Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
SONO TRE ANNI CHE RACCONTA PALLE PROMETTENDO QUELLO CHE POI NON FA
Gli annunci del governo sul taglio delle tasse al ceto medio sembrano la canzone “I Got You Babe” di Sonny e Cher che nel film “Il Giorno della Marmotta” suona all’inizio della giornata che il protagonista del film Bill Murray è condannato a rivivere in loop sempre uguale. È praticamente dall’inizio della legislatura infatti che dalle fila della maggioranza si promette un imminente sforbiciata dell’Irpef per i redditi tra i 35mila e il 50 0 60mila euro. E puntualmente almeno fino a oggi agli annunci non sono mai seguiti i fatti.
Piccola antologia non esaustiva delle dichiarazioni sull’argomento di Giorgia Meloni e del viceministro all’Economia Maurizio Leo, l’autore del piano di riforma fiscale del governo.
“L’obiettivo è alleggerire il prelievo, in particolare per il ceto medio», Leo dieci dicembre 2022. “La prossima tappa riguarderà proprio i redditi più elevati”, Leo 29 dicembre 2023. “Ora dobbiamo occuparci del ceto medio.”, Leo 13 marzo 2024. “Il nostro obiettivo è proseguire sulla strada della rivisitazione delle aliquote Irpef intervenendo a favore del ceto medio”, Leo 25 giugno 2024.
Ancora, “Il taglio al ceto medio quest’anno o all’inizio del 2025”, Leo 28 novembre 2024. “Il ceto medio è la prossima sfida di questo governo”, Giorgia Meloni 2 dicembre 2024. “Quest’anno ci sarà un segnale riconoscibile per il ceto medio”, Giorgia Meloni 9 gennaio 2025. “Questo sarà l’anno per il taglio delle tasse al ceto medio”, Leo 12 gennaio 2025. E così via fino all’ultimo proclama, lanciato da Giorgia Meloni qualche giorno fa dal palco dell’assemblea dei Commercialisti, che l’ascoltava in adorazione.
Se il taglio dell’Irpef su redditi della middle class per ora è rimasto solo uno slogan è perché banalmente non si sono trovati i soldi per farlo. Un po’ perché la crescita è ancora inchiodata allo zero virgola, mentre i vincoli delle regole europee sul debito sono tornati a mordere. Un po’ perché le misure da cui si dovevano pescare le risorse o non sono state completate, come nel caso del riordino delle detrazioni, o hanno fruttato meno di quanto sperato, come nel caso del concordato preventivo biennale.
Il prossimo giro, quello della manovra per il 2026, sarà quello buono? Forse sì, perché in effetti nel frattempo qualcosa è cambiato. Intanto con l’ultima legge di bilancio è stato stabilizzato il taglio delle imposte per i redditi bassi, per cui invece negli anni precedenti si dovevano trovare i miliardi necessari di volta in volta. E poi i conti dello Stato potrebbero andare un pochino meglio del previsto, soprattutto per quanto riguarda il livello di spesa pubblica. Niente di eccezionale, ma quanto basta per creare un piccolo tesoretto da utilizzare a fine anno.
Se siete tra gli interessati dall’eventuale taglio dell’Irpef allora potete già iniziare a programmare le spese extra per l’anno prossimo? Non così di fretta, perché la sfida rimane molto ambiziosa. Per ridurre l’aliquota intermedia Irpef di due punti dal 35 al 33 percento per i redditi da 28 a 50mila euro e magari estenderla anche fino a chi guadagna 60mila euro (che oggi paga il 43 percento di tasse) infatti non basta un gruzzoletto, ma servono circa quattro miliardi e mezzo. Un mucchio di soldi da trovare diminuendo altre spese o sperando di aumentare le entrate.
Un’impresa che diventa ancora più difficile perché quella della
riduzione delle tasse non è l’unica misura che i partiti hanno già messo sul piatto della prossima manovra. Se anche Forza Italia la indica come sua priorità, dall’altro lato del tavolo Salvini ha già chiarito che per la Lega viene prima di tutto la cosiddetta pace fiscale, cioè una nuova rottamazione delle cartelle in 12o rate senza interessi o sanzioni per chi ha debiti con il fisco.
Ora lasciamo perdere per un attimo il fatto che magari non sarebbe il caso di continuare a premiare chi non ha pagato le tasse, d’altra parte va detto che fino a oggi il governo non si è mai mostrato particolarmente schizzinoso quando si parla di condoni. E sorvoliamo anche sul fatto che già le precedenti edizioni della rottamazione delle cartelle hanno dimostrato come una gran parte dei contribuenti morosi dopo un po’ smetta di versare quanto dovuto. Questo pur in presenza di condizioni più stringenti di quelle proposte dalla Lega, che vorrebbe concedere di spalmare il debito su dieci anni, con la possibilità di mantenere il beneficio anche dopo non aver pagato fino a otto rate.
Ma anche superando i dubbi etici, resta il problema che la teoria di Salvini per cui la pace fiscale non costa soldi ma produce soldi è abbastanza campata in aria. Per compensare i mancati incassi di sanzioni e interessi infatti secondo i conti degli stessi esperti economici leghisti servirebbero tra gli uno e i due miliardi di euro. Altre simulazioni calcolano esborsi molto più elevati, fino a 5 miliardi. Una cifra monstre che rischierebbe di mangiarsi tutto il resto, tanto che già rispetto alla proposta iniziale, pare che la stessa Lega sia pronta a ridimensionare la
sua richiesta, inserendo vincoli e paletti.
Ma anche nella sua versione più light, la rottamazione delle cartelle entra per forza in competizione con il taglio dell’Irpef, per contendersi le risorse che saranno a disposizione – se ce ne saranno – in legge di bilancio. A dover arbitrare il derby (che tradotto vuol dire trovare i soldi per soddisfare uno o l’altro contendente o entrambi) è il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che non a caso di fronte agli annunci della premier e dei suoi colleghi di governo e partito, rimane invece il più cauto di tutti.
È ancora presto per dire come andrà a finire, però certo dopo essersi esposti così tanto, né Meloni e Tajani da una parte né Salvini dall’altra stavolta molleranno facilmente la presa. È possibile che per accontentare tutti si arrivi a un compromesso, per cui ognuno potrà poi sventolare la sua bandierina. Il rischio però è che per far quadrare i conti, alla fine la riduzione dell’Irpef sia ridimensionata al punto di diventare una misura poco più che simbolica, con un risparmio effettivo di pochi euro al mese per i lavoratori, peraltro in parte mangiato dall’inflazione. Un’ipotesi che permetterebbe comunque a Meloni di rivendicare il risultato. Anche perché l’alternativa se no è andare avanti con un altro anno di annunci.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
L’ISTIGAZIONE ALL’ODIO DI TRUMP STA DANDO I SUOI FRUTTI: E’ STATA UNA ESECUZIONE MIRATA, NON CASUALE
Le autorità stanno indagando su “sparatorie mirate” vicino Minneapolis. Secondo quanto
riportato da Cnn, è scattata la caccia all’uomo con la polizia che cerca un uomo bianco con indosso un giubbotto anti-proiettile. A essere colpiti da un persona che si è finta un agente di polizia sono stati la deputata Melissa Hortman e il senatore John Hoffman, entrambi democratici.
A quanto riferito dai media americani, l’assalitore si è introdotto nella casa dei due rappresentanti democratici nella notte e ha colpito sia loro sia i rispettivi compagni. Hortamn è morta insieme al marito, mentre Hoffman si spera che possa sopravvivere.
“Orribile, la violenza non sarà tollerata”, ha commentato il presidente Trump. E sulla stesso tono è intervenuta anche la procuratrice generale degli Stati Uniti, Pam Bondi, assicurando che i responsabili saranno perseguiti “nella massima misura della legge”.
La polizia ha ordinato alla popolazione di restare in casa o in un luogo protetto in un raggio di 5 chilometri attorno al club di golf Edinburgh.
“Sono stato informato delle sparatorie mirate a Champlin e Brooklyn Park”, vicino Minneapolis: “Le autorità sono sul posto e avranno tutte le risorse necessarie. Monitoriamo la situazione”, ha detto il governatore del Minnesota Tim Walz. La polizia ha definito il sospettato in fuga come armato e pericoloso. Si tratta di un uomo bianco con i capelli castani con indosso un giubbotto antiproiettile nero sopra una camicia e pantaloni blu, riporta Fox. L’uomo, come fatto con i due politici democratici colpiti, potrebbe fingersi un agente di polizia.
Le due vittime
Hoffman, democratico, era stato eletto per la prima volta nel 2012. È titolare della Hoffman Strategic Advisors, una società di consulenza. In precedenza ha ricoperto la carica di vicepresidente del consiglio scolastico di Anoka Hennepin, che
gestisce il più grande distretto scolastico del Minnesota. Hoffman è sposato e ha una figlia. Hortman era la leader democratica alla Camera dei rappresentanti dello Stato e ex presidente della Camera. È stata eletta per la prima volta nel 2004. Hortman, avvocato, è sposata e ha due figli.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
L’IPOTESI È DI FARLE FIRMARE UN CONTRATTO DI LOCAZIONE A TITOLO ONEROSO: LA DEPUTATA DI PORTICI, A CUI SILVIO HA LASCIATO 100 MILIONI IN EREDITÀ, DOVRÀ PAGARE UN CANONE A FININVEST, E QUINDI AI CINQUE “FIGLIASTRI”: MA QUANTO? E PER QUANTO TEMPO?
Sotheby’s entra in pista per la compravendita di Villa Certosa mentre per la villa di Arcore si sta delineando una «regolarizzazione» formale della presenza di Marta Fascina attraverso un contratto.
L’ultima compagna di Silvio Berlusconi e gli avvocati di Fininvest sono al lavoro — secondo indiscrezioni — per trovare la formula giuridica più adeguata ma sarebbe ormai in dirittura d’arrivo la firma di un contratto di locazione a titolo oneroso.
Cioè Fascina pagherà un canone a Fininvest e quindi ai cinque figli del Cavaliere. Quanto e per quanto tempo? Importo e durata sarebbero ancora da definire ma comunque solo una piccola porzione (presumibilmente ben individuata nel contratto) dell’immensa proprietà (3.500 mq) sarà formalmente affittata alla parlamentare di Forza Italia alla quale il Cavaliere
ha lasciato 100 milioni cash in eredità.
A due anni dalla morte dell’ex premier c’era evidentemente l’esigenza di dare una cornice meno ambigua e più formale al rapporto tra l’«ospite» e la proprietà. Recentemente gli immobili più importanti della famiglia che facevano capo alla Immobiliare Idra (su tutti Certosa e Arcore) sono stati trasferiti sotto l’ombrello societario della Fininvest Real Estate.
Si può ipotizzare che due elementi abbiano influito sulla scelta di contrattualizzare Marta Fascina. Il primo è proprio l’ingresso di Arcore nella capogruppo che, anche per il suo ruolo di holding di società quotate in Borsa (Mfe-Mediaset, Mondadori, Mediolanum), ha standard, procedure e codici di condotta più stringenti. Il secondo riguarda lo status di Fascina che è un’esponente politica, deputata alla Camera dal 2018.
La combinazione dei due fattori ha forse accelerato una decisione che era già nell’aria.
Arcore rimane il centro di gravità della famiglia e della ristretta cerchia di manager-amici, sia per le periodiche riunioni familiari che per quelle di lavoro. Il rito berlusconiano dei pranzi «misti» resta un appuntamento fisso almeno un martedì al mese. Con Marta Fascina presente.
Villa San Martino rappresenta il simbolo e il centro intoccabile della famiglia. Non si vende e non è mai stata sul mercato.
Al contrario, Villa Certosa a Porto Rotondo in Sardegna, il gioiello della corona immobiliare, è in vendita ma la famiglia non ha urgenza di chiudere. Sarà una delle più grandi, se non in assoluto la più rilevante compravendita immobiliare mai effettuata in Italia.
Circolano cifre nell’ampio range dei 300-500 milioni. E c’è una novità nell’intermediazione dell’affare: entra in campo un team con Sotheby’s International Realty alla guida e il coinvolgimento di Knight Castle Real Estate, un broker con base a Dubai specializzato in immobili di lusso, più un’altra società americana sempre tarata su clientela ricchissima.
Le trattative sarebbero alle battute finali.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
IL COMUNE DI MONZA HA INTRODOTTO IL SERVIZIO “A SUPPORTO DELLA POLIZIA LOCALE”, POI SI SCOPRE CHE DIVERSI TUTOR SUI SOCIAL INNEGGIANO A HITLER… IL SINDACO PD ORA LI SOSTITUISCE, MA PRIMA DOVE VIVEVA, SULLA LUNA? E POI BASTA CON QUESTA CAZZATA DELLE RONDE, CHIAMATE PIANTEDOSI, E’ LUI CHE DEVE GARANTIRE LA SICUREZZA DEGLI ITALIANI
“Blood and honour”, il motto della gioventù hitleriana, foto insieme gli amici “naziskin” e
la sigla delle SS. Sono soltanto alcuni dei contenuti condivisi sulle pagine social da alcuni membri degli “Street Tutor”, un servizio che è stato introdotto ieri, venerdì 13 giugno, dall’amministrazione comunale di Monza e dal sindaco del Pd Paolo Pilotto per offrire supporto alla polizia locale e garantire il “rispetto delle regole” durante le serate di movida e nelle aree più sensibili.Subito dopo l’incarico degli Street Tutor, sono, però, scoppiate le polemiche. A cominciare dai rappresentanti della società privata di sicurezza che si è occupata della formazione degli otto tutor che, stando ai contenuti pubblicati sulle loro pagine social, sembrerebbero aderire apertamente alla galassia dell’estrema destra con diversi omaggi a Mussolini, a Hitler e ai motti neofascisti e neonazisti.
Di fronte alla paradossale scelta compiuta dall’amministrazione (di centro-sinistra), l’Anpi provinciale Monza e Brianza, ha indirizzato una lettera al Sindaco per chiedere chiarimenti sulla questione. Al suo fianco si sono poi unite le voci di diverse
associazioni di sinistra che si sono dette “contrarie al progetto Street Tutor” e preoccupate “che alcuni dei rappresentanti presenti alla conferenza stampa istituzionale abbiamo sfoggiato sui loro social contenuti neofascisti e neonazisti”.
È a questo punto che due consiglieri comunali, Francesco Racioppi e Lorenzo Spedo di LabMonza, hanno chiesto di annullare la determina dirigenziale che ha disposto l’attivazione degli Street Tutor. “Un provvedimento del genere non rientra nel programma di mandato dell’amministrazione che LabMonza insieme alle altre forze del centrosinistra ha contribuito a redigere”, hanno commentato sulla vicenda. “È inaccettabile che i rappresentanti della società coinvolta facciano pubblica esibizione di nostalgie fasciste e naziste”.
Proprio in seguito alle polemiche e la conseguente presa si posizione dei consiglieri comunali, l’amministrazione della città ha quindi provveduto a sostituire i personaggi vicini all’estrema destra entrati in servizio ieri sera “in quanto i loro profili personali risultavano non conformi agli obiettivi del progetto”, si è giustificata l’amministrazione comunale in una nota.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
L’ESECUTIVO POTREBBE ESSERE CHIAMATO IN CAUSA E CONSIDERATO COME UN “TERZO CONCERTISTA”, PER AVER FACILITATO LA SCALATA A MPS DEL DUO “CALTA”-MILLERI… LUNEDÌ L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA, CHIAMATA A DECIDERE CHE FARE CON L’OPS SU BANCA GENERALI, SANCIRÀ LA VITTORIA O LA SCONFITTA DI GIORGIA MELONI… “IL FATTO”: “SE GLI ANDRÀ BENE LA DESTRA DI GOVERNO AVRÀ RIDISEGNATO LA MAPPA DEL POTERE ITALIANO, SE ANDRÀ MALE SI RITROVERÀ ALL’OPPOSIZIONE UN PEZZO NON IRRILEVANTE DEL MONDO DEL CREDITO E CON UN’INCHIESTA CHE PER ORA SFIORA GLI AMICI E L’ESECUTIVO”
Le notizie in arrivo dalla Procura milanese interrogano anche e soprattutto i troppi ruoli giocati dal governo in quella partita e persino le diverse strategie all’interno dello stesso esecutivo: Giorgia Meloni e i suoi uomini macchina (Giovanbattista Fazzolari e Gaetano Caputi) da un lato e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dall’altro, fin dall’inizio hanno pensato a esiti assai differenti per l’operazione messa irritualmente in piedi per guidare Montepaschi insieme alla cordata Caltagirone-Delfin-Bpm
Palazzo Chigi pare schiacciato sulle strategie dell’editore del Messaggero, che da anni – insieme a Delfin, la holding dei Del Vecchio – prova a prendersi Generali via Mediobanca: un (legittimo) assalto al cuore del risparmio italiano stavolta portato attraverso una banca di cui il Tesoro è primo azionista.
In sostanza il duo Calta-Meloni sta provando a dare l’assalto al cielo finanziario: per riuscire ha chiamato a raccolta persino le casse di previdenza, sensibili agli squilli di Palazzo Chigi, ma dovrebbe convincere anche quel che resta del “salotto buono”,
da Unicredit a Mediolanum, dai Benetton ai fondi esteri, e il deflagrare dell’inchiesta milanese certo non aiuta…
Se gli andrà bene la destra di governo avrà ridisegnato la mappa del potere italiano e potrà fregiarsi del titolo di Fratelli di Banca, se andrà male si ritroverà all’opposizione un pezzo non irrilevante del mondo del credito e con un’inchiesta che per ora sfiora gli amici e l’esecutivo e domani chissà.
Giorgetti e il Tesoro sono in teoria i più esposti alle indagini sull’asta di Abre per vendere il 15% di Mps, essendone i committenti e, si spera i vigilanti. Paradossalmente, però, il ministro leghista gioca un’altra partita rispetto ai “romani” Calta-Meloni: l’ingresso di Bpm e Anima (che è di Bpm), coi due soci privati, in Montepaschi doveva essere il primo passo di una fusione tra Milano e Siena che creasse una solida banca insediata nel Centro-Nord e orientata ai prestiti alle imprese, specie le Pmi.
Insomma un terzo polo bancario che fosse alternativo alle due potenze Intesa e Unicredit. Per questo Giorgetti sta provando a bloccare col golden power la reazione di Unicredit, che all’improvviso ha messo nel mirino Bpm. La cosa curiosa è che la premier e il suo ministro non possono vincere entrambi.
(da il Fatto Quotidiano)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
I CARABINIERI HANNO ACCERTATO CHE SU 14 AZIENDE AGRICOLE VISITATE 11 SONO RISULTATE IRREGOLARI E IN DUE CON SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI : BENVENUTI NEL NORD “CIVILE”
Muffa sulle pareti, materassi pieni di zecche sul pavimento, e completa assenza di servizi
igienici. È questa la situazione a cui si sono trovati di fronte i Carabinieri di Mantova e del Gruppo per la Tutela del Lavoro di Milano, che hanno effettuato un’attività di contrasto ai “fenomeni distorsivi del mercato del lavoro”, controllando in due giornate – quelle del 10 e del 12 giugno – ben 14 aziende agricole di cui 11 sono risultate essere irregolari. In particolare, in due di queste, sono state riscontrate forme di caporalato ai danni di decine di lavoratori costretti a vivere una situazione di degrado e sfruttamento lavorativo.
Nel corso delle attività di controllo eseguite dai carabinieri, sono stati identificati diversi lavoratori in nero e sono state comminate sanzioni per un totale ci circa 80 mila euro.
In più, tra i vari imprenditori, 2 sono stati ritenuti responsabili del reato di caporalato poiché approfittavano della condizione di bisogno dei lavoratori e 8 a vario titolo per le violazioni in materia di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e utilizzo di manodopera straniera senza regolare titolo di soggiorno.
Parallelamente a tali controlli, i Carabinieri dei vari Nuclei Ispettorato del lavoro, unitamente ai Carabinieri di Gonzaga, hanno effettuato un sopralluogo congiunto in un immobile composto da 4 appartamenti sito in via Ariosto nella frazione
Malcantone del comune di Sermide e Felonica, dove venivano ospitati 60 lavoratori stranieri in uno stato di estremo degrado e precarie condizioni igienico-sanitarie e strutturali dell’immobile. A seguito di tale scoperta, il Vice Sindaco del Comune ha emesso un’ordinanza urgente di sgombero e interdizione all’uso per condizioni di inagibilità strutturale e inabilità igienico-sanitaria dell’edificio in questione.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
LA LETTERA DI BRUXELLES È ARRIVATA IL 23 MAGGIO E CHIEDE INFORMAZIONI URGENTI SUL DPCM CONTRO L’OFFERTA DI ORCEL SULL’EX POPOLARE DI MILANO – I TECNICI DELLA DIREZIONE CONCORRENZA HANNO PIÙ DI UN DUBBIO SULLE MODALITÀ CON CUI PALAZZO CHIGI HA UTILIZZATO I POTERI SPECIALI (ANCHE CONSIDERANDO CHE IL GOVERNO È PARTE IN CAUSA, ESSENDO PRIMO AZIONISTA DI MPS)
«Non è attualmente chiaro alla Commissione in che modo l’acquisizione di una banca italiana da parte di un’altra banca italiana possa produrre una minaccia effettiva e sufficientemente grave per la sicurezza pubblica in Italia».
È la premessa con cui la direzione generale europea per la Concorrenza ha scritto al governo italiano, lo scorso 23 maggio, per chiedere informazioni urgenti relativamente al dpcm con cui l’esecutivo ha notificato a Unicredit una serie di paletti relativi alla scalata su Banco Bpm.
Paletti che sono stati imposti ai sensi della normativa sul Golden power e contro i quali la banca guidata da Andrea Orcel ha presentato ricorso: il tribunale amministrativo si esprimerà nel merito a inizio di luglio, pochi giorni prima che – il 23 luglio – terminino i termini per aderire all’offerta di Unicredit.
Il governo ha risposto a inizio giugno e nei giorni scorsi la Commissione Ue, attraverso una sua portavoce, ha chiarito di aver chiesto «maggiori informazioni sulla possibile applicazione della normativa Golden power all’interno della procedura chiamata Eu Pilot che viene applicata quando si ritiene «utile disporre di informazioni» da uno Stato membro «su potenziali questioni relative alla conformità al diritto dell’Ue. Stiamo ora valutando la risposta delle autorità italiane in merito».
Nella lettera del 23 maggio, consegnata all’ambasciatore italiano per la Commissione europea, e che La Stampa ha potuto visionare, vengono richiesti 14 diversi chiarimenti per aver la certezza che l’esecutivo non abbia travalicato i propri poteri. E si specifica, in virtù del fatto che l’operazione riguarda due banche italiane che «qualsiasi divieto o imposizione di condizione all’operazione in questione, per motivi di sicurezza pubblica, richiederà un attento esame da parte della Commissione».
I rilievi di Bruxelles sono divisi in cinque diversi capitoli.
Il primo riguarda il decreto; il secondo la sua interazione con la norme Ue sulle concentrazioni; la libera circolazione dei capitali; le autorità competenti e la direttiva sugli investimenti collettivi.
Tradotto: i tecnici della direzione concorrenza hanno più di un dubbio sulle modalità con cui Palazzo Chigi ha utilizzato il Golden power e vuole fare chiarezza.
Bruxelles non ha capito – da quanto emerge dalla sua missiva – se la prescrizione che impone ad Anima di non ridurre il peso dei suoi investimenti in titoli italiani riguardi solo quelli contabilizzati o tutto il patrimonio. Un altro nodo da chiarire riguarda l’obbligo di sostenere lo sviluppo della società: «Si riferisce a Banco Bpm, Anima o anche a Unicredit»?
Nel decreto governativo, poi, non sarebbero esplicitate in relazione alle sanzioni le ammende minime o massime in caso di violazioni.
Sul fronte delle norme europee sulle concentrazioni, nella lettera della dg Comp si chiede poi quali siano i motivi di sicurezza pubblica nel caso di un’acquisizione da parte di una società italiane e alla luce di ciò se le prescrizioni siano «necessarie, proporzionate e compatibili» con il diritto Ue, in particolare per quello che riguarda il divieto di ridurre il rapporto impieghi depositi in Italia per 5 anni e l’obbligo di «mantenere l’attuale livello di project finance» e di non «ridurre gli investimenti di Anima in emittenti italiani».
«Perché -chiede la Ue – alcune prescrizioni sono limitate a 5 anni e altri sono illimitate nel tempo»? «È un provvedimento proporzionato»
Ancora si chiede se l’obbligo si sostenere lo sviluppo della società possa impedire a Unicredit di vendere «parti di Banco Bpm per risolvere eventuali problemi di natura concorrenziale».
C’è poi il tema della libera circolazione dei capitali e delle merci. La Ue chiede se il divieto di non ridurre il rapporto impieghi depositi minaccia la libera circolazione così come vuole sapere in che modo mantere il livello di project finance non incida sulla libertà di «investire in altri stati membri». Così come relativamente agli impieghi di Anima.
E infine si chiede se le autorità Ue siano state contattate prime di scrivere il decreto e se la norma sia coerente con l’orientamento della Bce, considerando il primato del diritto europeo su quello nazionale.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
DOPO L’ESFILTRAZIONE DEL RUSSO ARTEM USS E IL RIMPATRIO CON VOLO DI STATO DEL TORTURATORE LIBICO ALMASRI, È L’ENNESIMO IMBARAZZO PER IL GOVERNO… SI PUÒ PROCEDERE ALL’ARRESTO SOLO CON L’OK DELLA PROCURA GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLO COMPETENTE. IL RUOLO DI CARLO NORDIO SARÀ DECISIVO (ALLORA SIAMO TRANQUILLI)
Un caso simile a quello di Almasri sta mettendo in imbarazzo il governo italiano. Qui non
siamo di fronte a un torturatore libico, ma a un’ex deputata brasiliana, Carla Zambelli Salgado, che ha militato anche nel Partito liberale di Jair Bolsonaro, condannata
a 10 anni in Brasile per esser stata la mandante di un attacco hacker al sistema informatico del Consiglio nazionale di giustizia. Ma su di lei sono in corso anche altre indagini per reati gravi.
Zambelli è fuggita dal Brasile il 25 maggio scorso e, passando per Miami, è giunta in Italia dove se ne sono perse le tracce.
Ieri mattina la questione è arrivata nell’Aula di Montecitorio con un’interpellanza di Angelo Bonelli (Avs) a cui la sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro ha risposto confermando che il governo non ha fermato Zambelli e non ha idea di dove si trovi.
Di sicuro, come ha confermato anche il suo avvocato brasiliano Fabio Pagnozzi, l’ex deputata si nasconde in un’abitazione nel nostro Paese, ma non si sa dove, tra l’altro senza mezzi economici, dato che le autorità brasiliane le hanno bloccato i conti.
“Gli accertamenti di polizia finora svolti e tuttora in corso non hanno consentito al momento di individuare la localizzazione di Zambelli. Proseguono, tuttavia, le attività per rintracciarla”, ha affermato la sottosegretaria Ferro in Aula.
Spiegando poi il motivo del mancato fermo. In sintesi, secondo la ricostruzione del Viminale, Zambelli è giunta all’aeroporto di Fiumicino con un volo da Miami il 5 giugno scorso alle 11.40 con un passaporto italiano. La red notice dell’Interpol con la richiesta di arresto è arrivata a Roma alle 16.24, quasi cinque ore più tardi. “Il divario temporale tra l’arrivo di Zambelli e la notifica dell’Interpol non ha consentito alle autorità di polizia di procedere all’arresto”, sottolinea Ferro.
Versione che non convince Bonelli. “Il ministero dell’Interno e quello degli Esteri sapevano benissimo del suo arrivo dato che io stesso li avevo avvisati la mattina del 4 giugno, poiché la stessa Zambelli aveva annunciato l’intenzione di venire in Italia con un’intervista alla Cnn a Miami”, osserva il deputato di Avs.
“Ho un passaporto italiano, in Italia sono intoccabile, non possono estradarmi. La mia non è una fuga, ma un atto di resistenza”, le parole di Zambelli alla Cnn. Di fronte a queste informazioni le autorità italiane, secondo Bonelli, avrebbero
dovuto attendere l’ex deputata a Fiumicino e monitorare i suoi movimenti. “Evidente è la volontà politica di non attivare alcuna misura di monitoraggio. Una vergogna inaudita: è un caso che getta discredito sulle istituzioni e sulla nostra credibilità internazionale. L’Italia non può diventare il rifugio di ricercati, golpisti e criminali”, afferma Bonelli.
Per il Viminale valgono le parole di Wanda Ferro, dalla Farnesina tutto tace, mentre dal ministero della Giustizia si fa sapere di essere fuori dai giochi: l’eventuale coinvolgimento di Via Arenula scatta nel momento in cui l’ex deputata viene fermata in Italia. L’allerta rossa dell’Interpol non è un mandato di arresto internazionale vincolante, ma una richiesta di arresto a scopo estradizione.
Le autorità italiane possono procedere all’arresto solo col via libera della Procura generale presso la Corte d’Appello competente. Insomma, anche in questo caso il ruolo di Carlo Nordio sarà decisivo.
Oltre alla condanna per hackeraggio, Zambelli in Brasile ha in corso un processo per aver inseguito pistola in pugno un giornalista alla vigilia del ballottaggio tra Lula e Bolsonaro nel 2022.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 14th, 2025 Riccardo Fucile
IL PAGLIACCIO SI E’ ACCORTO CHE SERVE LA LORO MANDOPERA NELL’AGRICOLTURA E NEI SERVIZI (E ALLORA NON SONO PIU’ “CRIMINALI”)
L’amministrazione Trump ordina ai funzionari del dipartimento immigrazione di sospendere i raid nei settori agricolo, alberghiero e dei ristoranti. Lo scrive il New York Times citando un’email interna e tre funzionari a conoscenza delle linee guida.
«A partire da oggi, si prega di sospendere tutte le indagini/operazioni di controllo sui luoghi di lavoro in agricoltura (inclusi acquacoltura e impianti di confezionamento della carne), ristoranti e hotel in attività», ha scritto Tatum King, un alto funzionario dell’Immigration and Customs Enforcement, nelle linee guida ai leader regionali del dipartimento, ha aggiunto il Times.
Le linee guida
Il Dipartimento per la Sicurezza Interna ha confermato il cambio di prospettiva nelle linee guida al Times: «Seguiremo le indicazioni del presidente. E continueremo a lavorare per allontanare dalle strade americane i peggiori criminali clandestini». La decisione arriva dopo che Trump ha dichiarato giovedì che avrebbe emesso a breve un ordine per affrontare gli effetti della sua stretta sull’immigrazione sui settori agricolo e
alberghiero del paese, che dipendono fortemente dalla manodopera migrante. I gruppi dell’industria agricola statunitense chiedono da tempo a Trump di risparmiare il loro settore da deportazioni di massa, che potrebbero stravolgere una filiera alimentare dipendente dagli immigrati.
Le deportazioni
Intanto un reportage dell’Afp racconta come funzionano le deportazioni. Partendo da Oscar Gato Sanchez, 25 anni, arrestato mentre usciva da un tribunale federale a Houston. Il giudice ha respinto la sua richiesta di asilo e lui è stato mandato in un centro di detenzione a Conroe, circa 80 chilometri a nord di Houston. Secondo gli avvocati dei migranti, quelli che effettuano gli arresti sono solitamente agenti della Federal Immigration and Customs Enforcement (ICE). Di solito cercano di passare inosservati nei corridoi dei tribunali, senza mostrare alcun segno identificativo. Altri indossano i loro distintivi ma si coprono il volto. Nelle ultime settimane, hanno intensificato le loro operazioni nei tribunali, dove migliaia di migranti si recano per cercare di presentare le loro richieste di asilo.
L’ICE e i tribunali
Dal ritorno al potere di Trump a gennaio l’ICE è stata autorizzata a entrare in questi tribunali. Come quello di New York. L’Afp ha anche osservato arresti nei tribunali di New York. L’amministrazione Trump sta prendendo di mira in particolare gli immigrati senza status legale, senza procedimenti pendenti e che sono nel paese da meno di due anni per l’espulsione. César Espinosa, direttore esecutivo della Ong Fiel, che si occupa di migranti, afferma che la maggior parte di coloro che si rivolgono ai tribunali lo fa in buona fede: «Cercano di fare le cose secondo le regole». A Los Angeles, un’operazione dell’ICE contro i lavoratori senza documenti, ch
il 6 giugno aspettavano fuori da un negozio di ferramenta per essere assunti come giornalieri, è stata uno dei fattori scatenanti delle proteste e degli scontri che hanno scosso la megalopoli californiana.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »