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CROLLA UN ALBERO SUI TURISTI IN ARRIVO A VENEZIA, GRAVE UNA DONNA. UN CITTADINO OLTRE DUE MESI FA AVEVA SEGNALATO AL COMUNE DI VENEZIA LO STATO DI PERICOLOSITA’ DELL’ALBERO

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

IL SINDACO NON HA NULLA DA DIRE IN MERITO? LA MAGISTRATURA ACCERTI LE RESPONSABILITA’, A CHE SERVONO LE SEGNALAZIONI DEI CITTADINI SE POI IL COMUNE SE NE FOTTE?

Attimi di terrore tra i turisti che affollavano piazzale Roma a Venezia, dove un grosso albero è caduto colpendo in pieno una donna. Nel crollo dove si trova il terminale per le auto, altre sei persone sono rimaste ferite.
La donna si trovava seduta sul muretto, quando l’albero le è caduto addosso all’improvviso. È stata ricoverata all’ospedale all’Angelo di Mestre con riserva di prognosi. Oltre che a Mestre i feriti sono stati portati con le ambulanze all’ospedale di Venezia città, il San Giovanni e Paolo, e all’ospedale di Mirano.
La pianta, con un tronco di notevoli dimensioni, si è staccata da un’aiuola sul piazzale, nella zone cosiddetta dei «tre ponti», vicino ad una edicola. Solitamente lì si fermano turisti e veneziani in attesa
della partenza degli autobus per la terraferma.
Sono state nove in tutto le persone soccorso. Sette sono rimaste ferite, di cui due con contusioni. La donna seduta sotto l’albero è la più grave. I soccorritori che le hanno prestato le prime cure le hanno praticato il massaggio cardiaco. Al momento del crollo, riporta il Gazzettino, stava passando un gruppo di persone dirette a un matrimonio. Con loro c’erano anche dei bambini.
UN CITTADINO AVEVA SEGNALATO IL PERICOLO IL 14 MARZO, NESSUNO HA MOSSO UN DITO
Il 14 marzo il cittadino Cristiano Tagliapietra aveva segnalato al Comune di Venezia il pericolo, chiedendo “cosa aspetta il Comune a puntellare questo albero? In quel punto passano decine di persone, se cadesse ucciderebbe sicuramente qualcuno. O si aspetta che ci scappi il morto per fare qualcosa”.
Sono passati due mesi e mezzo e il comune guidato da Brugnaro non ha mosso un dito. Ci auguriamo che la Magistratura apra un fascicolo e accerti le responsabilità di questa tragedia annunciata.

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DOMANI A ROMA TRA MACRON E MELONI SOLO BACI E ABBRACCI: ACCANTONATI I SOGNI DI DIVENTARE LA REGINA DELLA DESTRA EUROPEA, MERZ E MATTARELLA LA SPINGONO VERSO IL PPE, USCENDO DAL GRUPPO DESTRORSO DI ECR

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

IL RENDEZ-VOUS DI DOMANI DOVRÀ RASSICURARE LA
SORA GIORGIA CHE NON SARÀ PIÙ ESCLUSA DAI TAVOLI DEI NEGOZIATI SULL’UCRAINA E PER ASSICURARSI L’INSOSTITUIBILE PRESENZA DELL’UNICO ALLEATO EUROPEO DOTATO DI POTENZA NUCLEARE ALLA CONFERENZA DEL 7 LUGLIO A ROMA SULLA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA… SENZA MACRON, SAREBBE NON SOLO UN FALLIMENTO TOTALE, MA INUTILE … IL PRAGMATICO MERZ SI STAGLIA SEMPRE PIÙ COME IL LEADER PER ECCELLENZA DELL’UNIONE EUROPEA

Et voilà! “Non c’è assolutamente alcun ostracismo nei confronti di Giorgia Meloni”: questa la risposta di fonti dell’Eliseo a una domanda dei giornalisti alla vigilia della visita di Emmanuel Macron a Roma.
“La realtà – prosegue il lancio di oggi dell’Ansa – è che la presidente Meloni fa parte di quel formato collettivo. Era presente nelle riunioni di Parigi e di Londra. E l’Italia per noi è un partner importante che può svolgere pienamente il suo ruolo con i partner europei”. Per l’Eliseo, “i format possono variare”, l’importante “è che fra europei, sul fondo delle questioni, siamo d’accordo”.
Che cosa è successo tra il galletto francese e la pollastrella italiana? Dove è finita l’aperta ostilità del governo di Roma, da Salvini a Fazzolari, nei confronti dell’europeismo anti-trumpiano del quartetto dei Volenterosi (Francia, Germania, Polonia e Gran Bretagna)
Come mai Lady Giorgia, in vista dell’incontro, dichiara seraficamente (si veda il video) che non c’è niente di “personale” e bisognerebbe non cedere alla tentazione di montarci su “la panna”?
E precisa, con gli occhioni a cuoricino: “Italia e Francia sono amiche e alleate. Hanno posizioni convergenti su molti dossier” e “questo è
normale. Non è che ci siano contrapposizioni. A volte i leader discutono ma questo non compromette nulla”.
Secondo fonti diplomatiche, il cambio d’umore geopolitico della Ducetta ha varie motivazioni. Prima di tutto, sono scesi in campo il neo cancelliere tedesco Fredrich Merz e il capo dello Stato Sergio Mattarella, ambedue con lo stesso obiettivo: cercare di portare l’Italia fuori dall’irrilevanza europea in cui è finita a causa delle ambizioni sbagliate della Ducetta di diventare la “pontiera” tra Bruxelles e Washington, “arbitro” tra il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il mattoide della Casa Bianca, Donald Trump.
Il bersaglio di Merz e Mattarella è di portare la premier della Garbatella ad avvicinarsi al Partito Popolare Europeo (PPE), tagliando nello stesso tempo i legami con il gruppo destrorso dei conservatori (ECR), che si dichiarano “eurorealisti” e antifederalisti, in quanto si oppongono al federalismo europeo, di cui Fratelli d’Italia è il primo partito.
Non solo: d’accordo con Macron, Tusk e Starmer, Merz è consapevole che la nuova Europa che cerca di rialzarsi dalle macerie del trumpismo non può fare a meno dell’Italia, che rappresenta il primo paese del sud del Vecchio Continente.
Dopo il mancato invito al vertice di Volenterosi a Tirana, ferita diventata dolorosissima data la presenza telefonica di Trump, seguito dalla sonora sberla di Macron, che aveva sottratto a Giorgia l’alibi delle truppe da inviare in Ucraina accusandola di diffondere fake news in stile Putin, a quel punto la Statista de’ noantri ha capito che doveva uscire dall’isolamento in cui si era cacciata.
Quando il 17 maggio scorso incontrò per la prima volta Merz a Roma, una Meloni raggiante annunciò la nascita dell’asse Roma-Berlino: ‘’Se l’ipotesi dell’invio delle truppe è tramontata noi siamo
sempre stati disponibili a far parte di qualsiasi format. Tenere unito l’Occidente senza escludere nessuno è sempre stata la priorità dell’Italia. È necessario abbandonare i personalismi che rischiano di minare l’unità dell’Occidente”.
La discesa di Macron a Roma, preceduta dalle dolci parole dell’Eliseo che abbiamo riportato all’inizio, è il tassello indispensabile per ricucire il rapporto con destra ballerina italiana. Domani i due ex nemici avranno da risolvere tre punti fondamentali: Ucraina, Gaza e dazi. Sulle tariffe da manicomio di Trump, Italia e Francia hanno una piattaforma comune, esportando i due stati negli Stati Uniti alimentari, macchinari, medicinali, etc.
Inoltre, se il nemico in casa di Merz sono le svastichelle di AFD, a loro volta Macron e Meloni devono vedersela con due avversari su posizioni trumputiane di ultra destra: i “patrioti” Marine Le Pen e Matteo Salvini. Ma a differenza del presidente francese, l’antagonista numero uno della “Giorgia dei Due Mondi” siede nel suo governo.
Il leader della Lega, a caccia di consensi per schiodarsi dal suo 8% rosicchiando il 29% di FdI, è impegnato ogni giorno a sabotare le mosse della Ducetta, evitando però di tirare troppo la corda: una volta fuori dal governo, perderebbe gran parte del potere e, con i suoi tre governatori contro e Vannacci tra i piedi, per lui sarebbe la fine.
Accantonati i sogni di diventare la Regina della Destra europea, il rendez-vous di domani dovrà, in primis, rassicurare la Sora Giorgia che non sarà più esclusa dai tavoli dei negoziati sull’Ucraina, come è successo a Tirana. Secondo: assicurarsi l’insostituibile presenza dell’unico alleato europeo dotato di potenza nucleare alla conferenza del 7 luglio a Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina. Senza Macron, sarebbe non solo un fallimento totale, ma inutile
Intanto, il vispo e pragmatico Merz si staglia sempre più come il leader per eccellenza dell’Unione Europea: è atteso mercoledì a Washington. E nella Sala Ovale di sicuro non si ripeterà il pestaggio subito da Zelensky: a far compagnia a Musk con un occhio nero questa volta sarebbe il tronfio Caligola di Mar-A-Lago
(da Dagoreport)

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UN ITALIANO SU DUE È FAVOREVOLE ALLA FECONDAZIONE ETEROLOGA (CHE PREVEDE UN DONATORE DI OVOCITI O SPERMATOZOI ESTERNO ALLA COPPIA). CONTRARI GLI ELETTORI DELLA LEGA (61,7%), MENTRE QUELLI DI FDI SONO SPACCATI

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

UN INTERVISTATO SU DUE CONDIVIDE LA SENTENZA DELLA CONSULTA SUL RICONOSCIMENTO DEI FIGLI DI DUE DONNE NATI DA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA: FAVOREVOLE SOPRATTUTTO CHI VOTA CENTROSINISTRA E FORZA ITALIA

Un italiano su due è favorevole alla fecondazione eterologa (54,7%). In molti vedono in questa procedura – in cui gameti, ovociti e/o spermatozoi non provengono dalla coppia, ma da un donatore esterno – una possibilità per coronare il sogno di avere figli. I più favorevoli risultano coloro che hanno un’età tra i 25 e i 44 anni (61,4%), insieme a chi è tra i 45 e i 64 anni (57%).
Permangono delle forti resistenze espresse tra gli elettori della Lega (61,7%), mentre dei dubbi spaccano i sostenitori di Fratelli d’Italia che si dividono tra favorevoli (43,9%) e contrari (47,2%) sollevando questioni etiche e giuridiche.
Una sentenza della Consulta, definita storica per il riconoscimento dei figli di due donne nati da procreazione medicalmente assistita, ha stabilito che è incostituzionale vietare il riconoscimento di un figlio, nato in Italia grazie a questa tecnica praticata all’estero, da parte di entrambe le madri di una coppia omosessuale. I bambini nati in queste circostanze avranno quindi la possibilità di avere due madri e potranno essere iscritti all’anagrafe come figli di entrambe.
Secondo il sondaggio realizzato da Only Numbers per la trasmissione Porta a Porta, questa sentenza piace a un cittadino su due (48%) e trova riscontro soprattutto tra le file delle opposizioni a cui si affianca anche un elettore su due di Forza Italia (50%).
Sebbene sembra che ci sia una crescente accettazione delle famigli omogenitoriali, in Italia persistono ancora differenze significative tra le coppie lesbiche e gay, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento legale e la genitorialità. Il 45,6% degli italiani, infatti, non sarebbe d’accordo alla bigenitorialità estesa alle coppie gay.
Le donne (45,2%) e i giovani tendono ad essere i più favorevoli (62,2%) rispetto agli uomini (37,8%) e a chi è più avanti negli anni (33,8%).
Le opinioni espresse nel sondaggio generano due schieramenti opposti e compatti a livello politico: gli elettori dei partiti di governo – in particolare Lega (83%) e Fratelli d’Italia (72,7%) – non condividono la possibilità di ampliare anche agli uomini l’opportunità di essere entrambi padri, mentre le opposizioni, con varie sfumature, rimangono favorevoli all’apertura anche alle coppie omosessuali maschili.
Il riconoscimento legale e la genitorialità di due padri viene spesso visto come un “cavallo di Troia” per la legalizzazione della gestazione per altri (Gpa) in Italia, cosa a cui il governo si oppone con forza. Di fatto il centro destra italiano non si oppone necessariamente alla dignità delle persone omosessuali, tuttavia si è sempre dimostrato fortemente contrario all’estensione del concetto di famiglia e genitorialità oltre il modello uomo-donna.
Questo archetipo è ritenuto, dalla maggioranza di queste forze politiche, il più idoneo per garantire lo sviluppo armonioso di un bambino. E infatti, anche sulla possibilità che una donna single possa accedere da sola alla procreazione medicalmente assistita, i partiti dell’esecutivo, con un importante picco tra i sostenitori di Forza Italia (65,3%), condividono in maggioranza una seconda sentenza della Consulta – articolo 5 della legge 40 del 2004 – che non permetterebbe alla donna di concepire un figlio in un contesto che, almeno a priori, escluda la figura del padre.
Sulla posizione diametralmente opposta, si polarizzano tutti gli elettorati dei partiti delle opposizioni con una media intorno al 50%. In Italia, le madri single sono più numerose rispetto ai padri single, con un incremento significativo dei nuclei monogenitoriali femminili
negli ultimi anni.
Secondo i dati Istat del 2023 le famiglie con un unico genitore sono intorno ai 3 milioni di cui la netta maggioranza (81,9%) è costituita da madri sole con figli. È necessario ricordare che, soprattutto le più giovani tra loro, devono affrontare delle sfide molto importanti per una loro presenza inferiore nel mercato del lavoro rispetto ai padri single e quindi con un rischio maggiore di povertà.
Nel 2024, infatti, solo poco più della metà delle madri single in questa fascia di età risultava occupata, collocandole tra le categorie più vulnerabili economicamente (Istat). Le difficoltà economiche e sociali delle madri single sono accentuate dalla mancanza di supporto adeguato e dalla persistente disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro.
Gli italiani sulla fecondazione assistita stanno cominciando a cambiare la loro opinione tra aperture etiche e pregiudizi culturali. Tuttavia, oggi la sfida è integrare il progresso scientifico, i diritti dei singoli e la sensibilità sociale. Una riflessione che coinvolge la visione stessa della famiglia e della genitorialità.
Alessandra Ghisleri
per “la Stampa”

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“MELONI INGANNA GLI ELETTORI, EQUIVALE A NON VOTARE”: OPPOSIZIONI SCATENATE DOPO L’INFELICE ANNUNCIO DELLA PREMIER, INTENZIONATA A NON RITIRARE LE SCHEDE DEL REFERENDUM

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

NEANCHE IL CORAGGIO DI NON ANDARE A VOTARE, LA SOLITA IPOCRISIA

Giorgia Meloni ha scoperto le carte, e a una settimana dai referendum dell’8 e 9 giugno ha dichiarato che andrà ai seggi, ma non ritirerà le schede per votare. Per le opposizioni questa posizione
è un inganno, un modo “furbo” per affossare il referendum, perché
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che per i referendum su lavoro e cittadinanza, dei prossimi 8 e 9 giugno, si recherà al seggio, ma a differenza da quanto faranno altri esponenti del governo, che hanno fatto sapere che non andranno affatto alle urne, non ritirerà le cinque schede
Tecnicamente questo significa che il ‘non voto’ di Meloni non avrà alcuna utilità ai fini del raggiungimento del quorum, cioè il 50% più uno. Un escamotage quindi quello che adotterà la premier, per far sapere che non diserterà le urne, la allo stesso tempo non contribuirà a rendere validi i cinque referendum. Quindi di fatto la sua decisione vale come un’astensione. “Vado a votare, non ritiro la scheda: è una delle opzioni”, ha detto la presidente del Consiglio ai cronisti che l’anno interpellata questa mattina a margine delle celebrazioni per la Festa della Repubblica.
Di fatto è un modo per affossare i referendum promossi dalla Cgil, e quello promosso da Più Europa sulla cittadinanza, come le hanno fatto notare i partiti di opposizione.
La reazione delle opposizioni
“Meloni prende in giro gli italiani dicendo ‘vado a votare ma non voto’. Anziché dire se è favorevole o contraria ai 5 quesiti su lavoro e cittadinanza, conferma che vuole affossare i referendum e che teme il raggiungimento del quorum perché non ritirare le schede equivale a non votare. Meloni ha paura della partecipazione e di dire la verità che è sotto gli occhi di tutti: è contraria a contrastare la precarietà e migliorare la legge sulla cittadinanza. Invece di invitare all’astensione, e di farlo nel giorno della festa della Repubblica, avesse almeno il coraggio di andare a votare no. Noi invece voteremo convintamente 5 sì, e saremo tanti!”, ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein.
Secondo la vicepresidente del M5s, Chiara Appendino, si tratta di un atteggiamento “subdolo”: “Meloni non vota al referendum perché per lei i problemi del lavoro non esistono. Dopo settimane di silenzio annuncia che non ritirerà la scheda, che poi è un modo subdolo di sabotare il voto, e lo dice proprio il giorno della festa della Repubblica, che sul voto e sulla partecipazione è fondata. Meloni punta sul fallimento dei referendum senza neanche entrare nel merito, ma perché? Per lei il lavoro sfruttato non è un problema. Per lei il precariato eterno non è un problema. Per lei i tre morti al giorno sul lavoro non sono un problema. Gli stipendi da fame, il carovita, i diritti cancellati nemmeno. Per Giorgia Meloni, l’unico problema è che ci siano cittadini che vogliono cambiare tutto questo. Ma noi ci siamo. E non abbiamo intenzione di stare zitti. Domani ci vediamo al confronto organizzato da Cgil a Bari – alle 19 in piazza del Ferrarese – per dire perché noi la scheda la ritiriamo. E perché la usiamo”.
Il leader del M5s Giuseppe Conte è indignato ma non stupito dall’annuncio di Meloni: “In fondo in quasi 30 anni di politica non ha fatto nulla per tutelare chi lavora e si spacca la schiena ogni giorno, i ragazzi precari che non hanno la fortuna di aver fatto carriera in politica. È vergognoso che questo messaggio di astensione rispetto a una scelta importante arrivi da un Presidente del Consiglio il 2 giugno, giorno simbolo di un Paese che sceglie la Repubblica, della prima volta per le donne ammesse a un voto nazionale. Invito i nostri ragazzi a recuperare la storia di Teresa Mattei, che proprio in quel 2 giugno del 1946 fu la più giovane eletta all’assemblea Costituente e che si battè perché all’articolo 3 della Costituzione fosse inserita la libertà e l’uguaglianza ‘di fatto’ per i cittadini, non a chiacchiere. Non sono liberi e uguali ‘di fatto’ i lavoratori che non possono difendersi da licenziamenti, precariato, incidenti sul lavoro. Viva l’impegno e la partecipazione per
migliorare le cose, viva il 2 giugno, viva la Repubblica”, si legge in un post del leader pentastellato
“Mancava solo la presidente del Consiglio, e la lista dei sabotatori del referendum è completa: prima il presidente del Senato, poi i ministri, ora anche la premier”, ha attaccato in una nota Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e co-portavoce di Europa Verde, a una settimana dal voto dell’8 e 9 giugno. “Non votano perché sanno di essere minoranza nel Paese, e usano l’astensionismo che a parole dicono di voler combattere a ogni elezione. Ma oggi, di fronte alla possibilità di migliorare concretamente la qualità della vita di lavoratori e lavoratrici, e di riconoscere diritti e doveri a chi vive e lavora in Italia, la destra organizza il sabotaggio della democrazia. Se anche la presidente del Consiglio è costretta ad annunciare che non ritirerà le schede, con l’obiettivo di non far raggiungere il quorum, significa una sola cosa: hanno paura della vittoria, perché sanno che il quorum può essere raggiunto. E allora rivolgo un appello a chi di solito non va a votare: stavolta andateci, e fate il contrario di ciò che il potere oggi vi chiede”, ha aggiunto.
“Evidentemente Meloni ha tempo da perdere per prendere in giro gli italiani. Ma le persone comuni invece non hanno né tempo né occasioni né diritti da buttare. L’8 e il 9 giugno andranno al seggio e non faranno la pantomima vergognosa di non ritirare la scheda”, ha detto Nicola Fratoianni di Avs.
“Eserciteranno quel diritto di scegliere che gli italiani hanno conquistato 80 anni fa – ha aggiunto il leader di SI – riprendendosi la libertà e la democrazia che il fascismo gli aveva tolto scegliendo proprio il 2 giugno per aprire una stagione nuova per l’Italia , gli italiani prenderanno quelle schede per dire chiaramente al Paese che ora basta: basta ricatti sul lavoro, basta bassi salari, basta precarietà, basta morti negli appalti, basta giovani senza diritti di cittadinanza.
In questo Paese nessuno è scemo e non si fa prendere in giro da chi vuole continuare a difendere privilegi, discriminazioni e sfruttamento. Spieghiamoglielo alla presidente del consiglio Meloni con una valanga di 5 SI”.
Per Riccardo Magi, segretario di Più Europa, che ha promosso il referendum sulla cittadinanza, quella di Meloni è una “dichiarazione furba ma falsa perché non si può andare a votare non ritirando le schede di alcun referendum. Un invito di fatto all’astensione quindi, che fa impallidire soprattutto perché fatto durante la cerimonia del 2 giugno, quando gli italiani con un referendum scelsero la Repubblica. I cittadini sono liberi di andare a votare e i leader politici di dare le proprie indicazioni, ma che la premier mandi messaggi confusi che invitano alla non partecipazione al voto è agghiacciante: è evidente ormai che Meloni e tutta la sua maggioranza temono il voto. Nel giorno in cui si celebra la Repubblica nata dal Referendum, il nostro invito e’ di andare a votare e votare Si al Referendum sulla cittadinanza”.
(da agenzie)

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MAXI MULTA DELL’ANTITRUST UE A GLOVO E DELIVERY HERO: COMUNICAVANO SU WHATSAPP PER SPARTIRSI IL MERCATO E NON RUBARSI I DIPENDENTI

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

I DUE COLOSSI DEL FOOD DELIVERY HANNO RICNOSCIUTO LE PROPRIE RESPONSABILITA’ E HANNO PAGATO UNA SANZIONE DA 329 MILIONI DI EURO…PENSATE A QUANTO GUADAGNANO SFRUTTANDO I LAVORATORI

L’antitrust dell’Unione europea ha multato Delivery Hero e Glovo, due dei principali colossi delle consegne di cibo a domicilio, per 329 milioni di euro.
Le due società sono accusate da Bruxelles di aver stretto un cartello, durato quattro anni, che ha distorto la concorrenza del settore. Secondo la Commissione europea, nello specifico, Delivery Hero e Glovo avrebbero violato le regole della concorrenza tra il 2018, anno in cui il gruppo di Berlino ha acquisito una quota di minoranza in Glovo, e il 2022, anno in cui ne ha assunto il controllo esclusivo.
Le accuse dell’Antitrust Ue
Nel mirino dell’Antitrust europeo sono finite tre pratiche ritenute particolarmente gravi: il sistematico scambio di informazioni commercialmente sensibili, la spartizione dei mercati geografici all’interno dello spazio economico europeo e soprattutto un patto di «non sottrazione» reciproca dei dipendenti, esclusi i rider. Si tratta di una pratica conosciuta come «no-poach» nel gergo dell’antitrust e che le due società, almeno secondo quanto ricostruito dalle autorità europee, avrebbero messo in pratica per diverso tempo. La multa comminata dalla Commissione europea è per certi versi storica,
perché si tratta della prima volta in cui si sanziona un cartello nel mercato del lavoro, riconoscendo esplicitamente come gli accordi illegali tra aziende limitino la concorrenza anche nella ricerca di dipendenti.
Gli scambi costanti via Whatsapp e le accuse reciproche
Nel corso dell’indagine è emerso come le due società si tenessero costantemente aggiornate sulle rispettive mosse tramite messaggi, email e scambi su Whatsapp.
In alcuni casi, Delivery Hero e Glovo si sarebbero addirittura accusati apertamente di aver infranto il “patto” siglato nel 2018, ad esempio facendo offerte di lavoro non concordate con l’azienda rivale. Le comunicazioni, sottolinea Bruxelles in una nota, avvenivano su più livelli aziendali e includevano dettagli molto precisi sulle operazioni e i piani di espansione. Entrambe le aziende hanno riconosciuto le proprie responsabilità e accettato di chiudere il procedimento con il pagamento della sanzione.
(da agenzie)

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“TRANS DI M….. VI ACCOLTELLIAMO”: AGGREDITE E RAPINATE A ROMA DA DIECI RAGAZZI. “E’ STATO TERRIBILE”

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

LA SOLITA FECCIA OMOFOBA CHE PER I SOVRANISTI NON ESISTE… OCORRE SPURGARE LE FOGNE SENZA PIETA’

“Hanno iniziato a gridarci: Trans di m…, vi accoltelliamo. Una delle due amiche cheerano con me ha risposto. E loro ci sono venuti addosso”. Questo è il racconto sui social di Guendalina Rodriguez, una delle ragazze transgender aggredite qualche sera fa a Roma. Le tre sono state accerchiate e aggredite, prese a calci e pugni, da un gruppo composto circa da dieci ragazzi che poi le hanno anche rapinate dei soldi, carte di credito e cellulari. “È stato terribile”, ha raccontato.
Questa mattina, è stata proprio Rodriguez a sporgere denuncia alla polizia che ha aperto le indagini per cercare di risalire all’identità degli aggressori.
L’aggressione a Roma, cosa è successo
“Trans di m… dateci tutto, stasera vi accoltelliamo”. Queste la parole dei dieci ragazzi che nella serata di sabato scorso, fra l
giornata del 31 maggio e quella del primo giugno, hanno aggredito le tre amiche. Una scena che ricorda molto, purtroppo, quanto avvenuto meno di un anno fa nel Viterbese.
“Eravamo andate a ballare all’evento Fiesta, in zona Eur. È lì che un gruppo di ragazzi ha iniziato a darci fastidio. Così abbiamo deciso di andare via e siam andate al club Imperatrice”, che, invece, si trova poco distante da piazza Bologna. Sono rimaste nel locale fino all’alba. Una volta uscite hanno trovato lo stesso gruppo di ragazzi ad attenderle, sarebbero stati circa una decina. “Ci hanno detto che ci avrebbero accoltellato, una mia amica ha risposto e si sono avvicinati, accerchiandoci – ha spiegato ancora Guendalina Rodriguez, come riporta la Repubblica – È stato tremendo”.
I tre ragazzi le hanno accerchiate e picchiate. Le hanno prese a schiaffi, calci e a pugni in volto. Le hanno seguite fino alla soglia del locale, continuando a tirare i calci verso l’ingresso. L’intero episodio è stato ripreso in video. Si vede Rodriguez cercare riparo nel locale. Poi, però, invece viene picchiata ancora e, infine, scaraventata a terra. “Aia, vi do i soldi. Vi do i soldi”, prova a gridare ancora la ragazza, sperando che, una volta lasciati i suoi averi, poi il gruppo possa lasciarla stare. Con lei, due addetti alla vigilanza alla discoteca che hanno provato a difenderla. Ma il gruppo, così numeroso, ha avuto la meglio.
Dopo l’aggressione è andata anche al pronto soccorso per farsi visitare: è stata dimessa con una prognosi di otto giorni. Nella mattina di oggi, lunedì 2 giugno, la ragazza ha sporto denuncia al commissariato Villa Glori, gli agenti sono ora al lavoro per cercare di identificare e rintracciare gli aggressori.
(da Fanpage)

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BUCCI E SALIS, PROVE DI DISTENSIONE ALLA FESTA DELLA REPUBBLICA

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

BUCCI VOTERA’ AL REFERENDUM: ”UN DOVERE PER CHI RAPPRESENTA LE ISTITUZIONI”…. SALIS: “COLLABORAZIONE NELL’INTERESSE DELLA CITTA’”

La 79esima Festa della Repubblica, a Genova, è stata l’occasione per il primo incontro istituzionale tra il presidente della Regione Liguria Marco Bucci e la sindaca di Genova Silvia Salis. I due non avevano ancora avuto l’occasione di stringersi la mano, dopo la vittoria del centrosinistra alle Comunali e, a quanto è dato sapere, neppure di sentirsi per una telefonata di rito.
L’ultima volta che Bucci e Salis si erano incrociati era stata più una “rotta di collisione”: era il 17 marzo e l’allora candidata, durante l’inaugurazione della nuova sala partenze dell’aeroporto di Genova, aveva poggiato una mano sulla spalla di Bucci dicendogli ‘ci vediamo a maggio’.
La profezia non si è avverata per un paio di giorni ma rispetto al clima di sfida di quel giorno, oggi – in occasione delle celebrazioni del 2 giugno in piazza Matteotti – l’incontro è stato all’insegna del rispetto istituzionale e dei buoni auspici, soprattutto in vista delle future collaborazioni.
“Ho tutto l’interesse affinché il nostro rapporto sia il più proficuo possibile – ha detto Silvia Salis al termine della cerimonia – la Liguria è una regione dove il peso del capoluogo è più forte che in altri territori, sarà importante dialogare su temi come la salute e le grandi opere e su tutti i temi che il presidente Bucci avrà piacere di affrontare”.
Lo spirito collaborativo del governatore va anche oltre – non si capisce con quanta ironia – nel momento in cui Bucci mette a disposizione la sua “esperienza” per la composizione della giunta. “Se vorrà qualche consiglio sarà lieto di darglielo, sta affrontando problemi attraverso i quali sono passato anche io, è normale”. Sulle voci che riportano un piglio di Silvia Salis simile per certi versi a quello dell’ex sindaco, sotto il profilo del decisionismo, Bucci sorride: “Me lo hanno raccontato in tanti”.
Marco Bucci e Silvia Salis dovranno effettivamente dialogare su una lunga serie di questioni: una delle prime sarà la chiusura del ciclo dei rifiuti, con la gara per la realizzazione di un impianto che sarà la Regione a bandire. Ci sarà poi la questione della qualità dell’aria, con le misure di mitigazione dell’inquinamento cui il Comune è soggetto anche per ordine della Regione. Passando per le questioni di sanità e welfare, fino alla sinergia necessaria su tematiche come logistica, porto, turismo e altro ancora.
Sintonia tra il presidente della Regione Liguria e la sindaca di Genova sul voto per i Referendum dell’8 e 9 giugno. Entrambi andranno a votare e hanno invitato la cittadinanza ad andare a
votare. La sorpresa, in tal senso, è Bucci – il centrodestra sta spingendo per il non raggiungimento del quorum e quindi a evitare di andare alle urne.
“Io vado sempre a votare, poi cosa voto… devo pensarci, vedremo, ma sicuramente quando lo Stato chiama il mio dovere è andare a votare, questo vale soprattutto per noi rappresentanti delle istituzioni”, ha detto Bucci. Gli fa eco Salis: “E’ sempre importante andare a votare, anche votare no, anche scheda bianca, ma non è possibile che le istituzioni invitino ad astenersi al voto”.
Sullo sfondo dell’evento, la scivolata social che ha interessato la famiglia Bucci. Ieri è stato molto condiviso su chat e bacheche il commento della moglie del governatore, Laura Sansebastiano, in un gruppo Facebook (Genova Contro il degrado) dove si mostra la foto di alcune transenne in corso Italia. “Ora ci pensa la fenomena“, ha scritto la first lady riferendosi a Salis. Che si è guardata bene dall’intervenire sulla questione. Bucci, ai giornalisti, ha detto, per uscire dall’imbarazzo: “Non mi chiedete niente di mia moglie?” ma poi ha preferito anch’egli glissare: “Ognuno è libero di dire ciò che vuole”.
Al di là delle battute, la giornata di oggi è stata solenne. Tante le istituzioni presenti davanti a palazzo Ducale per la consegna delle onorificenze della Repubblica.
(da Genova24)

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“LE PAROLE DI PAPA LEONE XIV SULLA FAMIGLIA? SONO UNA SOFFERENZA”: FRANCO GRILLINI, PRESIDENTE ONORARIO DELL’ARCIGAY, CONTRO IL PONTEFICE CHE HA LIMITATO LA DEFINIZIONE DI MATRIMONIO A QUELLO “SOLO TRA UOMO E DONNA”

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

GRILLINI: “LA CHIESA DA SEMPRE HA UN PROBLEMA CON LA MODERNITÀ. STA ESCLUDENDO TUTTI GLI ALTRI: OMOSESSUALI E SINGLE. FRANCESCO ERA PIÙ PRUDENTE”

”Sono posizioni che creano sofferenza. Io vorrei dirlo di persona a Papa Prevost se mi ricevesse a tu per tu”. Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, si è fatto un’idea ”abbastanza critica” del Papa dopo le sue parole sulla famiglia stamani al Giubileo.
”Come si fa ad insistere sulla famiglia cosiddetta tradizionale, oltretutto nel momento in cui questa famiglia mostra tutte le sue contraddizioni; le cronache ne sono piene – osserva all’Adnkronos il fondatore dell’Arcigay – bisognerebbe come minimo avere una visione critica e dire anche quali sono le patologie della famiglia tradizionale che sono tante e andrebbero affrontate come tali.
La Chiesa da sempre ha un problema con la modernità: non basta l’atteggiamento compassionevole o pietistico, che peraltro questo Papa non ha ancora mostrato, ma bisogna prendere atto che il mondo e’ cambiato”. Grillini riflette sulle ”statistiche impietose: in Danimarca la famiglia tradizionale e’ il 20 per cento della società. La famiglia tradizionale non e’ più maggioranza neanche in Italia. Come si fa ad insistere sul riconoscimento di un unico modello famigliare quando questo modello sta diventando minoranza? Vuole dire che di fatto si escludono tutti gli altri: omosessuali e single”.
Papa Francesco sembrava avere aperto alle coppie gay, pur rimanendo nelle posizioni dottrinali, con quel suo ‘Chi sono io per giudicare i gay’. ”Francesco era più prudente – osserva Grillini -. Aveva le stesse posizioni di questo Papa, ma Prevost sembra non contemplarli. Il punto è che queste cose influenzano la politica che poi non prende posizioni favorevoli a tutte le altre famiglie”.
Franco Grillini vorrebbe potere spiegare questa posizione a Papa Prevost: ”Non si puo’ imporre un modello . Ognuno deve seguire la propria vita come meglio crede seguendo le proprie inclinazioni, i propri desideri, seguendo quello che si e’. La famiglia e’ quello che nella realtà esiste tra due persone -qualunque esse siano -.
Il punto e’: se esistono esseri umani che riescono a costruire delle relazioni fra loro chiunque essi siano e’ un bene per la società nel suo complesso. Ognuno fa la famiglia che riesce a mettere in piedi. E’ sbagliato parlare di famiglia al singolare: così si esclude la maggioranza delle famiglie, con tutta la sofferenza che ne consegue
(da agenzie)

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E’ INIZIATO IL DISGELO TRA ELLY SCHLEIN E VINCENZO DE LUCA? IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA SABATO PROSSIMO SARÀ ALLA MANIFESTAZIONE PER “FERMARE IL MASSACRO DEL POPOLO PALESTINESE”, ORGANIZZATA DA SCHLEIN, GIUSEPPE CONTE, ANGELO BONELLI E NICOLA FRATOIANNI

Giugno 2nd, 2025 Riccardo Fucile

PER LA PRIMA VOLTA DE LUCA INCONTRERÀ SIA LA SEGRETARIA DEL SUO PARTITO, SIA IL LEADER DEL M5S CHE IN CAMPANIA VORREBBE CANDIDARE ALLA SUCCESSIONE DI DE LUCA ROBERTO FICO

Come ha più volte detto il dem Filippo Sensi «non dividersi sarebbe stato meglio». Così, mentre si avvicinano le date delle due distinte manifestazioni per Gaza organizzate dalle opposizioni, si rileva anche qualche segnale di disgelo, oltre che la vistosa spaccatura: Pd, M5S, Avs di qua, cioè in corteo sabato a Roma, Azione e Italia viva di là, in teatro venerdì a Milano.
A impedire un’unica manifestazione unitaria sono stati l’indisponibilità a esplicitare nella piattaforma scritta a sinistra una più dura condanna di Hamas e il timore che l’impronta data si prestasse ad accuse di antisemitismo se non addirittura a episodi di intolleranza. Senza un accordo sul punto, i centristi Calenda e Renzi hanno scelto di dissociarsi, organizzando una loro iniziativa. Tutta l’ala riformista del Pd ha quindi deciso di partecipare a entrambe, così come alcuni esponenti di Iv e +Europa
Un segnale di disgelo, invece, potrebbe essere la possibile ricucitura tra la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il presidente della Campania Vincenzo De Luca. Tra i due i rapporti già difficili si erano interrotti dopo la scelta del governatore di far approvare una legge regionale che gli consentisse di candidarsi per un terzo mandato. Ma ora si sono sentiti per telefono.
E sabato De Luca sarà alla manifestazione per «fermare il massacro del popolo palestinese», organizzata appunto da Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Per la prima volta il presidente incontrerà quindi sia la segretaria del suo partito, sia il leader del M5S che in Campania vorrebbe candidare alla successione di De Luca Roberto Fico. Difficile che l’incontro a margine della manifestazione possa essere risolutivo, ma potrebbe assicurare una photo opportunity da cui ripartire.
E’ tutto il centrodestra a segnalare, da giorni, il pericolo che la manifestazione di sabato a Roma degeneri. «Quella piazza sfrutta una tragedia per calcolo politico — dice la stessa Tassinari —. La pace non si ottiene con cortei politicizzati né con proclami ideologici, ma con il coraggio di agire».
(da agenzie)

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