IL BELPAESE DEGLI EVASORI: IL SOMMERSO TOCCA QUOTA 275 MILIARDI
NEL 2010 IL NUMERO DEI GRANDI EVASORI SMASCHERATI, CON VOLUME DI AFFARI OLTRE 100 MILIONI DI EURO, E’ AUMENTATO DEL 56%… LE IMPOSTE EVASE CORRISPONDONO AL 17% DEL PIL… IL MAGGIOR IMPORTO DI REDDITO EVASO E’ LOCALIZZATO AL CENTRO-NORD DEL PAESE
Negli ultimi anni la lotta all’evasione ha dato dei frutti, però il fenomeno è ancora estesissimo.
I lavoratori autonomi e gli imprenditori dichiarano il 56,3% in meno di quanto incassano, celando al fisco una media di 15.222 euro a testa, e i proprietari di case riescono a non dichiarare addirittura l’83,7% dei loro redditi immobiliari, pari a 17.824 euro medi pro-capite.
Questo quadro impietoso esce dal rapporto del gruppo di lavoro sull’«Economia non osservata» (un nuovo eufemismo), guidato dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, in vista della riforma fiscale che si spera possa ridurre lo scandalo.
Guardando ai numeri aggregati, il sommerso in Italia rappresenta una fetta importante del prodotto lordo: nel 2008 l’ampiezza dell’economia «in nero» è stata stimabile fra un minimo di 255 miliardi di euro e un massimo di 275 miliardi, pari rispettivamente al 16,3 e al 17,5% del Pil.
Invece nel 2000, il valore aggiunto prodotto nell’area del «sommerso» economico risultava fra i 217 e i 228 miliardi di euro, rispettivamente il 18,2 e il 19,1% del Pil. Quindi c’è stato un recupero di legalità , ma lento e insufficiente.
Vista l’enormità delle cifre in gioco, è chiaro che se tutti pagassero il dovuto, lo Stato non avrebbe più problemi di bilancio, e si potrebbero finanziare molti più servizi.
Il peso del sommerso differisce molto per settore di attività : nel 2008 in agricoltura è stato il 32,8% del valore aggiunto totale (9,1 miliardi di euro), nel settore industriale si è fermato al 12,4% (52,8 miliardi) e nel terziario è arrivato al 20,9% (212,9 miliardi).
In assoluto, secondo questo studio che ha i crismi dell’ufficialità , l’evasione raggiunge i picchi maggiori nel settore degli alberghi, dei bar e dei ristoranti e in quello dei servizi domestici.
Se invece si guarda all’evasione media di tutti i cittadini italiani, la quota non è un granchè: nel 2010 è stato evaso, secondo queste stime, soltanto il 13,5% del reddito dichiarato, per una media di 2093 euro a contribuente.
Ma numeri così bassi si ottengono mettendo nello stesso calderone l’evasione zero dei redditi tassati alla fonte (essenzialmente quelli da lavoro dipendente) e l’evasione molto più facile di molti altri tipi di introito.
Ci sono anche delle notevoli differenze territoriali.
Nel Centro Italia il valore medio del reddito evaso è di 2.936 euro per contribuente (pari al 17,4% del reddito complessivo), al Nord si scende a 2.532 euro (cioè al 14,4%) e nel Mezzogiorno a 950 euro (il 7,9%).
Il Fisco non sta a guardare.
Nel 2010 il numero dei grandi evasori (quelli con un volume d’affari oltre i 100 milioni) smascherati è aumentato del 56%, e sul complesso dei contribuenti la maggiore imposta accertata è cresciuta a 27,8 miliardi (da un valore di 26,3 miliardi nel 2009).
Però questi numeri sono ancora modesti rispetto alla dimensione del fenomeno da contrastare.
Anche da qui viene la necessità di un’incisiva riforma del sistema fiscale, che il lavoro di Enrico Giovannini e del suo studio è inteso a facilitare.
Fatta l’Italia, nel centocinquantenario dell’Unità proviamo a disfare gli evasori.
Leave a Reply