indignato dal comportamento dei libici e in attesa di spiegazioni.
Ma non erano i soli: pronti ad omaggiare Gheddafi vi erano anche Enzo Carra e Pisanu, i piediellini Biancofiore e Pianetta, i Pd Massimo D’Alema e Nicola La Torre, fino a Valentino Parlato del Manifesto e a Lamberto Dini.
Tra il ghota industriale non mancavano la Marzotto, Colaninno e la Todini, con cotorno di militari, peones e veline.
Una bella serata, insomma, per festeggiare chi non rispetta i diritti umani, chi non riconosce il limite delle 12 miglia di acque territoriali, chi spara ai nostri lavoratori.
Complimenti a tutti.
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