IL “PAPAâ€, I NANI E LA BALLERINA SI SONO BEVUTI TUTTA PARMA
DOVE LA ESCORT MACRàŒ INTERCEDEVA CON BERLUSCONI PER “FERMARE” LE INDAGINI
Il contatto con Silvio Berlusconi lo aveva trovato attraverso Nadia Macrì, una delle ragazze del bunga bunga.
La concretezza alle sue richieste di fermare i magistrati gliel’aveva offerta il presidente della commissione giustizia al Senato, Filippo Berselli, che firmò nove interrogazioni parlamentari sull’operato della Procura, colpevole di indagare solo sul Pdl.
Eccolo il magico mondo di Parma, la città trasformata nell’impero di Pietro Vignali, commercialista dal pettine sempre a portata di mano, affermato come pr delle discoteche, considerato il nuovo che avanzava nel Pdl, ben visto anche da Gianni Letta.
C’è tutto nell’ordinanza che ha portato all’arresto dell’ex sindaco, del capogruppo Pdl alla Regione Emilia Romagna, Luigi Giuseppe Villani, di Andrea Costa, presidente di una delle società satellite del Comune e dell’editore del quotidiano Polis, Angelo Buzzi: ci sono giornali comprati perchè facessero il gioco del sindaco, vacanze offerte a Vignali in hotel cinque stelle.
Ci sono tangenti, e dipendenti del Comune obbligati (alcuni anche pagati) a scrivere sulla bacheca Facebook del sindaco e idolatrarlo.
Ci sono i contatti di Vignali con Letta e Berlusconi, appunto, ma anche con Niccolò Ghedini, Angelino Alfano e l’allora ministro Sandro Bondi che caldeggia, attraverso Berlusconi, l’assunzione di una persona che verrà poi sistemata in una delle partecipate del Comune.
“Dagli raccolti”, scrive il gip nell’ordinanza, “emerge da parte degli indagati una totale spregiudicatezza e convinzione di impunità che hanno portato al tracollo le casse del Comune”. Un provvedimento che Vignali sentiva nell’aria da tempo.
In un’intervista a fine estate, apparve abbastanza dimesso, provato dai medicinali.
“Sono tornato a lavoro per 500 euro al mese — disse — ma devo aggiornarmi sulle nuove leggi, ormai non sono più in grado di svolgere l’attività di commercialista come un tempo”.
Ieri gli hanno sequestrato un patrimonio di un milione e 900 mila euro.
Al momento dell’intervista la richiesta di arresto era praticamente già completata.
Poi ci sono i soldi alla stampa.
Nelle carte degli inquirenti, torna più volte la questione del quotidiano Polis, una “spina nel fianco” per il sindaco Vignali, chiamato dai suoi “il papa”, come risulta dalle intercettazioni ambientali, e che inizia a essere infastidito e finisce per non poterne più degli articoli che lo criticano troppo.
Occorre trovare una soluzione.
E allora ecco l’editore del giornale, Angelo Buzzi, anche lui agli arresti, che entra in azione e promette al primo cittadino “il controllo della linea editoriale (…) anche attraverso la nomina di un direttore allineato [affinchè] supportasse e pubblicizzasse la figura di Vignali (…) e non sottoponesse quest’ultimo a continui attacchi, ma si conformasse alla volontà del sindaco”.
In questo quadro Buzzi ottiene un posto nel consiglio d’amministrazione di una società partecipata e dai fondi pubblici arriva una somma di 98 mila euro usata per pagare gli stipendi dei dipendenti del giornale.
Soldi pubblici, come dice bene il nome dell’inchiesta, Public Money, utilizzati per controllare tutti i settori della città , dal Comune all’imprenditoria locale.
Tra i venti indagati, oltre a ex dirigenti comunali e ditte che gestivano il verde pubblico, c’è anche il nome di Marco Rosi, patron di Parmacotto, che in cambio di un’autorizzazione per i dehors di un locale ha pagato a Vignali un soggiorno in hotel di lusso.
Coinvolto anche il presidente del Parma Calcio, Tommaso Ghirardi, che si dichiara estraneo ai fatti, ma che secondo l’accusa avrebbe contribuito a pagare con soldi della società destinati al Comune una parte del compenso del responsabile dell’ufficio stampa di Vignali, che prima lavorava per il Parma.
Nel mirino anche un altro giornalista, Aldo Torchiaro, portavoce di Oscar Giannino e del suo movimento, pagato per una consulenza fittizia a una società del Comune e negli effetti incaricato di gestire la pagina Facebook del sindaco e il suo ufficio stampa.
Emiliano Liuzzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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