Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
DA SALVINI IN MISSIONE A TEL AVIV PER STRINGERE LA MANO A UN CRIMINALE AI DUE VELIVOLI SEPATATI PER LOLLOBRIGIDA E SANTANCHE0’, FINO A NORDIO CHE SI FA RIPORTARE A CASA A TREVISO
Ancora un anno con tanti voli di Stato per il governo Meloni. Dopo i numeri record del 2023 (quando gli aerei in dotazione a Palazzo Chigi erano stati utilizzati 165 volte), lo scorso anno i transfert sono stati 121.
E scorrendo l’elenco non mancano le curiosità. Tanti gli aerei partiti anche per tratte interne piuttosto servite da compagnie di linea. Spiccano ministri come Carlo Nordio che, come era accaduto in passato, tornano a fare scalo con una certa frequenza nell’aeroporto più vicino a casa. E ancora, casi in cui
l’utilizzo del mezzo contrassegnato col tricolore risulta ancora più ambiguo. Accade per esempio quando la missione istituzionale finisce col trasformarsi in impegno politico (e viceversa), sebbene oltre confine: protagonista stavolta è Matteo Salvini, volato a Budapest e a Tel Aviv per appuntamenti da ministro delle Infrastrutture e al contempo da protagonista di incontri da “patriota” e primo trumpiano d’Italia con Orban e Netanyahu. Per non dire dei ministri di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè e Francesco Lollobrigida che con due diversi voli sono andati a ricordare i caduti italiani a El Alamein, in Egitto, a ottobre.
I numeri innanzitutto, appena resi noti da Palazzo Chigi: nel 2024 i voli sono stati 121, si diceva. Cifre, quelle del governo meloniano, in media elevate rispetto al passato: nel 2022 erano stati 157 (quasi tutti del governo Draghi, ma 30 dell’esecutivo Meloni), nel 2021 invece 126 (sempre governo Draghi e due mesi di governo Conte II). Saltando il 2020, anno della pandemia, nel 2019 erano stati appena 49 (governo Conte I). Il sottosegretario Alfredo Mantovano in una nota interna resa nota nella polemica per il caso dei voli di Stato chiesti dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi (e negati da Palazzo Chigi), ha sottolineato che in media il costo di questi voli è di almeno 13 mila euro a tratta.
Nel 2024 i componenti dell’esecutivo che hanno utilizzato più voli sono stati il ministro degli Esteri Antonio Tajani (40 volte, ma comprensibile alla luce del ruolo), il ministro della Difesa Guido Crosetto (18), quello del Made in Italy Adolfo Urso (12), degli Interni Matteo Piantedosi (11), dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida (8) e dell’Università Anna Maria Bernini (5). Nei primi due mesi del 2025 i voli resi noti da Palazzo Chigi sono stati 25. Lo scorso 11 febbraio il ministro della Giustizia è volato prima a Istanbul e poi ad Ankara. Ma come scalo di partenza e di arrivo è stato scelto l’aeroporto di Treviso: la sua
città. E non è la prima volta che accade. Lo scorso 26 agosto un volo di Stato è atterrato a Treviso per imbarcare il Guardasigilli e portarlo a Reggio Calabria.
Matteo Salvini ha utilizzato due voli di Stato: lo scorso 20 settembre per andare a Budapest al consiglio informale dei ministri dei Trasporti Ue. Una giornata anche molto politica: il leader del Carroccio ha incontrato il premier Viktor Orban, che con il suo partito siede al fianco del Carroccio a Bruxelles tra i Patrioti. «Salvini è il nostro eroe», ha detto il premier ungherese.
Lo scorso 11 febbraio il segretario della Lega e vicepremier invece è volato alla volta di Tel Aviv e ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu: «Con lui abbiamo parlato del futuro di Gaza e ho stretto con orgoglio la mano a un leader democraticamente eletto, mi dispiace che qualcuno se ne abbia a male», ha detto riferendosi alla Corte penale internazionale che ha spiccato un mandato di arresto contro il primo ministro d’Israele per «i crimini commessi a Gaza». Salvini in quel viaggio ha annunciato poi una collaborazione con Tel Aviv sul tema delle risorse idriche.
Nell’elenco di Palazzo Chigi non mancano infine i voli di Stato utilizzati per tratte interne: ad aprile il ministro Tajani ha utilizzato il mezzo di Stato per raggiungere Torino e pochi giorni dopo Venezia, la ministra dell’Università Bernini per spostarsi da Roma a Brescia. Tutto legittimo. Resta una questione di opportunità.
(da La Repubblica)
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
RENZI CHIUDE LA STAGIONE DEI VELENI, PREPARA UN TOUR NELLE FESTE DELL’UNITA’ E UNA SERIE DI INCONTRI, DA BETTINI A FRANCESCHINI … IL RAPPORTO CON CONTE E PATUANELLI E L’INTESA CON GAETANO MANFREDI, SINDACO DI NAPOLI, IL PRIMO A RIUSCIRE A TENERE INSIEME EX GRILLINI E PD
Colloqui e incontri con Elly Schlein, Goffredo Bettini, Gianni Cuperlo, Dario Franceschini.
E almeno dieci inviti alle Feste dell’Unità da tutta Italia. Non è l’agenda di uno dei fedelissimi della segretaria del Pd, bensì quella di Matteo Renzi.
L’ex premier, da qualche tempo, ha infatti ricominciato a parlare con molti dei suoi (ex) nemici. Ma anche con Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Ppi, e il vecchio amico Graziano Delrio, cattolico.
Una tela faticosa, mettendo da parte i (tanti) veleni, per provare costruire quella che il leader di Italia viva ha ribattezzato «Tenda riformista»: un contenitore che possa ospitare più storie e profili civici possibili, per «raggiungere un 6-7%» e provare a essere decisivi alle prossime elezioni politiche.
Una terza gamba, che però rimanga al di fuori della delicata dinamica tra Pd e M5S.
«Un ravvedimento operoso, dove va Matteo è insondabile — commenta Pier Luigi Bersani, probabilmente informato sulle manovre in corso — , ma da me nessuna preclusione».
«Niente veti», insomma, che poi è anche la risposta che Renzi dà a chi gli chiede conto di Carlo Calenda, con il quale è tornato a parlare dopo un anno e mezzo di botte da orbi, organizzando
addirittura un evento comune su Israele e Gaza. Fantascienza, fino a qualche giorno fa. Renzi, che nelle ultime settimane ha anche ridotto le sue attività da conferenziere per concentrarsi sulla politica romana, sta lavorando dietro le quinte per scrollarsi di dosso l’etichetta di «inaffidabile». Da «rottamatore» a «costruttore». Da «incendiario» a «pompiere».
Parabole complesse, che portano Renzi addirittura a dire: «Il centrosinistra deve smettere di litigare sul niente». Ma per tessere questa «Tenda riformista», giocoforza, è essenziale stabilire un rapporto anche con il M5S. Con Giuseppe Conte c’è stato un breve colloquio ai funerali di papa Francesco, ma la chimica tra i due è davvero complessa.
Mentre risultano buoni i rapporti con Stefano Patuanelli, capogruppo dei Cinque Stelle al Senato.
E ancora più salda è l’intesa con Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e primo a riuscire a tenere insieme ex grillini e Pd. «La mia forza è che non voglio fare il leader di quest’area, ma il ricostruttore — riflette Renzi con i suoi interlocutori —, il mio stare nel centrosinistra però non significa rinnegare le mie idee. E continuerò a farlo».
La strategia del leader di Italia viva è basata su due convinzioni: «La presidente Giorgia Meloni si è presa pieni poteri e perderà le prossime elezioni. Ma per riuscirci dobbiamo parlare con tutti». Mentre sul candidato premier del centrosinistra è convinto che «il nome arriverà alla fine». Nel frattempo, durante l’estate, l’ex presidente del Consiglio tornerà ospite sui palchi delle Feste dell’Unità, dove l’anno scorso era già stato ospite a sorpresa.
Il primo appuntamento è fissato a Milano il 17 luglio: un confronto con Gianni Cuperlo, non un ex avversario qualunque, bensì il presidente del Pd che si dimise contro l’allora segretario Renzi.
«E ora basta strappi — conclude Renzi —. Perché non possiamo permettere altri cinque anni di Meloni a Palazzo Chigi. Ma soprattutto: non possiamo consentirle di eleggere il primo presidente della Repubblica sovranista».
(da Il Corriere della Sera)
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
A ESSERE INDIGESTI AI MELONIANI SONO L’AMMINISTRATORE UNICO DI ASTRAL (STRADE), IL CAPO DI GABINETTO DELLA REGIONE, GIUSEPPE PISANO, E IL PRESIDENTE DI LAZIO CREA, MARCO BUTTARELLI
Le tensioni e le prove di forza nella maggioranza del Lazio, guidata dal presidente Francesco Rocca, non si placano. Dopo l’accordo di gennaio, che ha rimescolato le deleghe in giunta a favore di Forza Italia, adesso è il partito principale a scuotere la coalizione.
Sul tavolo del cosiddetto “conclave” di Fratelli d’Italia a Greccio, sono finiti non solo le priorità dell’azione politica, ma anche il rapporto con Forza Italia, alcune nomine e l’operato dei dirigenti.
Sul banco degli imputati l’amministratore Unico di Astral, Antonio Mallamo, ma anche il capo di gabinetto della Regione Lazio, Giuseppe Pisano, e il presidente di Lazio Crea, Marco Buttarelli
Un capitolo a parte, poi, sono i malumori montati da tempo tra i corridoi del Consiglio regionale, dove alcuni consiglieri di peso della maggioranza mettono in discussione la gestione dell’Aula affidata ad Antonello Aurigemma.
L’intenso confronto politico, promosso dal coordinatore regionale del partito e questore della Camera dei deputati, Paolo Trancassini, ha visto riunirsi, nel fine settimana scorso, assessori e consiglieri regionali del Lazio nell’Abbazia di San Pastore a Greccio, in provincia di Rieti.
Alla due giorni, che si è svolta a porte chiuse, hanno partecipato anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, e la responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia, Arianna Meloni.
L’incontro ha rappresentato l’occasione per tracciare un approfondito bilancio dell’azione politica svolta finora dal governo Rocca e per definire collegialmente gli obiettivi strategici dei prossimi anni che condurranno al termine della legislatura.
Tuttavia, secondo quanto apprende “Agenzia Nova”, il confronto avrebbe riguardato anche i rapporti, ancora tesi, con gli alleati di Forza Italia: in particolare, la gestione di alcune nomine e dirigenti, come la conferma dell’amministratore Unico di Astral, Antonio Mallamo, gradita a FI, ma osteggiata dal partito di Giorgia Meloni.
Chi era presente alla riunione a Greccio, inoltre, riferisce che nel mirino sarebbe finito anche il capo di gabinetto della Regione Lazio, Giuseppe Pisano. L’ex presidente del collegio dei revisori della Croce Rossa italiana, uomo di fiducia del presidente Rocca, avrebbe avuto delle divergenze con alcuni esponenti di spicco del partito, su alcuni provvedimenti normativi, ma il suo incarico, al momento, non sarebbe a rischio.
Infine, la stretta politica ha toccato anche altre figure dell’apparato amministrativo: dubbi e perplessità sarebbero emersi sull’operato di Marco Buttarelli, presidente di Lazio Crea, società in house della Regione che gestisce tutte le attività legate alla progettazione preventiva e allo sviluppo e gestione dei sistemi informatici.
Infine, un capitolo non affrontato durante la riunione di Greccio, ma legato ai malumori interni a Fratelli d’Italia, riguarda il presidente del Consiglio regionale, Antonello Aurigemma.
Chi lo critica in maggioranza, lo addita principalmente per alcune nomine, considerate vicine alla sinistra: una su tutte, quella di Egidio Schiavetti, scelto come capo della segreteria tecnica Europa della presidenza del consiglio regionale. Schiavetti ha ricoperto il ruolo di capo di gabinetto dell’assessore alla Salute della giunta Zingaretti, Alessio D’Amato, attuale consigliere regionale di Azione ed ex candidato alla presidenza per il centrosinistra.
Proprio quest’ultimo continua a picconare la giunta Rocca sulla vicenda relativa alla missione in Giappone per l’Expo di Osaka, avendo presentato due interrogazioni allo stesso Rocca e due esposti sui costi sostenuti dalla Regione per un eventuale danno erariale: uno alla Corte dei Conti del Lazio e l’altro all’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode.
E a conferma del clima teso, anche le indiscrezioni su quanto successo ieri tra Fd’I e FI in Consiglio regionale del Lazio, dove è iniziata la discussione sulla proposta di legge 171 per le semplificazioni urbanistiche, con il contestato emendamento sul cambio di destinazione d’uso per i cinema dismessi.
Il gruppo di FI, dietro le quinte dell’Aula, avrebbe manifestato l’intenzione agli alleati di rimandare l’avvio dell’iter sulla legge per ulteriori approfondimenti, alla luce anche delle obiezioni sollevate al provvedimento dall’Analisi tecnico-normativa predisposta per l’esame in Aula, dando la precedenza a una proposta di legge sul Giubileo
Secondo i bene informati, però, si tratterebbe di una prova di forza, in risposta alla presa di posizione di Fd’I sulla gestione delle nomine.
Come riferiscono alcune fonti, lo stesso Trancassini, coordinatore regionale del partito, pare sia in procinto di inviare due lettere: una al suo referente, Giovanni Donzelli, e un’altra al segretario di FI, Antonio Tajani, con l’obiettivo di chiarire una situazione, oramai spinosa, per garantire “il buon governo della Regione”.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
È CONSIDERATO IL MENO QUALIFICATO DELLA STORIA A RICOPRIRE IL RUOLO CHIAVE NELL’AMMINISTRAZIONE USA: EX ALCOLISTA, SI È ARRUOLATO NELL’ESERCITO ED È STATO IN AFGHANISTAN … LO SCANDALO SIGNALGATE: HEGSETH CONDIVISE PIANI MILITARI TOP SECRET CON I PROPRI FAMILIARI E IN UNA CHAT IN CUI C’ERA IL DIRETTORE DI “THE ATLANTIC”, JEFFREY GOLDBERG
Un candidato anticonformista. Così Roger Wicker, senatore repubblicano del Mississippi,
aveva presentato Pete Hegseth alla commissione che doveva decidere della sua nomina a capo della difesa. Tra tutte le figure discutibili volute da Trump nella sua squadra, quella dell’ex conduttore di Fox & Friends è stata forse la più contestata, e continua a esserlo.
Quarantaquattro anni, studi a Princeton, un passato in Afghanistan come maggiore della Guardia Nazionale dell’Esercito, Hegseth è considerato il meno qualificato tra tutti i segretari della Difesa della storia americana, non avendo mai ricoperto un ruolo dirigenziale prima di quello attuale. In cinque mesi, è già stato travolto da uno scandalo che ha quasi portato al suo licenziamento.
La vicenda è nota come Signalgate e riguarda la chat su Signal – una app non governativa e non approvata per lo scambio di informazioni sensibili – che Hegseth ha usato per condividere con altri alti funzionari dell’amministrazione i dettagli di un imminente attacco militare statunitense contro i ribelli Houthi nello Yemen – compresi i piani operativi, le tempistiche e l
posizione – e alla quale era stato incluso per sbaglio anche il direttore di The Atlantic Jeffrey Goldberg.
Una settimana dopo, si è scoperto che il segretario della difesa aveva condiviso i piani di un attacco militare in un’altra chat di gruppo di Signal, questa volta con la moglie, il fratello, l’avvocato personale e altri membri della sua cerchia ristretta.
Supportato da Trump, Hegseth si è difeso, proprio mentre tornavano a girare immagini di una conferenza stampa in cui sembrava bere un liquido scuro interpretato come whiskey, ricordo del suo passato da alcolista (in una nota inviata alla commissione per la sua conferma, la sua ex cognata ha raccontato del suo abuso durante le riunioni di famiglia).
Scandali a parte, Hegseth si è fino a oggi distinto per altre iniziative assolutamente in linea con i valori dell’amministrazione, quali il netto rifiuto delle politiche di inclusione: ha vietato 400 libri di autori per lo più afroamericani dalle biblioteche del dipartimento, ha rimosso pagine web sugli eroi nativi americani della Seconda Guerra Mondiale, ha annunciato il cambio di nome per una serie di navi della Marina intitolate a eroi della lotta per i diritti civili dei neri e degli omosessuali, come la petroliera Harvey Milk e quella intitolata a Harriet Tubman.
Voci provenienti dal dipartimento della difesa parlano di una assoluta mancanza di doti di leadership, tanto che pare stia faticando a trovare persone disposte a lavorare sotto di lui.
Secondo quanto riporta il Washington Post, la Casa Bianca sarebbe ancora alla ricerca di un nuovo capo di gabinetto e di diversi consiglieri senior per supportare il suo ruolo, dopo «una serie di passi falsi che hanno minato la fiducia nella sua leadership».
Le posizioni di vertice del dipartimento della Difesa sono di solito considerate prestigiose e in genere attraggono numerosi candidati qualificati, ma almeno tre persone avrebbero rifiutato
potenziali incarichi piuttosto che lavorare con lui.
(da La Stampa)
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
MA CHE BELLA ALTERNANZA SCUOLA LAVORO: RAGAZZA DI 17 ANNI RISCHIA AMPUTAZIONE TRE DITA DOPO UN INCIDENTE AL SECONDO GIORNO DI STAGE
Era solo il secondo giorno di stage per l’alternanza scuola lavoro quando una 17enne del modenese si è ferita gravemente con un tosaerba, riportando lesioni a tre dita della mano sinistra. L’episodio è avvenuto lo scorso 4 giugno all’interno di un vivaio: la ragazza, per motivi ancora in corso di accertamento, si stava occupando della manutenzione del verde esterno alla struttura quando avrebbe inavvertitamente perso il controllo dello strumento ferendosi gravemente alla mano. La studentessa originaria di Castelfranco Emilia è stata prima soccorsa dai passanti e poi sottoposta ad un delicato intervento nel reparto di chirurgia della mano del Policlinico di Modena, dove è poi rimasta ricoverata per una settimana.
«Violate tutte le normative anti infortunistiche»
La famiglia della 17enne ha immediatamente sporto denuncia per comprendere come mai non vi fosse la necessaria supervisione di un tutor mentre svolgeva l’attività. Il legale della famiglia, Henrich Stove, ha rimarcato: «L’episodio può sottendere gravissime responsabilità anche in considerazione del massimo scrupolo che si deve porre quando si ricevono studenti nell’ambito di percorsi formativi per progetti di alternanza scuola lavoro. Se da un lato gli elementi positivi degli stage sono quelli di avvicinare lo studente al mondo del lavoro, dall’altro è richiesto massimo scrupolo nell’ambito di tutte le normative anti infortunistiche che nel caso di specie ci sembrano essere stati tutti violati».
L’avvocato inoltre rimarca che per questo genere di infortuni si aspetta che venga applicata la stessa disciplina del mondo del lavoro: «I ragazzi, essendo studenti, sono sotto le direttive del tutor nell’ambito del progetto, ma soprattutto del datore di lavoro e quindi titolare dell’azienda».
Nel caso specifico, secondo il legale «da subito è balzato all’evidenza non solo il fatto che alla ragazza fossero state affidate mansioni assolutamente fuori dai parametri del progetto formativo, ma addirittura le sarebbe stato affidato, senza alcun tipo di esperienza e formazione, una macchina pericolosa, senza nessun affiancamento».
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
IERI GIORGIA MELONI HA DIFESO DI NUOVO IL SUO AMICO DONALD: “È CORAGGIOSO, SCHIETTO, DETERMINATO, DIFENDE I SUOI INTERESSI NAZIONALI”
Bankitalia prevede che il Pil dell’Italia aumenterà dello 0,6 per cento nel 2025, dello 0,8
nel 2026 e dello 0,7 nel 2027, sospinto principalmente dalla ripresa dei consumi.
L’aumento dei dazi e dell’incertezza penalizzerebbe invece gli investimenti e le vendite all’estero, sottraendo alla crescita del prodotto circa 0,5 punti percentuali complessivamente nel triennio 2025-27.
Un più forte inasprimento delle politiche commerciali e il permanere dell’incertezza su livelli elevati potrebbero tuttavia determinare sviluppi più sfavorevoli. In particolare, se i dazi tornassero ai livelli annunciati il 2 aprile, la crescita sarebbe inferiore di circa due decimi di punto percentuale nell’anno in corso e fino a mezzo punto all’anno nel prossimo biennio rispetto a quella prevista nello scenario di base.
Allo stesso tempo, una crescita maggiore, osservano i tecnici dell’istituto di Via Nazionale, potrebbe derivare da effetti più pronunciati dell’aumento delle spese per la difesa e le infrastrutture a livello europeo o da un esito delle trattative sulle politiche commerciali più favorevole di quello implicito nello scenario di base.
Queste indicazioni sono fornite nella Nota che presenta le proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2025-27 elaborate dagli esperti della Banca d’Italia nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema.
Secondo l’istituto di Via Nazionale, l’inflazione rimarrà contenuta, collocandosi all’1,5 per cento nella media dell’anno in corso e del prossimo e al 2,0 per cento nel 2027. Al netto della componente energetica e alimentare, sarebbe pari all’1,8 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe all’1,6 nel prossimo biennio, riflettendo principalmente le minori pressioni derivanti dal costo del lavoro.
Eventuali aumenti ritorsivi dei dazi da parte dell’Unione europea potrebbero esercitare temporanee spinte al rialzo, i cui effetti sarebbero più che compensati nel medio termine da quelli di segno opposto dovuti a un marcato e persistente deterioramento della domanda aggregata.
Le esportazioni diminuirebbero nell’anno in corso. Tornerebbero a espandersi solo dal prossimo, ma meno della domanda estera ponderata per i mercati di destinazione a causa della perdita di competitività indotta dall’apprezzamento del tasso di cambio. Le importazioni crescerebbero in misura maggiore, in particolare quest’anno, sostenute dalla tenuta della domanda interna. Il saldo di conto corrente della bilancia dei
pagamenti si manterrebbe intorno all’1,0 per cento del prodotto interno lordo.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
“PUTIN SI VEDE DEFINITIVAMENTE COME UN PRESIDENTE DI GUERRA, E CHIEDE AI SUOI SUDDITI NUOVI SACRIFICI”
Il popolo russo è «immortale», e la sua immortalità viene conquistata «nelle vittorie di chi oggi è in prima linea al fronte». Nel giorno della festa nazionale, Vladimir Putin ha invitato al Cremlino i suoi concittadini preferiti, i militari del programma «L’epoca degli eroi», i reduci dalla guerra in Ucraina che vuole promuovere e trasformare nella nuova classe dirigente russa.
Uomini e donne in uniformi decorate, la voce metallica del presidente che inneggia alle vittorie militari della Russia, citando le teorie sulla “immortalità russa” dello scrittore ultranazionalista Aleksandr Prokhanov, il triplo “hurra” che risuona nelle sale dipinte d’oro: un mese dopo le celebrazioni per l’80° anniversario della vittoria sul nazismo, Putin conferma di vedersi ormai definitivamente come un presidente di guerra, e di richiedere ai suoi sudditi nuovi sacrifici.
Morire per uccidere: secondo i dati delle Nazioni Unite, nei primi cinque mesi del 2025 il numero delle vittime civili dei bombardamenti russi è aumentato del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il record appartiene al mese di aprile, con 1.389 vittime – 221 morti e 1168 feriti – seguito da maggio con 1.019 civili colpiti, di cui 183 morti. Una strategia «devastante», come la definisce Danielle Bell, a capo della missione di monitoraggio dell’Onu: Giugno promette già di diventare un mese ancora più tragico: soltanto in 5 giorni dal 6 all’11 giugno le autorità ucraine hanno contato più di 1.500 missili e droni a lunga gittata russi che hanno ucciso 19 civili e ferito almeno 205 persone, in una escalation con pochi precedenti.
Un martellamento che ha l’obiettivo di piegare il morale degli ucraini, e a convincere i loro alleati occidentali – soprattutto gli europei – a rinunciare a sostenerli. Gli attacchi lanciati da Mosca dopo il fallimento di fatto del negoziato a Istanbul voluto d
Donald Trump puntano esplicitamente ai civili: quartieri residenziali, infrastrutture, mezzi di trasporto, e perfino monumenti storici come la cattedrale di Santa Sofia a Kyiv. […]
Ieri, infatti, lo Stato maggiore delle forze armate ucraine ha annunciato il superamento della soglia di un milione di vittime russe macinate in tre anni e mezzo di guerra su larga scala.
Il milionesimo caduto, secondo lo spionaggio militare di Kyiv, si chiamava Mashhanenkov Sergey Nikolaevich, è nato nel 1978 in Kamchatka e si era arruolato come marine della flotta del Pacifico.
Negli ultimi giorni dopo l’offensiva ripresa nel Sud-est dell’Ucraina la Russia perde intorno ai mille uomini al giorno, cinquemila a settimana, secondo le stime di Trump, che dopo il rifiuto delle sue proposte di tregua ha cominciato infine a sospettare che «Putin è indifferente al numero delle vittime».
Ovviamente, il numero di un milione include i cosiddetti “incapacitati”, quindi soldati morti, gravemente feriti o mutilati, scomparsi o catturati prigionieri, in altre parole, i militari che non torneranno più a combattere. Per quando riguarda i caduti, la verifica della Bbc e di Mediazzona ha permesso di identificare 113.436 russi uccisi in Ucraina, un numero che secondo gli esperti militari corrisponde a circa la metà di quello reale. Molti corpi rimangono sul campo di battaglia, oppure non sono stati identificati: secondo l’intelligence britannica e il Csis americano, Putin potrebbe aver già mandato a morire in Ucraina fino a 250 mila soldati e ufficiali.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
LA “GRANDE FAMIGLIA” DI LUIGI SBARRA
Il più vicino alla destra era stato l’ex segretario Sergio D’Antoni che all’inizio degli anni
Duemila, dopo aver fondato Democrazia Europea, ipotesi tutta centrista nostalgica della Dc, si era avventurato nella Udc alleata di Silvio Berlusconi
Durò poco, anche perché al congresso Cisl fu fischiato
Oggi non è più così
Dopo la standing ovation riservata a Giorgia Meloni all’ultimo congresso del sindacato cattolico, il connubio tra questo e la destra di governo viene suggellato dalla nomina dell’ex segretario Luigi Sbarra a sottosegretario di governo con delega al Sud
Una marcia di avvicinamento che è durata diverso tempo e che si avvale della biografia dell’ex segretario Cisl
Sbarra, che pochi mesi fa ha lasciato la segreteria nazionale alla fedelissima Daniela Fumarola, ha il profilo di uomo del Sud venendo dalla Locride calabrese
È stato a lungo segretario dei braccianti agricoli con battaglie per il patto territoriale della Locride, ma anche per l’accordo per la flessibilità nel Porto di Gioia Tauro
Diventa poi segretario regionale della Calabria e qui emerge una particolarità rivelata qualche anno fa da Report
Sbarra, da segretario regionale Cisl viene assunto dall’Anas, la società pubblica di gestione delle strade statali
È il 2004, la procedura pubblica, dice lo stesso Sbarra, è rispettata, anche se i documenti Report non li ha mai avuti dall’Anas
Secondo il servizio andato in onda a firma di Claudia Di Pasquale, Sbarra fu assunto il 1º ottobre 2004, un venerdì, e il lunedì 4 ottobre entrò in distacco sindacale retribuito
Pratica garantita dallo Statuto dei lavoratori – su questo punto la Cisl, a differenza dell’articolo 18, non ha niente da dire- ma che comunque deve trovare un’azienda disponibile
E Sbarra l’ha trovata
Sempre in quel servizio, Report segnalava anche come il fratello, Rocco Sbarra, nel 2017 fosse stato nominato presidente dell’Anteas di Guardavalle, un’associazione della Cis
Mentre la sorella Nausica Sbarra era la coordinatrice regionale
Donne della Cisl calabrese
E il segretario organizzativo della Cisl di Reggio Calabria era Christian Demasi nipote di Sbarra
Alla guida della Cisl, Sbarra arriva dopo la gestione di Annamaria Furlan, che alle scorse Politiche è stata eletta nelle liste del Pd salvo poi passare a Italia Viva
Del resto il suo predecessore, Raffaele Bonanni, dimessosi dalla segreteria Cisl dopo le rivelazioni (proprio a cura del Fatto) sul suo maxi-stipendio da oltre 300 mila euro, è responsabile Lavoro di Azione by Carlo Calenda
Questa sequenza di segretari, Bonanni, Furlan, Sbarra e infine Fumarola, ha caratterizzato sia una progressiva corporativizzazione sindacale sia una normalizzazione interna, come ha potuto saggiare qualche anno fa l’ex segretario Fim, Marco Bentivogli, fatto fuori in un amen per un protagonismo che in molti pensavano sarebbe sfociato nella candidatura alla segreteria nazionale
Ma così a destra, comunque, la Cisl non ci era mai finita
Chissà che ne avrebbe pensato Franco Marini, presidente del Senato e uomo dell’Ulivo, a cui è intestata la Fondazione la cui presidenza Sbarra si appresta a lanciare
Il fatto è che questo connubio con il governo Meloni poggia su solide basi che contribuiscono a formare un sindacato di tipo nuovo
Ci sono almeno tre elementi che aiutano a definire questa traiettoria
La Cisl ha di fatto mollato l’unità sindacale (anche se sul fronte dei contratti di categoria le cose sono più complicate): dal 2013 non fa uno sciopero generale con Cgil e Uil e questa linea di demarcazione ha toccato un punto delicatissimo con la decisione di firmare il contratto del comparto Funzioni centrali dei ministeri (195 mila dipendenti) insieme ai sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, in contrasto con
Fp-Cgil e Uil-Pa
Quello che un tempo faceva la Cisal e poi l’Ugl inizia a farlo la Cisl
Che ha poi supportato la campagna astensionista del governo sul referendum dell’8 e 9 giugno, dimostrandosi perfettamente allineata
Ma ciò che pesa più di tutti è aver ottenuto da Giorgia Meloni la legge sulla partecipazione dei lavoratori ai Consigli di amministrazione delle aziende
Una possibile occasione di postazioni di privilegio, e ben retribuite, ottenibile in cambio della riduzione della conflittualità
Posti di lavoro per tanti, se non per tutti
Non solo i fratelli o i nipoti
Salvatore Cannavò
(da il Fatto Quotidiano)
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Giugno 13th, 2025 Riccardo Fucile
ACCANTO A MARIA MONTESSORI E FRIDA KAHLO… LE OPPOSIZIONI: “INDEGNA PROPAGANDA”
Fa discutere il libro distribuito in una scuola elementare nel padovano. Si intitola “Ragazze con i numeri” e al suo interno vengono presentate una serie di donne illustri passate alla storia. Tra loro Nilde Iotti, Frida Kahlo, Maria Montessori ma anche Giorgia Meloni.
Il libretto era stato consegnato la settimana scorsa in una scuola primaria di Limena, in provincia di Padova, dall’assessora all’istruzione Eleonora Paccagnella, di Fratelli d’Italia.
Un primo volume era stato pubblicato lo scorso anno, ma nella versione aggiornata al 2025 compare anche la premier, accostata alle grandi donne della storia. Tra le altre cose Meloni figura tra i volti del manifesto dedicato all’iniziativa in cui si legge: “Con coraggio e determinazione, contro ogni pregiudizio scegliere chi desiderate di essere”.
Secondo quanto riportano i quotidiani locali, l’assessora meloniana avrebbe proposto ai bambini di fare una foto con il libro in mano e di scegliere tra le donne illustrate, quella a cui dedicare la copertina per il prossimo anno. I bambini hanno indicato Meloni, il cui volto tra l’altro era il più riconoscibile tra gli altri.
Trattandosi di minori, l’assessora avrebbe suggerito poi di usare le foto delle donne in questione per coprire il voto degli alunni, lasciando a questi la scelta. Anche in questo caso, i bambini avrebbero indicato la premier, la più conosciuta.
L’iniziativa è stata fortemente criticata sia da un’insegnante, che l’ha definita “propagandistica”, denunciando la “strumentalizzazione dei bambini”, sia dalle opposizioni. “Secondo quanto riportato dalla stampa in una scuola elementare del padovano sarebbe stato distribuito un libro sulle donne eccellenti della storia, con dentro, tra una Maria Montessori e una Frida Kahlo… Giorgia Meloni. Sì, proprio lei. Quella che ha sfondato il soffitto di cristallo per poi chiudere la finestra alle altre. Ora, che Meloni venga messa accanto a figure come Nilde Iotti o Tina Anselmi è già un’operazione di chirurgia storica piuttosto creativa”, hanno commentato i parlamentari M5s in Commissione cultura. “Ma paragonarla a Maria
Montessori, che ha rivoluzionato l’educazione, o a Frida Kahlo, simbolo internazionale di emancipazione e anticonformismo, è roba da fare accapponare la pelle. Siamo davanti a un’operazione indegna di propaganda e di strumentalizzazione dei bambini. Propaganda che in questo caso ha superato ampiamente i limiti della decenza avendo varcato le soglie addirittura di una scuola”, hanno denunciato. “Chiediamo a Giuseppe Valditara se condivida questa iniziativa, opera di una assessora di Fratelli d’Italia, o se per una volta riuscirà a ricordarsi che è ministro dell’istruzione di tutti, non solo dei fan di Giorgia Meloni, prendendo gli opportuni provvedimenti”.
Anche la consigliera comunale Anna Iraci, all’opposizione, ha chiesto di intervenire auspicando le dimissioni dell’assessora. “Al posto di fare la semplice ristampa del volume precedente si è deciso di politicizzarlo, inserendo una paginata interamente dedicata a Giorgia Meloni, un atto di propaganda in favore di Fratelli d’Italia tutto a spese dei cittadini”, ha dichiarato.
(da Fanpage)
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