IL COMMOVENTE ADDIO AL TENNIS DI ROGER FEDERER IN LACRIME E MANO NELLA MANO CON NADAL
“NON VOLEVO SENTIRMI SOLO, VOLEVO DIRE ADDIO IN UNA COMPETIZIONE DI SQUADRA. SONO SEMPRE STATO IN UNA SQUADRA. È STATO UN PIACERE, VOLEVO SENTIRMI COSÌ, COME FOSSE UNA FESTA”
E’ finita con una sconfitta la carriera di Roger Federer, battuto con Rafa Nadal nel doppio a Londra per la Lever Cup dalla coppia statunitense composta da Jack Sock e Frances Tiafoe. Vincitori al primo set, gli europei sono stati poi sopraffatti dagli americani, imposti al terzo set 11-9 al super tie-break. Subito dopo per il campione uscente un lungo saluto al centro del campo dove, in lacrime, ha ricevuto l’abbraccio di tutti i compagni, rivali e del pubblico.
Malgrado la sconfitta, una uscita di scena colma di affetto ed emozioni. “E’ stata una festa fantastica, speravo fosse così”, il commento del ‘maestro’ svizzero. “E’ stata una giornata meravigliosa, sono felice e non sono triste” – ha detto Federer a fine partita. “Mi sono goduto ogni momento, dall’allacciarmi le scarpe l’ultima volta al giocare, ad essere qui con la famiglia e gli amici. Sono arrivato fino alla fine e non potrei essere più felice. Giocare con Rafa e con tante leggende accanto a me”.
Poi le lacrime, con lui Rafa Nadal e il resto della squadra a piangere con lui. “È tutto straordinario, non volevo sentirmi solo, volevo dire addio in una competizione di squadra. Sono sempre stato in una squadra. È stato un piacere, volevo sentirmi così, come fosse una festa”.
L’ultimo grazie, ma non per importanza, è per la moglie Mirka, ex tennista che ha lasciato i tornei dal 2002: “Mi poteva fermare tanto tempo fa – dice Roger – e non l’ha fatto, mi ha permesso di continuare a giocare ed è stata straordinaria”.
Due uomini che piangono senza ritegno, uno di fianco all’altro, tenendosi stretta la mano. Non esiste oggi un’immagine così bella, dirompente, rivoluzionaria come quella che ci hanno regalato ieri sera a Londra queste due leggende del tennis e dello sport in senso assoluto: Roger Federer e Rafael Nadal.
La ragione è persino pleonastico specificarla: l’addio del “most ichonic athlete”, come Rafa Nadal ha definito ieri l’amico e rivale Roger Federer. Perché questo è stato Federer negli ultimi 20 anni, il perfetto punto di incontro tra la perfezione estetica e il risultato sportivo.
Non il più vincente di sempre (chiuderà dietro Djokovic e lo stesso Nadal) ma il più bello, il più amato. In una parola, il tennis.
La sconfitta al super tie-break del loro ultimo doppio insieme, alla Laver Cup, il torneo di esibizione che lo stesso Federer ha creato, non è che un numero del tutto marginale nell’ultima notte su un campo da tennis di Roger Federer, in mezzo a quel fiume umano di rosso e di blu che non riuscivano a nascondere le lacrime dei 15.000 della O2 Arena e di ogni singolo protagonista che ha avuto la fortuna di assistere dal vivo e dal campo all’ultima danza di King Roger. Tra loro, anche il nostro Matteo Berrettini, tra i più attivi, durante tutto l’incontro, a spingere, consigliare e incoraggiare le due leggende all’opera.
Ieri a Londra, in quelle lacrime torrenziali e inconsolabili, si è chiusa un’era. Dentro c’erano gli ultimi vent’anni della loro vita e una delle più grandi rivalità sportive e amicizie indissolubili (senza alcuna contraddizione in termini) che lo sport a ogni livello e di ogni epoca abbia mai prodotto.
Come due vecchi amici che si ritrovano per dirsi addio (anche se sarà solo un arrivederci). Si è ritirato Federer, ma sembra quasi che lo abbiano fatto insieme, e forse non manca ancora molto perché ciò avvenga davvero, complice il dolore al piede di Rafa che si fa ogni giorno più intenso e meno tollerabile. Passeranno altre generazioni, arriveranno altri campioni (alcuni sono già arrivati, su tutti Alcaraz e Sinner), ma di sicuro non esisterà nulla di paragonabile a quello che hanno rappresentato per il tennis e per lo sport Roger e Rafa negli ultimi vent’anni. Non nei prossimi cento anni. Bisogna solo essere grati di averli visti all’opera dentro e fuori dal campo, di essere stati loro contemporanei.
(da agenzie)
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