Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
SE IL CONSIGLIO SUPREMO PER LA SICUREZZA NAZIONALE CONFERMERÀ LA DECISIONE, IL PREZZO DEL GREGGIO ORA SCHIZZERÀ E SARANNO CAZZI PER TUTTI. L’UNICO A GODERE SARÀ PUTIN, CHE POTRÀ VENDERE IL SUO ORO NERO IN ALTERNATIVA A QUELLO DEI SAUDITI E DEGLI IRANIANI (CHE NON POTRÀ USCIRE DAL GOLFO PERSICO)
Al Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell’Iran toccherà la decisione finale sulla possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, dopo l’approvazione da parte del Parlamento. Lo ha riferito l’emittente iraniana Press TV iraniana, ripresa da Al Arabiya.
La decisione di chiudere lo stretto, attraverso il quale transita circa il 20% della domanda globale di petrolio e gas, non è ancora definitiva. La chiusura “è all’ordine del giorno e verrà attuata quando sarà necessario”, ha tuttavia dichiarato il parlamentare e comandante dei Guardiani della Rivoluzione, Esmail Kosari.
Sulla questione in precedenza è intervenuto anche il ministro degli Esteri iraniano Araghchi. “Abbiamo a disposizione una varietà di opzioni”, ha detto, citato dalla Bbc, in risposta alla domanda se Teheran stia prendendo in considerazione l’idea di colpire le basi militari statunitensi nella regione o di chiudere lo stretto.
In caso di escalation, l’America rischia di subire anche un danno economico e di farlo pagare anche ai suoi alleati. Gli Houthi dello Yemen, alleati dell’Iran, minacciano di chiudere lo stretto di Hormuz, da cui passa il 50 per cento della navigazione commerciale mondiale, per esempio affondando una nave che bloccherebbe il transito e attaccando quelle in transito.
Il prezzo del petrolio potrebbe schizzare a oltre 100 dollari a barile sui mercati internazionali. Se l’americano medio si ritroverà a dovere pagare di più per un pieno di benzina, finirà per dare la colpa
all’interventismo di Trump. Senza contare le spese militari: basti pensare che ogni singolo Stealth, i bombardieri “invisibili” usati per l’attacco agli impianti nucleari iraniani, costa più di 2 miliardi di dollari.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
“IL CONTE 2 E’ IL GOVERNO CHE AUMENTÒ LE SPESE MILITARI CHE ORA VENGONO CONTESTATE ASSIEME ALLA NATO. A GIORGIA MELONI SI CHIEDE GIUSTAMENTE CONTO DEL WATERGATE ITALIANO DEI GIORNALISTI SPIATI, MENTRE SU LUCA CASARINI, INTERCETTATO AI TEMPI DEL CONTE 2, SILENZIO”
Per togliersi dall’imbarazzo della piazza, Elly Schlein è volata in Olanda al congresso del
partito socialista. Col cuore, c’è da scommetterci, era tra i manifestanti. Quella è la sua posizione. Del resto, più volte ha forzato la linea del suo partito “contro il riarmo”, fin dove possibile per non spaccarlo. E proprio il sistema di compatibilità l’ha spinta a non esserci, pur autorizzando la partecipazione dei suoi, sempre in omaggio alle ragioni del cuore.
È chiaro che, se la linea del Pd è il “vorrei ma non posso”, a guidare è chi “vuole e può”. E la radice della leadership di Conte è proprio questa, che può tutto, anche l’incoerenza, senza mai pagare dazio: è contro il riarmo e per la pace, quindi dovrebbe essere contro Trump, ma invece su Trump è particolarmente indulgente, memore di “Giuseppi”; è contro Netanyahu, ma non contro chi gli lascia mano libera (sempre Trump); si scandalizza molto sui bambini di Gaza, parla poco di quelli ucraini, anzi quando ne parla la colpa non è di chi li ammazza ma di Zelensky che non si arrende.
A modo suo è tecnicamente un genio del trasformismo, uno dei costumi italici più radicati, complice l’indulgenza di chi non lo incalza mai su nulla, sulla base di una propria visione autonoma. Come non lo incalzò nel passaggio tra il Conte 1 e il Conte 2, il governo che poi aumentò le spese militari che ora vengono contestate assieme alla Nato.
E nemmeno dopo la caduta di Draghi, considerato dal Pd una specie di uomo della provvidenza. Lui è ancora lì a menare le danze, e nel frattempo ha fatto fuori Di Maio, Grillo, e si gode le convulsioni del Pd sulle armi. Gli altri tacciono su tutto, per cui si assiste al classico dei doppi standard: a Giorgia Meloni si chiede di scegliere tra “Trump e l’Europa”, ma la stessa richiesta non viene fatta all’alleato che non ha speso nemmeno una parola su Guantanamo.
A Giorgia Meloni si chiede giustamente conto del Watergate italiano dei giornalisti spiati, mentre su Luca Casarini, intercettato ai tempi del Conte 2, silenzio, forse per il timore di una chiamata in correità.
E va bene, tutte queste contraddizioni sono coperte dall’impostazione
emergenziale: mica si può andare tanto per il sottile se c’è il fascismo che avanza, anche se il Paese non lo percepisce come tale. E la premier, nonostante una classe dirigente improbabile e un governo immobile, ha gli stessi voti di prima. Però quelle contraddizioni sono un bel problema in chiave interna. Al Pd pensano di gestire Conte con le poltrone: gli promettiamo la presidenza del Senato o gli Esteri, e via libera ad Elly candidato premier. A naso, una pia illusione.
La verità è che tutto questo racconta di un deficit di visione che, a proposito di congressi dei socialisti, riguarda l’intera famiglia progressista. Ove sono al governo, i socialisti scimmiottano la destra. È il caso delle politiche migratorie: Keir Starmer, emula Giorgia Meloni col Kosovo al posto dell’Albania, l’Spd fa i “rimpatri” nell’Afghanistan dei talebani e la leader danese Mette Frederiksen col suo modello “zero rifugiati”, se possibile, è diventata un modello per la destra. Ove è all’opposizione, come in Italia, guida la sinistra radicale.
Alessandro De Angelis
per “la Stampa”
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
“MR. AMAZON” HA SPESO 10 MILIONI PER I TRE GIORNI DI FESTEGGIAMENTI, TRA SOGGIORNI NEGLI HOTEL DI LUSSO, TRASPORTI SUI TAXI, EVENTI SUL MEGA-YACHT “KORU” E INTRATTENIMENTO (SI VOCIFERA CHE SI ESIBIRANNO LADY GAGA ED ELTON JOHN)… TRA I 200 INVITATI, CI SARANNO ANCHE IVANKA TRUMP, OPRAH WINFREY, LEONARDO DICAPRIO, BILL GATES, MICK JAGGER – LA LOCATION TOP-SECRET DELLA CERIMONIA, IL VESTITO DELLA SPOSA, LE BOMBONIERE E LE PROTESTE DEI NO-BEZOS
Sono passati quasi 45 anni da quando l’espressione “matrimonio del secolo” veniva usata con tanta leggerezza come in questi giorni per le imminenti nozze tra Jeff Bezos e Lauren Sánchez. Persino il fratello di lei ha detto: “Penso che sarà come quello della principessa Diana”. Ma le differenze con le nozze del secolo scorso sono evidenti. E anche le spose non potrebbero essere più diverse: Diana Spencer era un’adolescente timida; Lauren Sánchez, ex conduttrice TV, ha 55 anni e ben poco sembra poterla far arrossire.
La coppia dovrebbe spendere oltre 10 milioni di dollari per una tre giorni di festeggiamenti a partire dal 24 giugno, un evento più da Instagram che da favola. E invece di migliaia di residenti in festa, i veneziani si preparano a protestare contro l’eccesso della celebrazione in una città che affonda sempre di più. Gli abitanti sono
infuriati non solo per il monopolio dei taxi d’acqua e degli hotel di lusso, ma anche per l’impatto ambientale dell’evento, che rischia di paralizzare la città. Attivisti locali hanno tappezzato Venezia di manifesti con la scritta “No space for Bezos!” — un gioco di parole con un suo ritratto su un razzo spaziale.
E i veneziani non sono l’unico grattacapo politico. La lista degli invitati, ristretta a 200 persone, include figure polarizzanti come Ivanka Trump e Oprah Winfrey, Leonardo DiCaprio e l’ex fidanzata Camila Morrone, Orlando Bloom e Katy Perry Il weekend sarà una maratona di eventi, molti dei quali a bordo del superyacht da 500 milioni di dollari di Bezos, il Koru. Che il circo abbia inizio.
IL PRELIMINARE
Secondo fonti vicine alla coppia, il matrimonio era inizialmente previsto per l’inverno ad Aspen, ma l’accordo prematrimoniale non era ancora pronto. Dopo il divorzio miliardario da MacKenzie Scott — che ha fruttato a lei oltre 38 miliardi in azioni Amazon — gli avvocati di Bezos hanno impiegato mesi per redigere un contratto a prova di bomba.
GLI HOTEL
La coppia alloggerà all’Aman sul Canal Grande, lo stesso hotel in cui si sono sposati George e Amal Clooney, con camere che vanno da oltre 3.000 a 32.000 dollari a notte. Avrebbero prenotato interamente o parzialmente almeno quattro hotel: Aman, Gritti Palace, St. Regis, Belmond Cipriani e Hotel Danieli.
IL WEDDING PLANNER
Un matrimonio quasi reale. A organizzarlo è l’agenzia londinese Lanza & Baucina, fondata dal principe Antonio Licata di Baucina e dai cugini, i conti Riccardo e Aleramo Lanza, proprietari di un palazzo del XVI secolo a Palermo. Hanno orchestrato anche matrimoni dei Clooney e di Salma Hayek con François-Henri Pinault.
Ma i residenti non hanno accolto con entusiasmo. Gli attivisti hanno affisso manifesti contro Bezos, accusandolo di voler trasformare la città nella sua festa privata. Il sindaco Luigi Brugnaro ha lasciato intendere che delle donazioni potrebbero calmare gli animi, e fonti locali confermano che contributi sono stati versati. Ma Matteo Secchi, fondatore del gruppo Venessia.com, ha commentato al Telegraph: “Questa è Venezia che si comporta da prostituta.” Giugno è uno dei mesi più gettonati per visitare Venezia, e i turisti abituali sono furiosi.
GLI OSPITI
Tra le celebrità attese: Barry Diller e Diane von Furstenberg, Brian Grazer, Leonardo DiCaprio, Eva Longoria, Bill Gates, Kim Kardashian, Kris Jenner, Oprah Winfrey, Gayle King, Ivanka Trump e Jared Kushner, Camila Morrone, Karlie Kloss e Josh Kushner, Mick Jagger, Jewel, Scooter Braun.
L’ABITO
Dopo aver suggerito un abito Oscar de la Renta per il Met Gala, Anna Wintour avrebbe nuovamente consigliato lo stesso stilista per l’abito da sposa. Sánchez ha anche legami stretti con Dolce & Gabbana — suo figlio Nikko ha sfilato per loro a Milano — e la coppia è stata avvistata in fase di prove nella boutique del brand. Attesa la presenza del suo anello da 20 carati, che Bezos aveva nascosto sotto il cuscino prima di farle la proposta.
LA CERIMONIA
Nemmeno gli invitati sanno ancora dove si svolgerà il rito. Inizialmente si parlava dello yacht Koru, ma fonti successive puntano sull’isola di San Giorgio Maggiore, più precisamente al
monastero della Fondazione Cini. “San Giorgio Maggiore è protagonista di un celebre dipinto di Monet, e siccome entrambi amano l’arte, sarebbe perfetto,” dice Billy Folchetti, wedding planner di lusso con base a Como e New York.
Alcuni invitati si sono lamentati perché non c’è un attimo libero. Tre giorni pieni zeppi di outfit e occasioni pubbliche. Nonostante ciò, si tenta di mantenere un profilo più sobrio rispetto al disastro mediatico della missione spaziale fallita di Sánchez.
I REGALI
Cosa regalare a un miliardario? Sebbene Bezos abbia donato una Bugatti a Anant Ambani per le sue nozze, qui gli ospiti sono stati invitati a non portare doni, ma solo a fare beneficenza. In compenso, gli invitati riceveranno gadget veneziani come vetri di Murano e dolci di Rosa Salva.
LO YACHT
Il corteo nautico includerà tre imbarcazioni, tra cui il Koru, uno degli yacht a vela più grandi al mondo (127 metri), troppo grande per i canali, resterà ancorato nella laguna. Anche la nave d’appoggio Abeona è troppo imponente per la città.
I TRASFERIMENTI E IL DOPO FESTA
Molti invitati arriveranno in jet privati agli aeroporti di Venezia o Verona e prolungheranno il soggiorno in Europa. “Il Koru ospita solo 18 persone, quindi dopo Venezia ci andrà solo la famiglia,” racconta India. “L’hotel Aman nelle Dolomiti apre proprio quel weekend, e alcuni dei nostri clienti vi arriveranno in elicottero privato, atterrando a Bolzano.”
L’INTRATTENIMENTO
San Giorgio Maggiore ha un anfiteatro all’aperto con vista sull’acqua, e si dice che siano stati chiamati a esibirsi Elton John Lady Gaga.
(da hollywoodreporter.it)
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
“NON POTEVO FARLO NEL PUNTO DI PRIMO INTERVENTO DOVE ERO DI SERVIZIO, PERCHÉ ERO RIMASTO DA SOLO. HO AVVISATO DIRETTRICE. LA SETTIMANA SUCCESSIVA È ARRIVATA LA PEC. NESSUNO MI HA CHIESTO NEMMENO COME STESSI”
Un dolore improvviso al petto. Il respiro che gli mancava proprio come era accaduto l’anno
prima. Marco Castellano, medico di 65 anni della Croce Verde di Cavallino, Comune vicino a Jesolo, già operato al cuore con quattro stent coronarici, il 12 febbraio scorso si è allontanato otto minuti prima della fine del turno dalla sede del punto di primo intervento dove stava prestando servizio (a Ca’ Savio, frazione del comune di Cavallino), lasciandolo scoperto.
Lo ha fatto per chiedere aiuto al pronto soccorso di Jesolo, dove si è recato per farsi fare un elettrocardiogramma e scongiurare, dunque, l’ipotesi di un infarto in arrivo. Il sabato successivo l’uomo, che in passato ha lavorato in diversi pronto soccorso del Veneto, ha scoperto via pec che il suo incarico di libera professione era stato interrotto per «grave inadempienza».
Il motivo? Era uscito «senza informare preventivamente la direzione della Croce Verde, l’equipaggio né la centrale operativa Suem 118 di Venezia», come hanno spiegato Marina Bozzo e Nicolò Bacciolo, rispettivamente presidente e vicepresidente della Croce Verde di Cavallino, che aggiungono: «Il 118 sarebbe potuto intervenire per aiutarlo, visto che si sentiva male. Lasciare il punto di primo intervento non era necessario».
Il dottor Marco Castellano intanto ricostruisce quelle ore: «Ero di turno con un infermiere — spiega — che, di solito, sta con il medico in una stanza in attesa delle chiamate o si sposta al piano superiore. Il mio collega quella sera era su. Sono arrivati alcuni pazienti, ho fatto le scale un paio di volte di corsa per dirgli di scendere. Sarà stato per quello, forse ho esagerato, ma poi mi sono sentito male». I primi sintomi sono arrivati intorno alle 18.40, 18.45. Lì Castellano ha preso le sue medicine, e ha aspettato.
«Nel frattempo ho anche accolto dei pazienti — dice —. Sono uno che resiste alla fatica, per capirci. I sintomi un’ora dopo, però, non erano ancora passati. A quel punto ho pensato che per scagionare un possibile infarto fosse necessario fare un elettrocardiogramma, cosa non possibile nel punto di primo intervento di Ca’ Savio in cui mi trovavo perché lì ero rimasto da solo ed è un esame che va somministrato».
Così Castellano ha deciso di lasciare il presidio alle 19.52 invece che alle 20 (le tempistiche vengono tuttavia contestate dalla Croce Verde, ndr ) e di andare in ospedale. «Non avevo scelta — dice —. Alle 20.12 ho mandato un messaggio alla direttrice della Croce Verde per avvisarla. La settimana successiva è arrivata la pec. Nessuno mi ha chiesto nemmeno come stessi. Una circostanza mortificante. Nella lettera hanno inoltre detto che ho lasciato il punto di primo intervento aperto con il rischio che qualcuno rubasse le
medicine e poi sostengono che sia passato un bambino con la febbre alta quando non c’ero, tutte circostanze non verificate».
E intanto la Croce Verde precisa: «Si tratta di una revoca di un incarico libero professionale e autonomo, senza peraltro obblighi di durata. A seguito di una situazione che la nostra organizzazione non ha potuto accettare, si precisa che, consapevoli della carenza nazionale di medici, abbiamo preso nostro malgrado questa decisione difficile ma ragionata».
(da “Corriere della Sera”)
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
IL GESTO DEI CALCIATORI DELL’URAWA RED DIAMONDS PER PORGERE AI TIFOSI LE PIU’ SENTITE SCUSE
Il gol di Valentin Carboni ha permesso all’Inter di centrare la sua prima vittoria al Mondiale per Club con Christian Chivu in panchina. Un successo arrivato al termine di una partita che in realtà sembrava persa per i nerazzurri che solo nel finale con Lautaro e lo stesso Carboni sono riusciti a ribaltare l’iniziale vantaggio dell’Urawa Red Diamonds.
La squadra giapponese si è mostrato più ostica che mai dando del filo da torcere a Barella e compagni i quali hanno riscontrato non poche difficoltà durante la sfida contro i nipponici. Ma alla fine è poi arrivata la rimonta con vittoria.
Un ko difficile da digerire per l’Urawa supportato per tutta la partita da tantissimi tifosi giapponesi di fede Red Diamonds i quali hanno incoraggiato la squadra anche a fine partita.
La scena è di fatto diventata virale. I calciatori dell’Urawa dopo il triplice fischio si sono recati proprio sotto il settore occupato dai propri tifosi scusandosi con un gesto di assoluto rispetto: l’inchino. Non un normale inchino ma un gesto dal valore importante, fondamentale per esprimere rispetto e cortesia. In Giappone di fatto ci sono diversi tipi di inchini che cambiano a seconda del significato.
L’immagine è forte e anche dal forte impatto emotivo. I calciatori dell’Urawa in fila sotto il settore occupato dai tifosi giapponesi dopo la sconfitta. Dopo un breve gioco di sguardi ecco che i protagonisti della partita si sono inchinati di fronte al proprio popolo che si era mobilitato in massa per seguire la squadra negli States in questi Mondiali per Club.
Non un semplice inchino ma un gesto dal significato profondo che abbiamo già ammirato anche in occasioni dei Mondiali 2o22 in Qatar quando il CT del Giappone, Hajime Moriyasu, si inchinò dinanzi al proprio popolo dopo il ko agli ottavi con la Croazia che costò l’eliminazione dei nipponici dalla competizione internazionale.
Il significato del Saikerei, l’inchino fatto dall’Urawa Reds dopo l’Inter
In questo caso, così come accaduto in Qatar, come suggerisce la cultura giapponese, il significato dell’inchino fatto dai calciatori dell’Urawa rientra nella categoria dei Saikeirei, ovvero il più profondo e ossequioso di tutti. Ma cosa significa precisamente?
Si tratta dell’inchino più profondo e formale di tutti usato principalmente per esprimere il massimo rispetto o per porgere le più sentite scuse, come accaduto in questo caso.
Esistono infatti anche altre categorie di inchini nella cultura giapponese, a seconda dell’inclinazione, che possono esprimere un semplice saluto, il rispetto nei confronti di qualcuno con una posizione sociale più alta o dal significato di profondo di pentimento per un’azione molto grave che si è compiuta.
(da Fanpage)
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
PRIMA LA MOZIONE CONTRO DI LUI A RAINEWS24, VOTATA DALL’84% DEI GIORNALISTI, POI DUE BOCCIATURE DEL PIANO EDITORIALE A RAISPORT… SI DOVREBBE PRENDERE ATTO CHE UN CAPO CHE NON GODE DELLA FIDUCIA DEL SUO GRUPPO DI LAVORO NON PUÒ RESTARE. MA I “FRATELLI D’ITALIA” AL COMANDO DELLA RAI NON VOGLIONO TOCCARE PETRECCA
Tre sfiducie in tre mesi: è record. Appartiene al neodirettore di RaiSport Paolo Petrecca, che
con la seconda bocciatura del suo piano editoriale – già affondato una prima volta tre settimane fa – ha conquistato un primato che in Rai nessuno può vantare. Primo direttore meloniano della tv pubblica, a marzo era stato trasferito da RaiNews24 proprio a seguito di una mozione di “sgradimento” votata dall’84% dei giornalisti.
Anziché rimuoverlo, i vertici aziendali a trazione FdI l’hanno promosso alla guida dello Sport. Dove per prima cosa Petrecca ha nominato sei vice di provata fede che hanno trasformato la testata in un monocolore di destra: oltre a confermare Lollobrigida (FdI), Bulbarelli (Lega) e Pescante (FI), ha alzato i gradi a Massimo Proietto (in quota Noi Moderati, seguiva il bordo campo della serie C), Andrea De Luca (altro leghista con base a Milano) e Annalisa Bartoli.
Quindi ha affidato la co-conduzione di 90° minuto e del programma sul calcio- mercato a un’ex tronista di Uomini e donne e una meteorina di Rainews. In rivolta la redazione, che si è subito vendicata. […] E ora? Si dovrebbe prenderebbe atto che un capo che non gode della fiducia del suo gruppo di lavoro non può restare. Ma i “fratelli” al comando della Rai non vogliono toccare Petrecca.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
MARCELLO SORGI FA IL RITRATTO PSICOLOGICO DI CONTE: “LA PERMALOSITÀ LO SPINGE ANCORA OGGI A CONSIDERARE UNA ‘MANCANZA DI RISPETTO’ IL ‘TRADIMENTO’ OPERATO NEL 2021 DAL PD NEI SUOI CONFRONTI, ACCETTANDO IL PASSAGGIO DAL GOVERNO GIALLOROSSO A QUELLO PRESIEDUTO DA DRAGHI. PER CONTE QUELLA RIMANE UN’ONTA CHE IL PD PUÒ LAVARE SOLO IN UN MODO: OFFRENDOGLI LA GUIDA DELLA COALIZIONE E LA CANDIDATURA A PALAZZO CHIGI ALLA QUALE, IN ANIMO SUO, NON HA MAI RINUNCIATO”
C’è sicuramente un elemento di propaganda nella partecipazione alla manifestazione pacifista – percorsa da qualche striatura antisemita – di cui Conte, ieri, è diventato il protagonista assoluto (e alla quale, va detto, sono intervenuti anche alcuni esponenti del Pd vicini alla segretaria Schlein).
Ma c’è qualcosa di più, che lo porterà fino all’Aja a guidare una protesta anti-Nato, come se fosse diventato un capo dei Black-bloc, e non di un movimento grazie al quale ha guidato due governi in Italia. Che poi questa collocazione radicale, che gli ha fatto firmare con Bonelli e Fratoianni – e anche Schlein – una mozione comune contro la cooperazione con Israele, gli frutti una messe di consensi tale da riportare i 5 stelle alle percentuali mai più viste negli ultimi anni, e a sorpassare il Pd, sarà da vedere.
Conte, va ricordato, non nasce a sinistra. E neppure il grillismo, che anzi, ai tempi del Fondatore, aveva anche un’anima qualunquista di destra. Se adesso si è collocato da una parte sola è perché viene da anni di opposizione a Meloni, che considera quasi imbattibile, mentre a sinistra, malgrado i risultati recenti di Schlein, la crisi del Pd, con le sue inguaribili divisioni interne, gli appare irreversibile.
Poi, c’è un elemento personale, e in un certo senso meridionale, detto senza pregiudizi, che Conte non ha mai superato, anche se in politica rappresenta un limite: la permalosità che lo spinge ancora oggi a considerare una “mancanza di rispetto” il “tradimento” operato nel 2021 dal Pd nei suoi confronti, accettando il passaggio dal governo giallorosso a quello tecnico di unità nazionale presieduto da Draghi.E poco importa che a far cadere il governo sia stato Renzi, e senza i voti di Italia viva non c’era più la maggioranza. Per Conte quella rimane un’onta che il Pd può lavare solo in un modo: offrendogli la guida della coalizione rinata e la candidatura a Palazzo Chigi alla quale, in animo suo, non ha mai rinunciato. Ma può il candidato premier del centrosinistra nel 2027 essere lo stesso che due anni prima andava a manifestare contro la Nato?
Marcello Sorgi
per “la Stampa”
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
OLTRE L’80% CREDE CHE L’ABUSO DEI SOCIAL SIA TRA LE CAUSE DI VIOLENZA E ISOLAMENTO.. MA SONOGòLI STESSI CHE COMPRANO LO SMARTPHONE AI LORO FIGLI
Il tema del rapporto tra adolescenti e tecnologia, in particolare l’uso dei cellulari e dei social
network, è diventato centrale nel dibattito pubblico e scolastico. Sono molti i Paesi in Europa che stanno mettendo allo studio delle contromisure per limitare la vita on line dei minorenni. Francia, Austria, Spagna, Svezia, Regno Unito e Repubblica Ceca hanno già adottato una serie di provvedimenti per limitare l’utilizzo dei cellulari nelle scuole. In Italia, una circolare del Ministro Valditara dei giorni scorsi, ha esteso il divieto di utilizzare i cellulari in classe a tutti i livelli fino all’istruzione superiore. Nei due rami del Parlamento sono già state depositate due proposte di legge per portare a 15 anni l’età minima di accesso ai social, rendendo obbligatoria la verifica dell’età da parte delle piattaforme. A 12-13 anni il cervello è ancora in fase di sviluppo, l’uso eccessivo di smartphone e social può interferire con la capacità di concentrazione, con il sonno, con lo sviluppo delle competenze sociali reali e con l’equilibrio emotivo.
Sono molti gli studi che collegano un uso intensivo dei social network a un aumento di ansia, depressione e bassa autostima nei giovani, soprattutto a causa di confronti sociali e cyberbullismo. È evidente che senza una guida adulta costante, i minori rischiano
anche di imbattersi in contenuti violenti, sessuali o fuorvianti, non sempre adatti alla loro età. Ecco perché la Fondazione Marisa Bellisario con Only Numbers, entrambe con all’attivo diversi osservatori permanenti sulle questioni sociali, economiche e politiche, hanno concretizzato una ricerca che facesse luce su quello che pensano gli italiani nel merito. Nel sondaggio il campione di cittadini maggiorenni è stato messo a confronto con un target di circa 800 donne manager e imprenditrici amiche della Fondazione che fa capo a Lella Golfo.
La posizione generale emersa è quella di una forte volontà a proteggere i ragazzi da un utilizzo precoce e potenzialmente dannoso degli smartphone, promuovendo un equilibrio tra la tecnologia e le esperienze di vita reale. Il 67.1% del campione nazionale e il 68.1% del target di manager e imprenditrici è favorevole all’introduzione di una legge che vieti l’uso dei cellulari per i ragazzi minori di 14 anni. Uno su due si dichiara –addirittura- totalmente favorevole senza eccezioni. Risulta chiaro il ruolo fondamentale dei genitori. La loro responsabilità nel monitorare e gestire l’uso degli smartphone da parte dei figli è indispensabile, non solo per proteggere il loro benessere psicofisico, ma anche per educarli a un utilizzo consapevole e sano. Le principali preoccupazioni indicate riportano ad una riduzione della socialità (50.9% campione nazionale – 83.0% target donne manager e imprenditrici) e una vulnerabilità per la salute mentale che a sua volta potrebbe portare a stati di ansia e depressione (49.1% campione nazionale – 64.2% target donne manager e imprenditrici). Secondo gli intervistati l’utilizzo senza controllo può creare forme di dipendenze tecnologiche (48.3% campione nazionale – 62.4% target donne manager e imprenditrici), possibilità di subire atti di cyber bullismo (35.2% campione
nazionale – 54.7% target donne manager e imprenditrici), nonché essere facilmente vulnerabili nella tutela dei dati personali (26.0% campione nazionale – 41.1% target donne manager e imprenditrici). Non con meno polarizzazioni appaiono nell’elenco le apprensioni per lo sviluppo cognitivo (39.0% campione nazionale – 53.0% target donne manager e imprenditrici), per la distrazione dallo studio (36.6% campione nazionale – 43.8% target donne manager e imprenditrici), per i possibili disturbi del sonno (24.5% campione nazionale – 40.1% target donne manager e imprenditrici) e per eventuali danni alla salute fisica (29.0% campione nazionale – 36.2% target donne manager e imprenditrici).
Per il 93.1% delle associate l’utilizzo dei social network ha un ruolo considerevole nei fenomeni che vanno dalla violenza all’isolamento dei ragazzi, l’82.6% per il campione nazionale. L’opinione pubblica, invece si divide sul ruolo che dovrebbe svolgere la scuola nell’educazione digitale: per il 44.6% dei cittadini è compito della scuola formare i ragazzi mentre per un altro 40.5% la formazione andrebbe fatta in collaborazione con le famiglie. Più polarizzata invece la propensione delle associate alla Fondazione, dove il 63.1% affiderebbe alle istituzioni scolastiche la preparazione in questo campo. È comprensibile voler proteggere i più giovani dai rischi del digitale, ma un divieto assoluto sotto i 14 anni potrebbe risultare inefficace e persino controproducente.
Vietare non sempre aiuta. È spesso più utile educare ad un uso consapevole della tecnologia, cercando di insegnare fin da piccoli ai ragazzi come comportarsi on line e come proteggersi on line. Se è vero, come dimostrano molti studi, che l’utilizzo incontrollato degli smartphone per ragazzi under 14 anni può abituare a forme di dipendenza che potrebbero compromettere il rendimento scolastico
la capacità di vivere esperienze reali, come lo sport o l’amicizia dal vivo…, è altresì vero che il cellulare è diventato ormai un mezzo importante per mantenere i contatti con la famiglia, con la scuola soprattutto per motivi di sicurezza e organizzativi: uscite, emergenze, spostamenti, … Dalla ricerca emerge che sarebbe meglio puntare su un approccio educativo e graduale: accompagnando i ragazzi nell’uso dei dispositivi, stabilendo regole condivise, coinvolgendo la scuola e la famiglia per costruire una cultura digitale consapevole… Anche perché, vietare senza portare a compimento l’educazione, non garantisce che il divieto venga rispettato. Alla fine, consapevolmente o meno, siamo tutti “dipendenti” dai nostri smartphone (51.4% campione nazionale – 68.1% target donne manager e imprenditrici), tuttavia dare l’esempio rimane uno degli strumenti educativi più potenti. L’onestà, il rispetto, la responsabilità… sono concetti astratti finché non vengono vissuti e mostrati nella realtà quotidiana.
Alessandra Ghisleri
(da lastampa.it)
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Giugno 22nd, 2025 Riccardo Fucile
NON SOLO LE CONCESSIONI NON VENGONO AUMENTATE DEL 10% COME PREVEDE L’ACCORDO CON LA UE, MA ARRIVANO GLI SCONTI DEL 50%
Non è solo un piccolo sconto. E proprio un taglio che somiglia davvero all’ultimo regalo prima delle gare che l’Italia dovrà bandire. Matteo Salvini prepara una grande sforbiciata ai canoni che lidi e stabilimenti balneari devono pagare allo Stato: una riduzione delle tariffe che varia dal 40 al 50 per cento. «Un regalo inaccettabile mentre il governo chiede sacrifici agli italiani su diversi fronti», dice il deputato di Avs Angelo Bonelli.
Tra il ministero delle Infrastrutture e quello dell’Economia circola l’allegato tecnico al decreto attuativo del Salva-infrazioni: una bozza
già bollinata dal Mef, che attende adesso il parere del Consiglio di Stato. E qui i numeri dei canoni non solo non vengono incrementati del 10 per cento, come previsto da un primo accordo con l’Unione europea, che da tempo chiede l’applicazione della direttiva che obbliga alla liberalizzazione del settore con delle vere gare per affidare le spiagge e la costa ai privati. Ma li taglia di netto.
Ad esempio, per le aree scoperte il canone passerebbe da 3,3 euro al metro quadrato a 2 euro, per gli impianti attrezzati da 5,5 euro a 3,4. E, ancora, per le spiagge di maggiore valore economico, e con «aree e specchi acquei occupati con impianti di difficile rimozione nonché dalle pertinenze demaniali marittime anche destinate ad attività commerciali, terziario-direzionali e di produzione di beni e servizi», il canone passerebbe da 7,3 a 4,5 euro.
Il decreto Salvini arriva in quello che ormai, dopo le decine di sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato, si annuncia come l’ultimo anno delle proroghe delle concessioni: diversi Comuni hanno avviato le procedure per le gare.
L’opposizione protesta e chiede il ritiro del decreto prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale: «Mentre Giorgetti ha chiesto sacrifici, Salvini fa il super regalo agli imprenditori balneari, dal Twiga al Papeete, riducendo il canone di concessione — osserva ancora il deputato di Avs Bonelli — che già è a prezzi bassissimi: il Twiga ad esempio paga solo 21mila euro l’anno a fronte di un fatturato di 10 milioni. Dalle oltre 24mila concessioni lo Stato ha incassato nel 2024 solo 120 milioni di euro con una morosità di 30 milioni. Con i nuovi canoni lo Stato incasserà 74 milioni di euro».
(da agenzie)
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