IL DOCENTE DELLA LUISS CHERUBINI: “PROPOSTA INGLESE DI CHIUDERE LE PORTE AI MIGRANTI UE NON E’ PRATICABILE”
L’ESPERTO DI DIRITTO EUROPEO: “E’ UN DIRITTO DEI LAVORATORI DAL 1957 E CONTRASTA CON LA LIBERA CIRCOLAZIONE IN AMBITO UE”
L’idea di chiudere le porte ai cittadini dell’Unione Europea in cerca di lavoro in Gran Bretagna, lanciata da Theresa May, non è praticabile.
La proposta del ministro dell’Interno britannico ha il sapore della provocazione, ma fa discutere a livello europeo.
Da Bruxelles è arrivato un richiamo a Londra: “La libera circolazione dei cittadini europei è parte integrante del mercato unico e un elemento centrale del suo successo”, ha detto la portavoce della Commissione Ue Mina Andreeva.
Bruxelles fa quindi sapere che la non adesione di Londra ai trattati di Schengen sulla libera circolazione delle persone non cambia poi la sostanza. “I lavoratori Ue beneficiano di questo diritto fin dalle origini dell’Unione europea, visto che tale principio è contenuto nel trattato di Roma del 1957”.
“Un tempo – spiega ad HuffPost Francesco Cherubini, docente Luiss ed esperto di Diritto dell’Unione Europea – un cittadino europeo si poteva spostare in un altro paese solo se aveva un lavoro. Questa categoria è stata negli anni allargata prima ai pensionati, poi a chi era in cerca di lavoro e infine estesa a tutti i cittadini dell’Ue”.
Ma le misure annunciate dal ministro britannico May “non sono praticabili non tanto – e non solo – sotto il profilo lavorativo, quanto in un discorso più ampio sulla libera circolazione dei cittadini su suolo europeo”.
Anche se con qualche eccezione, perchè la Gran Bretagna non ha aderito a Schengen.
Può esercitare quindi controlli alle frontiere. Ma i cittadini Ue possono entrare in UK “non tanto alla luce della normativa sulla libera circolazione dei lavoratori, quanto soprattutto alla luce delle norme sulla libera circolazione dei cittadini dell’Ue”, continua Cherubini.
Insomma, “possono circolare proprio in quanto cittadini. E possono farlo dal 1991, quindi praticamente da 25 anni a questa parte”.
In pratica, la strada indicata dal ministro britannico non è percorribile “salvo concordare una nuova disciplina sulla circolazione dei lavoratori – dichiara Cherubini – Ma significherebbe riportare il discorso sull’integrazione europea indietro di 25 anni, sul piano della cittadinanza europea. Su quello dei lavoratori in Ue bisognerebbe tornare al 1957”.
(da “Huffingtonpost“)
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