IL LAVAGGIO DEL CERVELLO BY PUTIN: LA RUSSIA HA RIAPERTO ARTEK, EX COLONIA ESTIVA SOVIETICA IN CRIMEA FONDATA NEL 1925, PER OSPITARE E “RIEDUCARE” CIRCA 4MILA RAGAZZINI UCRAINI
AI QUASI 20MILA MINORENNI CHE ALLOGGIANO NEL CAMPO VIENE INSEGNATA LA PROPAGANDA DEL CREMLINO, COME LE VERSIONI “UFFICIALI” DELLA STORIA E LA “FEDELTÀ ALLO STATO”
Dove Palmiro Togliatti venne a fare il suo ultimo discorso prima d’accasciarsi — «cari pionieri della gioventù, assieme lottiamo per la pace e la fratellanza…!» —, adesso giocano a pallone i bambini.Il malore che uccise il Migliore, qui non se lo ricorda più nessun
Ad Artek, la storia è andata avanti. Abbandonata con la fine dell’Urss, riaperta con l’indipendenza dell’Ucraina, quindi riinvasa da Putin, infine restaurata, la colonia estiva sul Mar Nero che un tempo ospitava i Giovani Pionieri del comunismo, oggi alloggia i piccoli prigionieri del putinismo: 19.546 minorenni, secondo il governo di Kiev, rapiti fin dall’inizio dell’invasione e poi sparsi un po’ ovunque.
Più di 4mila, fra i 6 e i 16 anni, anche in questa cella dorata nella Crimea occupata: «Artek è un campo di proprietà del governo russo», dice un rapporto del Dipartimento di Stato americano, dove ai bambini ucraini «vengono impartiti programmi di rieducazione patriottica» che violano la volontà delle famiglie e le convenzioni dell’Onu. Veri crimini di guerra. Quelli per cui Putin è un ricercato internazionale.
Artek è un bel posto. Immerso nelle querce e nei carpini, 4 chilometri quadrati, 150 edifici, ospitalità fino a 27mila bambini. Una grande statua di Lenin che vigila dalla collina. La colonia, la costruirono cent’anni fa esatti per un’ottantina di piccoli tubercolotici, che venivano a mangiare bene e respirare meglio. Ma Stalin decise presto di farne altro, «rieducazione fisica e formazione ideologica»
C’è voluto Putin con le manie neo-imperiali e l’invasione della Crimea, per rifare della colonia quel che fu ai tempi dell’Urss: «Un modello della rinascita russa e un ponte col passato sovietico — spiega lo storico Mathias Neumann, dell’East Anglia University —, per modellare le menti, promuovere le versioni ufficiali della storia, coltivare la fedeltà allo Stato».
I cosiddetti «programmi d’amicizia», che negli ultimi anni avevano coinvolto anche i figli del dittatore siriano Bashar al-Assad, ora s’adattano benissimo alla «russificazione» che Mosca impone ai bambini ucraini deportati da Karkhiv, Kherson, Zaporizhzha. Negli ultimi mesi, con la mediazione vaticana, qualche centinaio di piccoli è rientrato in patria. Ma agli altri «non è permesso di tornare — scrive un rapporto Ue — e vengono spinti a mostrare sostegno alla Russia».
Il direttore del campo, Kostantin Fedorenko, è sulla lista internazionale dei sanzionati. La responsabile del «programma ucraino», Tatiana Makarova, sostiene che «il nostro compito è eliminare la pressione psicologica che i bambini hanno subìto prima d’arrivare qui». Pochi video clandestini usciti da Artek mostrano i piccoli prigionieri che cantano l’inno russo all’alzabandiera. «Li trattano bene», dicono le famiglie, «hanno camere d’albergo, piscine, una buona mensa. Ma devono stare lì».
(da agenzie)
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