IL DILEMMA DEI ROMANI SULLA RAGGI: “DISONESTA O INCAPACE ? “
QUESTIONE CRIMINALE O DI TOTALE STUPIDITA’ ?
Come reagirei se un funzionario di secondo piano del mio comune facesse in campagna elettorale un potenziale regalo di trentatremila euro a un accreditato candidato a guidare l’amministrazione cittadina?
E se addirittura questo stesso politico, una volta eletto, triplicasse lo stipendio e decuplicasse o centuplicasse il potere del suo benefattore?
Pretenderei le dimissioni immediate del primo e il licenziamento in tronco dell’altro oppure lascerei fare, come nella Napoli delle scarpe spaiate di Achille Lauro?
Sono domande che dovrebbero porsi sia i cittadini di Palermo, di Genova, di Padova, di Belluno, di Gorizia, di Lucca, di Pistoia e degli altri 984 centri al voto in primavera, sia i militanti e i simpatizzanti del Movimento 5 Stelle.
A Roma, dove l’ultimo atto della Raggi-story s’è sviluppato nei tempi e modi appena riassunti, se lo stanno chiedendo in molti. È utile che lo stesso facciano tutti gli italiani.
È fuori da ogni dubbio che Virginia Raggi non possa più restare al Campidoglio pur vantando – come ha detto la sventurata – “tutta la fiducia di Grillo”: il quale vota a Genova, mica nella capitale.
Il M5S ha regolamenti e strumenti per mettere la parola fine a un calvario politico e mediatico che dura da troppo.
Se non fosse che viene messa in moto solo quando il fondatore e il figlio di Gianroberto Casaleggio hanno bisogno di un plebiscito alla Todor Zhivkov, la misteriosa piattaforma digitale Rousseau potrebbe essere usata per far scegliere ai militanti registrati se cacciare o meno la sindaca. Non accadrà .
La domanda ineludibile è invece un’altra: si possono affidare al Movimento 5 Stelle altri comuni di medie o grandi dimensioni o addirittura il governo del paese?
Per rispondere bisogna valutare serenamente le loro quattro esperienze in grandi città . La prima in ordine di tempo è Parma, dove Federico Pizzarotti è stato eletto nel 2012; mai entrato in sintonia con Grillo, ne ha subito la sconfessione fino al recente divorzio.
Nonostante l’isolamento politico, i numeri e le cronache certificano che Pizzarotti è un sindaco capace e presente, che ha ridato dignità a un’amministrazione umiliata dai suoi predecessori.
Due anni e mezzo fa il Movimento ha conquistato Livorno, dove ha piazzato l’ingegner Filippo Nogarin. Politico alle primissime armi, ha inanellato molti errori. Di recente pare aver trovato qualche sintonia con una comunità pesta, difficile e disillusa.
Nel giugno scorso è andato a segno l’uno-due grillino che ha steso il Pd a Torino con Chiara Appendino e a Roma con Raggi. La sindaca piemontese ha avuto la fortuna di prendere il posto di un eccellente amministratore come Piero Fassino, che le ha lasciato in eredità un comune ben gestito.
Roma, finita con Virginia Raggi nell’apparente disponibilità di un comitato d’affari che rappresenta i poteri forti della destra, è totalmente fuori controllo.
In otto mesi la giunta non ha messo in cantiere nulla, bloccata com’è dai veti reciproci delle bande del grillismo locale e dall’ecatombe di assessori e funzionari apicali, nè affrontato alcun problema, a cominciare da trasporti e spazzatura.
Di rilievo solo i no definitivo alle Olimpiadi e temporaneo allo stadio della Roma e l’approvazione tardiva del bilancio, salutata come un trionfo dai consiglieri della maggioranza
Va riconosciuto che a Parma, a Livorno e a Torino non si segnalano danni gravi provocati dalle amministrazioni M5S.
Ma la vicenda Raggi è sufficiente per far temere che, al di sopra della soglia media di difficoltà , i grillini falliscano.
Hanno pochi precedenti l’inesperienza politica, l’inefficienza amministrativa, l’instabilità personale che la sindaca ha finora mostrato. S’è già ipotizzato che la prima cittadina sia ostaggio di una cricca di disonesti o incapaci: sarà la magistratura a dare una risposta.
Non bisogna invece attendere inchieste e sentenze per sanzionare la sua incapacità a scegliere i collaboratori, come testimoniamo i casi clamorosi che hanno via via assunto i nomi dei co-protagonisti (Muraro, Marra, Romeo). Insomma, quella romana è una questione morale-criminale oppure una questione di totale stupidità . Comunque sia, un disastro.
Claudio Giua
(da “la Repubblica”)
Leave a Reply